So many question,
so much on my mind,
so many answers I can't find.
I wish I could turn back the time.
[Everybody hurts; Avril Lavigne]Benjamin pensò di aver dimenticato come si respirasse, Federico lo stava guardando come se fosse un tramonto sul mare e gli aveva appena detto di essere innamorato di lui.
Pensava di essere stato catapultato in un sogno, allora perché sentiva il cuore rimbombare tra le costole e le mani tremare? Era tutto reale e il moro non riuscì a far altro se non sorridere sulle sue labbra e baciarlo ancora e ancora, mischiando i loro sapori in un bacio che era tanto dolce quanto passionale.
Sentì le mani del biondo stringergli i fianchi fino a intrufolarsi sotto la maglietta e un brivido scivolò lungo la colonna vertebrale, gli piaceva sentirsi un tutt’uno con l’altro e avere le sue dita a sfiorargli la pelle.
Nessuno lo aveva mai toccato come faceva lui, nessuno aveva mai avuto nei suoi confronti gesti caratterizzati da così tanta premura e attenzione.
«Ti porto a innamorarti anche di questa città», sussurrò all’improvviso perché la voglia di vedere gli occhi azzurri di Federico illuminarsi mentre osservavano le meraviglie di Sydney si impossessò di lui.
Voleva costruire nuovi ricordi e tornare a godere della bellezza di uno dei luoghi più belli di tutta l’Australia in compagnia della persona che aveva ribaltato ogni sua aspettativa e certezza.
«Avrò la guida più bella di tutte», rispose scompigliandogli i capelli. «Mi cambio la maglietta e sono pronto, dammi due minuti e usciamo», aggiunse e notò il suo sguardo ammiccante così decise di provocarlo e si spogliò davanti a lui, indugiando più del dovuto davanti alle t-shirt piegate nella valigia. «Andiamo?», chiese malizioso porgendogli la mano.
«Andiamo», confermò e dieci minuti più tardi erano immersi nell’atmosfera cittadina di Sydney. «Sai cosa dicono di questa città? O la ami, o la odi… è molto particolare e alcuni turisti la trovano meno bella di altre mete, dicono che non c’è nulla di speciale», raccontò senza mai slegare le dita dalle sue.
Aveva bisogno di sentirlo vicino, di sapere che era lì e che non sarebbe andato via.
Aveva bisogno che attraverso quella stretta di mano gli infondesse un cocktail di forza e positività da bere alla goccia, aveva bisogno di sapere di non essere più solo contro il mondo e i ricordi.
«Qui dove siamo?», domandò curioso quando intuì che fosse un punto turistico.
«Nel quartiere più storico della città… si chiama The Rocks», spiegò. «Prima era molto degradato, ora è tra gli angoli più caratteristici del posto ed è stato ristrutturato ma conserva un certo fascino», disse e iniziarono a perdersi tra i vicoli all’ombra dei palazzi in stile ottocentesco.
Numerosi turisti affollavano quelle stradine, altri erano seduti a sorseggiare drink nei tipici locali che affacciavano sul porto.
«È molto particolare», affermò guardandosi intorno, facendo saettare ovunque il suo sguardo curioso. «Mi sembra di essere in Europa, richiama molto alcune città europee», disse ricordando alcuni dei suoi viaggi.
«Sì, lo dicono in tanti», confermò sorridendo. «Ti sta piacendo il posto?», chiese invitandolo ad entrare in un negozio che vendeva souvenir.
«Molto», disse contento. «Soprattutto perché lo sto scoprendo con te», aggiunse e Benjamin percepì quella frase come una pugnalata a trafiggergli la pelle scavando in profondità.
Aiden gli aveva detto la stessa cosa usando altri termini e ricordarlo fu come fare un tuffo nel passato, un tuffo negli abissi scuri della sua anima.
ll biondo osservò il suo sguardo rabbuiarsi e cercò di distrarlo mostrandogli un simpatico koala di peluche con una maglietta che raffigurava la bandiera australiana; lo prese e lo agitò davanti al suo viso facendo la vocina.
«Sorridi per me?», disse e il moro non riuscì a non farlo, Federico era buffo e lo fece ridacchiare raggiungendo il suo obiettivo.
«Finiamo il giro del quartiere così ti porto all’Harbour Bridge… ti va di percorrerlo tutto e arrivare dall’altra parte? È lungo poco più di un chilometro», propose ignorando la stretta allo stomaco, si era impegnato per studiare un itinerario che fosse diverso ma Aiden era in ogni angolo di quella città.
«Certo, tanto mi fermerò mille volte a fare delle foto», scherzò e allungò la mano libera per sfiorargli il naso. «Brad in che zona vive?», si informò curioso.
«Non è molto distante da qui… in macchina sono circa quindici minuti ma a piedi ci vuole più di mezz’ora, è in un quartiere che si chiama Camperdown, è lì che si trova l’università», spiegò felice di vedere come il biondo si interessasse ai suoi amici. «Sa che siamo qui ma mi conosce, non ha insistito per vederci… sa che sarò io a cercarlo e infatti voglio farlo, solo non oggi», aggiunse e l’altro annuì.
«Ti manca vero?».
«Moltissimo anche se non gliel’ho mai detto», rispose scrollando le spalle. «Si è trasferito qui quasi tre anni fa perché all’inizio era indeciso sulla facoltà alla quale iscriversi… lui suona la chitarra e pensava di voler vivere di musica, nel frattempo gli sono arrivate molte proposte come modello e ha iniziato a lavorare così, alternando la musica alla moda ma poi ha seguito il cuore, ha sempre avuto una passione spropositata per il cinema e la fotografia quindi ha deciso di iscriversi all’università», raccontò ricordando quanto fosse stata dura accettare che il suo migliore amico cambiasse città.
«È bello avere molte passioni, riesce ancora a coltivarle tutte?», chiese.
«Più o meno!», esclamò ridendo, Bradley era un vero e proprio vulcano e ogni volta Benjamin si chiedeva dove riuscisse a scovare tutta quella vitalità. «Lavora saltuariamente come modello per pagarsi gli studi e suona la chitarra nel tempo libero», disse con orgoglio, lo ammirava moltissimo. «Ci conosciamo da una vita, abbiamo condiviso tutto il percorso scolastico e siamo cresciuti insieme… quando mi ha detto di voler venire a studiare qui per me è stato un duro colpo, stavo già male per tutto il resto e quella notizia mi ha sconvolto, lui era dispiaciuto almeno quanto me ma sapevamo entrambi che fosse giusto così, io avevo bisogno di lui ma non potevo impedirgli di realizzare un sogno», continuò concentrandosi su ciò che stava dicendo per non crollare quando imboccarono il ponte e nuove ondate di flashback lo colpirono come meteoriti. «Forse non gliel’ho mai detto che mi manca, ovviamente lo sa però glielo dirò quando ci vedremo… è tornato a Byron Bay il più possibile per starmi vicino, non ho passato un singolo giorno senza trovare i suoi messaggi o le sue chiamate e mi dispiace per tutte le volte in cui l’ho evitato, leggendo ciò che mi scriveva ma senza rispondere! Mi dispiace per quanto l’ho fatto preoccupare quando non mi facevo sentire, quando mi mettevo nei casini e lui non c’era… voglio dirgli tutte queste cose perché solo ora ci sto riflettendo, sono stato profondamente egoista negli ultimi anni», concluse e si asciugò velocemente una lacrima.
Nelle settimane appena trascorse aveva compiuto un viaggio introspettivo, scoprendo angoli di sé e pensieri che aveva dimenticato.
Era stato come rinascere, riappropiarsi di un nuovo Benjamin e di una nuova vita.
«La vostra è un’amicizia speciale e Bradley ti ha sempre supportato, lo conosco poco proprio perché ci siamo visti solo un paio di volte ma so che è orgoglioso di te e di quello che stai facendo per migliorare e superare il passato», lo incoraggiò e sganciò la mano dalla sua solo per cingergli le spalle e fargli posare la testa sulla spalla.
Vide in lui la stessa fragilità di sempre, non era come tutte le altre volte ma ancora gli sembrava che un soffio di vento potesse spezzarlo e ridurlo a brandelli.
«Dite tutti che siete orgogliosi di me… perché io ancora non riesco ad esserlo, o almeno non del tutto? Ci sono ancora così tanti passi che devo fare e mi sembra una strada infinita, questo non è nemmeno l’inizio», ammise guardando l’orizzonte.
«Stai meglio e lo sai anche tu Ben… l’hai detto tu stesso che non bevi più e non cerchi l’autodistruzione al Birdees, stai imparando a riconoscere i tuoi sbagli e lo so che hai paura, sarà un percorso difficile ma hai iniziato e nessuno potrà fermarti, quando cadrai ci sarò io a rialzarti, insieme agli altri», disse e Benjamin lo abbracciò come se quell’abbraccio fosse aria necessaria per rimanere in vita.
Sentì le sue lacrime bagnargli la maglietta e lo cullò piano, lasciando passare i turisti che li guardavano preoccupati.
«Guardami», sussurrò sollevandogli il viso.
Gli asciugò le guance con i pollici e gli rubò un bacio a fior di labbra facendolo tranquillizzare, poi in silenzio continuarono a camminare finché Benjamin tornò in sé e indicò l’Opera House in lontananza.
«Sono sicuro che la conosci già, è l’icona della città», disse e il biondo annuì.
«Vederla da vicino è incredibile… che architettura pazzesca!», esclamò iniziando a scattare fotografie da qualsiasi angolazione. «Credi sia possibile assistere a qualche evento in questa settimana?», chiese entusiasta.
«Dobbiamo controllare se ci sono ancora biglietti disponibili e quali spettacoli sono in programma… ma se non dovessimo riuscirci stavolta possiamo tornare qui prenotando in anticipo», rispose e Federico si stupì, mostrando tutta la sua sorpresa.
«Torneresti qui con me solo per portarmi ad un evento all’Opera House?», domandò incredulo.
«Sì», confermò perché lo sguardo del biondo si era illuminato e aveva capito quanto ci tenesse a poter vedere uno spettacolo dal vivo. «Te lo prometto, assisteremo ad un evento in quel teatro», aggiunse senza neanche accorgersene, quelle parole erano scivolate tra le sue labbra prima che potesse bloccarle.
Vide gli occhi di Federico brillare e in un attimo sentì le sue mani intorno alle guance, poi un bacio bagnato gli tolse il fiato e improvvisamente il mondo sembrò acquisire una nuova luce.
Ripresero ad attraversare il ponte e Benjamin vide tutto con uno sguardo diverso, il biondo aveva le dita intrecciate alle sue e gli accarezzava il dorso con il pollice, lanciandogli continuamente occhiate colme di sentimenti.
«Cosa c’è oltre il ponte?», chiese Federico.
«Quartieri molto carini, punti panoramici e altre attrazioni… ti mostrerò il più possibile in questa settimana, lavoro permettendo, ma adesso voglio portarti in un posto», rispose vago, sapendo che una volta arrivato lì non avrebbe più potuto nascondergli nulla.
«È il tuo posto preferito della città?», si informò curioso.
Benjamin sentì il cuore sprofondare in un buco nero, gli sembrò di sentire una mano stringerlo forte fino a fargli male, un dolore che gli tolse il fiato ma gli diede anche la forza per rialzarsi.
«No», disse con la voce incrinata dalle lacrime. «Ma era il posto preferito di una persona che è stata, che… che è ancora...», si bloccò mordendosi l’interno della guancia per non scoppiare a piangere. «Che è ancora fondamentale per me ma non è più qui», precisò tutto d'un fiato e nascose la testa sulla spalla del biondo.
Federico lo attirò vicino cingendogli i fianchi ma non parlò, sapeva che non ce ne fosse bisogno e che Benjamin sentiva la sua vicinanza, il suo supporto.
«È per questo che Sydney mi fa stare così, l’ultima volta che sono stato qui eravamo insieme e adesso niente è più come prima, in ogni angolo di questo posto vedo i nostri ricordi, i momenti di quel viaggio e non… non ce la faccio, mi sembra di soffocare», continuò il moro asciugandosi gli occhi. «Se solo avessi saputo che sarebbe stato l’ultimo viaggio mi sarei comportato diversamente, vedo queste strade e penso solo al fatto che avrei potuto fare di più, dire di più… non doveva andare così», riuscì a spiegare singhiozzando rumorosamente, costringendo Federico a fermarsi.
«Sfogati Benjamin», gli sussurrò all’orecchio stringendolo forte, impegnandosi per non piangere a sua volta, perché vedere il ragazzo di cui era innamorato distruggersi tra le sue mani lo rendeva instabile. «Sono qui», aggiunse accarezzandogli la schiena con gesti lenti finché non lo sentì calmarsi un po’.
I suoi occhi erano ancora gonfi e cerchiati di rosso, qualche lacrima gli solcava le guance ma aveva smesso di tremare e il suo corpo non era più scosso dai singhiozzi.
«Mi… mi dispiace, vedi perché non volevo uscire? Sapevo che sarebbe successo, sapevo che Sydney mi avrebbe ridotto in questo stato», disse tirando su con il naso.
«Devi buttare fuori tutto il dolore che ti porti dentro e addosso Ben», lo tranquillizzò. «Forse tornare qui era proprio quello di cui avevi bisogno», aggiunse e lo vide annuire.
«Lo so che è così, non posso più nasconderti il mio passato e rifugiarmi dietro un dolore che mi consuma ogni giorno di più», rispose ma non disse altro, continuò a camminare in silenzio seguendo la strada. «Guarda da qui l’Opera House… è meravigliosa», affermò invitandolo ad ammirare il panorama da quella prospettiva.
«Incantevole davvero!», esclamò Federico e lo abbracciò da dietro, imprigionandolo tra il proprio corpo e la ringhiera dell’Harbour Bridge.
Molte automobili sfrecciavano a poca distanza da loro e il biondo pensò che quella città fosse bellissima, aveva qualcosa di magico o forse era solo la presenza di Benjamin tra le sue braccia che gli faceva percepire tutto in modo diverso.
«Ora che abbiamo attraversato il ponte abbiamo una visione diversa dello skyline, molti fotografi vengono qui per immortalare l’Opera House al tramonto… ci sono punti panoramici ovunque e regalano panorami mozzafiato», spiegò e trattenne il fiato.
Pensò a come poter allungare il tragitto per raggiungere la destinazione che aveva in mente, non era affatto pronto eppure il bisogno di parlare di Aiden lo inghiottì come uno tsunami; decise che non voleva più aspettare, così dopo aver lasciato a Federico il tempo per scattare qualche foto fece combaciare di nuovo le loro mani e camminò in direzione della terrazza panoramica, invitandolo a seguirlo.
Il biondo non fece domande, semplicemente si lasciò guidare dall’altro senza smettere di guardarsi intorno ma soprattutto di studiare i tratti del suo viso.
Poteva quasi sentire il rumore dei suoi pensieri, la tensione del moro era palpabile e sentì la sua mano tremare nella propria quando dopo aver imboccato alcune stradine poco trafficate arrestò i suoi passi.
Erano in un angolo piuttosto isolato di Sydney, solo alcuni turisti conoscevano quel posto e lo stesso Benjamin l’aveva scoperto per caso, quando era stato a Sydney insieme al suo migliore amico.
Il moro si sedette con le gambe a penzoloni sull’acqua e Federico lo imitò.
Le onde dell’oceano pacifico si increspavano ai loro piedi e le palme alle loro spalle creavano piccoli spazi d’ombra per non scottarsi sotto il sole del primo pomeriggio.
L’aria era calda e silenziosa, gli unici rumori provenivano dalla natura: gli uccellini che cinguettavano, lo sciabordio del mare, il fruscio leggero del vento a far danzare le foglie degli alberi alti e imponenti.
Lo skyline di Sydney si stagliava fiero all’orizzonte, mostrandosi in tutta la sua bellezza e maestosità; i grattacieli e l’Harbour Bridge creavano una cornice perfetta ma la vera regina di quel panorama da cartolina era l’Opera House, con la sua architettura moderna e particolarmente scenica che conquistava chiunque.
«Bradley e io siamo stati a Sydney tre volte», iniziò a raccontare schiarendosi la voce e costringendosi a guardare le proprie scarpe, perché sapeva che non sarebbe riuscito a reggere lo sguardo del biondo. «È stato lui a scoprire questo angolo di paradiso… durante una serata al karaoke abbiamo conosciuto alcuni ragazzi del posto e Brad ha chiesto loro qualche consiglio perché era la nostra seconda volta qui e volevamo vedere qualcosa di diverso», continuò torturandosi le mani. «Ci hanno consigliato questo punto panoramico e ce ne siamo innamorati entrambi, perché è tranquillo e fuori dal caos del centro pur essendo a un passo dalla zona più frequentata della città», disse e fece una pausa, lanciando un’occhiata veloce a Federico. «Un anno e mezzo dopo, io e Brad siamo tornati a Sydney per la terza volta ma non da soli e ci siamo divertiti tantissimo a fingerci esperti, parlando come fossimo guide turistiche e come se conoscessimo la città da sempre! La verità era che sia io che lui eravamo sempre troppo entusiasti di essere qui perché ci sentivamo liberi e spensierati, quasi invincibili». La nostalgia prese il sopravvento manifestandosi sotto forma di lacrime leggere agli angoli degli occhi. «Era la penultima sera del nostro viaggio, eravamo riusciti a visitare Sydney davvero bene perché avevamo avuto a disposizione un’intera settimana e così Brad ha deciso di venire qui, proprio dove siamo io e te ora, per rilassarci un po’ prima di andare a bere una birra… avevamo davvero visto posti incredibili ma appena ha messo piede su questa terrazza, Aiden ha sgranato gli occhi e si è commosso, dicendoci che questo era il suo posto preferito della città! Ti rendi conto? Dopo sette giorni a girare in lungo e in largo, a visitare tre musei, uno zoo, un giardino botanico e tanto altro lui si è innamorato di questo posto!», continuò e pronunciare quel nome ad alta voce gli regalò una sensazione strana, fu come se qualcuno avesse strappato un cerotto dalla sua ferita solo per poterla cospargere di sale facendola bruciare. «È stupendo, è vero… ma solo uno come Aiden poteva definirlo il posto più bello di tutta Sydney», disse e si morse il labbro, capendo che non poteva più opporsi alle lacrime che premevano per scivolare lungo le sue guance.
Sentì la mano di Federico raggiungere la propria, ferma sul ginocchio, e le sue dita farsi spazio tra le proprie.
Guardò le loro mani intrecciate e pensò che quell’intreccio fosse davvero perfetto, voleva che non si spezzasse mai.
Per qualche minuto fu il silenzio a fare compagnia ad entrambi, finché la domanda che Benjamin aspettava arrivò e sancì un nuovo inizio.
«Chi… chi è Aiden?», quasi sussurrò Federico, perché voleva essere il più cauto possibile anche se sapeva che il moro aspettava soltanto di sentirsi porre quell’interrogativo.
«Mio fratello», rispose e istintivamente alzò gli occhi guardando il cielo, cercando il suo viso sorridente nella forma delle nuvole.-
Angolo autrice
Ciao ❤
Intanto ci tengo a ringraziarvi per tutto l'affetto che mi state dimostrando, questa storia è davvero importante per me e vedervi coinvolti è bellissimo.
Poi volevo precisare che tutti i posti citati in questo capitolo esistono davvero, Sydney è veramente incredibile e ho cercato di renderle giustizia nel miglior modo possibile.
Infine... vi aspettavate questa rivelazione choc? Ho sempre fatto in modo di restare sul vago quando i personaggi parlavano di Aiden, sono curiosa di sapere quali erano le vostre idee a riguardo e cosa ne pensate ora!P.s. come avevo già detto, purtroppo questa settimana non riuscirò a pubblicare un giorno sì ed uno no, vi anticipo già che il prossimo aggiornamento lo pubblicherò Lunedì! A presto ❤
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As free as the ocean | Fenji
FanfictionOgni persona vive il dolore in modi diversi. C'è chi lo combatte e reagisce, rialzandosi più forte di prima e portando con orgoglio le proprie cicatrici, dimostrando che si può rinascere dalle ceneri. E poi c'è chi lo assorbe fino a farlo diventare...