13. L'ho uccisa io

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Tyler's pov

Mi chiusi la porta alle spalle e mi tolsi il cappuccio dalla testa, posando le chiavi ed il portafoglio e sedendomi sul mio letto. "Merda", pensai quando vidi Ethan sul letto fissarmi. Ero convinto che non ci fosse. Evitai il suo sguardo e mi sdraiai, fissando il soffitto. 

"Ciao anche a te, coinquilino" 

Gli feci un cenno con il capo, ma non dissi nulla. Stavo sperando che non facesse nessuna domanda. 

"Almeno era carina?"

"Sta' zitto", ringhiai a denti stretti. 

Alzò le mani in segno di resa. "Chiedevo"

"Non farlo e basta", replicai chiudendo gli occhi. 

Lo sentii alzarsi dal letto, e quando li riaprii era proprio sopra di me e mi osservava in modo strano. "Che diavolo vuoi?"

"Cos'è, non le funzionava e avete fatto la lana insieme?". Quando vide che non risposi continuò: "O forse era a te che non funzionava la pistolina"

"Vaffanculo", gridai rabbioso alzandomi di scatto dal letto.

"Be', scusa se voglio sapere che fine hai fatto negli ultimi due giorni visto che sei sparito senza dire un cazzo di niente a nessuno!", esclamò con  tono ovvio venendomi dietro. 

"Avrei dovuto?", chiesi prendendo le mie cose ed aprendo la porta del dormitorio. Ero stanco di non poter passare più di cinque minuti nella mia stanza per non essere obbligato a sopportare i suoi interrogatori. 

"Tu cosa dici? Non vieni a lezione e non torni qui per due giorni, tutto ciò senza avvisarmi, e poi ritorni come se niente fosse e ti sdrai su quel fottuto letto senza dire una parola. E dovrei farmelo andare bene? Cazzo, no!"

Sospirai e mi girai, cercando di non perdere la calma. "La prossima volta mi assicurerò di fartelo sapere, così tu e la tua ragazza potrete usare anche il mio letto, se la cosa vi eccita di più"

"Dove diavolo te ne vai di nuovo?", mi venne dietro in corridoio con le braccia larghe. 

"Lontano da qui"

"Dove diavolo vai a quest'ora? Un'altra bella sbronza? Abbiamo già vissuto questa scena, amico", ironizzò alle mie spalle. 

"Ma so che stavolta non verrai con me", dichiarai. 

"Rimarrai solo come un cane se continui così!", lo sentii gridare quando ero già fuori. 

Strinsi i denti  mi ficcai le mani nelle tasche. "Lo sono già", sussurrai a bassa voce. 

"Sei cosa?", esclamò una voce davanti a me. Mi fermai di scatto e trovai Shelsey a guardarmi. Sospirai e mi avvicinai a lei per non essere scortese, anche se l'espressione maliziosa sul suo viso mi suggerì di girare al largo per quella sera. 

"Niente", dissi in fretta. "Cosa fai qui a quest'ora?", le chiesi, accennando all'entrata del dormitorio maschile. 

Lei fece qualche passo avanti verso di me e mi tirò fuori dalle tasche dei pantaloni le mani, per metterci le sue. "Pensavo che ti stessi annoiando", mugolò con voce persuadente, scrollando le spalle. 

"Anche se fosse? Fa freddo, torna in camera", la liquidai con il massimo della gentilezza, togliendo le sue mani dalle mie tasche. Lei oppose resistenza e le affondò ancora più giù scrutando i miei occhi. 

"Potremmo... ", si shicarì la gola, avvicinando le labbra al mio orecchio, "riscaldarci a vicenda. Che ne dici?"

"Dico che... ", sussurrai a mia volta, "potresti tornartene in camera ed accendere i riscaldamenti, se hai freddo"

Non mi toccare 3 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora