6 - San Francisco

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Leggete lo spazio autrice per favore.

"Portami a casa" disse in un sussurro.

Annuii e una volta sciolto l'abbraccio, la presi per il polso dolcemente, non sentendomi ancora pronta a tenerla per mano, ma vidi che non si manteneva in piedi, così la presi sottobraccio e l'aiutai, portandola fino al parcheggio fuori.

Una volta entrate nella mia auto, mandai un messaggio alle altre per avvisare che me ne sarei tornata a casa, dopodiché mi voltai verso la cubana, intenta ad asciugarsi le lacrime a mani nude. Presi quindi un pacco di fazzoletti e glielo porsi, occupandomi poi di mettere in moto l'auto.

"Penserai che sono una pazza" se ne uscì, una volta calma.

"Perché dovrei?" Chiesi concentrandomi sulla strada.

La sentii sospirare, prima di parlare ancora "Sono un completo disastro".

Mi voltai leggermente, mantenendo
sempre lo sguardo davanti a me.
"Perché dici questo?" Le domandai non riuscendo a trattenere la curiosità.

"Perché è la verità" disse con la voce rotta dal pianto "Perché sono un'idiota, che sa solo ferire le persone e affoga i suoi problemi nell'alcol"

"Allora siamo tutti degli idioti" tentai di fare una battuta per alleggerire l'aria, accorgendomi però di aver fallito miseramente quando portò lo sguardo fuori dal finestrino, dandomi le spalle.
Feci una smorfia sospirando e le chiesi dove dovevo portarla.

"A casa mia" rispose laconica.

Mi feci dire da lei la strada e per fortuna da dove eravamo ci vollero soltanto dieci minuti, non avrei retto ancora per molto quell'aria pesante che si era creata intorno a noi.

Appena scese dall'auto sospirai, tirando fuori tutta la tensione accumulata in quei minuti. Ma durò poco, in quanto la vidi inciampare nei suoi stessi passi.

Scesi dall'auto e le andai vicino velocemente, afferrandola per un braccio, evitandole una caduta certa.

"La prossima volta è meglio bere coca cola" commentai, accompagnandola fino alla porta della sua casa.

"Ti ho già detto che fai delle battute pessime?" mi domandò, mentre cercava le chiavi nelle tasche del giubbotto.

"Di solito ti facevano ridere anche se erano stupide" affermai, riaffiorano vecchi ricordi.

Si voltò a guardarmi con sguardo triste, accennando un sorriso anch'esso triste "Diamo la colpa all'alcol"
Annuii, aspettando che aprisse la porta "Se vuoi entrare. Mia madre non c'è" mi invitò.

Ci pensai alcuni secondi, ma decisi che non era il caso, declinai quindi l'invito.
"D'accordo. Buonanotte Lolo" disse chiudendo la porta.

Rimasi ferma a guardare l'uscio della porta, ripensando a come mi avesse chiamato.
Cercai di riprendermi velocemente, entrando nella macchina e guidando fino casa.

Era strano come un solo nomignolo mi avesse fatto riaffiorare milioni di ricordi. Non riuscivo a pensare ad altro, era come se la mia mente si rifiutasse di pensare ad altro.

Sbuffai e mi misi sotto le coperte, sperando di riuscire ad addormentarmi velocemente e smettere di pensare a lei.

La mattina seguente arrivò troppo velocemente per i miei gusti.
Feci velocemente colazione e preparai la valigia, dal momento che saremmo partite la sera stessa per la prossima tappa del tour.

Appena finii, chiamai Alex per stare insieme, visto che sarebbero passate molte settimane prima di una pausa dai concerti e non ci saremmo visti per troppo tempo.

Find u Again (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora