29. Promesse infrante

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Erano passate due settimane dall'ultima volta che avevo lavorato al Passion, prima di partire, e sapevo fosse arrivato il momento di tornare e riprendere in mano la mia vita come un'adulta, per quanto male facesse in quel momento.

Non potevo continuare ad evitare la realtà per sempre. Quella era la prima sera in cui uscivo dal dormitorio dopo Boston, ed ero letteralmente terrorizzata di qualsiasi cosa sarebbe potuta succedere.

Ma mi trascinai fino al Passion ed entrai, notando Celia in giro per i tavoli. Non appena mi vide lasciò il suo ordine e si mise il vassoio sotto il braccio, venendomi incontro.

Le sorrisi. "Come vanno gli affari qui dentro?", domandai, sforzandomi con tutta me stessa di suonare... felice.

Ma nei suoi occhi era chiaro avessi fallito. "Sempre lo stesso. Gente va, gente viene", rispose, i suoi capelli ricci legati in una coda laterale.

"Serve una mano?", chiesi, mordendomi il labbro.

"Dove diavolo eri finita tu?", sentii dire alle mie spalle. Shery spuntò dietro di me, dandomi una pacca sul sedere. Mi mise in mano il grembiule, accennando con il capo al bancone dietro il quale lavoravo di solito. "Al lavoro!", esclamò, prima di allontanarsi.

Celia ridacchiò, vedendola allontanarsi. "E' bello riaverti qui, Ele", disse, lasciandomi un sorriso prima di allontanarsi anche lei.

Sospirai e indossai il grembiule, prendendo la mia vecchia postazione. Sembrava passato così tanto tempo dall'ultima volta che ero stata lì. L'effetto terapeutico che il lavare-riempire-lavare i bicchieri aveva su di me riuscì a distrarmi dal resto per un po', e ne fui felice.

Ma quando la campanella sulla porta annunciò l'ingresso di un nuovo cliente, la bolla in cui stavo vivendo scoppiò improvvisamente, e mi ritrovai di nuovo a respirare l'aria della realtà in cui sarei soffocata.

Il cuore cominciò a battermi all'impazzata nel petto non appena vidi i capelli scuri di Tyler farsi largo tra i tavoli del Passion, come aveva fatto così tante altre volte.

Non mi notò subito, intento a guardare lo schermo del suo cellulare. Ne approfittai per guardarmi intorno, alla ricerca di un posto in cui nascondermi.

In panico, posai sul bancone i bicchieri che stavo lavando e mi nascosi nel retro. Passarono un paio di minuti prima che Celia mi venne a cercare.

Le feci segno di avvicinarsi in silenzio. "Che succede?", mi chiese, alzando le mani.

"Non posso. Non posso farlo. Non posso andare là fuori. Vedi... ", mormorai con la voce che tremava, cominciando a percepire un mal di testa diffondersi nelle tempie, "E' lui. Non ci riesco. Non posso, Celia. Mi dispiace", sussurrai, mordendomi nervosamente le unghie.

"Non preoccuparti, tesoro. Ci penso io", mi tranquillizzò, e il suo tonò mi suggerì che dovevo avere davvero un'aspetto terrificante. "Stai bene?"

Annuii, stringendomi le braccia al corpo. Lei si allontanò, e la osservai dal retro del bancone parlare con Tyler. Doveva essere per forza lui, perchè non avevo altri clienti.

Mi morsi le dita nervosamente, cercando di ascoltare la loro conversazione.

"No, neanche stasera", disse, sembrando dispiaciuta.

Sentii la voce di Tyler, ma le sue parole mi arrivarono incomprensibilmente.

Celia scosse la testa. "Non lo so. Non la sentiamo da due settimane. Certo, puoi lasciarglielo qui. Farò in modo che lo abbia"

La vidi sorridere e seguire Tyler che usciva con lo sguardo, per poi voltarsi e raccogliere qualcosa dal bancone.

Un foglietto ripiegato.

Non mi toccare 3 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora