Riscossa

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Lunedì la Raimon disputò la terzultima partita di campionato.

Riccardo non era nelle minime condizioni di fare il capitano e si trascinò fino allo stadio con il desiderio di cedere la fascia a qualcun altro e starsene in panchina a guardare. Ma non poteva farlo.

Tuttavia negli spogliatoi, prima di scendere in campo, successe una cosa inaspettata che lo commosse. I suoi compagni lo circondarono e lo guardarono con un misto di affetto e comprensione. Riccardo ricambiò i loro sguardi con aria interrogativa. Poi Ryoma si fece avanti, gli mollò una pacca sulla spalla e lo abbracciò, battendogli la mano sulla schiena.

<<Siamo al tuo fianco piccola roccia>> gli disse.

In quel preciso istante Riccardo seppe che tutti, ma proprio tutti in squadra erano al corrente. Eppure non riuscì a vergognarsi, né a irritarsi, provò soltanto gratitudine. Immensa e stupenda gratitudine in un momento buio della propria esistenza. I suoi amici erano lì per lui e Riccardo aveva un bisogno disperato di loro. Sciolse l'abbraccio e guardò prima Ryoma, poi tutti gli altri con gli occhi lucidi e, finalmente, un sorriso.

<<Grazie ragazzi>> disse soltanto.

Scesero in campo. L'avversario era l'Alpine Jr. High. Riccardo non era in forma ma cercò di condurre al meglio la propria squadra e, alla fine, riuscirono a strappare un tre a due grazie anche al fatto che i suoi compagni coprirono le lacune e lo aiutarono laddove possibile. Quella partita servì a fargli capire quanto la Raimon fosse unita e che straordinario gruppo di amici avesse.

Per praticamente la prima volta dopo aver saputo che si frequentasse con qualcuno, Riccardo, nel corso della settimana, ebbe un faccia a faccia con Colette. Lei andò a trovarlo in classe durante un intervallo, cosa mai successa prima di allora. Riccardo lo avrebbe evitato ma non poteva ignorarla o fare finta di niente, così indossò la migliore maschera che possedeva e si sforzò di essere cordiale come se nulla fosse. Gabi si fece da parte per lasciare a entrambi un po' di spazio.

<<Ciao>> la salutò Riccardo.

<<Ciao, sono venuta a farti i complimenti per la partita>> rispose lei sorridente.

<<Grazie, sei venuta?>>.

Colette annuì: <<Ne mancano due, vero?>>.

<<Già, ne mancano due>>.

<<Allora bisogna vincere>>.

<<Speriamo...>>.

Cadde un silenzio imbarazzante in cui entrambi guardarono altrove. Riccardo desiderava soltanto che lei se ne andasse. Invece, dopo un po', gli disse: <<Vuoi fare due passi?>>.

Dire di no le avrebbe fatto capire che ci fosse qualcosa, così si ritrovò a dire di sì. Era la prima volta che passeggiava con lei per i corridoi, in un contesto dove tutti potevano vederli. Era molto strano, specialmente dopo le recenti auto-confessioni.

Riccardo cercò di godersi il giro e di far finta che fossero gli amici di sempre. La situazione era uguale a tante altre: Colette gli raccontò dello sviluppo dell'annuario con la sua tipica parlata incessante e lui non ebbe quasi margine di commento. Sperò che la passeggiata potesse fargli capire che con Colette potesse andare avanti in maniera amichevole e disinteressata ma non fece altro che confermargli quanto gli piacesse. Gli piaceva la sua voce, il suo parlare senza pause, la matita dietro l'orecchio, il suo ottimismo stampato in faccia. Voleva provare a tenerla per mano ma non poteva.

A un certo punto smise di ascoltarla e pensò di interromperla, parlarle in modo franco e dirle che non potevano più essere amici. Non riusciva a sopportare di starle vicino sapendo che ci fosse qualcun altro. Non lo fece perché suonò la campanella e lei lo salutò ma si promise di farlo al più presto. Sarebbe stato un brutto momento perché lei avrebbe richiesto spiegazioni e Riccardo non era intenzionato ad ammetterle apertamente di provare qualcosa per lei. Avrebbe dovuto mentire, o peggio non fornirle alcuna spiegazione e scomparire dalla sua vita da perfetto stronzo. L'avrebbe ferita ma lei aveva ferito lui senza rendersene conto. Avrebbero pareggiato i conti e non se ne sarebbe più parlato.

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