Umile

296 26 51
                                        

 Concentrarsi sugli allenamenti in vista della partita con la Royal fu un ottimo espediente per non pensare ad altro. Il mister caricò tutti di un peso mentale oltre che fisico, la vittoria era essenziale e obbligatoria. Riccardo si sentì sommerso dalla responsabilità di guidare la propria squadra a dare il massimo e servì solo a farlo entrare in ansia. Come gli capitava di fare quando attraversavano momenti di simile difficoltà, si chiese cosa lo avesse spinto ad accettare il posto di capitano, quando la Raimon disponeva di giocatori con una fermezza maggiore della sua. Tuttavia le circostanze avevano voluto che fosse proprio lui ad accettare quella fascia e scaricare l'incarico su qualcun altro sarebbe stata la dimostrazione più palese di codardia. Dopo tre anni non voleva farsi una simile figura.

Se non altro il pensiero di Colette scivolò in secondo piano. I loro contatti si limitavano a sporadici saluti le rare volte in cui si incrociavano a scuola ma a parte questo nulla di nuovo.

Un giorno di quella settimana, mentre si cambiavano le scarpe in spogliatoio, Gabi gli chiese: <<Come va con Colette?>>, in modo del tutto casuale.

Riccardo lo guardò interrogativo: <<In che senso come va con Colette?>>.

<<Sì, dico...siete sempre amici?>>.

<<Presumo>> si sorprese a non avere una risposta certa a quella domanda e dovette ripiegare su quel singolo termine.

<<Come presumi?>>.

<<Non è che abbiamo molto tempo per sentirci. Ognuno ha la sua vita>>.

Il tono pragmatico con cui lo disse fece desistere Gabi dal porre altre domande. Gli sembrò abbastanza seccato riguardo all'argomento ma poteva semplicemente essere per la sua tipica reticenza a sostenere interrogatori di carattere personale.

Il venerdì, dopo gli allenamenti, il mister fece delle correzioni a ognuno di loro, prima di rimandarli al lunedì dopo per proseguire la preparazione all'incontro di quel mercoledì. Non lasciò trasparire soddisfazione per il lavoro svolto fino a quel momento ma nemmeno pessimismo riguardo a una possibile vittoria e il congedo venne accolto con sospetto.

Ryoma si avvicinò a Riccardo e gli batté una pacca sulla schiena: <<Allora ci vediamo domani?>> disse con allegria.

Riccardo cadde dalle nuvole: <<Domani?>>.

<<Ma sì, ricordi? Mi hai promesso un allenamento speciale!>>.

Stranito, rimase a fissare Ryoma per qualche secondo. Davvero lo aveva fatto? E quando? Poi credette di ricordarsi: quando lo aveva beccato in corridoio mentre era andato a cercare Colette. Si era perso una parte del suo discorso per rispondere al saluto di lei e aveva concordato qualcosa che non ricordava; doveva essere l'allenamento speciale per quel sabato.

<<Ah sì, giusto!>> esclamò con finta convinzione, sperando che Ryoma non si fosse affatto accorto di nulla: <<Domani, certo. A che ora vuoi fare?>>.

<<Non lo so, alle due?>>.

<<Va bene>>.

<<Perfetto! Grazie Ric>>.

Per lo meno avrebbe avuto qualcosa da fare quel sabato.

Si recò a scuola per le 2 meno cinque e Ryoma arrivò in ritardo di venti minuti. Rimase ad aspettarlo appoggiato ai cancelli senza stupirsi più di tanto: Ryoma era fatto così. Non fosse stato così deciso ad allenarsi sarebbe anche stato possibile che paccasse l'appuntamento.

Mentre stava pensando di fargli uno squillo per accertarsi che non si fosse dimenticato o che non avesse letto male l'ora convinto di avere ancora del tempo, sentì una voce sorpresa a poca distanza da sé.

Il Bene Genera BeneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora