Rinascita

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Il risveglio di quella domenica fu come l'inizio di una nuova vita. Riccardo aprì gli occhi sotto la spinta di un prepotente raggio di sole che filtrava dalle tende sbattendogli in faccia ed ebbe come la sensazione che il precedente anno fosse stato letteralmente cancellato. Come se avesse di colpo fatto un reset e avesse cominciato da zero un secondo capitolo.

Scostò le coperte e si alzò. Aprì le tende, spalancò le finestre e lasciò che la fredda aria di febbraio gli sferzasse il viso, sorridendo al cielo sereno e a quella strana ma piacevole sensazione di libertà.

Passò la giornata dietro agli spartiti. Come aveva promesso a se stesso, terminò la correzione del quarto atto e lo provò fino a quando non gli sembrò assolutamente perfetto. Per aiutarsi a comporre la giusta musica, chiudeva gli occhi e immaginava la recitazione di Colette, con tutte le sue note drammatiche. Forte del fatto che fosse passato solo un giorno, la rivedeva nitidamente sul palco, sentiva la sua voce urlare la disperazione del suo personaggio, il suo gesticolare perfettamente intonato alla scena. Le dita di Riccardo scorrevano sui tasti al ritmo dettato dalla sua mente, aggiungevano peso alle immagini, la triste musica si diffondeva per la casa seguendo il filo dell'atto. Il monologo di Colette era un crescendo di sofferenza e, man mano che Riccardo sentiva le sue parole farsi più evocative, la pressione sui tasti aumentava, la musica saliva di tono, la sua fronte si incrinava per la concentrazione e le emozioni che la sua stessa composizione gli creava.

Nel tardo pomeriggio, sua madre venne a bussare alla porta, interrompendo la settima prova.

<<Sì?>> le urlò Riccardo dallo sgabello.

La testa della donna fece capolino nella stanza: <<Tesoro? Va tutto bene? È tutto il giorno che suoni cose tristi>>.

In quell'esatto momento Riccardo seppe di aver raggiunto la perfezione compositiva per il quarto atto. Trionfante, sorrise.

<<Sì, tutto bene. È sempre per la recita>>.

<<Meno male, mi stavo preoccupando!>>.

Rimasto solo, Riccardo realizzò che, finalmente, tutti gli spartiti dello spettacolo erano stati aggiustati. Il grosso del suo lavoro era finito e ci aveva messo soltanto tre settimane. Orgoglioso di se stesso, scrisse un messaggio a Colette.

"Quarto atto finito, domani lo proviamo".

La sua risposta arrivò dopo un'ora e mezza: "Bomber!". Stranamente lo fece ridere.

Il giorno dopo Riccardo si recò a scuola così di buon umore che se ne accorsero tutti. Aveva la mente sgombra da pensieri passati e negativi e non vedeva l'ora di andare ad allenarsi e di provare il quarto atto con il gruppo.

All'intervallo fece la sua solita passeggiata con Gabi. Per spegnere i sensi di colpa dovuti al mancato rispondere ai suoi messaggi, decise di comportarsi da amico e chiedergli di sabato.

<<Come è andata sabato sera? Vi siete visti alla fine?>>.

Era stato sollevato nel vedere che Gabi non ce l'avesse con lui, nonostante il prolungato silenzio di domenica.

<<È andata bene, nulla di che. Siamo andati all'Oboe, alla fine è venuto anche Eugene>> rispose quello.

Riccardo sorrise: <<Bene, sono contento>>.

Gabi lo fissò sospettoso per qualche istante: la sua faccia raggiante non gliela contava giusta.

<<Sicuro di stare bene?>> gli chiese all'improvviso.

<<A meraviglia, perché?>>.

<<Sei euforico>>.

<<E quindi?>>.

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