14. Paparino?

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"Ce la fai ad alzarti?", gli chiesi. 

Tyler  appoggiò le mani sul muro e si rimise in piedi, appoggiato di fianco. Mi avvicinai per cercare di sorreggerlo, ma scosse la testa e chiuse gli occhi. "Sto bene"

"Sei sicuro? Posso chiamare qualcuno. Ci vuole un pò per arrivare in campus a piedi e forse non dovr... "

"Ho detto che sto bene, nocciolina", ripeté con tono duro. 

Nonostante la durezza della sua voce quella parola mi scaldò il cuore. Non sentivo quel nome da troppo tempo. All'inizio suonò davvero ridicolo in quel contesto, e capii che non mi ero mai resa conto del fatto che mi aveva dato il nomignolo di un anacardo. Si, un anacardo.  

Era piuttosto stupido a pensarci bene, ma detto da lui non suonava così strano. Feci finta di niente, ma a quanto pare fingere non era il mio forte. Mi aspettavo che si scusasse, ma non lo fece. E neanche io. 

"Tyler, davvero... Posso chiamare qualcuno che ci venga a prendere", affermai con condiscendenza, scrutando il suo volto in cerca di risposte. 

"Tipo chi? Paul?", replicò con serietà, guardando la strada. Non mi sfuggì l'amarezza con cui pronunciò il suo nome, ma mi convinsi di essermela immaginata. 

"Non ho detto che avrei chiamato lui"

"Fa pure. Chiamalo, tanto non ti costa niente visto che... ". Si interruppe e scosse la testa. "Io me ne torno a piedi"

Alzai gli occhi al cielo e mi strofinai le mani, tentando di tenermi al caldo. La pioggia era diminuita, ma ero bagnata dalla testa ai piedi, i capelli gocciolanti, proprio come Tyler.  Mi affrettai e lo seguii più in fretta possibile, ma camminava velocemente, come se non vedesse l'ora di allontanarsi da me, e non riuscii a stare al suo passo. 

"Sei davvero sicur... "

"Perché non puoi semplicemente stare zitta? Ho detto che sto bene, maledizione. Fine della storia", ringhiò di nuovo. Stavolta il suo tono era più duro, e mi zittii all'istante. Normalmente non avrei permesso a nessuno, né tantomeno a lui, di trattarmi in quel modo. Ma in quel momento la cosa migliore mi sembrò lasciar correre. Non volevo dargli altri motivi per sentirsi in colpa, qualunque fossero gli altri. 

Senza accorgermene eravamo di nuovo al campus. E mi ritrovai duramente a pensare da quando la mia vita era ridiventata camminare al fianco di Tyler Evans. 

Avevo l'impressione che alla fine mi ritrovavo sempre al suo fianco. Senza volerlo, ovviamente.

Accelerai il passo per posizionarmi davanti a lui. Si fermò ed alzò lo sguardo, ma non guardò i miei occhi. "Spostati"

"Ti accompagno in camera", dichiarai con voce decisa. 

"No, invece. Ora levati di mezzo e lasciami passare", replicò. Mi sorpassò e svoltò a sinistra, imboccando la strada del dormitorio maschile. Lo seguii e quando fummo quasi arrivati mi riposizionai davanti a lui. Si, dovevo sembrare davvero una ragazzina. Ma non mi sentivo di lasciarlo andare. Non dopo quello a cui avevo appena assistito. 

"Vengo con te"

Tyler distolse lo sguardo in modo ferito. Non capivo che cosa stesse succedendo davanti a me. "Lì dentro? Certo, come no", rispose con una risata senza emozione. 

"Dov'è il problema?", domandai, leggermente infastidita. 

"Il problema è che il dormitorio maschile. E se c'è una cosa di cui sono sicuro è che non entrerai mai in un dormitorio maschile in mia presenza"

"Continuo a non capire il punto", commentai, anche se l'avevo capito benissimo. Ed andava oltre tutto ciò che potevo ancora sopportare per quella sera. 

Non mi toccare 3 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora