Due caffè, grazie

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4. Due caffè, grazie

I giorni passano in fretta e Febbraio è quasi giunto al termine, ciò significa che manca sempre meno al matrimonio ed io non so se sono realmente pronta a fare questo passo.

Non so, durante le due prove degli abiti, mi sentivo a disagio, fuori luogo, i vestiti che ho provato erano bellissimi ma non facevano per me, non mi sentivo Aura.

Io sono più una ragazza da abito bianco semplice acquistato a poco dal negozietto dietro l'angolo, detesto tutto ciò che è sfarzoso, alla fine quell'abito lo indosserò solamente quel giorno e poi finirà nell'armadio a prendere polvere, entrerà a far parte dei ricordi. I ricordi, proprio loro sono che mi fanno mancare l'aria, mi danno il tormento, soprattutto perché io avevo immaginato il mio matrimonio totalmente diverso.

Come prima cosa non mi sarei sposata in Chiesa, non perché io abbia qualcosa contro la Chiesa, io sono una ragazza credente ma in un modo tutto mio, quando ho tempo vado a Messa, prego, ma non mi lego più ai sacerdoti, perché anche se indossano un saio, sono pur sempre uomini come noi.

Avrei preferito sposarmi magari in una spiaggia in qualche parte del mondo, una delle ultime volte che ne abbiamo parlato con Niccolò stavamo scegliendo la meta in un modo a dir poco ortodosso. Abbiamo acquistato un mappamondo e lo abbiamo fatto girare per poi ad occhi chiusi puntare il dito e vedere che meta fosse uscita, peccato che al quinto buco nell'acqua abbiamo lasciato perdere il mappamondo e ci eravamo affidati a Google.

Soprattutto avrei evitato il giro di tutti gli atelier di abiti da sposa di Roma, per fortuna oggi pomeriggio sono riuscita a spostare un'ulteriore caccia all'abito, però a non darmi tregua per oggi c'è un problema ben più grande e pericoloso dell'abito, ovvero: Niccolò.

Dopo giorni e settimane di messaggi e telefonate, oggi pomeriggio ci incontriamo per un caffè perché ha bisogno di parlarmi urgentemente di una cosa molto importante. Sono leggermente in ansia visto che l'ultima volta che ci siamo incontrati, ci siamo baciati e lui mi ha confessato di amarmi ancora, vorrei non andarci da sola, ma purtroppo Andrea ha un impegno misterioso e non può accompagnarmi.

Altra nota negativa è che andremo nel bar dove solitamente andavamo io e lui, sembra che lo faccia apposta a rendermi la vita difficile. Come se non bastasse la testa non mi dà pace, mi sta facendo riaffiorare troppo spesso ricordi con lui, le nostre risate, le nostre cene ordinate su Just-eat perché non avevamo nulla di commestibile da mangiare, oltre ai croccantini di Spugna, i suoi abbracci, cosa darei per riceverne uno, mi mancano, mi manca quella sensazione di protezione che mi donavano.

Aura, basta, riprenditi, non puoi costantemente pensare al passato!

Peccato però che quella scatola nascosta nell'armadio mi implora di essere aperta, ma non posso ora, perché devo finire di lavorare, aspettare Andrea per pranzare e poi vedermi con Niccolò.

Per non pensarci e concentrarmi sul lavoro decido di mettermi le cuffie e di far partire la riproduzione casuale della mia playlist su Spotify, tutto fila liscio finché non parte Peter Pan (Vuoi volare con me),immediatamente tento di skipparla ma l'applicazione ha deciso di bloccarsi e di conseguenza anche chiudendola in maniera "forzata" la canzone continuava a riprodursi. Decido di arrendermi e di ascoltarla, ormai come si suol dire: "il danno è fatto".

Riascoltarla dopo averlo rivisto mi fa ancor di più effetto, soprattutto perché certi ricordi non puoi cancellarli, puoi solo andare avanti e fingere che non ti facciano mancare l'aria, puoi tentare di rifarti una vita, di sposarti, puoi innamorarti di una nuova persona, ma non sarà mai la stessa cosa.

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