=>Nashi
Avevo deciso che sarei partita la
mattina seguente. Non avevo idea di dove andare o di cosa cercare ma ero certa che un gruppo così grande e potente di maghi non potesse sparire senza lasciare traccia.
Guardai i miei vestiti, il top bianco che indossavo era sporco di polvere e di sangue, lasciava scoperto parte del mio ventre dove, sul fianco sinistro, spiccava fiero il marchio rosa di Fairy Tail. Vi poggiai una mano sopra, sospirando.
All'improvviso percepí accanto a me un altra presenza e non feci in tempo a voltarmi che Storm mi si sedette di fianco. Era stato estremamente silenzioso e veloce, era una sua abilità che mi irritava e stupiva allo stesso tempo. Capitava che non riuscissi a percepire il suo arrivo finché non era troppo tardi, questo svantaggio quando si trattava di scherzi era un bel problema. Ma in quel momento nessuno stava più scherzando.
Restò in silenzio un momento, ed io ammirai il suo profilo illuminato dalla fievole luce bianca delle stelle. I suoi capelli nerissimi coprivano leggermente gli occhi blu che scintillavano al chiarore della luna insieme all'orecchino a forma di croce che gli pendeva da un orecchio.
Quando incominciò a parlare riportai lo sguardo di fronte a me, fissando il prato scuro che si estendeva di fronte a noi. I dormitori si trovavano su una collina, Fairy Hills, e la vista notturna dal tetto dell'edificio era incantevole. C'erano poche luci artificiali e ciò faceva risaltare di più la brillantezza delle stelle. Nulla a che fare con il cielo notturno visto da un bosco, però.
"Quando partiamo?" mi destabilizzai un momento, stringendo le mani tra loro. Come poteva sapere cosa avevo in mente di fare? Lo guardai con la bocca leggermente aperta, senza parole, e lui mi sorrise girando il busto verso di me.
"Dragneel, ti conosco da diciassette anni, credi non abbia ancora imparato a capire cosa ti passa per la testa?" mi resi conto di star sorridendo solo quando smisi di farlo e sentì i muscoli del mio viso rilassarsi nuovamente. Era vero, io e Storm eravamo cresciuti insieme, nel bene e nel male eravamo sempre stati inseparabili, anche se cercavamo in ogni modo di sminuire il nostro legame con stupide risse e litigi. Amavo litigare con Storm, ma amavo anche le serate passate nel letto a parlare o sul tetto a guardare le stelle, proprio come in quel momento. Ero stata sciocca a pensare che lui non si sarebbe accorto di nulla.
Avevo capito che quella sera sarebbe stata una di quelle sere in cui potevo essere debole, aprirmi totalmente, sicura che lui avrebbe archiviato il tutto nel cassetto riservato alle 'serate tristi'. Me lo aveva detto lui stesso quando eravamo ancora bambini, e io ci credevo. Mi fidavo di lui.
"Credi stiano bene?" domandai, voltandomi anche io verso il ragazzo, a gambe incrociate.
Era leggermente sporto verso di me, i ciuffi scuri che gli cadevano sul viso.
Mi mise una mano sulla testa, guardandomi negli occhi. Per un istante temetti di sciogliermi e scivolare via, confondermi nelle acque torbide e profonde dei suoi pozzi blu. Concentrai tutta la mia attenzione sull'orecchino che pendeva dal suo orecchio, e riuscì a tornare alla realtà.
"Stai parlando dei maghi più forti di Fiore" no, stavo parlando dei miei genitori, di un padre iperprotettivo e rissoso, di una madre dolce e grintosa. Parlavo di genitori che avevano appena rivisto il figlio morto. Non parlavo di semplici maghi.
"Non sono solo dei maghi, Storm, sono dei padri e delle madri, degli zii e delle zie, sono la nostra famiglia, ed è di loro che sto parlando. Parlo di genitori che credono di aver ritrovato loro figlio. Sono vulnerabili. Guardiamo in faccia la realtà." lui spostò la mano dalla mia testa e, potrebbe sembrare un controsenso, mi sembrò di sentire più freddo senza la sua mano gelida a contatto con il mio corpo.
"Lo so, Nashi. Ma se non crediamo noi per primi in loro, chi lo farà?" cercai nuovamente la sua mano e la strinsi nella mia, un tentativo disperato di mantenermi a galla contemporaneamente nei suoi occhi e nelle tenebre della situazione in cui eravamo finiti. Storm ricambiò la stretta, osservandomi.
" Tu non credi che Nihal possa essere vivo?" mi irrigidí di colpo, ritraendo la mano come se mi fossi scottata.
Una morsa mi attanagliò lo stomaco al solo pensiero di mio fratello. Forse non volevo nemmeno provare a sperare. Forse avevo troppa paura di aspettare invano un altra volta.
"Nihal è morto" sibilai, evitando il suo sguardo preoccupato e schivando la mano che tese verso di me. Mi fiondai all'interno dell'edificio, le braccia scosse da tremiti che facevo fatica a controllare.
Un pensiero fisso mi torturava la mente, il mio cervello si prendeva gioco di me riproponendomi sempre la stessa immagine: i miei genitori bloccati di fronte alla figura di mio fratello, o di chiunque abbia preso le sue sembianze. Lui che li attacca e loro che non riescono a reagire. Era tutto così verosimile che mi terrorizzava a morte.
Ero sempre stata sensibile per ciò che riguardava la mia famiglia. Le mie emozioni venivano totalmente sconvolte quando qualcosa succedeva alle persone che amavo, ed era una delle poche cose che davvero non riuscivo a controllare. La sensazione di impotenza amplificava solo la frustrazione che già provavo.
Mi appoggiai al muro con una spalla, stringendo forte le mani al petto e poi portandole al collo, alla ricerca di qualcosa che non trovai.
Ogni volta che mio padre partiva in missione senza di me lasciava a casa la sua sciarpa. Lo faceva sempre in maniera casuale, abbandonandola sul divano, su una sedia o a terra, sempre in una posizione strategica in modo da farmela trovare. Non aveva idea me ne fossi accorta e io gli avevo sempre dato corda. Gli avevo fatto credere di non sapere il motivo per cui magicamente ad ogni sua partenza dimenticasse l'oggetto per lui più importante in ogni posto immaginabile, non ho mai voluto rovinargli il divertimento, conoscendolo si sarà sentito uno stratega ogni singola volta.
Sarebbe stato come dire ad un bambino che babbo natale non esiste.
Ed in quel momento, quando lui non era e là con me e la sua sciarpa nemmeno, non sapevo proprio a cosa aggrapparmi."Stai bene?" prima della voce percepí il freddo innaturale proveniente dal suo corpo. Storm mi aveva circondato il busto con le braccia, la sua bocca appoggiata alla mia testa e la mia schiena a stretto contatto con il suo petto. Strinsi gli occhi e mi appoggiai a lui, mettendo le mie mani sulle sue, a loro volta strette sul mio ventre.
"Io sto bene, tu come stai?" un mugolio roco mi giunse alle orecchie, e faticai a riconoscere la mia voce. Lo ringraziai mentalmente per essere restato alle mie spalle, in quella posizione gli era impossibile vedere le lacrime che avevano iniziato a cadere a fiotti dai miei occhi marroni. Lacrime di tristezza, di rabbia, di frustrazione.
Lui sentiva il mio respiro tremante, sapeva stessi piangendo, e non disse nulla. Fui felice di questo.
"Sto bene. Staremo tutti bene"
Mormorò, poggiando il mento sulla mia testa. La sua voce mi rassicurò almeno un po', ed alleggerí il peso che mi portavo sulle spalle, che ora era diviso tra due persone.
Mi rigirai tra le sue braccia e strinsi a me il busto forte del mio migliore amico, prendendo parte dei suoi fardelli e caricandoli sulle mie spalle. Le mie ansie e le sue paure, la sua frustrazione e la mia rabbia. Sembravano meno pesanti, affrontati in due.
Forse avremmo potuto aggrapparci un po' l'uno all'altra.
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Our Time [Fairy Tail Next generation]
FanficDa quando Acnologia e Zeref sono stati sconfitti, tutti i membri di Fairy Tail sono andati avanti, hanno combattuto per crearsi un futuro, hanno allargato la loro famiglia. La nuova generazione è nata in tempo di pace. I ragazzi sono cresciuti tra m...