A little bit of you in every dream

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«Amore ti va se pranziamo insieme oggi?», chiese Benjamin mentre Federico si toglieva il casco e scendeva dalla moto. «Puoi dirlo anche a Dylan, ordino qualcosa e mangiamo in studio da me, ho tre ore di pausa... oppure se preferisci vengo io qui ma il cielo non promette nulla di buono, penso che pioverà».
«Vengo io da te amore, mi faccio dare un passaggio da Dylan», rispose sorridendo. «Lui non ci sarà oggi pomeriggio, la sua ragazza torna da Perth e va a prenderla all'aeroporto», spiegò e il moro lo guardò curioso.
«Perché tu sai che sono tornati insieme e io no?! Devo essere geloso?», domandò inarcando un sopracciglio. «Il mio amico adesso parla più con te che con me!», esclamò fingendosi offeso.
«Non so nulla che non sappia anche tu amore, non sono tornati insieme ufficialmente ma credo che ormai possiamo definirla come la sua ragazza», rispose compiaciuto. «Io l'avevo detto che sarebbe successo, non si è ancora sbilanciato ma è evidente che stanno di nuovo insieme!», aggiunse strizzandogli l'occhiolino.
«Quest'anno ha portato fortuna a tutti», gli fece notare. «Io ho incontrato te e modestamente siamo una coppia bellissima, poi Dylan che torna con la sua ex ragazza e Steven che si innamora di Rachel... siamo tutti felici».
«In effetti sì, sarà un anno da ricordare», confermò e lo guardò ammiccando. «E comunque come noi due non c'è nessuno, le altre coppie sono molto carine ma io e te di più», sussurrò al suo orecchio facendolo arrossire.
«Non posso darti torto amore», disse e ridacchiò sfiorandogli la mano. «Devo andare, ho un paziente tra mezz'ora... ci vediamo a pranzo, cosa vuoi mangiare?».
«Scegli tu Ben... stupiscimi», rispose scrollando le spalle.
«Grazie per l'aiuto eh», replicò sbuffando prima di ridere e scompigliargli i capelli.
Federico gli prese il viso tra le mani e lo baciò sulle labbra.
«A dopo amore», lo salutò. «Vai piano e scrivimi quando arrivi», aggiunse come ogni volta, facendolo sorridere.
«Sì, stai tranquillo», rispose dopo aver indossato il casco e aver messo in moto. «Ti amo», aggiunse e partì, senza dargli il tempo di rispondere.
Non sapeva perché si fosse abituato in quel modo ma gli piaceva salutarlo così, con la consapevolezza di un ti amo incastrato anche tra le sue labbra. Guidò tra le strade semideserte della baia e raggiunse il suo studio con largo anticipo; adorava avere il tempo di arieggiare il locale e dare una sistemata prima che arrivassero i pazienti, voleva che si sentissero a casa pur frequentando quel posto solo per qualche mezz'ora.
Nel tempo era riuscito a personalizzarlo sempre di più, aveva persino appeso qualche suo quadro seguendo il consiglio di Federico e aveva sorriso quando alcuni dei suoi clienti si erano complimentati con lui dopo aver scoperto che era l'autore di quei dipinti.
Aveva cambiato la disposizione della sala d'attesa e comprato nuovi attrezzi per la palestra, inoltre negli ultimi tempi la sua agenda era diventata sempre più piena.
Inviò un messaggio al biondo e preparò la stanza mentre aspettava il primo paziente della giornata.
Il suo atteggiamento era completamente diverso da quello che aveva mesi indietro, non si limitava a fare massaggi o prescrivere esercizi ma scambiava qualche parola con le persone che si affidavano alle sue mani, era più coinvolto in quello che faceva, sempre di buon umore e pronto a regalare sorrisi cordiali a chiunque entrasse dalla porta.
Quella mattina riuscì a rimettere a nuovo qualche sportivo e un ragazzo reduce da un brutto incidente in moto; inevitabilmente ripensò a quando era stato al suo posto, così glielo disse e intavolarono una conversazione interessante che sollevò il morale al paziente e lo fece uscire dallo studio con un ritrovato ottimismo e un sorriso sulle labbra.
Benjamin chiuse la porta e si sentì soddisfatto per come aveva gestito la situazione, sapeva cosa significava stare dalla parte del paziente e condividere la sua esperienza si era rivelata una scelta azzeccata; il suo sorriso però scomparve quando poco dopo qualcuno suonò inaspettatamente il campanello e riconobbe dal citofono la voce di Scott.
«Cosa cazzo significa questa roba, doc?», chiese senza neanche salutare, entrando come una furia e sbattendo il giornale sul tavolino accanto all'ingresso. «Un'intervista da due soldi, rilasciata per cosa? Pararti il culo, fare pena alla gente, mettere a tacere i curiosi?», aggiunse lanciandogli un'occhiataccia. «Sei patetico, tutto d'un tratto hai trovato il coraggio di parlare davanti ad un microfono?».
«Sei geloso perché mi hanno dedicato la prima pagina del quotidiano locale?», rispose lasciandolo sbalordito. «Oppure perché nonostante i cinque anni passati lontano dai riflettori ho ancora più fan e ammiratori di te?», rincarò compiaciuto, vedendo nei suoi occhi lo stupore per quella reazione inaspettata.
«Questa è bella, geloso di te?», rise sarcastico.
«È inutile che indossi una maschera, l'hai ammesso di avermi sempre invidiato», gli ricordò incrociando le braccia al petto. «Beh, mi dispiace per te ma sono finiti i tuoi tempi d'oro!».
«Questo lo vedremo, forse non avrò i tuoi stessi fan ma sono uno dei surfisti più famosi di tutta la baia e la mia scuola di surf va alla grande», si vantò compiaciuto. «E poi io non ho mai smesso di surfare, credi davvero di ritrovare tutte le persone che ti seguivano prima? Non sarà mai la stessa cosa».
«Apprezzavo la popolarità ma non l'ho mai fatto per quello, io surfavo perché mi faceva sentire vivo e continuerò a farlo per questo motivo, non mi interessano le prime pagine o le ragazzine urlanti che sbavano davanti alle mie fotografie, quello interessa soltanto a te... io apprezzo le persone che mi supportano a prescindere dalle vittorie e dal surf, le persone che supportano Benjamin e basta, non il Benjamin che vince la medaglia», replicò e lo vide infastidirsi, lo conosceva abbastanza da sapere che non amava quando gli altri gli sbattevano la verità in faccia senza alcuna esitazione.
«Hai sempre conquistato tutti, non ho mai capito cosa vedessero di così speciale in te... sì, sei bravo e lo riconosco, altrimenti non ti invidierei ma non capisco cosa avessero da ammirare in te, eri un semplice diciottenne come tutti gli altri», lo sminuì assumendo un'espressione perplessa. «Adesso sfrutterai la tua storiella strappalacrime per riconquistare tutto il Nuovo Galles del Sud immagino, bella mossa!», esclamò e il moro sentì una morsa stringergli lo stomaco.
Non poteva credere alle parole che aveva sentito, non poteva concepire che una persona pensasse qualcosa di così meschino e sentì l'aria farsi pesante ma riuscì a rimanere lucido e a non farsi intimorire dai colpi bassi di Scott.
«Complimenti Scott, complimenti davvero! Dovresti vergognarti, sai... forse è perché sei un fottuto stronzo che riesci a pensare ad una cosa così irrispettosa», disse mantenendo una voce ferma. «La morte di Aiden mi ha letteralmente distrutto e tu credi che io voglia usarla per fare pietà alla gente? Come puoi non farti schifo da solo per aver pensato una meschinità simile?», aggiunse incredulo e ferito, mentre per un attimo gli sembrò di sentire la voce di suo fratello che gli sussurrava di non cedere.
«Lo pensi ora, ma tra qualche mese la sbatterai sui giornali... è quello che vogliono loro, cosa credi? Adesso sono ancora cauti con te ma presto faranno domande, vorranno sapere come ti sei risollevato e altre cazzate del genere», rincarò perché non accettava di vederlo così stabile e pronto a reagire.
«Non sono affari tuoi, questo non ti riguarda», disse calmo. «Pensa al surf, pensa a vincere con le tue forze invece di pensare a come annientare me».
«Vaffanculo Benjamin, non riuscirai a togliermi quello che mi sono guadagnato!», lo minacciò aggressivo, cambiando strategia d'azione.
«Guadagnato?! Lo sappiamo entrambi che se io non mi fossi ritirato tu non avresti mai ottenuto ciò che hai adesso», rispose senza mostrare alcun segno di cedimento. «Ci sai fare su quella tavola, sei bravo... ma non hai una vera passione, tu vuoi solo le medaglie e il tuo bel faccino spiaccicato sui giornali, il surf non ti scorre nel sangue e questo purtroppo si nota», aggiunse sapendo di sfiorare i suoi punti deboli.
«Uh, hai appena detto che ho un bel faccino?», ammiccò sfiorandogli la guancia, avvicinandosi troppo al suo orecchio. «Penso lo stesso di te».
«Toglimi le mani di dosso!», esclamò spostandogli malamente il braccio.
«Cosa cazzo stai facendo?», la voce di Federico interruppe il loro discorso, nessuno dei due aveva sentito i suoi passi sulle scale.
Benjamin lo guardò sorpreso, chiedendosi come avesse fatto a salire, per poi ricordarsi che spesso il portone era accostato invece che chiuso.
«Amore va tutto bene», lo tranquillizzò senza scomporsi mentre Scott si allontanava, l'espressione ammiccante ancora dipinta sul viso.
«Va tutto bene un cazzo», rispose incenerendo il biondo con lo sguardo. «Non lo devi toccare, devi stargli lontano!», intimò alzando il tono della voce mentre gli afferrava il braccio per spostarlo di peso.
«Ha detto che ho un bel faccino, stavo solo dicendo che penso lo stesso di lui», disse con nonchalance e Federico per la prima volta in vita sua desiderò tirare un pugno a qualcuno ma evitò di farlo appellandosi a tutto il suo autocontrollo. «Non puoi prendertela con me doc, sei stato tu a decidere di ritirarti e io ne ho solo approfittato ma non sono disposto a rinunciare a quello che ho... puoi scordartelo», disse tornando a rivolgersi al moro.
«Davvero ti piace vincere facile?», lo provocò. «Davvero vorresti che io non gareggiassi più, così da lasciarti il primo posto a tutte le prossime gare e le copertine dei giornali?».
«Non me ne frega un cazzo di te, Benjamin», sibilò tra i denti. «Non me ne frega un cazzo della tua storia strappalacrime, della tua rinascita e di quelle frasette da due soldi, né tantomeno del fottuto cliché di un amore che guarisce e bla bla bla... non me n'è mai fregato un cazzo di te, io voglio soltanto mantenere quello che ho adesso: popolarità, soldi, un podio dopo l'altro e interviste esclusive. Voglio soltanto smetterla di dover competere con te e perdere sempre», aggiunse acido, mostrandogli tutto il suo disprezzo.
Federico voleva intervenire ma Benjamin lo bloccò, facendogli capire che quella volta avrebbe gestito tutto da solo.
«Tu non sai cosa sia il rispetto, altrimenti non mi parleresti in questo modo», disse calmo. «Tu non sai quanto mi è costato allontanarmi dal surf, non sai cosa c'è dietro questi cinque anni di silenzio e non hai alcun diritto di parlarmi così, io tornerò a gareggiare e non sarà qualche tua minaccia a fermarmi... a differenza tua io non voglio la popolarità, né i primi piani su un quotidiano. Io voglio solo surfare, forse dovresti imparare a ragionare così anche tu e goderti uno sport bellissimo, se vuoi solo quello che hai detto prima vai a fare il modello, non il surfista».
«Uh, quindi credi che potrei fare il modello?», replicò compiaciuto. «Peccato che non lo voglia, tu piuttosto continua a fare il fisioterapista e continua a piangere il tuo adorato fratellino ancora un po'», aggiunse e Benjamin perse completamente la testa, afferrandogli il colletto della camicia per spingerlo con forza contro la scrivania.
«Non devi nominare mio fratello!», urlò con rabbia, aumentando la presa. «Vattene prima che perda il controllo, vattene o ti spacco la faccia», sbraitò serrando la mascella.
«Tu vuoi spaccare la faccia a me?», ribatté scuotendo la testa. «Non hai mai saputo difenderti, vuoi iniziare a farlo ora? Sei ridicolo, sei sempre stato troppo buono... persino Aiden te lo diceva», lo schernì e lo vide pronto a sferrare un pugno ma Federico lo afferrò dal busto bloccando ogni suo movimento.
«Vattene!», sbraitò dimenandosi. «Vattene e non farti vedere mai più in questo studio, ci rivediamo in acqua stronzo!», intimò sentendo la stretta del biondo farsi più forte mentre il suo battito cardiaco accelerava.
«Con piacere, magari ti farò accidentalmente cadere come l'altra volta», disse avvicinandosi alla porta. «O magari scivolerai dalla tavola come quel pivello di Aiden», aggiunse e se ne andò prima che Benjamin potesse replicare.
«Lasciami Federico, lasciami», si dimenò tentando di sfuggire alla sua presa. «Lasciami ho detto, io ho bisogno... devo... lasciami», rispose agitandosi e la voce si affievolì lentamente.
«Amore cosa...», tentò di dire ma senza accorgersene allentò la presa e Benjamin riuscì a scivolare via dalle sue braccia.
Lo vide sferrare un calcio al muro prima di vederlo entrare come una furia nella piccola palestra e metterla a soqquadro, sfogando la sua rabbia su tutti gli oggetti che afferrava e lanciava per terra o contro la parete.
«Benjamin», la voce di Federico lo fece sussultare.
«Sto bene, ho solo bisogno di sfogarmi», lo tranquillizzò, o almeno quello era l'obiettivo. «Davvero, sto bene... avrei voluto spaccargli la faccia e sento la rabbia divorarmi lo stomaco ma adesso mi calmo», aggiunse e finì di rovesciare rabbiosamente cuscini e materassini giù dal ripiano. Aveva il respiro affannato e per un attimo pensò di poter avere un attacco di panico ma si ricordò di quello che aveva imparato grazie alla psicologa e riuscì a ripristinare un contatto con il proprio corpo e la propria mente, riuscì a tornare in sé ed esausto si lasciò scivolare contro il muro, sedendosi sul tappeto morbido.
«Amore», sussurrò il biondo, inginocchiandosi per essere alla sua altezza.
Gli mise le mani sulle spalle e le massaggiò piano, sentendolo rilassarsi tra le sue mani.
«Hai sentito cos'ha detto... lui...», tentò di dire. «Odio quando nomina mio fratello e quando non c'eri ha anche insinuato che voglio sfruttare la mia storia per far pena alla gente».
«È uno stronzo, non devi ascoltarlo amore», rispose accarezzandogli la guancia. «Gli hai fatto il culo, ti ho fermato solo perché la violenza non è mai la soluzione ma Dio, avrei così tanto voluto vedere quella sua espressione compiaciuta sparire dal suo viso».
«Non mi sono lasciato abbattere oggi», constatò a voce alta, rendendosi conto di quanto era stato caparbio e determinato. «Ho risposto a tono, ho saputo tenergli testa... gli avrei davvero tirato un pugno, lo avrei davvero fatto», aggiunse e Federico lo attirò a sé.
«Sono orgoglioso di te amore mio», sussurrò sfiorandogli la schiena. «Volevo intervenire per difenderti ma stavolta non avevi bisogno di me, l'ho visto nel tuo sguardo quanto eri sicuro e pronto a replicare senza crollare... sei stato bravo a non lasciarti annientare», si complimentò.
«Sentivo di avere il controllo delle mie reazioni, delle mie parole... anche quando mi ha attaccato io sono riuscito a difendermi e ora mi sento bene, non ho... non ho voglia di bere per placare la rabbia, non ho voglia di mandarti via e andare a stendermi sul divano... ho voglia di mangiare il sushi che ho ordinato e di trascorrere la mia pausa pranzo insieme a te, per poi tornare ad occuparmi dei miei pazienti e raggiungerti a casa nostra tra qualche ora», rispose calmo. «E poi ho voglia di guardare un film e magari interromperlo a metà per fare l'amore e sentirmi completo tra le tue braccia, voglio così tanto amarti di nuovo... voglio così tanto sentirmi tuo e sentirti mio».
«Voglio la stessa cosa amore», rispose e gli prese il viso tra le mani per rubargli un bacio bagnato. Era pronto a farlo distendere sul tappetino per continuare a baciarlo fino a far sparire ogni indumento ma il campanello suonò segnalando l'arrivo del fattorino.
«È arrivato il sushi», annunciò il moro ridacchiando. «E ha interrotto quello che stavi per fare», aggiunse scherzando, mentre si alzava per andare a ritirare il loro pranzo.
«Ora mangiamo ma stasera non ci potrà interrompere nessuno», affermò strizzandogli l'occhiolino prima di seguirlo in sala d'attesa e spostare le riviste dal tavolino per fare spazio.
«A te l'onore di aprire le danze», lo invitò Benjamin con tono teatrale, iniziando a ridere quando vide Federico iniziare una guerra con le bacchette. «Amore non ce la puoi proprio fare, dai usa le posate anche se è una vergogna!», esclamò arrendevole.
«Non ci riesco Ben, lo vedi anche tu che ci provo ogni volta», si difese. «Non fanno per me queste cose», aggiunse gettando le bacchette nel cestino.
«Povero piccolo, dai non ti offendere se non sai usarle», lo schernì continuando a ridere guadagnandosi un'occhiataccia. «Sei bravo in altre cose», precisò malizioso.
«Benjamin sono stato interrotto mentre tentavo di spogliarti, non rendere erotico questo pranzo altrimenti trascorreremo in modo anticonvenzionale la nostra pausa pranzo», finse di minacciarlo, mordendosi il labbro.
«Faccio il bravo», si arrese ma lo guardò ammiccando mentre si portava alla bocca un nigiri al salmone. «Tutto per te», aggiunse poi, avvicinandone uno alle sue labbra dopo averlo intinto nella salsa di soia.
«Sei proprio un piccolo stronzetto», decretò sporgendosi a rubargli un bacio. «Un piccolo stronzetto sexy», precisò mordendogli il labbro inferiore.
«Tanto lo so che ti piace», rispose compiaciuto, mangiando i suoi uramaki mentre fingeva indifferenza. «Comunque voglio farle più spesso queste pause pranzo con te».
«Mai detto il contrario», ammise scrollando le spalle. «Quando vuoi amore, solo che tu spesso lavori anche a quest'ora».
«Sì, per avere tempo per surfare nel pomeriggio mentre tu vai a correre... però ogni tanto posso evitare di farlo, come oggi», rispose e vide il biondo annuire. «Stamattina ho fatto fare qualche esercizio di riabilitazione ad un ragazzo che si sta riprendendo da un grave incidente in moto... mi ha ricordato me stesso, abbiamo parlato un po' e l'ho incoraggiato, gli ho raccontato quello che è successo a me e mi ha ringraziato, mi ha detto che ne aveva bisogno perché fisicamente sta bene ma psicologicamente non tanto», raccontò.
«Hai fatto bene a condividere la tua esperienza amore... tornerà altre volte?», chiese.
«Sì, aveva già fatto delle sedute da un altro fisioterapista che lavora a quaranta minuti da qui ma non si è trovato molto bene... ha cercato su internet e ha trovato me, ha preso un nuovo appuntamento tra una settimana», rispose.
«Che bella soddisfazione!», esclamò felice. «Forse non era la tua strada e certamente non era la tua prima scelta ma hai investito tanto in questo lavoro e sei davvero bravo Ben... l'ho provato sulla mia pelle».
«Grazie amore», replicò sorridendo. «Stavo pensando a come gestire il mio futuro...vorrei realizzare il sogno che avevamo io e mio fratello, vorrei aprire una scuola di surf ma mi piacerebbe poter fare qualche gara e continuare a lavorare qui come fisioterapista però devo capire come organizzarmi per riuscire a fare bene ogni cosa».
«Wow... hai le idee chiare!», disse entusiasta. «Che bello sentirti parlare così... comunque amore, non me ne intendo però sono tutte discipline legate tra loro, no? Nel senso, potresti allentare i ritmi qui come fisioterapista e occuparti soprattutto dei tuoi allievi della scuola, collegando così entrambi i tuoi lavori».
«Ci avevo già pensato, sicuramente sarebbe fantastico occuparmi dei miei allievi a trecentosessanta gradi seguendoli non solo durante le lezioni ma anche nelle sedute di fisioterapia, o in caso di infortunio, però dovrei riuscire ad incastrare tutto alla perfezione o altrimenti decidere di occuparmi soltanto di sportivi anche se mi dispiacerebbe molto perchè mi piace poter aiutare anche pazienti che hanno subìto incidenti», rispose riflettendo a voce alta. «Sono abituato a gestire tante cose insieme, l'ho fatto per anni... gestivo senza problemi la scuola, gli allenamenti e le gare quando ero solo un ragazzino, so che riuscirei a farlo anche adesso però sarebbe un grande cambiamento».
«Amore lo sai che credo in te e che supporterò qualsiasi decisione tu prenderai», gli ricordò posandogli una mano sul ginocchio. «So che puoi farcela e che riuscirai a fare le scelte giuste, forse potresti procedere per gradi... non so, magari puoi informarti sul calendario delle gare così da capire quanto tempo hai... poi potresti capire come organizzarti per l'apertura della scuola, insomma dovresti chiarirti le idee sulle cose pratiche così da sapere come gestire i tempi e i progetti», suggerì ricordandosi quanto per lui era stato utile fare la stessa cosa quando aveva deciso di occuparsi dell'albergo.
«Hai ragione amore», constatò. «Considerando che vado nel panico quando non ho le cose sotto controllo è importante avere le idee chiare prima di iniziare, quindi seguirò il tuo consiglio... la prima cosa da fare è sicuramente informarsi su come muoversi per poter aprire una scuola ma so già di dover prendere un brevetto, ovviamente non avrò problemi ad ottenerlo essendo un surfista però devo comunque averlo».
Federico lo osservò parlare, notando quanto brillavano i suoi occhi e quanto era felice, coinvolto da quello che stava dicendo. Sapeva che sarebbe riuscito nel suo intento, era determinato e sicuro, splendeva di una luce nuova.
«Procedere a piccoli passi è sempre una gran cosa amore, sarà tutto in discesa poi... vedrai che andrà tutto bene, scopri cosa devi fare e poi fai un passo alla volta iniziando proprio dal prendere il brevetto per insegnare, che immagino sia il requisito fondamentale», rispose sorridendogli. «Ti brillano gli occhi, lo sai? Da quando hai iniziato a parlarmi del tuo futuro», gli disse sfiorandogli la guancia.
«Voglio realizzare i miei sogni amore... voglio farlo per me e per Aiden, che non ha potuto realizzare i suoi», replicò appoggiandosi alla sua mano. «Non voglio più sprecare il mio tempo, cinque anni sono tanti e li ho buttati via ma adesso so che ogni giorno è prezioso, so che la vita può scombinare i tuoi piani in qualunque momento e non intendo aspettare ancora... non tornerò a gareggiare subito, voglio davvero godermi un po' l'oceano senza la pressione delle competizioni ma gli altri progetti voglio seguirli ora», aggiunse e sorrise quando Federico lo attirò in un abbraccio.
«E io voglio farne parte amore, voglio guardarti realizzare ogni tuo sogno perché vederti felice mi rende felice, non sai quanto», lo incoraggiò respirando il suo profumo.
«Invece lo so perché per me è lo stesso... con te ho scoperto che vedere felice la persona che ami è tra le gioie più grandi che una persona possa provare», rispose emozionato. «Ci sarà un po' di te in ogni sogno realizzato amore, so che mi starai accanto e ogni successo sarà anche tuo», aggiunse e il biondo gli baciò le labbra, stupito perché il Benjamin che aveva davanti quel giorno sembrava così diverso da quello che aveva conosciuto.
Era orgoglioso di lui, orgoglioso di come aveva rimesso Scott al suo posto, di come stava pianificando il suo futuro, di come era tranquillo nel parlare di sogni e sentimenti.
Orgoglioso di essere testimone della sua rinascita.

As free as the ocean | FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora