Walking around Brisbane

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«Ben sei sicuro di non voler venire in macchina con noi?», chiese Steven inforcando gli occhiali da sole. «Dylan ha detto che guida senza problemi, possiamo andare con due auto», aggiunse scompigliandosi le ciocche ramate.
«Sono sicuro, veniamo in moto!», rispose convinto, lanciando un’occhiata a Federico, già pronto in sella. «So che ti preoccupi per me ma puoi stare tranquillo, ora rispetto i limiti di velocità e sto attento alla strada… e poi non metterei mai Fede in pericolo», precisò e lo abbracciò d’istinto, sapeva che l’amico non avrebbe mai dimenticato la notte dell’incidente. 
«Va bene bro, allora ci vediamo lì… vado a prendere Dylan e la sua ragazza, voi iniziate ad andare!», disse sollevato, sorridendo internamente perché Benjamin aveva colto la sua preoccupazione e l’aveva tranquillizzato. «Quando arrivate manda un messaggio a Rachel», lo invitò e il moro sorrise dandogli una pacca sulla spalla. 
«D’accordo ma anche voi state attenti alla strada, a dopo!», replicò e raggiunse la propria moto, pronto a partire per raggiungere Brisbane. 
Avevano organizzato una gita in giornata e Benjamin era elettrizzato non solo perché stava portando il proprio fidanzato a scoprire una città nuova ma anche perché non aveva mai fatto una gita con i suoi amici. 
Brisbane era stata il teatro della sua autodistruzione ma quel giorno l’avrebbe vista in altre vesti e avrebbe fatto un tuffo nel passato ma non ne era spaventato, anzi, era talmente felice che non stava più nella pelle. 
Guidò ininterrottamente per due ore, godendosi il viaggio come forse non aveva mai fatto, con le braccia del biondo strette intorno al busto e il vento che sbatteva prepotente addosso ai loro corpi vicini, con una bella dose di adrenalina a scorrergli nelle vene. 
Aveva sempre associato l’adrenalina a qualcosa di negativo e pericoloso, perché la viveva rincorrendo il pericolo e il brivido, invece stava scoprendo che non era sempre così, che poteva essere vissuta in circostanze diverse, positive. Mentre guidava, ripensò ai primi momenti in moto con Federico, quelli che gli avevano fatto capire di volerlo proteggere.
Era ancora così e lo sarebbe stato sempre, si rese conto di come ogni gesto e pensiero fatto dal primo giorno in cui l’aveva incontrato, aveva l’obiettivo di proteggerlo anche se a volte lo aveva inseguito nel modo sbagliato finendo per rovinare tutto. 
«Amore non avevo mai fatto un viaggio così lungo in moto, che bello!», esclamò il biondo quando raggiunsero la loro destinazione. «Magari l’anno prossimo, quando entrambi avremo più certezze lavorative, possiamo organizzare un on the road… mi piacerebbe girare un po’ l’Australia su due ruote», propose entusiasta e Benjamin lo guardò ammirato. 
«Sarebbe un’esperienza incredibile, il fatto è che qui in Australia le città sono molto distanti l’una dall’altra… dovremmo prenderci almeno tre settimane per riuscire a fare un bel viaggio! Avrei già in mente un itinerario piuttosto gettonato, da Byron Bay ad Adelaide, passando per la capitale e Melbourne… così possiamo fermarci a visitare qualche città ma anche diverse attrazioni naturali come i Dodici Apostoli, che sono faraglioni incredibili, e poi percorrere la Great Ocean Road, il sogno di ogni motociclista», rispose entusiasta, dando voce ad uno dei suoi sogni per la prima volta. «L’Australia è davvero un paese che offre tantissimo, però è immensa e anche spostandosi in aereo le distanze sono impegnative», aggiunse invitando Federico a seguirlo. 
