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=>Nashi

Un pollo e tre ore dopo eravamo in una strana stanza a prepararci per l'attacco. Erano quasi le cinque e il morale dei cittadini era calato a picco, non che prima fossero in festa, ma in quel momento tutti sembravano svolgere i movimenti in maniera meccanica, senza più voglia nemmeno di parlottare tra di loro.
Non siamo mai stati molto bravi a passare inosservati, ma quella volta ci eravamo attrezzati davvero bene, poi l'importante era non farsi notare subito, dopo sarebbe stato il caos, la parte bella, insomma.
Indossavamo tutti delle mantelle marroni, il cappuccio tirato fin sopra gli occhi. Il piano era semplice, in realtà non era nemmeno un vero e proprio piano: l'idea era metterlo fuori gioco ed obbligarlo a portarci dai prigionieri. Un idea alla Fairy Tail.
Nova legò per la sesta volta il cordino sotto al mento di Storm, un sestuplo nodo per impedirgli di spogliarsi involontariamente, idea geniale.
Quando fummo tutti pronti ci avviammo al seguito dei due fratelli verso la già nominata piazza. Le teste basse per conformarci alla massa, giungemmo in fretta nel posto prestabilito, mi guardai intorno: erano tutti riuniti attorno ad una fontana, i genitori si tenevano stretti i bambini mentre gli anziani venivano sorretti dai più giovani, quasi tutti avevano con loro una sacca di tela, probabilmente contenente ciò che questo dittatore voleva da loro. Alcuni, più nervosi di altri, cercavano in ogni modo di trovare un luogo poco visibile dove rannicchiarsi, qualcuno non aveva la suddetta sacca, e presumei avrebbero dovuto pagare in altro modo, come aveva detto Honoka.
Erano passate solo due settimane dall'arrivo di questo misterioso mago, eppure queste persone avevano già sofferto così tanto...

"Pensate che tutte le persone che ha portato via siano ancora vive?" quelle parole vennero sussurrate talmente piano che per un istante ebbi la sensazione di essermele immaginate. Mi voltai leggermente verso la ragazza alla mia destra e le presi la mano, Honoka stava piangendo, era stata talmente forte da riuscire a non farlo mentre ci raccontava tutto, ma in quel momento, al pensiero di sua nonna tra le grinfie di quel mostro, era scoppiata. Però piangeva in silenzio, non voleva farsi sentire dagli altri, e la capivo. Non è mai piacevole essere compatiti, anche quando ne avresti tutte le ragioni.

"Te la riporterò indietro. Li riporterò indietro tutti" la bruna strinse di più la mia mano, mentre con l'altra si asciugava le lacrime, il viso nascosto dal cappuccio. Mi guardai intorno, ormai le cinque erano passate eppure tutto era immobile, su quella maledetta fontana non c'era nessuno. Una folata di vento ci investì in pieno, dovetti tenermi il cappuccio tirato sugli occhi per evitare che volasse via, stava iniziando. Mi guardai attorno alla ricerca degli altri, avevamo deciso di dividerci per permetterci di intervenire in modo più efficace, li trovai tutti pronti e ben nascosti, allora rivolsi tutta la mia attenzione alla fontana, al fulcro del problema.

"Bentornati, bentornati, miei cari cittadini, come avete passato questi giorni? Vi sono mancato?" un uomo sulla ventina, non molto più grande di noi stava in piedi sul bordo della fontana, non sapevo come ci fosse arrivato né mi interessava particolarmente. Lo esaminai attentamente, capelli di un arancione brillante erano legati in un codino basso, indossava una maglietta azzurra coperta da una lunga giacca nera abbottonata sul davanti, dei pantaloni anch'essi neri erano in parte coperti da degli anfibi del medesimo colore dei suoi capelli. Lo stile lo aveva probabilmente lasciato a casa. Giusto per dare un tocco in più al look, attaccate alla giacca, circa all'altezza del fianco, pendevano delle catene dall'aria piuttosto pesante. 

