12. Un gran casino

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Un odore che conoscevo molto bene. Normalmente mi sarei tirata indietro, ma non ne avevo le forze. 

Riaprii gli occhi, e vidi l'erba sporca di sangue. Più lontano, Paul mii guardava con uno sguardo gelido. All'inizio non capivo perchè, poi realizzai che non era me che stava guardando. 

Mi allontanai dal petto a cui mi ero appoggiata e socchiusi gli occhi, tentando di alleviare il dolore alla testa. Mi ritrovai davanti gli occhi di Tyler e caddi all'indietro nell'erba. 

Un debole sorriso gli spuntò sulle labbra violacee. Abbassò gli occhi e tentò di rimettersi in piedi.  "Capisco che non sono al massimo del mio splendore, ma potresti fingere un po' di più", scherzò. 

Ovviamente non si aspettava una qualche reazione da parte mia, quindi quel sorriso si spense subito. "Ce la fai ad alzarti?", mormorò abbassandosi verso di me. 

Mi porse una mano per aiutarmi, ma la evitai e mi rimisi in piedi da sola. Tentò di nascondere la delusione. 

Mi guardai intorno e vidi, alle spalle di Tyler, Gwen e Adam in piedi parlare e lanciare occhiate nervose all'interno della casa. Per fortuna la testa aveva smesso di pulsarmi. Mi massaggiai le tempie e alzai lo sguardo verso Tyler, notando solo in quel momento che aveva la fronte ed il labbro sanguinanti. 

"Uhm... Vieni", dissi a bassa voce. Senza aspettare risposta mi avvicinai a bordo piscina e mi inginocchiai davanti all'acqua limpida. 

"Vuoi farti un bagno?", ironizzò guardandomi dall'alto. 

Mi bagnai le mani e raccolsi un po' d'acqua. Poi, stando attenta a non farla cadere, mi rialzai in punta di piedi e, sporgendomi verso il suo viso, gli pulii i tagli. Aveva la pelle gelida e pallida come non mai. Faceva freddo fuori, ma lui non portava neanche un giacchetto. Evitai il suo sguardo pungente. I suoi occhi mi attiravano, ma dovevo rimanere lucida. 

Mi abbassai e mi bagnai di nuovo le mani. "Smettila di guardarmi", dichiarai passando il pollice sul profondo taglio che aveva in fronte. Sussultò, ma non disse nulla. "Scusa", mormorai. 

Scosse leggermente la testa. "Cosa dovrei guardare?", replicò. "Non ti sembra di essere già stata qui?"

Mi bloccai per un solo attimo, fissando un punto dietro di me. Ma non volevo che sapesse che aveva fatto centro, quindi ripresi a pulirgli la fronte, gli occhi fissi sul suo viso.  "Le ragazze dietro di me. Scommetto che ce ne sono tante", dissi amareggiata. 

Percepii il suo sguardo alle mie spalle per un secondo, poi ritornò a fissare i miei occhi con decisione. "Forse. Ma tu sei di gran lunga più bella"

Lasciai cadere le mie mani dal suo viso inerti lungo i fianchi e lo guardai con rabbia. Non scherzava. Avevo imparato a riconoscere il colore dei suoi occhi quando diceva qualcosa che pensava davvero. Non erano più vitrei, ma lucidi. E troppo forti da sopportare dopo tutto quel tempo. 

Come poteva pensare di dire una cosa del genere dopo ciò che mi aveva fatto? Dove trovava la forza di continuare a fingere che quello sembrasse l'inizio, piuttosto che la fine? 

Feci per allontanarmi, ma mi prese i polsi e mi tenne stretta a sé, più vicina di quanto avrei dovuto volere. "Non andare", sussurrò. "Scusa. Non avrei dovuto dirlo"

Provai a racimolare la forza di volontà per allontanarmi, ma non la trovai e rimasi lì impalata a fissarlo."Ma l'hai detto", mi difesi. 

"Perché lo penso"

"Non lo pensi, Tyler", replicai con un sorriso amaro. 

Si allontanò bruscamente da me e mi guardò con un misto di rabbia e tristezza che mi fece pentire di quello che avevo detto. "Tu cosa sai di quello che penso?"

Non mi toccare 3 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora