Un anno e mezzo dopo

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1. Un anno e mezzo dopo

Febbraio 2021

E’ passato 1 anno e mezzo da quel 4 Luglio 2019 e da quel giorno sono successe tante cose.

Se ricordate, non appena finito il concerto, e dopo aver salutato tutti, Niccolò compreso, inconsapevole di tutto, sono tornata con Andrea a Monopoli, dalla mia famiglia.

Ritornare a casa è stato tremendo sapendo ciò che avevo fatto è stato tremendo, ma era l’unico modo per proteggere Niccolò.
Esteriormente non avevo cicatrici, ferite o altro, ma emotivamente ero distrutta, non sapevo neanch’io da dove ricominciare a vivere, soprattutto come ricominciare senza Niccolò. Non ho avuto il coraggio di riconsegnargli il bracciale e la collana, perché sarebbe stato peggio, ho trascorso giorni chiusa in casa a versare tutte le lacrime che il mio corpo conteneva, ho spento il telefono perché da quella sera continuava a suonare incessantemente: chiamate e messaggi da parte di Niccolò, notifiche di Instagram di lui e la sua ex in barca in Costiera Amalfitana, abbracciati, felici, spensierati, ma soprattutto vedere lei inconsapevole che quel viaggio era opera mia.

Dopo qualche giorno passato così, mio fratello e Andrea mi hanno sbattuta fuori dal letto e costretta a reagire, e soprattutto a raccontare tutto a mio fratello, che immediatamente ha collegato tutto, capendo che non era colpa di Niccolò se ero ridotta così, ma colpa di nostro padre e mia che ho deciso di non parlare e di agire, sacrificando la cosa più importante della mia vita: Niccolò.

Subito Gabri mi ha dato i famosi incartamenti che incastravano nostro padre e i suoi scagnozzi, come colpevoli di truffe, e tanti altri reati che se per errore fossero andati in mano alla stampa americana, o ancor meglio in mano alla polizia sarebbe crollato il castello di carta di Carlo Santoro. Così mi son detta: se lui ha avuto il coraggio di minacciare sua figlia, perché io non dovrei fare lo stesso con lui?! E così, dopo essermi informata a dovere, sono partita per New York e una mattina mi sono fatta trovare nell’ufficio del mio paparino ad attenderlo seduta alla sua scrivania, sulla sua sedia di pelle, con una sorpresa molto bella per lui: la fine dell’impero di Carlo Santoro.

Sì, avete letto bene, ho messo fine alla sua carriera e quella di chi gli stava intorno, come? Semplicemente mostrando a tutta l’America chi realmente fosse, ovvero un malato mentale, che si è costruito un impero sulle disgrazie altrui, causate, il 90% delle volte da lui, e soprattutto minacciando sua figlia. L’azienda assicurativa di cui era a capo è andata in bancarotta e per pagare i danni è stata venduta, mentre lui e i suoi collaboratori sono finiti dritti in carcere e ci rimarranno per tanti, tanti anni. Mia mamma? Chi l’ha vista. La casa dove vivevano ho scoperto essere intestata a me e mio fratello, di conseguenza abbiamo deciso di venderla.

Proprio mentre io ero a New York, lo era anche Niccolò e per caso l’ho visto. Okay, non per caso, mi sono informata da Cocco su dove stessero e gli sono passata d’accanto senza farmi riconoscere, la sensazione che ho avuto è stata la stessa della prima volta, ovvero farfalle nello stomaco, salivazione pari a zero, risentire il suo profumo è stato qualcosa di indescrivibile.
Ero talmente distratta che ci siamo scontrati, fortunatamente gli ho chiesto sottovoce scusa per poi scappare via.

Tornata in Italia, mi sono messa alla ricerca di un appartamento a Roma, il più possibile lontano da Niccolò e grazie a Leo l’ho trovata anche abbastanza vicino allo studio di Sofia, sì perché ho deciso di rimanere a lavorare con lei e in più ho iniziato a lavorare in un giornale online che si occupa di musica.

Ho fatto shooting per tanti artisti, tra cui Fabrizio Moro che mi ha immediatamente riconosciuta, avendomi conosciuta all’Olimpico. Fabrizio, dopo il servizio fotografico mi ha chiesto di seguirlo fuori mentre si fumava una sigaretta, inizialmente non capivo la motivazione, ma poi mi è stata ben chiara: voleva parlarmi di Niccolò.

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