Fece vagare lo sguardo sulla gente, come aspettando una risposta che non avrebbe mai ricevuto. E probabilmente questa cosa non gli andava a genio, il sorrisetto scomparve dal suo viso, sostituito da un espressione ferrea, gli occhi marroni diventarono più chiari, quasi spiritati, mentre drighignava i denti. 

"Ho detto: vi sono mancato?!" urlò talmente forte da creare una corrente d'aria che mi fece svolazzare i capelli. Un bambino dietro di me scoppiò a piangere mentre un coro sommesso e terrorizzato di 'sì' si espandeva per la piazza. Rimasi a bocca aperta. Non solo li aveva ridotti in quello stato, ma osava pure prendersi gioco di loro. Una scintilla esplose nel mio petto e, con gli occhi fiammeggianti, dovetti stringere i pugni fino a farmi male, pur di non spaccargli la faccia in quel momento. Sul volto dell'uomo ritornò il sorriso.

"Bene, ne sono contento. Saltiamo i convenevoli ed iniziamo subito con la burocrazia" tirò fuori una lista dalla giacca, mettendosi a scorrere con il dito sui vari nomi, abbastanza lentamente da farmi desiderare di dargli fuoco. Sentivo ancora dietro di me il bambino piangere, e mi resi conto che malauguratamente anche quel pazzo lo sentiva. Sollevò gli occhi dal foglio, un sorriso tirato che non preannunciava nulla di buono. 

"Donna, fai smettere il moccioso o lo faccio saltare in aria" sibilò, fissando tutta la sua attenzione su di lei, che stava stringendo forte tra le braccia il figlio, chi dei due fosse più tremante non riuscì a capirlo, notai che non aveva con sé la sacca, e ciò mi fece preoccupare.

"Anzi, già che ci siamo, iniziamo da te. Vediamo...calzolaia, hai quello che mi spetta?" fece un salto e scese dalla fontana, la gente si spostava per farlo passare, come un re che cammina tra i suoi sudditi. Seguì la massa, restando in prima fila nel cerchio che si formò attorno ai due, pronta a scattare, fui però attratta da un movimento ad un lato della folla, uno spostamento di vento che non avrebbe dovuto esserci, un rumore che sembrava essere stato causato dal nulla, nessuno se n'era accorto, ma grazie ai miei sensi sviluppati io sì. E avevo già percepito una cosa del genere prima. Rimasi all'erta.

"La gente non esce più di casa nemmeno per comprare il cibo...nessuno si preoccupa della scarpe, non ho venduto niente, non ho più soldi da darti, io..."

"Taci. Tu, inutile donna, non sei buona a nulla" afferrò violentemente la giovane donna per i capelli, tirandola via dal figlio in lacrime per poi lasciarla cadere a terra con un sorriso sadico sul viso. Honoka mi trattenne per un braccio. Non era ancora il momento.

"Non mi servi a niente. Ma tuo figlio, credo che lui in qualche modo possa tornarmi utile..." il mago tese la mano verso il piccolo, la soddisfazione dipinta sul suo volto era insopportabile. Non era ancora il momento giusto, o almeno non lo era per il piano, ma lo era per me.

"Evacua la zona" riuscì a mormorare alla ragazza un secondo prima di pararmi tra l'uomo e il bambino, le gambe leggermente piegate per mantenere l'equilibrio. Uno scatto fulmineo che bloccò l'azione del malfattore a metà, al posto di afferrare la sua preda, quello che toccò fu il mio braccio, coperto dal mio solito guanto senza dita fino all'avambraccio. Il cappuccio mi era scivolato via e il mio viso era ben in vista. Sorrisi, fredda.

"Ehilà, porcospino fluorescente" e da lì fu il caos. 

Our Time [Fairy Tail Next generation] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora