Great choices

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Noi abbiamo visto il buio e la luce,
e la vita sprecata che a niente conduce.
Ogni ferita con te si ricuce,
per ogni serata un milione di scuse.
Io e te il sole e la luna,
tu il mio portafortuna.
[Mancavi tu; Peppe Soks]

Benjamin uscì dallo studio della sua psicoterapeuta e si incamminò per tornare a casa, osservando le vetrine dei negozi già addobbate per il Natale con un sorriso sulle labbra e un inaspettato calore al centro del petto.
Le giornate sembravano scorrere più in fretta del solito e in un battito di ciglia era iniziato l'ultimo mese di quell'anno speciale.
Decise di cambiare strada e raggiungere la scogliera per prendersi un momento tutto suo, con la brezza a impigliarsi nei capelli e le gambe a picco sull'oceano; si sedette e chiuse gli occhi, respirando a pieni polmoni mentre rifletteva sulla seduta appena conclusa e su tutti i cambiamenti vissuti nei mesi precedenti.
Aveva ottenuto il suo brevetto da bagnino e di lì a poco avrebbe guadagnato anche quello per diventare insegnante di surf, continuando nel frattempo ad allenarsi nel tempo libero e a lavorare come fisioterapista, destreggiandosi tra i suoi sogni e la vita di coppia, che procedeva per il meglio.
L'intesa con Federico era alle stelle, il loro equilibrio non si era mai incrinato nonostante le ore che il moro passava sui libri e quelle che il biondo trascorreva nel suo hotel affollato da turisti provenienti da ogni parte del mondo per godersi il sole e le onde dell'Australia.
Di tanto in tanto qualche litigata smorzava la quiete ma si esauriva con un bacio e scuse sincere, senza permettere all'orgoglio di creare muri e incomprensioni.
Benjamin fece dondolare le gambe nel vuoto e fissò le Vans blu che aveva ai piedi ricordando l'ultimo Natale in cui era stato felice, pochi mesi prima che la vita gli assestasse un colpo basso doloroso come una coltellata al cuore che lo aveva fatto sanguinare copiosamente.
Durante gli anni successivi per il moro i giorni erano stati tutti uguali.
Non erano più esistite le feste, i compleanni, le ricorrenze, ogni giorno per lui era stato solo una serie di ore da riempire nel tentativo di non affogare nella sofferenza.
L'unica data che aveva conservato un senso era quella in cui ricorreva l'incidente di suo fratello perché il malessere triplicava e la sofferenza gli bloccava il fiato in gola.
Da quando aveva conosciuto Federico e aveva ritrovato la voglia di rendere speciale ogni giornata era tutto diverso e in quel momentò avvertì il desiderio di ritrovare lo spirito natalizio che aveva sempre avuto, così si alzò dagli scogli e corse sul viale principale sperando che i negozi fossero ancora aperti, tirando un sospiro di sollievo quando si accorse di essere in tempo per il primo di tanti acquisti: un albero di Natale.
«Ciao amore, sono tornato!», salutò aprendo la porta di casa.
Era stato costretto a tornare a piedi, lasciando la moto vicino alla spiaggia perché altrimenti non sarebbe riuscito a trasportare l'enorme scatola che aveva tra le mani ed era curioso di scoprire la reazione di Federico.
Non ricevette risposta ma sentì lo scroscio dell'acqua provenire dal bagno e un delizioso profumo accarezzargli il naso, così sbirciò in cucina e notò una torta salata appena sfornata troneggiare sul tavolo accompagnata da due spritz pronti ad essere bevuti e da qualche snack preparato con cura. Sorrise e sfiorò la tovaglia a quadri stringendola tra le dita, pensando a quanto amasse la sua vita e quel ragazzo biondo tutto sorrisi e sorprese.
«Ben?», si sentì chiamare, realizzando che aveva acceso le luci lasciando un indizio della sua presenza.
«Chi altro dovrebbe essere?», rispose ridendo. «Dai amore muoviti a raggiungermi!», esclamò rubando un salatino dalla ciotola.
«Ciao amore», salutò Federico entrando in cucina indossando soltanto un paio di pantaloncini sportivi. «Pensavo ti fossi perso».
«Sono tornato a piedi», spiegò scrollando le spalle.
«Cos'è successo? Non dirmi che ti sei dimenticato di mettere benzina!», replicò corrugando la fronte. «Sei tutto intero quindi deduco che tu non abbia...»
«Non ho fatto nessun incidente e la mia moto sta bene, ha il serbatoio pieno ed è parcheggiata sul lungomare», lo tranquillizzò sorridendo. «Sono tornato a piedi perché ho fatto un acquisto ingombrante, non hai notato niente di strano in salotto?», aggiunse enigmatico.
«No, sai com'è... sono corso qui a salutarti», gli ricordò rubandogli un altro bacio bagnato.
«Mh, hai ragione e hai fatto benissimo», confermò posandogli le mani sugli occhi per poi guidarlo nell'altra stanza. «Bene, ora puoi guardare», decretò fermandosi davanti allo scatolone e liberò il suo sguardo.
«Hai comprato un albero di Natale!», strillò entusiasta. «Che bello amore, io amo le feste!», precisò e gli saltò in braccio, cogliendolo alla sprovvista e rischiando di farlo cadere.
Benjamin rimase interdetto per un attimo, si aspettava tutto ma non una reazione così genuina ed euforica. Intrecciò le dita dietro la sua schiena reggendolo mentre si godeva i suoi baci sulla guancia e i suoi continui sorrisi che gli stavano sciogliendo il cuore.
«Ehi amore», sussurrò.
«Sono così felice Ben... è la mia festa preferita e ho sempre sognato di viverla, almeno per una volta, in un posto diverso dall'Italia per scoprire tradizioni nuove!», spiegò guardandolo negli occhi. «Mi ha sempre intrigato l'idea di trascorrere il Natale in una meta esotica per godermi il sole e le spiagge, poi sono venuto a vivere qui e pensavo che per le festività sarei tornato a casa perché beh... non credevo che avrei avuto un ottimo motivo per rimanere, invece è piombato un fidanzato nella mia vita e ha sconvolto i miei piani rendendomi il ragazzo più fortunato al mondo», continuò radioso. «Non te ne ho parlato perché non sapevo se tu volessi festeggiare, insomma so che le feste diventano sempre difficili quando si perde qualcuno e non so come le affrontate tu e la tua famiglia dopo che Aiden...», concluse lasciando la frase in sospeso.
«Voglio che mi parli sempre, di qualsiasi cosa... voglio che tu ti senta libero di dirmi tutto», disse Benjamin con dolcezza. «Comunque io non l'ho più festeggiato, a dire il vero non ho più festeggiato niente... neanche il mio compleanno! Non so se i miei genitori abbiano continuato a ritrovarsi nei giorni di festa con i miei zii e mia nonna... non ne ho idea ma quest'anno voglio ritrovare lo spirito natalizio, anche io amavo il Natale», aggiunse abbozzando un sorriso. «Voglio addobbare casa con te, girare per negozi e comprare regali, sedermi sul divano la sera con le lucine ad illuminare la stanza... voglio scoprire come si festeggia in Italia e fare qualsiasi cosa tu voglia».
«Sarà il Natale più bello della mia vita», commentò Federico abbracciandolo più forte, stringendogli le gambe intorno al bacino. «Mi mancheranno i miei genitori e forse anche le tradizioni che avevamo però sono davvero felice di condividerlo con te, ora sei tu la mia famiglia».
«Noi due siamo una famiglia», lo corresse baciandogli il naso. «E io ti amo tantissimo».
«Ti amo», rispose e tornò con i piedi per terra prima di trascinarlo in cucina e porgergli lo spritz, invitandolo a brindare. «Al nostro primo Natale insieme... il primo di tanti», disse e alzò il bicchiere.
«Il primo di tanti», confermò il moro sorridendo.
Sorseggiò il cocktail sedendosi sul tavolo, aveva da sempre quell'abitudine e ormai Federico aveva smesso di prenderlo in giro.
«Fede», lo chiamò dopo qualche minuto. «Se chiedessi ai miei genitori cosa faranno a Natale e mi dicessero che vanno a pranzo con tutti i miei parenti... tu ci verresti? Intendo, ti andrebbe di conoscerli o pensi che sia affrettato? Se non vuoi va bene, festeggiamo io e te, era soltanto un'idea e...»
«Sì», lo interruppe ridacchiando. «Sei adorabile quando parli a raffica e ti incarti ma sì amore, certo che verrei... voglio conoscere tutta la tua famiglia».
«Davvero?!», esclamò incurvando le labbra.
«Davvero», confermò e si fece spazio tra le sue gambe, posandogli le mani sulle ginocchia.
«Allora domani lo chiedo a mia madre... non so davvero se in questi anni hanno continuato a festeggiare con tutti o se hanno preferito rimanere da soli», disse dubbioso. «Non vedo i miei zii e mia nonna da tanto, sarà un po' imbarazzante rivederli a Natale ma ci tengo a farteli conoscere... soprattutto mio zio, quello che mi ha fatto appassionare al surf».
«Sono davvero curioso amore», rispose sincero. «Voglio assolutamente sentire il racconto dalla sua prospettiva, chissà quanti aneddoti ha su di te... un piccolo nanetto che gioca tra le onde».
«Ehi, non ero un nanetto!», si difese imbronciandosi.
«Beh dubito che a quattro anni fossi altissimo», lo prese in giro.
«Ero alto come tutti gli altri bambini», lo informò facendogli una linguaccia. «Te l'ho già detto che non puoi sfottermi per l'altezza biondino, solo Steven può».
«Lui non conta, è sopra la media», replicò e Benjamin decise di zittirlo con un bacio. «Mh, bel modo di concludere un battibecco Ben», si complimentò prima di approfondire quel bacio e mordergli dispettosamente la lingua.
«Se preferisci sfottermi invece di baciarmi fai pure», affermò con nonchalance, incrociando le braccia al petto.
Federico rise e gli accarezzò la guancia scuotendo la testa.
«Amo sfotterti, sia chiaro, ma non se l'alternativa è baciarti fino a toglierti il fiato», sussurrò ed entrambi persero il conto di quante volte le loro labbra si incastrarono quella sera.

As free as the ocean | FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora