20. Comparse da Denver

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Tyler's pov

Mai nella mia vita prima d'ora, l'alba era stata così dura da vedere. E mai mi ero ritrovato a sperare che il sole non sorgesse mai più o che, perlomeno, la Terra rallentasse, lasciandomi altro tempo per rimuginare sul terrore che mi stava mangiando intero. 

Il pavimento della stanza di Ele era freddo. Mi sollevai da terra e alzai il riscaldamento, ingenuamente sperando che potesse tenerla nel sonno ancora per un po'. 

Mi sedei sul letto davanti al suo e la osservai dormire. Guardai la sua mano posata sotto la testa; i suoi occhi chiusi, le labbra piegate ed i capelli illuminati dalla luce dell'alba. 

Sembrava così tranquilla e serena che per un secondo avrei voluto camminare fuori dalla sua vita di nuovo e non guardarmi più indietro. 

Eppure restai, perchè avevamo già imparato che non avrebbe mai funzionato. 

Posai i gomiti sulle ginocchia e mi strofinai gli occhi, afferrando delle ciocche di capelli e stringendole tra i pugni. 

La paura mi stava divorando dentro, e non c'era nulla che potessi fare se non aspettare. 

Non avevo chiuso occhio tutta la notte. Continuavo a fare avanti e indietro per la stanza, ed eventualmente sedermi, con l'impulso di svegliare Ele e di supplicarla di perdonarmi. 

Odiavo averle permesso di farmi convincere. Ed odiavo la facilità con cui l'avevo fatto. Avevo incasinato tutto di nuovo, e l'idea che le cose tornassero a come erano state quella prima volta... che lei tornasse ad essere quella persona, mi faceva venire voglia di vomitare. 

Sapevo che non era pronta, eppure avevo così bisogno di lei che il mio egoismo prese il sopravvento e incasinai tutto di nuovo. 

Quando rialzai lo sguardo i suoi occhi erano aperti e mi stavano osservando in modo turbato. 

Non appena incontrò il mio sguardo si tolse le coperte di dosso e si alzò, e in un momento era inginocchiata davanti a me. 

"Che succede, Tyler?", domandò con voce preoccupata. 

Analizzai i suoi occhi leggermente spalancati, e le sistemai i capelli spettinati dietro le orecchie. "Mi dispiace, Ele", mormorai, non trovando altre parole con cui scusarmi. "Mi dispiace così tanto. Non avrei dovuto lasciare che accadesse di nuovo e-"

Lei spostò la mano sulla mia nuca e mi accarezzò i capelli, come per rassicurarmi. "Che stai dicendo?", disse, le labbra piegate in un mezzo sorriso. 

"Ieri sera. Non avrei dovuto. Sapevo che non era giusto ma mi mancavi. Non riuscivo a pensare ad altro che sentirmi dentro di te. So che è orribile, e mi dispiace tanto. Accetterò qualunque cosa tu decida... Non so neanche dirti a parole quanto mi dispi-"

Ele mi guardò a lungo, sorridente come non la vedevo da tempo. "Mi hai appena detto una delle cose più dolci del mondo, Tyler. Come puoi pensare sia orribile?"

Aggrottai la fronte, perplesso dal modo in cui stava prendendo quelle parole. "Sono serio, nocciolina"

Lei si morse il labbro per sopprimere il suo sorriso. "Anche io", replicò con tranquillità. 

Mi allontanai, cercando le prossime parole da dire ma non trovandone nessuna sensata. Che diavolo significava? Perchè non era arrabbiata con me? 

Ele continuò a guardarmi con serenità, poi diede un'occhiata al letto della sua coinquilina ancora perfettamente intatto e tornò a guardarmi più seriamente. "Dove hai dormito? Il letto è ancora fatto", osservò. 

La guardai, e la tensione nel mio petto si alleviò. "Non c'è l'ho fatta", ammisi. "Ero terrorizzato"

"Cosa pensavi? Che mi sarei alzata ed avrei dato di matto?", domandò, senza straccio di ironia. Era una legittima domanda, ed è più quello che fece male. 

Non mi toccare 3 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora