Federico si chiuse la porta di casa alle spalle e vi si appoggiò con la schiena prima di scivolare lungo la superficie fino a sedersi sul pavimento, ancora scosso per tutte le emozioni che la giornata con Benjamin gli aveva regalato.
Era stata ricca di momenti indescrivibili e nonostante tra i due quello più sorpreso fosse il moro, anche Federico aveva bisogno di qualche attimo per scendere a patti con tutto ciò che Benjamin smuoveva dentro di lui attraverso piccoli gesti che però significavano tanto, più di quanto entrambi potessero descrivere a parole.
Strinse le ginocchia al petto e vi appoggiò la testa, chiudendo gli occhi mentre le immagini di loro due insieme scorrevano sotto le sue palpebre.«Sento tutto al proprio posto quando sto con te, tu mi aggiusti sempre», disse Benjamin e a Federico sembrò mancare il respiro per l'intensità di quelle parole.
«Non ti chiederò nulla Ben… ma sappi che quando vorrai parlare io sarò qui», rispose stringendolo forte, come potesse scappare. «Scusa se ho rovinato tutto, io non volevo piangere… non volevo avere un crollo davanti a te, per l'ennesima volta, io...»
«Va tutto bene», lo interruppe con un dito posato delicatamente sulla sua bocca schiusa.
«Non ti devi scusare ma soprattutto non devi pensare di aver rovinato qualcosa perché non è così, non si può scegliere quando crollare… piuttosto scusami tu, volevo solo fare un bagno e non pensavo che chiederti di venire con me ti avrebbe fatto stare così tanto male», disse dispiaciuto.
«Non è colpa tua ma di tutto il dolore che mi porto addosso da cinque anni, vorrei lasciarlo andare ma non ci riesco», rispose tirando su con il naso. «Ammetterlo mi spaventa ma tu riesci a farlo svanire almeno un po', mi sento meglio quando ci sei però poi ricompare all'improvviso e mi fa affondare», aggiunse e fece scivolare le dita sul fianco di Federico prima di raggiungere il braccio a accarezzarlo piano, beandosi del suo calore.
«Il dolore non deve più essere la tua medicina», affermò il biondo.
«Non so come si vive senza soffrire», ammise sconfitto. «Oggi volevo solo stare bene con te e godermi questa giornata in spiaggia e guarda cos'è successo solo perché ti ho visto fare il bagno… mi sono comparse troppe immagini dolorose davanti agli occhi e non ho capito più nulla, mi tormentano sempre Federico… anche di notte, anche quando vorrei solamente dormire», confessò sconvolto.
«Che cosa hai visto prima?», chiese cauto.
«La mia vecchia vita… io a camminare in spiaggia con il surf sottobraccio e poi io a cavalcare le onde, mi sembrava di sentire in modo vivido quella sensazione di libertà che non ho mai più provato dopo aver smesso di surfare», raccontò e sentì le mani del biondo muoversi su e giù lungo la schiena, a scaldargli la pelle e il cuore. «E poi altri ricordi del mio passato, vorrei solo riviverli senza soffrire eppure mi lacerano… sembrano spezzarmi in due», aggiunse e per la prima volta pensò che avrebbe davvero potuto raccontargli di Aiden ma non lo fece, sentiva di poter crollare da un momento all'altro se solo ci avesse provato.
«Mia nonna mi manca sempre e vorrei che fosse qui per raccontarle tutto ciò che mi succede, vorrei dirle che ho conosciuto un ragazzo australiano con l'oceano negli occhi e magari farglielo conoscere… vorrei condividere ogni cosa con lei, perché noi due non avevamo bisogno di parole ma ci capivamo con un solo sguardo», disse e fece una pausa perché Benjamin gli sorrise facendogli perdere il filo del discorso. «Purtroppo non posso perché lei non è più qui ma ho i ricordi del tempo che abbiamo passato insieme e quelli non può portarmeli via nessuno, so che non è la stessa cosa e non basta un ricordo a farmi stare meglio ma è tutto ciò che ho e quando penso a lei sorrido perché i momenti che abbiamo vissuto rimarranno per sempre», continuò e sentì le dita del moro farsi strada tra le proprie. «Non voglio essere triste quando ci penso, perché mentre li vivevo ero felice e lo era anche lei», concluse e abbozzò un sorriso.
«Ti ammiro tanto», sussurrò Benjamin. «Vorrei fare come te ma anche se sono passati già cinque anni non ci riesco, mi aggrappo a quei ricordi perché sono tutto quello che mi resta ma quando vedo i suoi occhi e sento le nostre risate mi manca l'aria e riaffiorano i sensi di colpa», aggiunse sistemandosi meglio tra le braccia tatuate e accoglienti di Federico.
«Il dolore non passa mai del tutto, quella del tempo che guarisce le ferite è solo una cazzata», rispose il biondo. «Non sentirti sbagliato perché dopo cinque anni soffri ancora… sono i sensi di colpa a impedirti di andare avanti e affrontare la perdita», aggiunse e Benjamin sussultò sentendosi incredibilmente vulnerabile, perché Federico aveva colto nel segno.
Involontariamente si irrigidì ma il biondo se lo aspettava e lo fece calmare con qualche carezza e un bacio tra i capelli.
«Vieni con me sul bagnasciuga?», chiese il moro titubante ma convinto, dopo qualche minuto passato in silenzio.
Voleva provare a fare un altro passo in avanti, perché ricordava quanto fosse stato bene dopo la guerra a suon di schizzi che aveva fatto con Federico qualche tempo prima.
«Sì Ben… ma ne sei sicuro? Non sforzarti, se non ti senti ancora pronto va bene… ognuno ha i suoi tempi», rispose premuroso e Benjamin lo apprezzò anche se non lo disse, si limitò ad annuire e ad alzarsi allungando il braccio per stringergli la mano.
«È bellissimo», sussurrò quando la prima onda raggiunse le sue caviglie, schizzandogli le gambe. «Mi è mancato così tanto», aggiunse tentando di ignorare i sensi di colpa annegando negli occhi azzurri del biondo, studiandone le sfumature messe in risalto dai raggi solari che scaldavano l’atmosfera.
Federico si abbassò a bagnarsi le mani e circondò il viso sorridente di Benjamin prima di sfiorargli le labbra e baciarlo delicatamente sentendolo sorridere.
Il moro accettò quel bacio e lo guardò negli occhi per un tempo indefinito, poi fece lo stesso gesto.
Si chinò a sfiorare l'acqua con le dita e poi il viso di Federico, fino a raggiungere la sua bocca prima di baciarla piano, sentendo il suo sapore mischiato a quello della salsedine.
Avrebbe voluto schiudere le labbra e giocare a rincorrere la sua lingua ma non lo fece, si limitò a baciarlo ancora e ancora, senza spingersi oltre perché non si sentiva pronto.
Per lui i baci erano qualcosa di speciale, qualcosa che a Federico voleva concedere ma non in quel momento perché sentiva di avergli già concesso troppo: paure, sentimenti, lacrime, abbracci, sorrisi.
E non voleva rovinare tutto, non poteva permetterselo perché anche se si sentiva un totale casino sapeva che il biondo era la cosa più bella che gli fosse mai capitata e voleva tenersela stretta, al riparo da tutti i suoi mostri.
«Ti brillano gli occhi Benjamin», sussurrò il biondo osservando com’era cambiato il suo sguardo. «Il mare ti rende felice», aggiunse facendolo commuovere.
«Troppo e da sempre», confermò. «Ma è proprio per questo che mi sono costretto a starne lontano, volevo rinunciare alla mia felicità… volevo guardarlo da lontano, seduto sulla scogliera, e sentire il cuore spegnersi ogni giorno di più», disse abbassando lo sguardo a osservare la schiuma che incontrava la sabbia bianca.
Si sentiva un bambino che scopriva l’oceano per la prima volta, non aveva dimenticato ciò che quell’immensa distesa blu gli aveva sempre regalato ma lo stava vivendo in modo diverso, con nuove paure e consapevolezze.
Il battito accelerò nel suo petto quando Federico si tuffò e uscì subito per stringerlo in un abbraccio bagnato al sapore di sale, sentì le gambe cedere per l’estrema dolcezza di tutti quei gesti e di nuovo la fastidiosa e imponente convinzione di non meritarsi nulla.
«Tu meriti di essere felice», gli sussurrò il biondo all’orecchio come se gli avesse letto nel pensiero; la voce calda di Federico sovrastò quella nella sua testa, così Benjamin lo abbracciò più stretto e riuscì a credere alle sue parole.
«La felicità vorrei riscoprirla con te, perché quello che provo quando sei con me è ciò che più ci si avvicina dopo anni trascorsi ad evitarla come fosse un incendio da cui sfuggire», gli disse. «Insegnami ad essere di nuovo felice», aggiunse sottovoce.
Poi solo abbracci e carezze unirono i loro corpi bagnati e dopo un'ultima passeggiata tra le onde al tramonto, Benjamin prese coraggio e propose al biondo di mangiare una pizza insieme.
Lui, che per anni si era rifiutato di uscire di casa se non per andare a lavorare, al Birdees o alla scogliera.
Lui, che aveva passato ogni Sabato sera ad autodistruggersi, era riuscito a fare una proposta normale per trascorrere una serata diversa da tutte le altre, in compagnia dell'unica persona che voleva avere vicino in quel momento.
«Spero che ti piaccia… è un ristorante italiano gestito da un pizzaiolo di Napoli, così ti senti un po' a casa», esordì il moro aprendo la porta del locale.
Non lo aveva mai provato ma per Federico voleva qualcosa di speciale e lo vide sorridere, capendo che aveva apprezzato il suo gesto.
«È molto dolce da parte tua», disse infatti il biondo. «Grazie per aver pensato a me e alle mie origini ma ti assicuro che avrei apprezzato un ristorante qualunque… tu non sei mai stato qui?», aggiunse seguendolo al tavolo.
«No, mai», rispose sedendosi. «Ha aperto da poco più di un anno e ultimamente non sono uscito spesso, di solito ordino da asporto e mi faccio consegnare le ordinazioni a casa», spiegò e lo vide annuire.
«Quindi sono io l'unico con cui sei uscito a cena negli ultimi mesi?», si informò ammiccando.
«Anni», lo corresse. «Solo con te ed è già la terza volta… ma non è un un appuntamento», precisò e Federico rise sfiorandogli la mano.
«Non è un appuntamento», acconsentì il biondo. «Gli appuntamenti sono solo un cliché», aggiunse strizzandogli l'occhiolino.
«Ordina tu per me», lo invitò Benjamin senza neanche aprire il menù.
«Questa sarà la prima vera pizza che mangerai quindi vado sul classico… una margherita con mozzarella di bufala per farti assaggiare qualcosa di davvero tipico», disse senza pensarci troppo.
«Margherita con mozzarella di bufala… sembra buona», affermò Benjamin e Federico rise, incapace di trattenersi.
«Perché ridi?», chiese confuso e si guardò intorno per capire se si fosse perso qualche strano avvenimento.
«Per come l'hai detto… la tua pronuncia e il tuo accento sono davvero particolari, è troppo divertente sentirti pronunciare parole in italiano», spiegò e rise ancora, contagiando anche Benjamin che subito dopo finse un broncio sporgendo il labbro inferiore.
«Non fare l'offeso altrimenti mi tocca toglierti quel broncio», disse allusivo.
«E come?», lo provocò con un tono fintamente ingenuo che mandò Federico su di giri.
Vedere il moro così sereno gli scaldava il cuore e sapere di essere capace di smuovere in lui tutte quelle emozioni lo gratificava, perché voleva vederlo felice.
«Con un bacio», rispose sfrontato.
Benjamin per tutta risposta fece la stessa espressione di prima, incatenando gli occhi a quelli del biondo.
«Provocatore che non sei altro!», esclamò Federico e si sporse sul tavolo per baciarlo, mordendogli piano le labbra.
Era un gioco pericoloso e lo sapevano entrambi, perché ogni volta che si avvicinavano tante scintille luccicanti come fuochi d'artificio scoppiavano tra loro e le bocche si reclamavano come calamite.
«Ora non sono più imbronciato», affermò Benjamin soddisfatto.
«Basta un bacio a toglierti il broncio?», chiese compiaciuto.
«Basti tu», rispose di getto, senza neanche pensarci perché in fondo non aveva bisogno di farlo. Il cuore si stava lentamente liberando dalla gabbia di ghiaccio nella quale era rinchiuso e gli stava lanciando chiari segnali, non poteva più opporsi all'attrazione per quel ragazzo tutto sorrisi e tatuaggi, ma soprattutto alle scosse che gli facevano vibrare le corde dell'anima.Federico tornò al presente ma i ricordi di quella serata insolita e inaspettata si erano incastrati ovunque, sentì il cellulare vibrare e rispose di getto senza nemmeno guardare.
«Federico, ciao! Scusa per l'orario, ti disturbo?», chiese Dylan dall'altro capo del telefono.
«Ciao Dylan, no… dimmi», rispose tranquillo perché il suo tono di voce non lasciava presagire nulla di strano.
«Hai impegni domani? So che è Domenica ma per la prossima settimana mi hanno fissato molte riunioni alle quali non posso mancare… volevo mostrarti alcune modifiche che ho fatto, seguendo il consiglio di un collega», propose e il biondo si incuriosì subito.
La collaborazione tra loro era sempre più produttiva, si erano presi del tempo per progettare qualcosa che convincesse entrambi quindi non avevano ancora iniziato ufficialmente i lavori ma prevedevano di farlo quanto prima.
«Va bene domani, a che ora?», chiese e si accordarono per incontrarsi subito dopo pranzo, prima di salutarsi e di tornare ognuno ai propri pensieri.
Il biondo allontanò il telefono dall'orecchio e rimase cinque minuti a fissare lo schermo prima di decidersi a digitare un messaggio per Benjamin e sorridere come un bambino al luna park.
"Ti insegnerò ad essere felice".
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As free as the ocean | Fenji
FanfictionOgni persona vive il dolore in modi diversi. C'è chi lo combatte e reagisce, rialzandosi più forte di prima e portando con orgoglio le proprie cicatrici, dimostrando che si può rinascere dalle ceneri. E poi c'è chi lo assorbe fino a farlo diventare...