1- Proposta assurda

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Il cellulare squilla da più di mezz'ora, disturbando il mio sonno, ma nonostante ciò non ho la forza di spegnerlo.
Rimango ad occhi chiusi, ascoltando l'insistente suono che produce l'apparecchio sul comodino, così fastidioso da farmi salire l'istinto di afferrarlo e lanciarlo da qualche parte, magari diritto contro al muro, ma il mio corpo non ne vuole sapere di rispondere ai miei comandi.
La verità è che, ogni giorno, ho sempre la paura di svegliarmi e ritrovarmi nel letto della mia piccola stanza a casa dei miei a Miami a realizzare che, tutto quello che ho vissuto fino a questo momento, è solo pura fantasia, solo un bellissimo sogno.

Ho cercato di comprendere più volte quale fosse il motivo di tale paura, ma senza mai ottenere risultati positivi. Forse, però, quel giorno avrei finalmente capito che cosa, o meglio chi, aveva scaturito questo sentimento in me.

"Brutta stronza! Ti decidi a rispondere a quel fottuto telefono o devo lanciartelo dalla finestra?" Vedo una testa bionda spuntare da dietro la porta, urlandomi contro.

"Sempre con delicatezza" commento afferrando, finalmente, il cellulare e rispondendo, mentre la bionda mi fa una smorfia, attendendo la fine della telefonata.

"Chi era?" Mi chiede, appunto, dopo aver chiuso la telefonata.

"Fra un'ora dobbiamo essere alla casa discografica. Simon vuole vederci" rispondo sintetica, posizionandomi di nuovo sotto le coperte.

"Quel Simon?" domanda sconvolta "E tu come fai ad avere il suo numero?"

"Sí, quel Simon e no, non ho il suo numero"

"E perché vuole vederci?"

"Se vuoi tanto saperlo vai. Io ti aspetto qua" rispondo, chiudendo gli occhi per farle capire la mia decisione.

"Le altre lo sanno?" chiede ancora, sedendosi sul bordo del letto.

"Non lo so. Non le sento dalla settimana scorsa" neanche il tempo di finire di parlare che un altro cellulare squilla, questa volta quello della bionda vicino a me.

"Parli del diavolo" commenta leggendo il contenuto del messaggio prima di riferirmi "Sono le ragazze, dicono che ci aspettano lì"

"Ti ho già detto che non vengo a sentire quell'idiota"

"Avanti! Proviamo solo a vedere cosa vuole, se inizia con cose assurde ci alziamo e ce ne andiamo" prova a convincermi iniziando anche a scuotermi, sapendo quando lo odio.

Dopo dei buoni dieci minuti mi decido ad alzarmi dal letto contro voglia, solo per non sentirla più, facendola esultare.

Faccio una doccia veloce, indosso un jeans strappato nero e una maglietta dei "The 1975", la mia immancabile giacca di pelle, nera anch'essa, e gli occhiali da sole.

"Andiamo!" Esclamo afferrando le chiavi della mia macchina e uscendo da casa.

Arrivate, troviamo già le altre due ragazze ad aspettarci nel bar di fronte.

"Hey brutte stronze!" ci saluta, sempre gentilmente, la bruna.

"Normani!" la riprende subito Ally, guardandola male.

"Che c'è?"

Mi verrebbe da ridere, ma mi trattengo per non far arrabbiare ancora di più la bionda che continua a guardare male Mani.

"Cazzo! Ma noi non abbiamo fatto colazione" afferma la bionda al mio fianco, rivolgendosi a me.

"Dinah!" Sentiamo ancora la voce di Ally richiamarla.

"Taci Brooke!" Ribatte.

"È ora di entrare" mi intrometto per farle smettere.

Una volta dentro l'edificio ci avviciniamo alla segretaria che ci indica in quale ufficio andare.

Find u Again (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora