28. Spiaggia

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"Posso andare a giocare con lui, mamma?", dissi, avvicinandomi all'asciugamano sul quale era stesa la mia mammina. 

Alex mi aveva detto che voleva farmi vedere i suoi racchettoni nuovi. Io amavo giocarci, anche se mamma non voleva comprarmeli. Diceva che fossero solo soldi buttai. 

Mammina spostò lo sguardo dal libro che stava leggendo, coprendosi con una mano dal sole. Guardai la mamma di Alex e Chloè stesa accanto a lei giocare con sua figlia. 

Avrei voluto che lo facesse anche la mia mamma. Mi piaceva giocare con lei, soprattutto quando Jordy non c'era, però lei non lo diceva mai.

"Non allontanatevi troppo, Ele. Capito?"

Sorrisi, cercando di trattenere la gioia. Annuii e mi girai, raggiungendo Alex. 

Lo seguii fin quando non si fermò nel pezzo di spiaggia più libero che c'era. Mi voltai e notai che ci eravamo allontanati molto dall'asciugamano della mamma, e lei mi aveva detto di non allontanarci. 

"Forse dovremmo tornare indietro. Siamo troppo lontani qui", suggerii. Alex aveva quasi la mia stessa età, però non capivo perchè fosse più alto di me. 

Era la seconda estate che passavamo insieme. La sua mamma  era un'amica della mamma, e dovevo fare la brava. Mamma diceva che essere maleducati portava tante cose brutte. 

"No. Prendi questa", disse, avvicinandosi e porgendomi una delle due racchette. 

Guardai un'altra volta dietro di me, sperando che la mamma non si voltasse e vedesse che le avevo disobbedito. Volevo dire ad Alex che saremmo dovuti tornare indietro, ma non volevo essere maleducata né sfortunata. 

Perciò sorrisi e cercai di concentrarmi sulla pallina che volava in aria, controllando di tanto in tanto se la mamma aveva alzato lo sguardo dal suo libro per vedermi giocare. Volevo che vedesse com'ero brava a prendere la pallina al volo.

Mi portai una mano davanti agli occhi per vedere Alex, che aveva appena smesso di giocare. Ma lui non c'era più davanti a me. 

In preda al panico, mi voltai di scatto per controllare se la mamma ci fosse, ma era tutto sparito. La spiaggia era completamente vuota, e l'acqua diventò nera sotto i miei occhi. 

Il cuore mi batteva fortissimo nel petto. Sapevo che non avrei dovuto allontanarmi. La mamma mi aveva detto di non farlo, e io dovevo sempre obbedire alla mamma. 

Cominciai a piangere, non sapendo cosa fare. Passarono pochi secondi da quando sentii  il motore di una macchina in lontananza avvicinarsi. 

Mi scacciai le lacrime via dalle guance e mi girai, aspettandomi di vedere mammina uscire dalla macchina e prendermi in braccio per portarmi a casa.

Invece c'era un uomo. Socchiusi gli occhi, cercando di vedere il suo volto, distorto dai raggi del sole. 

Li socchiusi ancora, fino a che la sua figura scomparve. I miei polmoni si dimenticarono per un istante di tenermi in vita. 

Con il cuore a mille, chiusi gli occhi e mi strinsi le braccia intorno al corpo esile, cercando in vano di proteggermi. "Mammina", bisbigliai, sentendo il salato delle lacrime bagnarmi la lingua. "Mammina, dove sei? Mi sono allontanata troppo", continuai. I singhiozzi erano limpidi nella mia voce. 

"Mammina", sussurrai sotto voce, spaventata che l'uomo potesse sentirmi. "Mammina. Torna a prendermi"

"Sono qui", disse una voce distorta a pochi passi da me. 

Non mi toccare 3 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora