11. Inerte

5.2K 177 106
                                    

"Gwen?", biascicai assonnata. Mi stropicciai gli occhi e mi coprii con la coperta fin sopra le orecchie.

I colpi alla porta si fecero più insistenti. "Gwen, maledizione, alzati!"

"Vai tu", la sentii mugolare.

Alzai gli occhi chiusi al cielo e mi feci coraggio, togliendomi a malincuore la coperta di dosso e infilandomi le pantofole con i cuoricini pelosi che mi aveva regalato Marty prima di partire.

Non appena percorsi qualche passo venni percorsa da brividi di freddo in tutto il corpo, perciò mi tirai giù le maniche del pigiama e mi avviai verso la porta, pronta ad uccidere chiunque mi capitasse davanti.

Aprii, e mi ritrovai davanti il sorriso raggiante di Paul.

Quando mi vide, diede un'occhiata veloce ai miei capelli e a come ero vestita e tentò di reprimere un sorriso. Tentai disperatamente di mettermi a posto i capelli allisciandoli con le dita, e mi sistemai la maglietta per sembrare almeno un minimo presentabile.

"Buongiorno", esclamò sorridente. Come diavolo faceva ad essere così allegro alle otto del mattino? Era inquietante.

"Buongiorno", dissi con voce assonnata, tentando di reprimere uno sbadiglio.

"Mi dispiace avervi svegliate. Pensavo che le ragazze si alzassero presto per... Sai, fare roba da ragazze", ammise, chiaramente imbarazzato.

"Non fa niente. Avremmo comunque dovuto alzarci. Perciò... ", dissi, "come mai qui?"

Paul alzò le spalle e poi diede un'occhiata dietro di me. "Stasera c'è una festa. La organizza un mio amico. Dovreste venire, sono sicuro che sarà divertente"

Mi ritrassi e mi appoggiai allo stipite della porta. "Lavoro stasera. Non credo di poter venire"

"Lavori?", si informò Paul con un sorriso curioso. I capelli biondi erano leggermente spettinati, gli occhi limpidi e gentili. Era carino persino di mattina presto.

L'avevo davvero pensato?

"Già... In un bar. Non è una cosa seria, ma è... carino", mormorai dando una scrollata di spalle.

"E non puoi dire al tuo capo che per stasera non vai?", tentò, cercando di nascondere la delusione. Le feste non mi facevano impazzire, ma avevo l'impressione che lui ci tenesse davvero e forse un po' mi dispiaceva dirgli di no così.

"E' il mio secondo giorno. Non credo di poter mancare", ammisi incerta.

Lui annuì, mentre il sorriso gli moriva sulle labbra. "Ma... Gwen verrà di sicuro, ne sono sicura. Grazie per averci pensato", lo ringraziai, sperando che non ci rimanesse male.

"Chi è?", la sentii gridare dall'interno della camera. Pochi secondi dopo si affacciò e quando vide Paul diventò tutta rossa. Si sistemò i capelli e nascose l'imbarazzo. "Ciao"

"Buongiorno", rispose lui raggiante.

"A quanto pare stasera c'è una festa. Ci andrai, no?", le dissi, rivolgendole uno sguardo truce senza che Paul mi vedesse.

Lei socchiuse gli occhi, non capendo. "Immagino di sì. Perché?", disse a bassa voce.

"Ho lezione tra pochi minuti. Ci vediamo stasera, ragazze", si affrettò a dire Paul. Poi ci ripensò, e si corresse: "A stasera, Gwen"

* * *

"Avete sentito di quel tizio morto di overdose in questo quartiere?"

"Lascia perdere, Celia. Non serve a niente riempirsi la testa di brutte notizie. Se l'è cercata", ribatté Shery passando lo straccio bagnato sul tavolo. Misi a posto i bicchieri che avevo già lavato e le guardai discutere. Andavano avanti così da almeno mezz'ora.

Non mi toccare 3 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora