14 - Litigi

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Per fortuna ero la prima a dover partire. Nonostante fossimo arrivate tutte insieme all'aeroporto, fui la prima a salire sull'aereo. Sarei dovuta andare a Miami per trascorrere le feste con la mia famiglia, ma dovevo risolvere prima le cose con Alex, quindi raggiunsi Los Angeles.

Non ne avevamo più parlato, a dire il vero, la cubana aveva evitato ogni tipo di approccio verso di me, ignorandomi totalmente, forse per quello che avevo detto la sera precedente, non che me ne importasse più di tanto alla fine. Continuavo a non capire però il perché se l'avesse presa così tanto, in fondo anche lei ora stava con quel pappagallo di Shawn.

Sbuffai ancora una volta, avrei voluto sapere come avremmo fatto a fingere una relazione se neanche ci rivolgevamo la parola. Alla fine avevamo accettato, o meglio eravamo state costrette, però la vedevo molto difficile. Fingere non era il mi forte, quindi doverlo fare davanti a milioni di persone era ancora più complicato.

Come era buffa la vita. Eravamo già state in una situazione del genere, ma se tre anni fa dovevamo fingere di essere soltanto amiche, quando non lo eravamo mai state, ora dovevamo fingere di essere una coppia, quando in realtà non eravamo neanche più amiche.

Che poi se dovessi essere sincera e dire cosa eravamo state io e Camila, non lo sapevo. Ci scambiavamo baci, carezze, coccole, ma non avevamo mai dato un nome a tutto questo. Amiche? Amanti? Fidanzate? Non lo sapevo. L'unica cosa che sapevo era che mi rendeva felice e che era importante per me.

Avevamo cercato di stare attente a non mostrarci troppo sdolcinate in pubblico, sapendo quando i nostri manager erano resti a questo tipo di relazione, ma come facevo a far finta di nulla quando il suo sguardo color cioccolato si posava su si me? Come potevo non sorridere per la tenerezza o per qualche sua battuta idiota? Come potevo negare a me stessa che solo avendola vicina i battiti del mio cuore aumentavano e avevo solo voglia di baciarla e tenerla stretta a me?

Ma poi se ne era andata, non conoscevo ancora il motivo quindi l'avevo odiata. Ma avevo odiato ancora di più me stessa per averle permesso di farmi del male.
Era stato difficile, troppo, andare avanti, infatti non lo avevo fatto, mi ero illusa di esserci riuscita, ma non era così. Soprattutto ora che sapevo la verità della sua uscita dal gruppo.

Avrei voluto avere la sua forza per riuscire ad andare avanti, certo anch'io stavo con un altro, ma non era lo stesso se continuavo ad immaginarmi la mia vita con la cubana.

"Allacciare le cinture, stiamo per atterrare" la voce meccanica dell'altoparlante dell'aereo mi fece svegliare da quei pensieri.

Allacciai velocemente la cintura e aspettai che l'aereo fosse atterrato e fermo, prima di alzarmi e scendere insieme agli altri passeggeri, avviandomi poi a recuperare la mia valigia.

"Finalmente sei arrivata!" Esclamò l'uomo venendomi incontro con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.

Sorrisi anch'io stampandogli un bacio veloce, prima di uscire e raggiungere la sua macchina.

Per tutto il tragitto in macchina mi chiese di raccontargli come erano andati questi giorni e io lo accontentai, evitando qualche particolare.

Una volta arrivati a casa, non mi diede neanche il tempo di posare la valigia che subito prese a baciarmi.

"Mi sei mancata" sussurrò sulle mie labbra, spingendomi sul letto e stendendosi sopra di me.

"Anche tu ma calma" dissi, cercando si spingerlo con le mani.

"Non dirmi che dopo tutto questo tempo non vuoi" mi guardò confuso, notando come fossi tesa.

"Certo che voglio, ma sono appena arrivata, fammi respirare almeno" affermai, giustificandomi.

Scosse la testa, alzandosi e ridendo sarcasticamente.
Lì capii che si era dato una risposta sbagliata sul perché non volessi farlo.
Con uno scatto mi alzai e mi avvicinai velocemente. Gli afferrai i bordi del maglione e gliela sfilai, iniziando subito a baciarlo con foga.

Lo sentii sorridere sulle labbra quando lo spinsi sul letto, mettendomi a cavalcioni su di lui.

In poco tempo tutti i vestiti furono sparsi sul pavimento, mentre nella stanza si sentivano solo i nostri respiri affannati, alternati a gemiti.

"Wow! Se questo è il risultato devi stare lontana più spesso" sorrise lasciandomi un bacio sulla guancia.

"Già" risposi, voltandomi dall'altro lato rispetto a lui.
Mi sentivo male e non capivo il motivo.

Poco dopo mi addormentai, esausta da tutto quello che stava succedendo in così poco tempo.

Quando mi svegliai era stando pomeriggio, avevo saltato il pranzo, ma stranamente non avevo fame, avevo lo stomaco chiuso.
Scesi con passo felpato fino al salotto, trovando il mio ragazzo ad aspettarmi seduto sul divano.

"Ti sei svegliata" mi sorrise appena si accorse della mia presenza. Annuii sedendomi al suo fianco in silenzio.

"Succede qualcosa?" Mi chiese voltandosi nella mia direzione, notando quel silenzio.

"Dovrei parlarti di una cosa" ammisi, sospirando.

"Dimmi pure" disse, sistemandosi meglio sul divano, in modo da stare di fronte a me.

"Non è facile e sicuramente non la prenderai bene" affermai, prendendogli una mano e iniziando a giocare con le dita.

"Cosa potrebbe esserci di così terribile? Vorresti per caso lasciarmi?"

Presi un profondo respiro, e mantenendo lo sguardo nel suo, gli dissi quello che stava succedendo, tenendomi il peggio per l'ultimo.
"Simon vuole che io intraprenda una relazione con Camila"

Lo vidi sgranare gli occhi, staccando immediatamente la sua mano dalla mia. "Tu gli hai detto che non lo farai vero?" Mi chiese speranzoso.

"Non posso" ammisi con un sospiro.

"Cosa?" Urlò, scattando in piedi "Dimmi che è uno scherzo! Dimmi che è tutto un fottuto scherzo!" Continuò ad urlare, andando avanti e indietro per la stanza.

"Alex!" Tentai di afferrarlo per un braccio, ma si scansò, iniziando a scuotere la testa.

"Perché lo vedi fare eh? Perché? Cazzo!"

"Se non lo facciamo ci rovinerà tutte, non lo capisci?" Iniziai ad urlare anch'io, stanca di tutta quella situazione.

"Cosa importa? Puoi fare tante altre cose!" Esclamò allargando le braccia "O forse questo era quello che andavi cercando eh?"

"Cosa? E io dovrei rinunciare al mio sogno soltanto perché tu credi che io me la scopi?" Lo guardai disgustata "Tu credi che a me piaccia dover fare questa cazzata? Neanche io vorrei, ma non posso rifiutare"

"E cosa ne sarà di noi? Credi che io resti qui ad aspettarti mentre tutto il mondo crede che tu stia con lei? Dovrei stare fermo a guardarvi mentre vi baciate in pubblico? E poi quando si chiudono le telecamere e questa pagliacciata finisce torni da me, però dobbiamo stare chiusi in casa perché tutto il mondo sa che tu stai con lei?" Si lasciò cadere sul divano, poggiando i gomiti sulle gambe e tenendosi la testa con le mani.

"Credi che io sia felice di doverlo fare? Credi che mi piaccia dover fingere una relazione?" Domandai retorica, abbassando la voce man mano "Non ti sto dicendo che devi aspettarmi, voglio solo che tu sappia la verità su quello che sta succedendo perché lo meriti, non che pensi chissà cosa vedendo quelle foto. Sono costretta a farlo e se non vuoi, non sei costretto ad entrare in questa bugia"

"Io ti amo, Lauren, sai che per te farei di tutto, ma non posso sopportare questo. Non se la persona con cui devi fingere è la tua ex" confessò alzandosi, rivolgendomi uno sguardo triste.

"Ti capisco" sospirai, passandomi una mano sul viso "Mi dispiace per... questo, ma capisco le tue ragioni. Ti chiedo solo di mantenere questo segreto"

"Dispiace anche a me e non preoccuparti, non dirò nulla. Ricordati però che per qualunque cosa ci sarò sempre per te" affermò, avvicinandosi per abbracciarmi. Mi strinsi alle sue braccia, scoppiando poi a piangere.
Con quel pianto mi liberai di tutto il dolore, della rabbia, di tutte le miriadi di emozioni che provavo in quel momento.

Quel pianto mi aiutò a sfogarmi, a capire che non ero forte come credevo, ma anche a sentirmi più leggera, più pronta ad affrontare la realtà.

Find u Again (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora