«La nonna sarebbe fiera ed orgogliosa di te», sussurrò Bianca, riuscendo finalmente a parlare con suo figlio senza il brusio delle altre persone a fare da sottofondo.
L'inaugurazione era ufficialmente finita e a circondare la piscina erano rimasti soltanto i genitori del biondo e i suoi amici a chiacchierare e godersi gli ultimi raggi di sole.
«Era tanto affezionata all'Australia e a questo hotel, tu gli hai ridato vita e l'hai resa felice anche se non può dirtelo», continuò la donna facendo diventare lucidi gli occhi azzurri di Federico.
«Tutto questo è per lei... certo, anche per me, ma soprattutto per lei», rispose e abbracciò sua madre, posando la testa sulla sua spalla come quando era piccolo.
«Anche io e papà siamo fieri di te», disse accarezzandogli la schiena. «A soli ventidue anni hai lasciato casa tua e sei partito verso l'ignoto, creando in pochi mesi una vita nuova e soddisfacente... hai avuto coraggio e determinazione, eri così già da bambino e per me sarai sempre quello scricciolo con gli occhioni azzurri che se ne andava in giro per casa con un orso di peluche stretto al petto ma ora hai trovato la tua strada, ora sei un uomo Fede e io sono orgogliosa dell'uomo che sei», aggiunse commossa e il biondo la strinse più forte, lanciando un'occhiata al padre, a poca distanza da loro.
Davide era ironico e sempre pronto a scherzare eppure Federico aveva notato quanto era commosso mentre guardava suo figlio tagliare il nastro blu davanti all'ingresso dell'hotel o parlare davanti alle telecamere, sapeva che era orgoglioso anche se non lo diceva a parole.
«Grazie mamma», rispose grato guardandola negli occhi così simili ai propri.
«Approfitto del fatto che sta chiacchierando con Rachel e non ci sente per dirti che Benjamin è veramente una splendida persona», disse sorridendo. «Prima ha parlato parecchio con me e tuo padre mentre tu eri impegnato con le altre persone, si vede che ha sofferto tanto e che ha ancora addosso i segni del suo passato ma è evidente quanto ti ama e quanto vi fate bene a vicenda, vi ho visto insieme poco tempo ma l'ho pensato subito e l'avevo già capito quando mi parlavi di lui al telefono che sarebbe andato tutto bene tra voi», raccontò strizzandogli l'occhiolino.
«È un ragazzo speciale», confermò arrossendo. «È stato complicato all'inizio, a volte lo è ancora ma per lui rifarei tutto... lo amo così tanto che mi sembra impossibile», aggiunse lanciandogli un'occhiata senza farsi vedere.
«Non dovrei dire queste cose perché non è mai bello fare paragoni ma con il tuo ex ragazzo non ti ho mai visto così, non eri così emozionato quando mi parlavi di lui... credo che tu abbia trovato la persona giusta tesoro», replicò emozionata, finendo di parlare poco prima che Dylan attirasse l'attenzione di tutti facendo un fischio.
«Che ne dite di brindare a Federico e al Bay Breeze?», propose brandendo una bottiglia di spumante nella mano destra. «E di ascoltare il suo discorso», precisò facendolo arrossire.
«Brindiamo ma non farò un discorso», rispose il biondo raggiungendo l'amico.
«Oh sì che lo farai biondino, non puoi opporti... ti meriti di stare al centro dell'attenzione!», replicò il ragazzo.
«E va bene», cedette roteando gli occhi.
Prese la bottiglia dalle mani dell'altro e fece scivolare lo sguardo su tutte le persone che erano lì per lui: i suoi amici, la sua famiglia, Benjamin. L'avevano sostenuto fin dall'inizio e decise semplicemente di ringraziarli.
«Vorrei dire tante cose ad ognuno di voi ma credo che dirvi grazie possa riassumere tutto... la giornata di oggi per me rappresenta la fine di un viaggio e l'inizio di un altro; la fine perché è il risultato di mesi e mesi di lavoro, l'inizio perché da domani gestirò il Bay Breeze», iniziò a dire cercando le parole giuste. «Voglio ringraziare i miei genitori per aver creduto in me fin dall'inizio e avermi sostenuto e incoraggiato quando ho detto loro che mi sarei trasferito dall'altra parte del mondo, e per essere venuti qui a condividere con me un momento importante della mia vita», disse e incrociò i loro sguardi lucidi. «Dylan, grazie per avermi aiutato a ristrutturare questo hotel proprio come l'avevo immaginato, eri semplicemente l'architetto che seguiva il progetto ma con il tempo sei diventato un amico, un confidente... mi mancheranno le giornate passate qui a lavorare e parlare di tutto, a scherzare bevendo birra ghiacciata circondati da planimetrie e materiali di ogni genere», continuò guardando l'australiano, nascosto dietro gli occhiali da sole per non far vedere che si era emozionato per quella dedica. «Steve e Rachel grazie per avermi calmato quando ero agitato e per essere qui oggi a condividere tutte queste emozioni con me... Maya, ci conosciamo poco ma mentre lavoravamo al progetto io e Dylan abbiamo parlato tanto di te quindi è un piacere vederti qui e grazie Brad per aver preso un aereo stamattina all'alba per riuscire ad esserci, lo apprezzo tanto», disse iniziando a cedere al peso dell'imbarazzo e sospirò guardando l'unica persona che non aveva ancora nominato. «Manca ancora un grazie, l'ho lasciato per ultimo ma non perché sia poco importante... anzi, tutt'altro! Grazie alla prima persona che ho portato qui... ero arrivato a Byron Bay da pochi giorni, questo hotel era il mio segreto, il mio sogno e l'ho condiviso con te, perché l'avevo già capito quanto tu fossi speciale», disse incrociando l'oceano negli occhi del moro. «Ristrutturarlo era il mio obiettivo, so che l'avrei raggiunto a qualsiasi costo e che avrei trovato il modo di incontrare qualcuno disposto ad aiutarmi ma tu mi hai fatto conoscere Dylan e poi sei volato con me a Sydney per scegliere gran parte di ciò che avete visto lì dentro... ci sei stato fin dal primo momento, hai fatto tanto per me e non te ne sei nemmeno reso conto, è tra le mille cose che amo di te! Questo successo è anche tuo amore, senza di te tutto ciò non sarebbe stato lo stesso... grazie per essermi stato accanto ogni singolo giorno da quando sono arrivato a Byron Bay, grazie per tutto quello che hai fatto per me senza neanche accorgertene», concluse emozionato, osservando qualche lacrima scivolare dagli occhi del suo fidanzato.
Stappò la bottiglia e servì lo spumante a tutti, riempiendo il bicchiere del moro per ultimo.
«Mi hai fatto piangere stronzetto», lo rimproverò Benjamin. «Grazie per quello che hai detto su di me... ti amo», soffiò sulle sue labbra prima di baciarle.
«Brinda con me», rispose. «Brindiamo a tutti i successi che condivideremo e a tante giornate da festeggiare insieme», disse alzando il bicchiere per farlo scontrare con il suo.
«Cin cin», sussurrò Benjamin e sorseggiò il suo spumante.
Tutti applaudirono per metterli in imbarazzo e si avvicinarono per salutarli, decidendo che era arrivato il momento di lasciarli soli.
«Finalmente siamo solo io e te», affermò il moro incastrando le dita tra i suoi capelli.
«Solo io e te... cosa mi aspetta amore?», chiese fingendosi preoccupato.
«Tra poco lo scoprirai... vieni con me», lo invitò prendendogli la mano.
Federico lo seguì in silenzio, godendosi tutto il suo entusiasmo e il suo essere così tranquillo e rilassato; oltrepassarono la moto del moro parcheggiata davanti all'hotel e camminarono tra le viuzze poco affollate finché Benjamin arrestò i suoi passi davanti al ristorante più rinomato della baia.
«Benjamin io non ci entro lì dentro», si oppose Federico. «Non puoi avere prenotato qui, non esiste... no Ben dai, è troppo lussuoso, troppo chic, troppo tutto», aggiunse incredulo.
«Solo il meglio per te amore», rispose sfiorandogli la guancia. «Posso viziarti almeno per un giorno? Da domani torneremo ad essere quelli che cenano ai fast-food sporcandosi le dita con il ketchup, quelli che mangiano pop-corn seduti sul divano mentre guardano film, quelli che indossano tute e jeans ma almeno stasera voglio questo... un ristorante incredibile, una cena di lusso, vestiti eleganti e noi due che rompiamo gli schemi di sempre», disse guardandolo negli occhi.
«Non so cosa dire Ben, nessuno ha mai fatto qualcosa di così bello per me», ammise emozionato. «Non sono abituato a ricevere sorprese... non... grazie», aggiunse rubandogli un bacio a fior di labbra.
Il moro gli sorrise e gli prese la mano guidandolo all'interno del locale; un cameriere vestito di tutto punto li accolse e fece strada al loro tavolo, piuttosto in disparte.
Era nell'angolo della sala e si affacciava a picco sull'oceano, offrendo una vista da cartolina sul faro e sulla scogliera illuminata dal riflesso della luna.
«Benjamin è tutto troppo bello qui», disse incredulo guardandosi intorno. «È persino più lussuoso del ristorante a Sydney e quello era molto lussuoso, io non ho mai messo piede in un posto così... e mai avrei pensato di farlo», aggiunse cercando la sua mano.
«Volevo stupirti... volevo vedere i tuoi occhi brillare proprio come adesso», rispose sorridendo. «Non avevo mai organizzato sorprese e pensavo di combinare qualche casino, pensavo che tu scoprissi il vestito e le scarpe che avevo nascosto a casa o che ti svegliassi mentre scrivevo i biglietti o preparavo la colazione invece è andato tutto bene e ora posso tirare un sospiro di sollievo perché ti ho reso felice ed era quello che volevo».
«Tu mi rendi sempre felice», disse sentendo il cuore saltare un battito. «Sempre amore», precisò e si sporse per incontrare le sue labbra morbide. «E la tua sorpresa è più che riuscita, non mi aspettavo niente del genere».
«Ora capisci come mi sento io con te, mi sorprendi ogni giorno», rispose scrollando le spalle, mentre il cameriere serviva le loro portate. «L'ultima volta che mi sono sentito così orgoglioso di qualcuno è stato il giorno in cui la mia vita è cambiata del tutto, alla gara di Aiden... lui mi rendeva orgoglioso più di chiunque altro, ogni suo successo era anche mio e dopo quel momento non ho più provato quella sensazione in modo così forte», spiegò tranquillo. «Oggi l'ho provata per te... sono sempre fiero della persona che sei ma oggi è stato un po' diverso, non so spiegarlo... ho vissuto la tua felicità e la tua soddisfazione come se fossero mie e prima di te l'unico che mi aveva suscitato queste sensazioni era mio fratello, credevo che mai nessuno dopo di lui ci sarebbe riuscito e invece mi sbagliavo... credevo che non avrei mai scoperto alcune emozioni né che avrei potuto riviverne altre e poi sei arrivato tu, proprio quando pensavo di aver toccato il fondo e non poter risalire».
«Non sai quanto sono felice di essere la persona che ti fa provare tutto questo», sussurrò Federico alzando il calice per brindare di nuovo. «A noi amore».
«A noi», rispose. «Però è la tua giornata... dobbiamo brindare a te e al Bay Breeze».
«E va bene, a me e al Bay Breeze», gli fece eco facendo tintinnare i bicchieri.
Alcuni accordi al pianoforte fecero sussultare il biondo che si voltò e vide un musicista al centro della sala, in procinto di iniziare a suonare dal vivo per allietare la cena a tutti i presenti e rendere l'atmosfera più intensa.
Una coppia si alzò a ballare rompendo il ghiaccio e subito Benjamin decise di contrastare il suo imbarazzo, alzandosi in piedi per porgere la mano al fidanzato.
«Mi concedi questo ballo, amore?», sussurrò emozionato.
«Questo e tutti quelli che vorrai», rispose il biondo seguendolo al centro della pista.
Allacciò le dita ai fianchi del moro e se lo tirò vicino mentre Benjamin intrecciava le mani dietro la sua nuca, annegando nei suoi occhi blu e posando la fronte sulla sua.
«Amore hai gli occhi lucidi», gli fece notare Benjamin. «Brillano tantissimo», constatò studiandone le sfumature leggermente più scure del solito.
«Stavolta sono io a non riuscire ad esprimere le mie emozioni Ben... è stato tutto perfetto oggi e non parlo solo del mio albergo, parlo di te e di noi due... di come mi hai fatto sentire importante e coccolato, come non mi ero mai sentito prima», spiegò a voce bassa. «La musica al pianoforte mi emoziona sempre, mi sta facendo riflettere su tutto quanto e sto solo tentando di realizzare quanto è stata incredibile questa giornata».
«È bello vederti così contento e sapere che in parte è anche merito mio», disse sfiorando con la punta delle dita le sue labbra dischiuse in un dolce sorriso.
«Mh, risposta sbagliata amore», scherzò sfiorandogli i fianchi, infilando le braccia sotto la giacca per stringerlo di più a sé. «È tutto merito tuo... mi rendi felice più di ogni altra cosa o persona al mondo», lo corresse facendolo arrossire.
«Come sei sdolcinato bel biondino», affermò rubandogli un bacio.
«Parli tu, che hai organizzato tutto questo per me? E qualcosa mi fa sospettare che non sono ancora finite le mie sorprese!», si difese scherzando.
«I tuoi sospetti sono più che fondati amore... non sono ancora finite», confermò strizzandogli l'occhiolino. «Credo ci abbiano appena servito il dolce, andiamo... così poi ti porto a scoprire cos'altro ti aspetta», aggiunse lanciando un'occhiata al loro tavolo; non si erano neanche accorti che il primo brano era terminato e il pianista aveva iniziato a suonarne un altro.
Federico era curioso di scoprire cosa il suo fidanzato avesse in serbo per lui, mangiò la panna cotta continuando a fargli domande nel tentativo di tendergli qualche trappola e strappargli qualche indizio ma non riuscì nel suo intento e dovette arrendersi, ricominciando però la sua impresa quando uscirono dal ristorante per raggiungere la moto e tornare a casa.
«Dai amore un piccolo indizio», disse sbattendo le ciglia e lanciandogli lo sguardo più convincente del suo repertorio.
«No Federico, sono ad un passo dal cedere se mi guardi così ma resisterò... è una questione di principio, tra dieci minuti vedrai tutto ma ora metti il casco e sali in sella», rispose senza lasciarsi distrarre dai suoi occhioni azzurro mare.
«Se non fossimo in un luogo pubblico saprei come convincerti», replicò ammiccando.
Salì in moto e si posizionò dietro di lui, facendo scivolare una mano sul cavallo dei suoi pantaloni stretti che lasciavano poco spazio all'immaginazione.
«Uno stronzetto, ecco cosa sei!», esclamò e senza dargli il tempo di dire o fare altro partì sfrecciando tra le strade semideserte della baia, cullata dall'oscurità della notte.
Guidare con le mani del biondo che lo sfioravano ovunque si rivelò più difficile del previsto, ad ogni sfioramento nuovi brividi decoravano la sua pelle e si scagliavano come frecce al centro del petto.
Pochi minuti e molti sospiri spezzati dopo, rallentò per entrare nel vialetto della loro casa e appena spense il motore si tolse il casco per voltarsi a cercare le labbra del biondo, bramate da troppo tempo e già pronte ad accogliere le sue.
Rincorse la sua lingua accarezzandola con la propria mentre gli scompigliava i capelli e il bacio diventava bollente e scomposto.
«Voglio fare l'amore con te Benjamin», sussurrò Federico togliendogli la giacca, appoggiandola sulla sella. «Entriamo», aggiunse mordicchiandogli il collo.
«Sei troppo impaziente amore... non vuoi prima scoprire la tua sorpresa?», lo provocò spostandosi, agitando le chiavi di casa davanti al suo viso. «La serata è ancora lunga», precisò ammiccando e si incamminò lungo il vialetto.
Federico saltò giù dalla moto e lo raggiunse, abbracciandolo da dietro e costringendolo a camminare in quel modo fino alla porta, divertendosi a lasciargli baci e morsi sul collo mentre inseriva la chiave nella serratura.
«Ti voglio così tanto Ben», bisbigliò al suo orecchio prima di mordergli il lobo ma sgranò gli occhi quando il moro aprì la porta e vide una tavola da surf appoggiata al mobile dell'ingresso, avvolta da un vistoso fiocco in velluto blu. «Benjamin è...»
«È una tavola da surf tutta per te», completò al suo posto. «Fossi in te la guarderei da vicino», lo invitò strizzandogli l'occhiolino.
«È bellissima amore... bianca e blu, proprio come l'avrei scelta io», disse sfiorandola.
Sciolse il fiocco e la prese per guardarla meglio; notò il suo nome scritto sul lato posteriore con un elegante calligrafia in corsivo e sotto alla scritta una piccola bandiera italiana.
«Ma è personalizzata!», esclamò incredulo. «Benjamin è davvero bellissima... grazie, ora dovrai insegnarmi ancora meglio perché questa tavola merita di essere usata in modo impeccabile e io non sono abbastanza bravo», aggiunse e gli saltò in braccio, baciandogli ripetutamente le labbra facendo schioccare nell'aria i loro baci.
«Sei bravo amore ma con questa tavola farai grandi cose», rispose con tono teatrale ma non riuscì ad aggiungere altro perché Federico continuava ad appropriarsi della sua bocca schiusa facendola confondere con la propria. Sentì la sua lingua incontrare la propria e l'atmosfera si scaldò all'istante, indietreggiò fino al divano e vi si lasciò cadere sopra trascinando il biondo con sé.
«Muoio dalla voglia di toglierti questo bel vestito di dosso Federico», sussurrò slacciandogli la cintura con le mani tremanti. «Ti sta una favola ma voglio vederlo sparire», precisò sfilandogli la camicia dai pantaloni, slacciando un bottone dopo l'altro.
Sentì la sua pelle rabbrividire sotto le dita e i suoi addominali contrarsi mentre finiva di slacciarla e lasciava le mani scivolare ovunque, a sfiorare ogni millimetro del suo corpo.
«Uno di questi giorni tu mi farai impazzire», affermò tuffandosi sulle sue labbra, muovendosi sul suo bacino facendogli sentire la sua eccitazione. «Voglio averti addosso Benjamin, spogliami», sussurrò baciandogli il collo mentre sganciava i bottoni della sua camicia, aprendola quanto bastava per sentire la sua pelle chiara incendiarsi al suo tocco.
Benjamin lo fece stendere tra i cuscini del divano e continuò quello che aveva iniziato, finché Federico rimase vestito solo di tatuaggi e brividi.
Annegò nelle sue iridi celesti e scivolò tra le sue gambe, non prima di aver lasciato sulla sua pelle baci e morsi come traccia del suo passaggio. Strinse i fianchi tra le dita e accolse la sua intimità tra le labbra, sfiorando tutti i suoi punti deboli.
«Benja-ah... Benjamin», urlò il biondo incastrando le dita tra le sue ciocche scure e disordinate. «Di... a-ah, di più ti prego», lo implorò invitandolo a smettere di muoversi con una lentezza estenuante.
Non fece in tempo a finire la frase che ansimò di nuovo, Benjamin accolse la sua erezione fino in fondo e incavò le guance regalandogli intense fitte di piacere.
Alzò il bacino per andare incontro ai suoi movimenti, la sua bocca era sempre più stretta e calda, sapeva che non avrebbe resistito ancora per molto se avesse continuato in quel modo ma raggiunse il punto di non ritorno quando all'improvviso sentì carezze bollenti vicino alla sua apertura.
«A-ah cazzo», urlò spingendosi contro la sua mano. «Benjamin, oddio!», gemette reclinando la testa all'indietro, sentendosi completamente stordito dalle intense sensazioni che gli regalavano la sua lingua intenta a vezzeggiare la sua erezione e le sue dita dentro di sé.
Esplose in un denso e improvviso orgasmo prima di quanto volesse, sporcandosi gli addominali e preparandosi ad eccitarsi di nuovo al solo pensiero di Benjamin che si chinava ad assaporarlo facendone sparire ogni traccia. Dovette aspettare solo qualche secondo prima di sentire la sua lingua sulla pelle tesa dell'addome e se lo tirò addosso per baciarlo facendo mescolare i loro sapori in una danza ad alto tasso erotico; tentò di ribaltare le posizioni per regalare al moro gemiti e carezze bollenti ma il fidanzato aveva intenzioni diverse.
«Amore c'è un'ultima sorpresa... non ho potuto prepararla prima, ci metto solo qualche minuto ok? Aspettami qua», disse rubandogli un bacio, sparendo in cucina.
Federico sospirò e si godette la splendida vista che aveva sul suo fondoschiena prima di concentrarsi sul regolarizzare il proprio respiro; chiuse gli occhi e ripensò alla splendida giornata che aveva vissuto rivivendo ogni singola emozione ma una manciata di minuti più tardi un bacio di Benjamin lo riportò al presente.
«È tutto pronto, manchiamo solo io e te», disse felice e lo invitò ad alzarsi, coprendogli il viso con le mani per impedirgli di guardare.
Gli si spalmò addosso e lo guidò verso il bagno, ignorando le sue lamentele e le sue domande.
«Dai Ben voglio guardare!», esclamò aspettandosi che il moro gli ripetesse per l'ennesima volta di stare zitto, invece spostò le mani dagli occhi permettendogli di osservare come il loro bagno si fosse trasformato nel set di una commedia romantica.
Alcune candele al profumo di vaniglia sparse sul marmo intorno al lavabo e sui mobili, la vasca piena d'acqua e schiuma, una bottiglia di champagne e un vassoio di fragole fresche pronte per essere gustate.
«Amore scusa, hai visto un ragazzo identico a te ma più ingenuo e timido, molto meno sdolcinato e che sostiene di non saper amare?», scherzò il biondo facendolo ridere.
«Quanto sei scemo», lo rimproverò roteando gli occhi mentre si mordeva il labbro e indicava con un cenno della testa l'acqua calda che li stava aspettando.
Federico fu il primo ad immergersi e Benjamin lo seguì subito dopo aver afferrato due flute pieni di bollicine.
«Ultimo brindisi della giornata... a te l'onore Fede», esordì porgendogli il bicchiere.
«Che responsabilità», commentò con tono teatrale. «Posso dilungarmi un po'?», chiese sporcandogli il naso con la schiuma.
«Puoi fare quello che vuoi amore, ti ho lasciato la parola proprio per questo», rispose sorridendo.
«Sono sempre stato molto positivo e ottimista, un amante delle piccole cose e sapevo di essere fortunato, insomma non mi lamentavo e credevo di essere felice ma adesso ho capito che la felicità, quella vera, l'ho scoperta con te... non mi sono mai sentito come mi fai sentire tu, mai Ben», disse e gli sfiorò la guancia con la mano libera. «Voglio brindare a questo, alla felicità pura che vivo insieme a te e che è un po' più reale quando la condividiamo», aggiunse emozionato facendo scontrare i loro bicchieri prima di bere lo spumante e appropriarsi subito delle labbra di Benjamin, in un bacio alcolico e passionale.
«Assaggia amore», lo invitò il moro avvicinando una fragola immersa nella panna alla sua bocca schiusa.
«Ben questa cosa non è legale, lo sai vero?», chiese retorico e mangiò il frutto succhiandolo più del dovuto. «Mmh, buono ma ho un'idea migliore», decretò malizioso e si sporcò il dito di panna prima di sporcare le labbra di Benjamin. Le accarezzò con la lingua, assaporandone ogni millimetro, prima di morderle piano e rubargli l'ennesimo bacio che regalò intense fitte al bassoventre di entrambi.
Quel gioco fatto di provocazioni, baci alla panna e al sapore di fragole, durò finché Federico decise di voler parlare di quello che era successo durante il giorno prima di dimenticare persino come si chiamasse e se lo tirò addosso facendo aderire la sua schiena al proprio petto mentre con le dita tracciava cerchi invisibili sulle sue braccia.
«Amore so che vuoi parlare di...»
«Non adesso, ti prego amore non ora», lo interruppe. «Voglio rilassarmi con te, non ci voglio pensare in questo momento», preciso giocando con la schiuma.
«Ben so che vuoi parlarne ma scegli di tenerti tutto dentro perché oggi è la mia giornata e non vuoi rovinarla ma ti assicuro che non rovineresti nulla se mi parlassi, ok? Avanti, sfogati con me e poi ci godiamo il resto della nostra serata ma so che non sei tranquillo», lo incoraggiò sentendolo cedere mentre sospirava e reclinava la testa sulla sua spalla.
«D'accordo», concesse rilassandosi. «Solo cinque minuti, non si merita niente quel coglione», precisò e raccolse i suoi sentimenti, sviscerandoli uno dopo l'altro. «Ho parlato con la psicologa di Scott e di come reagisco quando nomina mio fratello, le ho detto tutto... lei riesce a farmi parlare, mi fa sentire a mio agio e riesco a raccontarle ogni cosa, mi fa sempre riflettere molto. Le ho spiegato che sento una rabbia incontrollabile quando lui mette in mezzo Aiden, o anche te, e che mi sento vulnerabile quando si parla del rapporto che avevamo, o del suo incidente... mi ha rassicurato, mi ha detto che è comprensibile perché insieme stiamo lavorando su tante cose e anche se sto elaborando il lutto e la sua perdita ho ancora tanto lavoro da fare», iniziò a dire, sussultando quando Federico lo abbracciò più stretto. «Io perdo la testa quando mi rendo conto che Scott usa mio fratello per ferirmi, è qualcosa che mi fa imbestialire perché è scorretto, lui dice cose davvero cattive e va a colpire i miei punti deboli... mi ferisce l'idea che una persona possa volermi così male da aggrapparsi ad una tragedia per farmi crollare, oggi ha oltrepassato proprio ogni limite chiamandomi in quel modo. Forse sono esagerato ma nessuno si è mai permesso di farlo, neanche mia madre o Rachel perché sapevano che era un soprannome che usava solo lui... mi darebbe fastidio anche se lo facessi tu o mio padre ma sarebbe diverso, perché so che voi lo fareste senza cattiveria ma Scott l'ha fatto apposta per farmi perdere la calma... voleva farmi fare una scenata davanti alle telecamere e rovinare non solo la tua inaugurazione ma anche la mia reputazione e la mia immagine pubblica, voleva farmi apparire come quello che non sono davanti a tutta Byron Bay, alle persone che mi conoscono da quando sono nato», continuò capendo quanto bene gli facesse parlarne ad alta voce. «Ho paura di dimenticarmi di Aiden», sussurrò poi, con la voce tremante.