Decisero di sedersi su una panchina mentre aspettavano gli altri e Benjamin si mise comodo, incastrando le gambe tra quelle del biondo che senza esitare iniziò a giocare con gli strappi dei suoi jeans. 
«Già mi piace l’itinerario che hai proposto, ti va di mostrarmelo stasera così mi fai vedere qualche foto? Sono curioso, io sono venuto qui senza avere grandi informazioni… ho sempre visto l’Australia come un paese complicato da raggiungere perciò non mi sono mai informato molto… ovviamente conosco i nomi delle città e alcune attrazioni ma non ho mai cercato informazioni più dettagliate quindi non ho idea di cosa ci sia da vedere!», disse sorridendo e il moro baciò quel sorriso, perché vedere il fidanzato così sereno era sempre un regalo bellissimo. 
«Certo, se non saremo troppo stanchi quando torneremo a Byron Bay ti faccio vedere qualcosa… a casa dei miei dovrebbero esserci un sacco di fotografie dei nostri viaggi, magari quando andiamo da loro chiedo a mio padre di mostrartele, lui ci tiene un sacco!», rispose prima di controllare il telefono. «Gli altri stanno parcheggiando, cinque minuti e saranno qui… non vedo l’ora Fede, sembrerà una cosa banale ma io non ho mai partecipato alle gite che organizzavano gli altri, né sono mai andato in vacanza con loro. Sono felice di poter condividere questa giornata con tutti voi, mi dispiace solo che manchi Brad». 
«Sono sicuro che ci saranno tante altre occasioni per organizzare anche con lui, anzi magari potresti raggiungerlo tu a Sydney oppure pianificare un viaggio solo voi due», suggerì scostandogli una ciocca di capelli dalla fronte. 
«Mi ha detto che gli mancano solo due esami ma non sa ancora se rimarrà a Sydney o tornerà a Byron Bay dopo la laurea», spiegò nostalgico. «Io voglio che lui sia felice, so quanti sacrifici ha fatto per essere dov’è ora e so anche che Sydney offre molte più possibilità però mi manca averlo vicino», ammise distogliendo lo sguardo prima di continuare a parlare. «Mi manca poter andare da lui ogni volta che voglio, come facevo prima, quando abitava a pochi metri da casa mia. Mi manca improvvisare un’uscita quando ci va, senza doverla programmare in anticipo in base ai suoi impegni fuori città, mi manca accompagnarlo a comprare i suoi amatissimi anelli in acciaio e le sue bandane colorate, oppure a fare un tatuaggio, mi manca la quotidianità che avevamo prima che io mi buttassi via e rimpiango gli anni persi a piangermi addosso… avrei potuto passarli con lui invece di trattarlo male e mandarlo via. So che c’è e ci sarà sempre per me ma siamo cresciuti insieme e mi rattrista un po’ pensare che potrebbe stabilirsi definitivamente e Sydney, perché in quel caso avrebbe molto meno tempo libero per tornare qui… se iniziasse a lavorare sarebbe più difficile vedersi», disse concludendo il suo sfogo. 
«Amore so che non è facile, la lontananza purtroppo pesa quando vogliamo bene a qualcuno però penso anche che il vostro rapporto sia solido e forte, lo vedo come siete felici e uniti quando parlate in videochiamata. Vi raccontate tutto, ridete e scherzate come se foste seduti al bar a bere una birra e ogni volta che torna mi dici che è come se il tempo passato distanti non fosse mai trascorso, credo sia una cosa bellissima», rispose cercando i suoi occhi. «A prescindere dalla decisione che prenderà, tra voi andrà tutto bene», lo tranquillizzò.
«Grazie amore, lo so ma avevo bisogno di sentirmelo dire», rispose e gli baciò le labbra. 
«Non fate gli sdolcinati tutto il giorno, vi prego!», commentò Dylan interrompendo il loro bacio. «Dai, alzate il culo… la nostra gita inizia ora!», aggiunse battendo le mani mentre la sua ragazza lo guardava ridacchiando. 
«Ciao ragazzi», salutarono all’unisono. «Siamo tutte coppie, nessuno dovrebbe scandalizzarsi per qualche bacio, non fare il pudico Dylan», rimbeccò Benjamin incastrando le dita tra quelle del fidanzato, pronto ad iniziare il giro turistico.
Camminarono tra le vie della città esplorando diversi quartieri prima di raggiungere lo Story Bridge, l’attrazione principale di Brisbane. 
«Facciamo un giro nel parco così passiamo sotto il ponte, poi saliamo e lo attraversiamo fino ad arrivare dall’altra parte del fiume, vi va?», propose Rachel sfoggiando un sorriso. 
«Sì, è un’idea fantastica!», confermò Benjamin. «Avevo fatto la stessa cosa anni fa, dopo possiamo andare al giardino botanico e poi spostarci verso Roma Street, così Fede si sente un po’ a casa, prima di tornare da questo lato del fiume e andare alla ruota panoramica», aggiunse entusiasta e i suoi amici si guardarono negli occhi, increduli ma felici. 
«Beh mi sembra che Benjamin e Rachel abbiano le idee chiare… guidateci voi», replicò Steven strizzando l’occhiolino. «Vi seguiamo, mi sembrate piuttosto informati sulla città», precisò fingendosi un intellettuale. 
Rachel e Benjamin si scambiarono un’occhiata d’intesa e il moro le circondò le spalle con un braccio, cominciando a camminare per raggiungere il parco. 
«Tesoro, come va con Steve?», chiese Benjamin approfittando del fatto che gli altri fossero poco più dietro di loro. 
«Va tutto alla grande», rispose arrossendo. «Sai, non avrei mai pensato che potesse nascere qualcosa tra noi… quando ci siamo conosciuti io avevo appena perso Aiden, lui era fidanzato con un’altra… entrambi volevamo fare del nostro meglio per aiutare te e abbiamo collaborato diverse volte, siamo anche usciti per discutere di alcune cose ma non avevo mai visto Steve in quel modo», disse emozionata. 
«E poi cos’è successo?», chiese curioso. 
«Ho sempre pensato che fosse una bella persona, forse mi è sempre piaciuto ma lo negavo a me stessa perché aveva una ragazza… sai non volevo mettermi in mezzo, mi faceva star male l’idea di essere interessata ad un ragazzo già impegnato, ma poi si sono lasciati e devo aver capito che non era solo una cotta ma un vero interesse», raccontò abbassando la voce. «Però lui stava ancora elaborando la fine della sua relazione, io ero davvero preoccupata per te… non lo so ma è come se all’improvviso entrambi avessimo capito che non potevamo più stare lontani», disse arrotolandosi una ciocca di capelli tra le dita. 
Lo faceva sempre quando era imbarazzata, Benjamin lo sapeva perché Aiden la prendeva in giro per quella sua abitudine. 
«È una cosa bellissima», commentò il moro. «Io ero nel mezzo… ho fatto un po’ da Cupido e non mi era mai successo ma è stato divertente sfottere quel pel di carota, sembra così sicuro di sé invece era imbarazzatissimo quando mi ha parlato di volerti chiedere di uscire e poi ho trovato carino il fatto che abbia voluto parlarne con me prima di farlo… sa quanto io tengo a te, sa che per me sei come una sorella e che farei qualsiasi cosa pur di proteggerti». 
«Lo so anch'io», confermò appoggiando la testa sulla sua spalla. «Aiden sarebbe fiero di te, di come ti stai prendendo cura di me da quando lui non c’è più… lui voleva solo il meglio per me e so che per te è lo stesso», disse con un sorriso nostalgico sulle labbra. 
«Ehi voi due, rallentate il passo! Noi vogliamo scattare delle foto!», si lamentò Dylan interrompendo il loro discorso. 
«Scusate, non pensavamo di camminare così velocemente», rispose Benjamin scrollando le spalle. «Comunque sono felice per te, Rachel… ho imparato che l’amore è un regalo meraviglioso e sono davvero contento per voi, siete molto dolci insieme», aggiunse parlandole all’orecchio mentre gli altri fotografavano il ponte e lo skyline da ogni angolazione possibile. 
«Non quanto te e il tuo bel biondino», rispose allegra, arricciando il naso. «Piuttosto, vai a salvarlo da Dylan… lo sta costringendo a scattargli una serie infinita di foto insieme a Maya!», suggerì indicando la scena con un cenno della testa. 
Benjamin rise ma ascoltò il suo consiglio e ridacchiando raggiunse gli altri. 
«Bro la smetti di importunare il mio ragazzo?», chiese inarcando un sopracciglio. «Lascialo respirare, è la sua prima volta a Brisbane e l’unica cosa che gli stai facendo guardare è lo schermo del tuo iPhone!», esclamò fingendosi serio. 
«Non fare il gelosone, guarda che il tuo ragazzo mi adora!», scherzò guadagnandosi un’occhiataccia. «Vero, Federico?», chiese conferma facendo gli occhi dolci. 
«Vero», confermò restituendogli il telefono. «Ma adesso tocca a te, voglio una foto con Ben», aggiunse e prese il moro per mano invitandolo a mettersi in posa, con il ponte alle spalle e lo skyline a fare da cornice. 
«Siete bellissimi ma è anche merito mio, ho l’occhio fotografico!», si vantò Dylan. «Dai, baciatevi! Incredibile, siete sempre sdolcinati e non vi baciate per una foto? Le basi, ragazzi!», scherzò fingendosi incredulo, facendo arrossire Benjamin. 
La verità era che era piuttosto felice di vedere il suo amico così tranquillo, a camminare tra le strade di Brisbane con la mano stretta in quella del suo fidanzato e un sorriso sulle labbra, con la voglia di fare proposte e l’euforia ad addolcire i suoi lineamenti. 
Erano a qualche chilometro di distanza dal Birdees, luogo in cui per anni aveva visto Benjamin prosciugare se stesso affogando in un drink, camminare sbandando per il troppo alcol a scorrergli dentro, straparlare quando la lucidità era completamente annebbiata. 
In quel momento invece lo vedeva chiacchierare e ridere con Federico prima di abbracciarlo e sussurrargli all’orecchio qualcosa che non poteva sentire, lo vedeva raggiante e continuò a scattare foto per immortalare un gran cambiamento. 
Era lo stesso Benjamin di qualche anno prima, quello che amava la vita e sorrideva sempre. 
«Attraversiamo il ponte, altrimenti non arriviamo più ai giardini botanici!», suggerì Steven, il più organizzato e attento di tutti. «Io propongo di fare un picnic proprio lì, vista la bella giornata di sole… che ne dite?», aggiunse e sorrise quando la sua proposta venne apprezzata e accolta da tutti. 
«Amore ti sta piacendo Brisbane?», chiese Benjamin al biondo, mentre percorrevano il ponte. «È molto diversa sia da Byron Bay, sia da Sydney… stai scoprendo i mille volti dell’Australia pur avendo visto solo tre località», precisò giocando con le sue dita incastrate tra le proprie. 
«È molto carina, lo skyline è incredibile… hai detto che è molto diversa da Sydney ed è vero però mi sembra che ci siano tante cose in comune», rispose guardandosi intorno. «Il ponte, i grattacieli, il giardino botanico, la ruota panoramica… non sto dicendo che siano uguali ma che l’una mi ricorda un po’ l’altra, è come se ci fosse un’impronta molto simile», spiegò scompigliandosi il ciuffo con la mano libera. 
«Ora che ci rifletto, credo che i giardini botanici ci siano in ogni grande città australiana o comunque ci sono sempre parchi e zoo in cui ammirare flora e fauna del posto… puntiamo molto su questo noi australiani», rispose riflettendo a voce alta. «E in effetti anche di ponti ce ne sono parecchi, ci sono molti fiumi qui… come sei attento amore!», esclamò ridendo. 
«Io sono sempre attento», rispose vantandosi. «Mi piace imparare sempre qualcosa di nuovo, credo che essere curioso sia un gran bel lato del mio carattere». 
«Lo è, hai ragione!», confermò. «Sai, è una delle prime cose che mi ha colpito di te… quando mi sono reso conto che mi piacevi, continuavo a ripetermi che fosse sbagliato perché tu eri troppo affamato di vita e di curiosità, troppo entusiasta per poterti sprecare accanto ad uno come me», ammise distogliendo lo sguardo. 
«Certo che ne facevi di pensieri assurdi, eh amore?», lo prese in giro cingendogli le spalle con un braccio per attirarlo a sé e baciargli la tempia. «Sprecarmi accanto ad uno come te… davvero Benjamin, come potevi pensare una cosa simile? Io...»
«Non lo so, in quel momento mi sembrava un pensiero sensato e giusto», lo interruppe abbassando gli occhi a fissare le proprie Vans intente a macinare passi sull’asfalto bollente. «Ma non voglio rimuginare su quei momenti, volevo solo che tu sapessi che a me aveva colpito subito questo tuo lato curioso e allegro, tu hai così tanta vitalità amore… sei sempre sorridente e pronto a lanciarti in qualunque esperienza, sempre così radioso ed è bellissimo vederti felice, è bellissimo vederti vivere», aggiunse posando la testa sulla sua spalla. 
«Ehi voi due, i giardini sono da questa parte… dove state andando?», urlò Dylan richiamando la loro attenzione facendoli voltare di scatto. 
«Cazzo, è vero», replicò Benjamin ridendo. «Ci siamo distratti, meno male che voi siete stati attenti», aggiunse imboccando la direzione giusta, svoltando a destra. 
«Ti fai distrarre un po’ troppo da quegli occhi azzurri, eh Ben?», lo prese in giro Steven, dando una gomitata a Dylan. 
«Tu pensa alla tua ragazza invece di pensare a me», si difese arrossendo. «Perché siamo tre coppie e ogni battuta riguarda noi due?», chiese retorico, indicando se stesso e Federico. 
«Perché è più divertente», disse il rosso con nonchalance. «Dylan e Maya ormai sono una coppia storica, non c’è gusto… Rachel è troppo carina per essere presa in giro quindi resti tu», spiegò trattenendo una risata. 
«E poi scusa, adesso che hai una relazione seria e hai stupito chiunque non puoi pretendere di non avere i riflettori puntati addosso», intervenne Dylan. 
«Amore però difendimi», disse rivolgendosi al biondo, che stava ridendo in silenzio. «Cioè tu stai ridendo dall’inizio?!», esclamò contrariato quando se ne accorse. 
«Scusa amore ma è troppo divertente vedere le tue espressioni, te l’ho già detto che il tuo broncio è adorabile… non riesco a rimanere serio», si difese continuando a ridere. 
Gli prese il viso tra le mani e gli rubò un bacio, facendolo sorridere sulle proprie labbra.
«Dai, non fare l’offeso Ben», scherzò Steven. 
«Tu stai zitto, pel di carota!», replicò sbuffando. «Da quando stai con Rachel sei diventato tutto zuccheroso, guarda che mi racconta tutto eh… so dei fiori e della lettera che le hai scritto, perciò non puoi proprio parlare», aggiunse vendicandosi, facendogli una linguaccia. 
«Touché», rispose il rosso alzando le mani prima di scoppiare a ridere. 
Smisero di battibeccare e per la gioia di Federico raggiunsero i giardini botanici iniziando ad esplorare il parco in lungo e in largo, soffermandosi a scattare foto per immortalare l’intensità di quei colori. 
Tutto era curato alla perfezione e il biondo si stupì per la bellezza di quel posto, una piccola oasi di pace e bellezza a due passi dal caos del centro. 
«È così bello qui amore», sussurrò estasiato. «Dammi un bacio», aggiunse e il moro non esitò neanche un istante, gli sfiorò la guancia e fece combaciare le loro labbra mentre la fontana alle loro spalle creava giochi d’acqua sempre diversi. 
«Ragazzi, che ne dite se ci dividiamo?», propose Dylan. «È inutile andare tutti insieme a comprare qualcosa per fare il picnic, alcuni di noi possono restare qui ma propongo di separare le coppie», specificò tirandosi indietro i capelli con gli occhiali da sole. 
«Io resto qui, sono ancora un po’ stanca dal viaggio di ieri», decretò Maya guardando il fidanzato. 
«Va bene piccola, allora io vado a fare la spesa… chi viene con me?», chiese. 
«Dai, vengo io così noi ragazze ci dividiamo!», esclamò Rachel dando un bacio al suo fidanzato che si sedette sul prato accanto a Maya. 
«Amore resta qui a goderti il giardino, vado io con loro», disse Benjamin a Federico. «Guardati intorno ma solo i fiori e gli alberi, non gli altri ragazzi», aggiunse scherzando prima di baciargli le labbra. 
«Quanto sei scemo», lo rimbeccò scompigliandogli i capelli. «In effetti è meglio che vada tu, altrimenti io svaligerei il supermercato», scherzò e raggiunse gli altri due seduti sull’erba. 
«Ragazzi, era da parecchio tempo che non vedevo Benjamin… ha fatto un cambiamento straordinario, l’ultima volta che l’ho intravisto era l’ombra di se stesso», commentò Maya, appena gli altri erano abbastanza lontani. «Non ci conosciamo bene ma Dylan mi parla spesso di te, mi ha raccontato tutto e mi piacerebbe poterti conoscere meglio… prima uscivamo spesso in gruppo ma dopo quello che è successo ad Aiden abbiamo smesso, ora sarebbe bello organizzare di nuovo queste giornate insieme», aggiunse guardando Federico che le sorrise. 
«Benjamin vorrebbe la stessa cosa… lo avete visto quanto è felice, si sente in colpa per tutto il tempo passato ad evitare i contatti con tutti voi riducendoli al minimo ma adesso vuole davvero stare in vostra compagnia, me lo dice sempre», rispose sincero. «E anche io lo voglio, ovviamente!», precisò e Steven rise. 
«Lo sappiamo biondo, ormai siamo indispensabili anche per te», scherzò compiaciuto. 
«Maya, quando torni a Perth?», domandò curioso. 
«Tra due giorni ma tra dieci sarò di nuovo qui», rispose giocando con il bordo della coperta sulla quale erano seduti. 
«Allora potrai esserci all’inaugurazione del mio albergo, è tra due settimane!», esclamò contento, strizzando gli occhi per ripararsi dal sole accecante. 
«Sai, penso sia il progetto in cui ho visto Dylan più coinvolto da quando lavora come architetto», ammise la ragazza legandosi i lunghi capelli neri in una coda morbida. 
«Ha lavorato davvero in modo impeccabile, manca poco alla conclusione ufficiale dei lavori e lo vedo che è elettrizzato quasi quanto me», rispose felice. «Si vede che è legato a questo progetto e sono davvero soddisfatto di come ha gestito ogni cosa». 
«Siete stati un’ottima squadra», fece notare Steven dandogli una pacca sulla spalla. 
«Abbiamo collaborato, io avevo tantissime idee ma hanno fatto tutto Dylan e il suo team, io ho solo supervisionato i lavori», rispose guardandosi intorno per controllare che gli altri non stessero tornando. «Tra una settimana arriveranno i miei genitori e rimarranno qui per un mese… