Prime Parole

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Nel giorno in cui ebbe inizio la storia, Riccardo rischiò di arrivare a scuola in ritardo. Aveva perso molto tempo a cercare la felpa della squadra, che aveva espressamente detto a sua madre di non lavare senza essere ascoltato, con il risultato che non l'aveva più trovata nel solito posto in cui la lasciava e aveva dovuto mettersi a frugare nei cassetti.

Non era mai arrivato in ritardo a lezione e mise piede nell'istituto con la sgradevole sensazione che qualcuno, dall'alto, lo stesse giudicando male e gli stesse inserendo una bella nota disciplinare nel curriculum scolastico.

Come se non bastasse, il suo compagno e migliore amico Gabriel (Gabi) Garcia quel giorno sarebbe stato assente. Era la persona con cui aveva legato di più e, nonostante i tre anni già passati lì dentro, continuava a provare una sorta di disagio senza di lui al suo fianco. All'inizio perché si sentiva solo e spaesato in mezzo a una moltitudine di facce nuove; poi perché era diventato capitano della squadra di calcio dell'istituto e si era guadagnato, suo malgrado, una certa reputazione che portava la gente a puntargli gli occhi addosso quando passava.

Non si era ancora abituato a tutta quella popolarità, e a dirla tutta non si poteva dire che gli facesse piacere. In fondo non aveva fatto nulla di speciale, era solo bravo in quello che faceva.

Anche Gabi giocava nella sua squadra. Si erano conosciuti ai provini per entrare a farne parte. Gli era piaciuto perché non gli aveva fatto domande scomode e personali, non aveva ficcato il naso nella sua vita. E poi era stato gentile e lo aveva accompagnato fino all'aula in cui si sarebbe tenuta lezione. Da allora non si erano mai più separati.

Una normale giornata scolastica non era la stessa senza di lui. Ma in fondo glielo aveva detto il giorno prima, che non sarebbe venuto per una brutta influenza intestinale che si era preso. Nel pomeriggio Riccardo sarebbe passato a casa sua per dargli i propri appunti e accertarsi delle sue condizioni. Anzi...ci sarebbe stato giusto il tempo per una toccata e fuga, perché alle cinque avrebbe avuto lezione di piano e non poteva assolutamente saltarla.

Al suono della campanella raccolse le proprie cose e uscì dalla classe diretto alle palestre per gli allenamenti con la squadra. Stava proprio pensando ai suoi programmi per il pomeriggio quando si sentì chiamare.

Si fermò e si voltò. A chiamarlo era stata una ragazza con una lunga coda di cavallo e una matita infilata dietro l'orecchio.

La conosceva: si chiamava Colette Tremònt. Avevano fatto le scuole medie insieme ma in classi diverse e lo stesso valeva per le scuole superiori. Si erano rivolti la parola sporadicamente, giusto un saluto quando si incrociavano, segnale che fossero a conoscenza l'uno dell'esistenza dell'altra. A pensarci bene era la prima volta che lo chiamava per nome e gli veniva incontro sorridendo.

<<Ciao>> la salutò educatamente, chiedendosi cosa mai potesse volere da lui.

Colette andò subito al punto: <<Ciao. Ho un favore da chiederti. Questo giovedì vengono in visita le future matricole della scuola e ho il compito di portarle un po' in giro a vedere l'istituto. Sicuramente non vedranno l'ora di conoscere la squadra di calcio e vorrei sapere se fosse possibile estendere il giro anche al campo mentre vi state allenando>>.

La prima cosa che si chiese Riccardo fu: da quando organizzavano tour guidati per le matricole? A lui non l'avevano fatto fare. Comunque non c'era niente di male a permettere a quei ragazzini di assistere a un allenamento.

<<D'accordo, va bene. Però perché lo chiedi a me? Forse faresti meglio a parlarne con l'allenatore>> rispose.

<<Sei stata la prima persona che ho incontrato>> gli sorrise con solarità: <<Allora grazie! Buona giornata!>> gli passò di fianco facendogli un gesto con la mano e si allontanò per la propria strada.

Riccardo rimase lì a guardarla per qualche secondo, chiedendosi anche perché toccasse a lei occuparsi delle matricole. Poi decise che, in fondo, non gli importava e si recò agli allenamenti.

Come aveva promesso a se stesso, dopo scuola andò da Gabi per dargli gli appunti. Lo trovò alla scrivania a guardarsi una serie TV in streaming ed era ancora messo abbastanza male in fatto di intestino. Gli disse che stava seguendo una cura di fermenti che prevedeva tre yogurt al giorno e già ne aveva le scatole piene.

Riccardo gli raccontò la giornata, che non aveva presentato alcuna parte interessante. L'allenamento era stato tranquillo e veloce, non c'erano partite in vista e il mister li aveva tenuti in campo poco. Almeno Gabi non si era perso niente di eclatante.

Era caduto un istante di silenzio, quando Riccardo si ricordò dell'episodio fuori dalla classe.

<<Oggi è venuta a parlarmi Colette Tremònt. Ha detto che giovedì vengono in visita le future matricole e mi ha chiesto se può portarle al campo>> disse.

<<Le future matricole? Adesso la Raimon si mette pure a organizzare open day?>>.

<<A quanto pare...>>.

<<Come mai te l'ha detto Colette?>>.

<<Non lo so. È lei che si occupa del giro>>.

Gabi annuì. Poi si alzò quasi di scatto: <<Scusa amico, devo cacciarti. Il bagno mi chiama>>.

Riccardo tornò a casa appena in tempo per la lezione di piano e, per l'ora e mezza successiva, svuotò la mente lasciando i pensieri liberi di vagare tra i tasti bianco-neri.


Primo capitoletto a scopo di presentazione! Praticamente non è successo un tubo ma si sono poste le basi per il seguito 🤭

Se continuate mi fate felice ❣️

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