«Che cosa intendi?», si azzardò a chiedere, cauto e con il tono calmo.
«Ho paura che con il tempo mi dimenticherò il suo viso e la sua voce... ho paura che la sua immagine diventerà sempre più sfocata nei miei ricordi e che non riuscirò più a ricordare bene i nostri momenti insieme, io non voglio... non voglio dimenticarmi di lui», spiegò e gli prese le braccia per stringersele di più intorno al busto.
«Amore non succederà», lo tranquillizzò, anche se preferì non dirgli che aveva esattamente la stessa paura riguardo sua nonna. «È normale che con il tempo alcuni ricordi vadano a deteriorarsi ma non credo che potremo mai dimenticare le persone che sono state così importanti per noi... e poi ci sono le foto e i video degli attimi passati insieme».
«Ho sempre avuto questa paura ma non l'ho mai detto a nessuno... non so perché oggi sentire che Scott mi ha chiamato così mi ha risvegliato tutto questo», disse confuso.
«Era una cosa solo vostra amore, Aiden è sempre stato l'unico a chiamarti con quel soprannome e l'hai sentito pronunciare sempre e solo da lui... credo sia stato questo, sentire un'altra voce dire quella parola che non avevi mai sentito da una persona diversa da tuo fratello», ipotizzò. «Uno dei ricordi più preziosi di lui è il suo modo di chiamarti, penso che sia anche una delle ultime cose che ti ha detto prima di... prima che... una delle ultime cose che ti ha detto quel giorno», disse incerto, inciampando nelle sue stesse parole.
«Sì, è vero... è una delle ultime cose che mi ha detto prima di entrare a scaldarsi per la gara e non avrei mai immaginato che sarebbe stata l'ultima volta», rispose calmo. «Dev'essere come dici tu, dev'essere per questo che mi ha dato così tanto fastidio però sono riuscito a non crollare davanti a lui... sto imparando a gestire le mie emozioni, con la rabbia ho ancora qualche difficoltà ma almeno non gli ho fratturato il naso e non ho scaraventato a terra ciò che mi passava tra le mani», aggiunse consapevole di avere ancora tanta strada da percorrere.
«Amore ti assicuro che Scott mette a dura prova anche me e io sono sempre molto calmo, sa esattamente dove colpire... hai reagito benissimo, sei stato sicuro di te e determinato a non cedere alle sue provocazioni», lo rassicurò giocando con i suoi capelli bagnati. «Mi hai fatto spaventare, non riuscivo a trovarti... sono troppo vulnerabile quando si tratta di te, sei proprio il mio punto debole», ammise sfiorandogli giocosamente il naso.
«Non volevo farti spaventare... scusa Fede», rispose cercando i suoi occhi. «Avevo bisogno di stare un attimo da solo per sfogarmi e riprendermi prima di tornare alla festa e da te... non perché non ti volessi accanto ma perché volevo che tu pensassi soltanto al tuo hotel, alle persone che volevano parlarti e a te stesso, volevo che tu fossi al centro dell'attenzione, io lo sono stato troppo spesso e...»
«Ben ho capito cosa vuoi dire e perché sei sparito andando a nasconderti in spiaggia ma devi sempre dirmelo quando stai male, perché ti amo e voglio starti vicino... non posso godermi appieno niente se tu non stai bene, lo capisci vero?», lo interruppe e il moro si abbandonò completamente tra le sue braccia, respirando il suo profumo. «Lo so che non volevi escludermi, non l'ho pensato amore... so che non stavi facendo come all'inizio, so che a modo tuo cerchi di proteggermi e lo apprezzo tanto ma...»
«Pensavi che fossi andato a fare qualche cazzata, vero? Tipo bere più del dovuto o una corsa in moto... lo hai pensato, ho ragione?», chiese fermando il suo discorso.
«Sì Ben ma non è che non mi fido di te, è che...»
«Che ho sbagliato troppe volte e ti ho spaventato così tanto che adesso non riesci più a guardarmi con occhi diversi da quelli preoccupati con i quali mi guardavi mesi fa», completò al suo posto, sentendo lo sguardo farsi lucido. «Non è colpa tua, è colpa mia... come sempre... è colpa mia, vi ho spaventato troppo e non riuscite a trattarmi come una persona normale, lo fate tutti quanti... mi guardate ancora come se fossi il ragazzo distrutto di mesi fa e io vi capisco, però mi dispiace sapere che siete così preoccupati per me, mi dispiace perché so che vedete i miei progressi ma temete sempre che io possa crollare ancora».
«Amore ma...»
«Niente ma, Federico... non puoi negarlo, ho ragione», lo interruppe.
«Sì, hai ragione», si arrese. «Ma mi credi quando ti dico che mi fido di te?».
«Certo che ti credo, lo so che ti fidi e che sei orgoglioso di me... ma allora perché se sparisco per cinque minuti vai nel panico e pensi al peggio, invece di pensare semplicemente che ho bisogno di stare da solo?».
«Perché ti ho visto andare via sconvolto e mi sono preoccupato, Scott aveva superato il limite e non sono riuscito a ragionare in modo lucido, volevo solo trovarti e non ti vedevo e... non lo so, mi sono spaventato a morte! Non è colpa tua amore, ok? Non è colpa tua, è che ti amo e non voglio mai più vederti crollare come mesi fa, non voglio mai più rivivere quello che ho vissuto quando ti ho visto in un letto d'ospedale con i segni di un incidente addosso oppure ubriaco perso al Birdees, o sdraiato sul divano con lo sguardo vuoto e il volto stanco», rispose istintivo, senza pesare le parole. «Puoi darmi un po' di tempo, amore? Puoi darmi del tempo per abituarmi al fatto che adesso stai bene e che ora sai controllare meglio quello che ti succede, per abituarmi a non immaginare gli scenari peggiori ogni volta che non rispondi al telefono per qualche ora, o torni dal lavoro più tardi del previsto, o scompari all'improvviso quando siamo nello stesso posto? Puoi farlo?», chiese e Benjamin annuì allacciandogli le braccia al collo, senza preoccuparsi di tutta l'acqua che aveva rovesciato sul pavimento con i suoi movimenti veloci.
«Posso darti il tempo che ti serve amore, posso fare qualunque cosa per te... per noi», rispose e si sentì meglio, per aver affrontato quei discorsi ed essersi messo completamente a nudo con lui. «Mi ha fatto bene parlare di questo, mi piace che noi due possiamo parlare di tutto e trovare sempre un punto d'incontro», aggiunse sussurrando sulla sua pelle.
«È così che funzionano le relazioni amore», lo prese in giro punzecchiandogli un fianco.
«Smettila di sfottere», lo rimproverò roteando gli occhi.
Federico gli baciò le labbra e seguì con le dita la curva della sua schiena.
«Sei carino quando fingi di arrabbiarti», decretò sfiorandogli una guancia, facendolo ridere.
«Tu sei carino sempre», rispose il moro stringendogli il labbro inferiore tra i denti, spingendo il bacino contro il suo mentre si spostava a lasciargli baci e leggeri morsi sul collo e la spalla destra. «Sei molto più di carino», precisò scendendo a sfiorargli gli addominali contratti.
Si sistemò meglio a cavalcioni sopra di lui e lo guardò intensamente negli occhi prima di aggrapparsi alle sue spalle e sedersi piano sulla sua erezione e accoglierla dentro di sé, senza mai sganciare lo sguardo dal suo.
Aveva bisogno di qualche attimo per abituarsi e lo trascorse rubandogli un bacio passionale, tutto lingua e ansimi soffocati uno nella bocca dell'altro.
«Ben», gemette stringendogli i fianchi tra le dita. «Voglio così tanto fare l'amore con te», disse dolcemente, iniziando a muoversi dentro di lui, con lentezza e passione.
«A-anche io Federico», rispose tirandoselo addosso, mischiandosi con lui tra tonnellate di schiuma e un intenso profumo di vaniglia.
STAI LEGGENDO
As free as the ocean | Fenji
FanfictionOgni persona vive il dolore in modi diversi. C'è chi lo combatte e reagisce, rialzandosi più forte di prima e portando con orgoglio le proprie cicatrici, dimostrando che si può rinascere dalle ceneri. E poi c'è chi lo assorbe fino a farlo diventare...