Ritorno Alla Normalità. O Quasi...

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Dopo aver ottenuto la grazia di dormire fino alle dieci e mezza di mattina, Riccardo aprì gli occhi ma rimase sotto le coperte. Gli ci volle un po' per fare mente locale e analizzare che fosse il giorno dopo lo Spettacolo di Primavera. I ricordi della serata precedente gli tornarono a galla uno dopo l'altro con il compito di riportarlo alla realtà e fargli notare che si fosse appena chiuso un piccolo capitolo del suo percorso scolastico alla Raimon.

Vegetò nel letto rigirandosi a pancia in su. La domanda gli fu inevitabile: che ne sarebbe stato della sua amicizia con Colette Tremònt ora che non avevano più scuse per stare insieme? Sarebbe tornato tutto come prima, sarebbero tornati ad ignorarsi? O avrebbero continuato a vedersi?

Considerando quel che era successo, dubitava fortemente che lei avrebbe cercato altri contatti con lui.

In realtà, si disse, non aveva molto senso come ragionamento. Si erano trovati bene a lavorare insieme, e anche a parlare insieme. Riccardo si era confidato con lei parlandole di Bridget e lei l'aveva aiutato a superare quel trauma dandogli consigli su come reimpostare la propria vita. Non contavano nulla per lei quei brevi momenti? Il fatto che si fossero baciati non doveva compromettere quella che poteva trasformarsi in una bella amicizia. Avevano entrambi silenziosamente stabilito di archiviare l'accaduto, non potevano fare semplicemente finta che non fosse successo niente e ripartire da dove erano rimasti, come se Colette non fosse mai entrata in casa di Riccardo quel pomeriggio? O forse lui si era semplicemente illuso di aver trovato una nuova amica, mentre per lei contava solo il rapporto professionale.

Qualunque fosse la risposta, lo avrebbe scoperto a partire dal giorno dopo. Per quella domenica resistette alla tentazione di scriverle e lasciò il telefono da parte. Ora che lo Spettacolo di Primavera era terminato poteva tornare a concentrarsi sulle altre cose che occupavano la sua vita: il calcio e lo studio. Era indietro con un sacco di compiti a causa delle prove e ne approfittò per portarsi avanti.

Si sentì abbastanza soddisfatto del proprio lavoro e della propria capacità di concentrazione per gran parte del tempo. Ci fu solo uno scivolone quando, per puro caso, si ritrovò ad aprire il cassetto del comodino per prendere una crema che usava contro l'affaticamento delle articolazioni delle mani e scorse l'articolo su di lui scritto da Colette per il numero del giornalino scolastico dedicato ai giocatori della Raimon. Si era persino scordato di averlo tenuto. Lo rilesse, pensando, esattamente come mesi prima, che Colette avesse usato delle parole molto belle per descriverlo.

Prima che l'anno scolastico finisse, Colette avrebbe lavorato ad altri numeri del giornalino e si chiese se questo l'avrebbe portata ancora ad avere a che fare con lui. Non vedeva come, ma era una possibilità.

Riccardo iniziò la prima settimana dopo lo Spettacolo di Primavera con il proposito di tenere il più possibile a bada il pensiero di Colette. Per darsi un incentivo per rispettarlo, decise di continuare a tacere con Gabi o chiunque altro di quel che era successo tra di loro, credendo che ciò lo avrebbe portato piano piano a dimenticarsi dell'accaduto.

Il suo amico fu un'ottima scusa per riprendere contatto con la realtà cui era abituato. Le prove per lo Spettacolo di Primavera erano state una parentesi di varietà e nulla di più, aveva reso un favore a dei ragazzi in difficoltà, fine della storia.

Eppure, qualcosa era cambiato. Durante le passeggiate degli intervalli gli capitò di incrociare qualche membro del club di teatro, che lo salutava con allegria pur senza fermarsi a chiacchierare. Un piccolo gesto che gli fece capire di essersi guadagnato non proprio degli amici ma qualcosa di più di semplici fan che lo seguivano con lo sguardo senza azzardare un'interazione. Quella gente non lo salutava perché fosse popolare o degno di ammirazione ma perché aveva condiviso con lui un momento importante della carriera scolastica, perché aveva collaborato fianco a fianco con lui per sei settimane e aveva imparato a conoscerlo e a giudicarlo non come il capitano della squadra di calcio ma come un ragazzo capace di impegnarsi e di prestare se stesso per altri scopi oltre al torneo giovanile annuale. Inoltre, lo avevano apprezzato per qualità diverse da quelle mostrate sul campo da calcio e lui era sicuro che, per quelle sei settimane, si fossero persino scordati della nomea che lo precedeva. Assieme a loro, Riccardo non era più stato il virtuoso del campo ma il virtuoso della musica e la cosa gli fece un piacere inatteso.

Rispose a tutti i saluti che gli rivolsero, sorridendo con sincera riconoscenza alla loro volta, finché quel sorriso non gli rimase stampato in faccia.

Gabi se ne accorse e non resistette dal fare un commento: <<Sei diventato pieno di amici, eh?>>.

Riccardo non smentì, né entrò sulla difensiva.

<<L'esperienza con i ragazzi del club di teatro è stata gratificante sotto vari aspetti. Lo sapevi che ho riscritto tutti gli spartiti della recita?>>.

Non voleva vantarsi, glielo disse solo per sottolineargli come a teatro avesse scoperto di essere in grado di comporre, un traguardo molto molto significativo per un musicista che intendeva fare sul serio.

Gabi lo guardò sconvolto: <<No, non lo sapevo! Complimenti, stai diventato proprio un professionista>>.

L'unico fattore che mancò in quella giornata fu Colette. Riccardo portò implicitamente la passeggiata davanti al teatro e si voltò a guardare al suo interno, gesto che era diventato un'abitudine quotidiana e che compì senza nemmeno pensarci. La porta quel giorno era chiusa. Sulle prime si sorprese, ma poi si disse che fosse ovvio: lo spettacolo era finito, nessuno aveva più bisogno di provare. Però era talmente convinto di trovarvi Colette immersa in chissà quale scartoffia che scontrarsi con una porta chiusa gli fece per un attimo vacillare il sorriso.

Non incrociò Colette in nessuna parte della giornata. Non in corridoio, non fuori dall'istituto, non a ridosso del campo. Si auto-convinse di non esserci rimasto male ma non riusciva a togliersi di dosso quella spiacevole sensazione al petto e allo stomaco.

Portò avanti la scenetta del comportarsi come se fosse tutto tornato alla normalità anche durante gli allenamenti, interpretando il proprio ruolo di capitano in maniera professionale, senza sgarri né esitazioni. Dopo si intrattenne a parlare con Doug e Subaru di alcune questioni tecniche. Nessuno menzionò più la sua partecipazione allo spettacolo.

La sera, preso dalla noia, si sedette al pianoforte e pensò di ingannare il tempo suonando qualcosa a caso. Gli spartiti e il copione della recita erano ancora lì, pronti per essere archiviati ma conservati. Li raggruppò con cura e li mise a un lato dello strumento. Sepolto sotto tutto, scovò il foglietto su cui Colette gli aveva scritto in fretta il proprio numero di telefono. Lo prese in mano e lo guardò, chiedendosi se non fosse il caso di buttarlo dato che aveva salvato il numero in rubrica. Tuttavia non lo fece e lo depose tra le pagine del copione.

Intonò le note di un brano che non provava da un pezzo. Non si sentiva molto ispirato e si prese subito una pausa in cui estrasse il cellulare dalla tasca dei pantaloni e lo posò al suo fianco sullo sgabello. Nessun messaggio in arrivo. Ritentò con quel brano. Di tanto in tanto gettava occhiate al telefono per verificare la presenza della spia di segnalazione messaggio. Non brillò neanche una volta.

Chiuse gli occhi per concentrarsi meglio, lasciando entrare e diffondersi le note nella sua testa.

La prepotente immagine di Colette che lo baciava seduta su quello sgabello venne disegnata dalla musica, seguita dall'immagine ancora più prepotente di Colette che gli porgeva la mano a fine spettacolo, per suggellare la loro collaborazione.

Le dita gli scivolarono sui tasti sbagliati producendo una stonatura che rovinò la canzone, facendogli spalancare gli occhi di colpo.

<<Dannazione>> imprecò a denti stretti. Guardò il telefono al suo fianco con un brusco scatto della testa: niente.

Sospirò e lasciò perdere la musica per quella sera. Pensò di andare a dormire quando ebbe una strana illuminazione. Si fermò parecchio a riflettere se fosse il caso di assecondarla, ma alla fine lo fece e riuscì a sentirsi strano. Strano ma non pentito.

 E quale sarà l'illuminazione del nostro eroe??? Per scoprirlo restate sintonizzati! 😉

FDP

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