22 - Appuntamento

2.6K 106 6
                                    

Il rumore delle mie nocche che sbattono per due volte sulla porta, erano l'unico rumore che si poteva sentire nel corridoio vuoto, quel pomeriggio.
Fissai l'uscio davanti a me, sperando che si aprisse subito tanto era la mia impazienza.

Finalmente sentii la serratura scattare e la porta aprirsi rivelando la ragazza.
Non le diedi il tempo di realizzare che entrai come una furia, arrivando fino al centro della stanza, posai lo scatolo sul letto e mi voltai verso di lei con occhi supplicanti.

"Odiami, picchiami, insultarmi, fai quello che vuoi, ma stasera, solo per stasera devi aiutarmi. Per favore"

Restò immobile a fissarmi per un tempo indefinito, prima di scuotere la testa.
"È bello essere usata solo per salvarti il culo"

"Ti ricordo che lo stiamo facendo per le ragazze" le ricordai, continuando a supplicarla con lo sguardo.

"Ma se sei tu che hai combinato questo guai, io non ho fatto niente" alzò le mani e, con una scrollata di spalle, si sedette sul letto, fingendo di leggere un libro.

La guardai stringendo i pugni per contenere la rabbia. Era capace di farmi innervosire in pochissimo tempo nell'ultimo periodo, quando sarei dovuta essere io quella arrabbiata con lei.

"Camila" sussurrai costringendola ad alzare lo sguardo su di me "So di essere una stronza e so che combino solo guai, ma ti chiedo un solo favore, tanto comunque dovremmo uscire insieme, abbiamo un contratto. Cosa ti costa?"

"Tu non capisci" affermò chiudendo di botta il libro, producendo un rumore sordo "È possibile che sei così ottusa? Che non ti rendi conto della realtà?"

"Di cosa dovrei rendermi conto? Sei tu quella che non vede e non sente" ribattei allargando le braccia, mordendomi il labbro inferiore.

Scosse la testa e dopo mi chiese "A che ora?"

"Per le sette" risposi "Grazie" e me ne andai. Ma ero sicura che quella conversazione sarebbe presto stata riaperta.

Alle sette ero già nella macchina che avevo noleggiato, era una menzogna quello che stavo facendo, ma doveva essere tutto perfetto se volevo far credere il contrario.

Guardavo impaziente la porta d'entrata dell'hotel, aspettando che la cubana si facesse viva e non mi avesse dato buca.
Dopo cinque minuti in cui mi torturavo le unghie, la vidi varcare la porta e guardarsi intorno stranita confusa, cercando un con lo sguardo.

Restai a guardarla per un tempo indefinito, a bocca a aperta. Le avevo comprato un vestito blu scuro, con lo scollo a v, e dovevo ammettere che avevo scelto davvero bene, le stava d'incanto, risultando le sue curve al punto giusto.

Quando mi ripresi, scossi la testa e mi costrinsi a non guardarla troppo.
Abbassai il finestrino, suonai il clacson per farmi riconoscere e aspettai che entrasse, senza guardarla per evitare di incantarmi di nuovo, prima di mettere in moto e partire.

"E questa dove l'hai presa?" Mi chiese guardandosi intorno incuriosita.

"Ti piace?" Le chiesi con un sorriso "L'ho noleggiata a posta per questo evento"

"Non è esagerata?"

"Le cose, anche se per finta, si devono fare per bene" dichiarai, accendendo la radio.

Per tutto il tragitto non parlammo più, lasciando il suono che producevano le casse come unica compagnia.
Solo quando parcheggiai davanti al ristorante che avevo scelto parlò.

"Come dovrei comportarmi?"

"Sii te stessa" risposi semplicemente, accennando un piccolo sorriso.
Uscii dalla macchina feci il giro per andarle ad aprire la portiera.

Find u Again (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora