=>Nashi
Mi ero gettata nel bosco seguendo un odore preciso, un odore famigliare. Sapevo verso che cosa stavo andando ma nonostante ciò vederlo con i miei occhi fu ugualmente sconcertante. Era davvero simile, terribilmente uguale a lui.
"Nihal..." quel nome uscì automaticamente dalla mia bocca, nonostante una voce nella mia testa mi urlasse che quello non poteva essere lui, non era mio fratello.
Era solo un bastardo che aveva preso le sue sembianze, forse per renderci vulnerabili, forse solo per passare il tempo, un bastardo con la faccia del mio fratellone.
Guardare quegli occhi verdi faceva male, vedere il suo corpo nuovamente in vita era scombussolante.
"Dragneel" la sua voce fredda aveva comunque quel tono dolce con il quale ero cresciuta, era la voce del bambino che mi portava in spalla a casa quando mi sbucciavo le ginocchia.
Era la sua voce, la sua faccia, ma non era lui.
"Tu...chi diavolo sei?" ringhiai, riacquistando lucidità e allargando le gambe per avere maggiore stabilità in caso di un attacco. L'uomo accanto a lui era enorme e sembrava tutt'altro che amichevole ma, nonostante ciò, la mia preoccupazione più grande era sbarazzarmi del biondo che aveva osato usurpare la memoria di mio fratello."Non credo siano affari tuoi, ragazzina" mi rispose l'omone , scrocchiando le dita probabilmente sperando di intimidirmi.
"Shou, posso rispondere da solo" lo sgridò l'altro, abbassando il cappuccio come a voler mettere ancora più in bella vista i suoi tratti così simili ai miei. Non potevo fare a meno di notare come i suoi occhi fossero della stessa tonalità di quelli di papà, di come i suoi capelli fossero identici a quelli di mamma e di come i suoi movimenti fluidi mi fossero così famigliari. Se quel corpo era una copia, era davvero fatta bene.
"Sono Black, master temporaneo di Hell's Hunter. E credo proprio che tu sia nel mio territorio"
"Sono proprio dove dovrei essere" sputai acida, prima di sprigionare delle fiamme che circondarono le mie braccia.
Era chiaro che la coscienza di quel corpo non fosse quella di mio fratello, era un nemico normale, il master di una gilda che aveva fatto del male alla mia famiglia. Non mi importava più che aspetto o odore avesse, lo avrei distrutto.
Mi rimaneva solo una cosa da capire, una domanda che mi frullava in testa da un po'. Dovevo sapere se quello fosse il corpo di Nihal o una banale copia.
Mi ero persa un istante nei miei pensieri, avevo il cervello in subbuglio, pieno di intenzioni e idee contrastanti. I miei sentimenti e i miei pensieri erano in contrasto, dovevo incenerirlo come avrei incenerito chiunque altro portasse il marchio di quella gilda, ma il suo aspetto non rendeva le cose facili. Era solo apparenza, la mia testa lo sapeva, ma il mio cuore si rifiutava di fare del male a lui, perché lui era identico a mio fratello.
Li persi un attimo di vista entrambi, in realtà persi di vista tutto ciò che mi circondava, non me ne resi conto, ma persino le mie fiamme si spensero. Avevo perso il controllo del flusso dei miei pensieri e, come una catena, essi apparivano nella mia mente senza nemmeno lascirmi tempo di analizzarli.Gentili come pochi, ci pensarono Shou e Black a riportarmi alla realtà, con un bel pugno mastodontico. Le ultime parole che percepì prima di essere colpita mi misero in agitazione.
"La lascio a te" non poteva andarsene, non avevo avuto le mie risposte, non ero riuscita a fargliela pagare. Eppure a Black non importava.
Riuscì a spostarmi di un paio di centimetri evitando di venire colpita in pieno petto. L'impatto con la mia spalla creò un onda tale da sbalzarmi indietro di diversi metri e solo dopo che il mio corpo ebbe spezzato diversi alberi la mia corsa si fermò. Caddi sulla spalla colpita e il dolore sembrò arrivare tutto d'un colpo, ogni singola fibra del mio corpo urlava pietà, il dolore mi annebbiava i sensi e un fischio acuto sembrava trapanarmi le orecchie. Non poteva essere così forte, era umanamente impossibile. Un solo pugno mi aveva probabilmente rotto buona parte delle ossa del braccio e della spalla, e non ero sicura che la clavicola ne fosse uscita indenne, un solo pugno mi aveva scagliata lontana e con una forza tale da rendere impossibile perfino ad alberi robusti come quelli interrompere la mia caduta.
Non avevo fiato né forza per muovere la bocca, non vedevo né capivo più nulla di ciò che stava succedendo attorno a me, ma ero abbastanza sicura che Shou l'armadio stesse venendo verso di me per farmi fuori, e quello poteva essere un bel problema.
Mi ero di nuovo messa nei casini da sola, mi ero lanciata convinta di poter affrontare qualsiasi cosa per conto mio. Forse era arrivato il momento di ammettere di non essere poi così forte come pensavo.Cercai in ogni modo di respirare regolarmente e calmare il mio cuore impazzito, ma fitte lancinanti raggiungevano il mio cervello ogni mio minimo movimento impedendomi di ragionare.
Attraverso le lacrime che mi impedivano di vedere chiaramente distinsi uno scarpone troppo vicino alla mia faccia per i miei gusti.
"Sai, ragazzina..." il palestrato dai capelli argentati si chinò verso di me, ma tutto ciò che distinguevo era una macchia rosa indistinta, non coglievo la sua espressione.
"una delle cose che ho imparato entrando a far parte di una gilda oscura é quanto ti faccia sentire potente fare del male agli altri" colsi un movimento sfocato prima venire trattonata per il braccio rotto e sollevata in aria. A quel punto, non potei fare a meno di urlare con tutto il fiato che avevo in corpo. La stretta ferrea sulle mie ossa rotte e l'oscillazione dovuta all'essere sospesa in aria mi procuravano un dolore inimmaginabile, gridai talmente tanto che ad un certo punto mi mancò la voce."Mio padre mi picchiava, tanto, ogni sera." mi lasciò cadere a terra. Stordita dal dolore, a malapena ascoltavo ciò che mi diceva.
"Mi usava come una bambola di pezza per sfogare la sua rabbia!" esclamò, afferrandomi per la maglietta e tirandomi in piedi, lasciando che le punte delle mie scarpe toccassero terra.
"Su! Stai in piedi, ragazzina!" cercava di mantenermi dritta, ma ormai il mio corpo straziato non rispondeva ai comandi.
"Quando ebbi il coraggio di scappare, Hell's Hunter mi accolse e mi insegnò a diventare forte" sentivo la lucidità svanire, e di lì a poco sarei svenuta, ne ero consapevole.
Ma volevo restare cosciente, se dovevo morire, l'avrei fatto guardando negli occhi il mio nemico.
"Mi ha aiutato a capire come mai lui si divertisse così tanto nel farmi del male. L'ho compreso, ho assaporato come ti fa sentire e non potevo più farne a meno. Ma per questa gilda non è mai stato un problema" continuava indisturbato a reggermi per le braccia, ma ormai non avevo più nemmeno la forza per urlare.
"Sono sadico, e loro lo trattano come un pregio, mi fanno sentire a casa" sentivo ma non ascoltavo davvero le sue parole, percepivo il sudore freddo imperlarmi la pelle.
Mi stava raccontando una storia senza senso, una storia di un bambino ammaccato che é stato totalmente rovinato da una gilda assetata di sangue. Un bambino che voleva solo una famiglia.
"Sai che ho fatto, non appena sono diventato più potente? Eh? Sono tornato da mio padre e l'ho ucciso. Sì, ho fatto fuori quel bastardo, e mi è piaciuto." questa frase per qualche motivo la compresi molto bene, scatenò in me una rabbia tale da farmi dimenticare per un solo istante il dolore, un istante che mi permise di esprimere ciò che provavo."F-fai...schifo" non paura, non dolore. Disgusto, solo disgusto per lui, per la sua gilda, per quello che aveva fatto e stava continuando a fare.
"Sei morta, ragazzina" detto ciò strattonò nuovamente il mio braccio e mi scagliò a terra. L'onda di dolore che mi investì fu tale da farmi perdere i sensi ancor prima di toccare il suolo.
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Our Time [Fairy Tail Next generation]
FanfictionDa quando Acnologia e Zeref sono stati sconfitti, tutti i membri di Fairy Tail sono andati avanti, hanno combattuto per crearsi un futuro, hanno allargato la loro famiglia. La nuova generazione è nata in tempo di pace. I ragazzi sono cresciuti tra m...