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=>Storm

Adagiai mia sorella sul primo letto che apparve nella mia visuale, la ferita al collo era stata curata il meglio possibile da Wendy ed ora era fasciata con delle bende che già si erano macchiate di sangue, il mio stesso sangue. Mia sorella era quasi morta ed io non ero riuscito a proteggerla. Strinsi forte i pugni mentre rabbia, sensi di colpa e ansia mi colpirono in pieno petto. Per la prima volta realizzai che non solo avevo quasi perso Sylvia ma che i miei genitori erano scomparsi. Ma soprattutto mi resi conto di aver completamente ignorato una persona che stava provando le stesse cose che mi stavano attanagliando lo stomaco. Spostai i capelli sporchi dal viso della minuta ragazzina stesa davanti a me. Tredici anni. Così piccola. Le diedi un bacio in fronte e lasciai la porta socchiusa per poi andare a cercare Rin. Wendy mi aveva assicurato che si sarebbe svegliata, che aveva solo bisogno di riposo e di cure costanti e che, in caso ce ne fosse stato bisogno, avrei potuto lasciarla da sola per qualche istante senza correre pericoli.

Non feci molta strada, notai come tutti si erano stabiliti nella stanza accanto a quella dalla quale ero appena uscito. Reiki si stava facendo curare un brutto taglio sul braccio mentre il master e Gale guardavano ansiosamente fuori dalla finestra. Nashi non c'era, nemmeno i gemelli o tantomeno Rin. Gale mi notò e mi fece un cenno verso sinistra. Annuì facendogli un cenno di ringraziamento e proseguì nel corridoio fino al piccolo ingresso della struttura, mio fratello era seduto su un divanetto, lo sguardo perso nel vuoto. Terribilmente abbandonato a sé stesso. Mi sentì una merda, un vero bastardo. Mi sedetti accanto al turchino e lo tirai a me, abbracciandolo forte. Nessuno fiatò per un bel po', mi osservai le mani sporche del sangue di Sylvia e mi resi conto che lui non aveva più avuto sue notizie.

"Sta bene" mormorai. In un attimo lo sentì espirare con forza per poi scoppiare a piangere contro la mia spalla. Anche lui aveva tredici anni, anche lui era ancora così piccolo. 

"Sta bene, stiamo tutti bene. Siamo Fairy Tail, non molliamo mai" gli accarezzai la testa, guardando il sole tramontare oltre la finestra. Non saprei dire per quanto restammo così, il tempo sembrava non scorrere più secondo una logica.

"Mamma e papà dove sono?" quella domanda ruppe il silenzio e sembrò smuovere la mia memoria. Tutti gli avvenimenti delle ultime ore mi passarono per la mente. Erano così tante quelle domande che avevo messo da parte per la preoccupazione che in quel momento la mia testa era così piena che temevo potesse scoppiare. 

"Andiamo a scoprirlo, che ne dici?" gli domandai, allontanandomi un po' mantenedo però il braccio attorno alle sue spalle.

"Solo un altro minuto" 

"Quando vuoi, fratellino"

=>Nashi

Era ormai sera tarda quando raggiungemmo il dormitorio, il silenzio che aleggiava sul gruppo di maghi che si muoveva veloce per le strade di magnolia era pressante, ogni respiro sembrava portarci più vicino ad una catastrofe, ed in parte era così, anche se allora non me ne rendevo conto. Sulla strada avevamo incontrato Nova e Rosemary di ritorno dal mercato, dove scoprì si erano recate per comprare dello zucchero che sarebbe servito per il dolce che mia madre e le altre stavano preparando. Dolce che era  probabilmente finito tra le rovine della gilda. Spiegai velocemente ciò che sapevo alle due ragazze che mi aiutarono nella ricerca degli altri membri. Ogni tanto qualche cittadino si affacciava dalla finestra con aria incuriosita, qualcuno ci fermava per chiederci cosa fosse successo, ricevendo solo risposte vaghe. La verità è che nemmeno noi avevamo idea di cosa potesse essere successo, e anche pensando al peggio, non ci saremmo andati nemmeno vicini.
Gli abitanti di magnolia sembravano inizialmente turbati, ma la tranquillità fu veloce a tornare nelle loro vite. La distruzione della sede era simbolo dell'inizio di qualcosa di grande e pericoloso, ma loro sapevano che le fate non muoiono mai. Che Fairy Tail si rialza e vince sempre. E questo loro credere incondizionatamente in noi mi ha dato e mi da tutt'ora la forza di combattere e di ritornare a casa vincitrice.
Spalancai la porta del dormitorio e mi ritrovai i fratelli Fullbuster seduti su un divanetto all'ingresso. Storm quasi saltò in piedi quando ci sentì entrare, si voltò verso di noi insieme a Rin, ed entrambi squadrarono il piccolo gruppo che aveva fatto il suo ingresso nel dormitorio. Negli occhi del corvino la preoccupazione spiccava come un faro nella nebbia, e io potevo benissimo capire cosa stava provando. Erano pochi, un numero ridicolo rispetto al totale dei membri. E tra di loro non c'erano i nostri genitori. Questo significava che erano in pericolo e lui l'aveva capito come l'avevamo capito quasi tutti.
Affidai i gemelli a Nova e mentre gli altri si disperdevano nel dormitorio io rimasi nell'ingresso. Rin aveva seguito il gruppo, mentre Storm mi era venuto incontro.
"Sono pochi" aveva buttato la maglietta da qualche parte, e si stava scompigliando i capelli, come faceva sempre quando qualcosa lo turbava. C'erano così tante cose da cui poter essere turbati che mi stupì non se li stesse strappando, i capelli.
"Lo so" chiusi la porta ancora aperta alle mie spalle e mi sedetti sul divano.
"Come sta Sylvia?" domandai, l'ansia che mi opprimeva il petto. Anche se non l'avrei mai ammesso, quella ragazzina era come una sorella per me. Una fastidiosa sorella minore senza la quale morirei.
In realtà penso che morirei senza ognuno di loro.
"Sta bene, dorme. Ma Wendy dice che si riprenderà" sorrisi e mi alzai in piedi, una nuova energia nelle vene. Mi sentivo almeno un po' più leggera. Guardai Storm. Lo guardai per troppo tempo. Poi allargai il mio sorriso, cercando di avere coraggio per entrambi. Lui fece una smorfia, incredulo. Non credo pensasse che sorridere fosse la cosa più adatta da fare in quel momento, ma io me ne fregai.
"Tu sei pazza" mi comunicò.
"e tu sei in mutande"
Quasi involontariamente mi sorrise anche lui. Godetevi questo momento come avremmo dovuto godercelo noi all'epoca, perché durò davvero molto poco.

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