22. Fare ammenda

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"Non riesco a credere tu lo stia facendo sul serio", disse Gwen alle mie spalle. 

Infilai l'ultima maglietta all'interno del mio borsone e mi girai, sedendomi accanto.  

"Solo solo due giorni, Gwen. Tornerò prima che comincino le lezioni" 

Lei sbuffò e poggiò accanto a sé il libro di sociologia, incrociando le gambe. "Non è per quello. Non mi interessa delle lezioni. E' solo che mi sembra stupido. Non fa parte della tua famiglia. Non ha senso che tu vada al suo matrimonio"

"Tyler ha bisogno di me lì", spiegai soltanto, scrollando le spalle. 

Gwen alzò gli occhi al cielo. "Certo. Perciò parti per Boston con lui perchè lui ha bisogno di te durante il matrimonio di suo fratello. Voglio dire, è ridicolo. E' solo un matrimonio. Non sta andando in guerra".

"So che suona stupido, okay? Ma... le cose sono complicate tra loro". Mi alzai dal mio letto e racimolai le mie cose dal bagno, lanciandole dentro il mio borsone. 

"Non capisco. Dovresti avercela con lui. Dovresti essere arrabbiata. Invece ti senti in dovere di accompagnarlo ad un matrimonio?"

Chiusi la zip della borsa, ed ero almeno felice di essere di spalle e non dover sforzarmi di sorridere. Le parole di Gwen non facevano altro che indurmi a domandarmi se stessi facendo la cosa giusta. Se davvero partire per Boston con Tyler fosse così stupido come lei lo stava facendo sembrare. 

"Non è così semplice", dissi di nuovo, stavolta con meno convinzione. 

"Già", commentò con amarezza. "Continui a dirlo"

Sospirai e mi girai, cercando di difendere me stessa senza avere la minima idea di che parole usare per farlo. Non feci neppure in tempo a provarci però, perchè qualcuno bussò alla porta. 

Riportai lo sguardo su di lei. "Non devi fingere che ti piaccia, Gwen"

"Non ho intenzione di farlo", rispose categoricamente senza guardarmi, alzandosi dal letto ed andando ad aprire  la porta prima che potessi farlo io. 

Gwen spalancò la porta e Tyler apparve sull'uscio della nostra camera. Non appena la vide si sforzò di sorridere, ma percepii del nervosismo nei suoi occhi. Ero più che sicura che l'espressione di Gwen non fosse esattamente amichevole e confortante. 

"Ciao", disse, quando fu' chiaro che non avrebbe proferito parola. "C'è E-"

"Certo", lo interruppe, spostandosi di lato per lasciarlo entrare. 

Tyler rimase sulla soglia, e non appena mi notò proprio lì davanti mi sorrise. "Pronta?", domandò, impaziente di andarsene da lì. 

Avrei potuto ridere se Gwen non si fosse avvicinata e mi avesse lanciato uno sguardo micidiale, prima di risedersi sul suo letto e far finta di nulla. 

Presi il borsone con tutta la mia roba per quel weekend dal mio letto e mi avvicinai a Tyler. Lui me lo sfilò dalle mani, e non ebbi neppure bisogno di dire nulla. Si avvicinò e mi lasciò un bacio a fior di labbra. "Ti aspetto fuori", disse, e si allontanò nel corridoio. 

Mi girai di nuovo, indecisa su cosa dire. Gwen aveva la testa china sul libro, ma era ovvio ad entrambe che non stesse prestando la minima attenzione. 

"Immagino che ci vedremo lunedì", dissi, sforzandomi di suonare amichevole. Non volevo che ce l'avesse con me, né tanto meno tornare e sapere che le cose fossero così tra di noi. 

Non alzò lo sguardo, ma le sue parole erano chiare. "Ero qui prima che arrivasse lui, Ele. Ricordalo"

Dal silenziò che ne seguì, era tutto ciò che aveva da darmi. Annuii, nonostante non mi vedesse, e presi la mia giacca, chiudendomi la porta alle spalle e sospirando. 

Non mi toccare 3 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora