Diversi

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Al di fuori della partita di venerdì, fu una settimana molto tranquilla per Riccardo. Le prove con il gruppo di teatro andavano a gonfie vele, ormai aveva imparato benissimo tutti gli spartiti e riusciva ad eseguirli senza intoppi e senza guardare le proprie mani. Ne approfittò per godersi la recita dei compagni dalla propria posizione, e per guardare meglio Colette nelle sue battute e nel suo monologo. Era sempre un piacere notare quanto fosse brava, era certo che il pubblico sarebbe rimasto a bocca aperta durante le sue parti.

Quando provava a casa in solitudine, Riccardo notò che riuscisse a concentrarsi meglio pensando a Colette. Esattamente come aveva fatto per la riscrittura del quarto atto, chiudeva gli occhi e si immaginava le sue battute, le sue azioni, le sue mosse sul palco. Non se ne rese neanche conto ma la cosa ne innescò un'altra, ovvero che Riccardo si ritrovò a pensare a Colette anche in altri momenti della giornata. Gli venivano in mente alcuni buffi episodi successi dentro il teatro e sorrideva tra sé e sé divertito.

Giovedì ottenne il "permesso" di saltare le prove con la scusa che fossero gli ultimi allenamenti prima della partita. Colette non se la prese minimamente quando glielo chiese, affermando che tanto fosse già bravissimo e non avesse bisogno di provare come un dannato. La sera Riccardo le chiese per messaggio se sarebbe venuta a vedere la partita e lei rispose sì.

Forse perché di buon umore già di suo, o forse perché animato dalla consapevolezza che tra gli spalti ci fosse Colette, Riccardo giocò una splendida partita e la sua conduzione impeccabile e sapiente portò la Raimon a vincere con un vantaggio di ben quattro reti.

Quel sabato, l'ultimo prima dello spettacolo, Riccardo e Colette si intrattennero di nuovo più degli altri per provare il monologo, che era la parte più intensa di tutta la recita e, a parere di tutti, doveva essere quella fatta al meglio. Non ci misero molto perché a entrambi sembrava già perfetto e, fuori dai cancelli, rimasero per la seconda volta sulla panchina a parlare. Su iniziativa di Colette, e Riccardo gliene fu grato.

Come la settimana precedente, lei tirò fuori le sigarette dalla borsa e ne offrì una a Riccardo.

<<No grazie>> rispose lui e, poi, colto dalla curiosità, le chiese: <<Fammi capire, fumi solo in mia presenza? Non ti vedo mai durante la settimana>>.

Lei soffiò fuori il fumo e rise: <<Ma no, è solo una coincidenza! Non sono una fumatrice accanita, lo faccio solo a seconda delle circostanze. Tipo il sabato, per smaltire la fatica della settimana. Mi aiuta a rilassarmi>>.

<<Ah. Ci sono modi migliori per farlo>>.

Colette gli rivolse un'occhiata eloquente di chi vuole proprio sentire la furbizia dell'anno: <<Per esempio?>>.

<<Beh, puoi leggere>>.

<<Ci manca solo. La sigaretta mi dura due minuti, prova con qualcosa di più veloce>>.

<<Ok, allora potresti ascoltarti una canzone che ti piace>>.

<<Questa mi piace di più>>.

<<Meno fumi più sarà facile smettere>>.

Colette lo guardò a metà tra il divertita e l'intenerita da quei futili tentativi di "rimetterla sulla giusta strada" e alla fine cedette.

<<D'accordo, per oggi me ne fumo solo una. Sei contento?>>.

Riccardo arrossì: <<Lo dico per te, poi fai cosa vuoi>>.

Lei rise e cadde il silenzio, un silenzio che durò fino alla fine della sigaretta. Colette la gettò sul marciapiedi e la pestò, poi riprese la parola.

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