Ammissione

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Riccardo si illuse che, al proprio risveglio il mattino dopo, la sensazione di pesantezza e di fastidio sarebbero scomparse così come erano arrivate a tormentarlo. E in realtà gli sembrò che fosse così mentre faceva colazione, si cambiava e saliva in macchina con suo padre per recarsi a scuola. Gli sembrò che fosse così quando si sedette al banco e tirò fuori i quaderni pronto a prendere appunti. Gli sembrò che fosse così quando uscì dall'aula per la sua solita passeggiata con Gabi.

Poi incrociò Colette per i corridoi e andò tutto in fumo. Lei non lo vide e non lo salutò ma a Riccardo bastò la sua vista per bloccarsi e sentire un groppo in gola. La conversazione del pomeriggio precedente gli tornò alla mente con prepotenza e lo stomaco iniziò di nuovo a fargli male.

Strinse i pugni e disse a Gabi: <<Usciamo? Mi manca l'aria>>.

Forse lo disse con un po' troppa cattiveria perché l'amico lo guardò in tralice esitando. Poi però rispose di sì e uscirono nel cortile.

Era il 5 maggio. Faceva caldo ed entrambi si tolsero le giacche della divisa. Riccardo fece in modo che Gabi parlasse d'altro, che lo distraesse dai propri pensieri. Si lasciò cullare da un'inutile conversazione sui compiti per quel weekend e ci mise tutto se stesso per partecipare.

La sera provò l'impulso di scrivere a Colette ma non lo fece. Covò la speranza che fosse lei a mandare un primo messaggio ma non si fece sentire nemmeno per tutto il sabato. Riccardo era così arrabbiato e pieno di sentimenti contrastanti che accolse l'uscita con il gruppo come una manna dal cielo. Aveva un bisogno fisico e mentale di distrarsi, di fare altro, se fosse rimasto a casa sarebbe impazzito.

Quella sera Colette sarebbe uscita con il suo famoso ragazzo. Il solo pensiero faceva provare a Riccardo tante cose, nessuna positiva.

Confidò nei suoi amici. C'erano Adé, Samguk, Wanli, Doug, Gabi, Subaru e Michael. Si parlò di parecchi argomenti tutti diversi e la serata fu davvero lunga. Riccardo si concentrò sulle loro parole, cercò di lasciarsi trasportare dalle loro risate, intervenendo nei dialoghi per non fare l'asociale e non lasciare intendere che qualcosa non andasse. Si era promesso di non pensare a Colette, non le avrebbe permesso di inquinare le sue uscite con il gruppo. Eppure non ci fu niente da fare.

Per quanto si odiasse per questo, Riccardo guardava i propri amici ridere, scherzare e fare battute e, pur con il sorriso di circostanza stampato in volto, non riusciva a smettere di pensare che non volesse trovarsi lì, quella sera. Non con loro, non in quel posto. E che Colette fosse chissà dove, con qualcun altro, a inondarlo di discorsi e chiacchiere, a rivolgergli il suo sorriso contagioso, a guardarlo con i suoi grandi occhi espressivi.

Purtroppo per lui, nessuno dei suoi amici era in grado di parlare abbastanza per tenerlo costantemente distratto. Aveva bisogno di una Colette di turno che non prendesse neanche fiato ma era Colette l'unica Colette che ci riusciva.

Tornò a casa più arrabbiato, depresso e frustrato di prima e non riuscì ad addormentarsi prima delle tre e mezza. Pensò sei o sette volte di scrivere a Colette, di chiederle come stesse andando l'appuntamento, per poi rimproverarsi perché non ne aveva alcun diritto.

Fu un weekend molto cupo. Domenica lei si fece sentire. La conversazione amichevole fu per Riccardo una magra consolazione, una cosa che gli fece solo più notare quello che non voleva affatto notare.

Non aveva voglia di mangiare ma doveva farlo per non far preoccupare sua madre. Voleva anche parlare con lei, confidarle i propri sentimenti ma covava ancora la speranza che fosse tutto una sua invenzione e preferì aspettare.

Lunedì andò discretamente meglio. Riccardo iniziò su se stesso un'opera di convincimento che il fatto che Colette stesse frequentando qualcuno non lo turbasse minimamente. Si disse che stesse solo attraversando un impeto di attaccamento verso una nuova amica, una reazione che aveva già avuto, persino con Gabi. Doveva smetterla e cominciare a crescere, le persone erano libere e non legate a lui da spesse catene. Il fatto che Colette avesse un fidanzato non gli precludeva di esserle amico e lei glielo stava facendo capire con la propria gentilezza e disponibilità.

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