Partita

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 Per il resto della giornata e per tutto il sabato, Colette e Riccardo non si sentirono più. Lui archiviò la chat e si preparò al lungo lavoro di cancellazione mentale di tutti i bei ricordi che aveva con lei. Non riuscì neanche a piangere, non ne aveva più voglia.

Gli allenamenti straordinari del sabato furono una manna dal cielo. Riccardo si buttò a capofitto nell'unica cosa che rappresentava ancora una costante felice nella sua vita: il calcio. Il giorno dopo sarebbe stato molto importante, la Raimon era vicinissima a conquistarsi la coppa del torneo annuale e tutte le sue energie dovevano essere spese per tale obiettivo.

Alla fine era capitato quel che temeva: Colette aveva chiuso con lui prima della partita. Tuttavia ormai era successo, dunque piangersi addosso non serviva. Doveva scendere in campo e dimostrare a se stesso di essere in grado di tirare avanti, di essere forte e di essere uomo.

Prima di cominciare, negli spogliatoi, annunciò brevemente ai compagni l'esito negativo della propria battaglia. Tutti, come previsto, ci rimasero male.

Riccardo alzò le mani e interruppe ogni tentativo di incoraggiamento, insulti a Colette o simili: <<Ragazzi...Per favore, io direi di chiuderla qui. Sto bene e vi ringrazio di tutto ma mi capirete se non ho nessuna voglia di parlarne. Pensiamo a vincere, questo è tutto>>.

Annuirono e rispettarono il suo volere. Gli concessero delle pacche di solidarietà ma l'argomento venne archiviato e per Riccardo fu un sollievo.

Per tutta la durata degli allenamenti riuscì a non pensare a Colette. La sua rabbia e la sua frustrazione lo motivarono a dare il meglio di sé e a desiderare con tutto se stesso di vincere quella finale.

La sera, prima di andare a dormire, si decise ad affrontare per l'ultima volta la questione, con sua madre. Scese di sotto per darle la buona notte e la trovò seduta al tavolo della cucina a bersi una tisana e finire il capitolo di un libro. Lo sentì arrivare, alzò lo sguardo e gli sorrise. Riccardo rispose al sorriso.

<<Vuoi un tè, caro?>> chiese lei.

<<No grazie, sto per andare a dormire>> scostò la sedia e si sedette: <<Mamma. È finita. Con Colette intendo>>.

Sua madre perse il sorriso e assunse un'espressione addolorata: <<Oh, mi dispiace moltissimo>>.

<<Non devi. Sono forte, ricordi? Non è andata ma va bene così>>.

Vedendo che non ci credeva, Riccardo allungò una mano e le strinse il polso più vicino, sorridendo di più.

<<Grazie>> aggiunse.

Quell'unica parola la fece emozionare. Riccardo vide tutto il suo amore impresso nei suoi occhi che si facevano lucidi e lo guardavano come fosse la creatura più bella sulla faccia della Terra.

<<Ci sono sempre per te, tesoro>> disse.

<<Lo so>> Riccardo si alzò e si sporse per darle un bacio sulla tempia: <<Buona notte>>.

<<Buona notte>>.

Domenica, giorno della finale. La Raimon si ritrovò allo stadio centrale pronta a far vedere a tutti di cosa fosse capace. Erano le due del pomeriggio. L'incontro sarebbe cominciato alle tre e mezza.

Il mister Travis annunciò la formazione che sarebbe scesa in campo nel primo tempo e diede le ultime raccomandazioni alla squadra.

Terminò il discorso guardando Riccardo: <<Riccardo. Conto su di te>>.

Lui annuì con sicurezza: <<Sì mister. Non la deluderò>>.

Inforcò la fascia di capitano e spese due parole per i propri compagni.

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