9 - New York pt.1

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"Finalmente abbiamo una giornata tutta per noi!" Esclamò contenta Dinah, saltellando per tutta la stanza.

"Evviva!" Si aggiunse Normani.

"Invece di saltare e distruggere tutto, potreste aiutarci a sistemare, così possiamo uscire?" Li riprese Ally, guardandole male.

"Hai già due aiutanti" ribatté la bionda, fermandosi solo per risponderla.

Ally scosse la testa, ormai rassegnata, mentre io e la cubana non riuscimmo a trattenerci dallo scoppiare a ridere.

Una volta pronte, ci vennero a prendere per poi lasciarci al centro di New York.

"Quindi dove andiamo?" Chiesi, vedendo che tutte avevano un espressione che voleva dire solo guai, e non per loro.

"Beh! In realtà io e Normani abbiamo già dei piani" rispose Dinah, continuando ad avere la stessa espressione, senza guardarmi mai negli occhi.

"Bene!" Esclamai "Quindi dove andiamo?"

"Da sole" aggiunse Normani, imitando i gesti di Dinah.

"Oh, ok" rimasi confusa, ma non lo diedi a vedere.

Li vedemmo quindi andarsene, dandoci appuntamento per le 20 nel posto in cui eravamo.

Mi voltai verso Ally, vedendo che neanche lei voleva guardarmi in faccia.
"Va tutto bene?"

"No... Cioè si... insomma" iniziò a balbettare, abbassando di colpo la testa.
Continuai a guardarla confusa, ruotando di poco la testa, solo per vedere se la cubana sapesse qualcosa, ma aveva la mia identica espressione.

"Mi dispiace, mi prometti che non mi odierai?" Mi chiese, ancora con il capo basso.

"Ok Ally, sputa il rospo" sospirai, capendo che avevo ragione.

"Ho appuntamento con Troy" disse soltanto, alzando lentamente la testa.

Rimasi immobile per alcuni secondi, concentrandomi per non andare a cercare la bionda per ucciderla, di sicuro era stata un'idea di Dinah per farmi rimanere da sola con la cubana.

"D'accordo, ci vediamo stasera" dissi soltanto, vedendo dopo poco attraversare la strada per raggiungere il suo ragazzo.

Eravamo rimaste solo noi due e l'imbarazzo mischiato con la tensione si poteva percepire a distanza di kilometri.
Mi feci coraggio, eravamo rimaste sole e di conseguenza non potevamo andare in giro da sole, quindi mi voltai verso di lei. Stava ferma a fissare un punto ignoto davanti a sé, fingendo indifferenza e tranquillità, ma sapevo che era l'esatto contrario in questo momento.

"Dove vuoi andare?"

La vidi voltarsi verso di me con un'espressione stupita in volto. Schiuse la bocca, forse per rispondere, ma la richiuse subito dopo continuando semplicemente a guardarmi.

"Non vorrai passare tutta la giornata ferma immobile qui a fissare i passanti?" Chiesi cercando di essere il più possibile disinvolta.

"No" rispose accennando un piccolo sorriso, che nascose velocemente per far spazio ad un'espressione triste "Però puoi anche andare senza di me se ti do fastidio"

"Non mi dai fastidio" ammisi, facendole poi segno di seguirmi, prendendo l'iniziativa di portarla in un posto più tranquillo, controllando di tanto in tanto che mi stesse seguendo.

Dopo un buon quarto d'ora, arrivammo nel bar in cui avevo deciso di andare.
"Vengo sempre qui quando passo per New York" affermai facendole strada verso un tavolo più riservato.

La vidi titubante, così, una volta seduta,  la rassicurai, capendo perfettamente la sua paura. Sarebbe stato davvero un guaio se fossero uscite foto di noi due da sole, anche se adesso i nostri manager lo avrebbero voluto  "Tranquilla! Qui vengono solo uomini e donne d'affari, dubito che possano riconoscerci"

Annuì, rilassando le spalle, ma sapevo che era ancora imbarazzata di stare sola con me. Ero sicura che anche lei volesse uccidere Dinah come lo volevo io.

"Stasera ti aiuterò ad uccidere Dinah" dissi voce ai miei pensieri, anche per alleviare un po' l'aria tesa.

"Credo sia meglio che non si faccia trovare stasera" disse scoppiando a ridere. La seguii anch'io, fino a quando venimmo interrotte dal cameriere che prese le nostre ordinazioni.

"È carino come posto questo" affermò, guardando per tutto il bar.

"Vengo qui soprattutto per la tranquillità e per i loro cornetti" risposi "Sono davvero deliziosi"

"Perché non me lo hai detto prima, non avrei preso la brioche" disse arricciando il naso. Sorrisi per la tenerezza.

"Beh, tu non me lo hai chiesto" mi difesi, ringraziando poi il cameriere con le nostre ordinazioni.

Senza pensarci presi il cornetto e lo feci a metà, porgendoglielo "Prendi"

"Ma non preoccuparti" rispose guardando la mia mano.

"Non accetto un no come risposta, prendi e dimmi se ho ragione"

Alla fine lo prese e dopo averlo letteralmente divorato, mi diede davvero ragione.
Accennati un sorriso, continuando a mangiare.

"Posso farti una domanda?" Mi chiese all'improvviso, facendosi seria.
Annuii, aspettando poi la sua domanda.

"Prima hai detto che non ti dò fastidio e anche ora ti stai comportando come se nulla fosse, mentre fino a questa mattina non mi guardavi neanche negli occhi. Posso sapere cosa è cambiato?"

Rimasi per un attimo sorpresa, mi sarei aspettato di tutto, ma non questa domanda. La guardai negli occhi, trovando una risposta plausibile, ma era inutile, non conoscevo la risposta, decisi quindi di essere sincera.
"In realtà non lo so, sto solo facendo quello che mi va di fare"

Annuì, non contenta della mia risposta. Ma ero davvero confusa e non sapevo cosa dirle. Continuammo a mangiare in silenzio, sperando che sarebbe passata in fretta questa giornata e maledicendo Dinah e i manager che ci avevano concesso questo tempo libero.

Una volta finito mi offrii di pagare tutto io, dal momento che era stata una mia idea andare in quel posto.

"Dove vuoi andare?" Le chiesi quando fummo di nuovo all'aria aperta.

"Non saprei" rispose alzando le spalle.

"Prima ho deciso io, ora tocca a te. Dì il primo posto che ti viene in mente"

"Andiamo all'Empire State Building?" Mi chiese dopo poco con occhi supplicanti "Non ci sono mai stata"

Rimasi spiazzata per quella richiesta, ma mi ripresi subito, guardandola poi confusa.
"Sei seria? Sei stata così tante volte a New York che dovresti aver visto tutto"

"È vero, ma avevo sempre impegni e non sono mai riuscita ad andarci" spiegò rattristandosi "Però se non vuoi non fa nulla"

"No, va bene. Dobbiamo solo trovare un taxi" acconsentii velocemente, mettendomi subito da ricerca di un taxi libero.

Dopo una buona mezz'ora arrivammo a destinazione. Una volta scese davanti a noi si presentò l'enorme grattacielo.
Salimmo fino all'ottantaseiesimo piano, da dove avremmo potuto vedere tutto lo skyline di New York.

Neanche il tempo di far aprire le porte dell'ascensore che Camila corse fuori, come ad una bambina che vedeva per la prima volta qualcosa. Sorrisi a quella scena, faceva troppo tenerezza. A volte sembrava tornare ai vecchi tempi, quando ancora eravamo ragazzine.

"È stupendo qui su!" Esclamò la cubana, affascinata da quel magnifico panorama.

"Già" confermai, avvicinandomi a lei.

Eccomi con un altro capitolo, mi scuso sempre per eventuali errori, ma non ho controllato. Fatemi sapere cosa ne pensate e alla prossima 🌹

Find u Again (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora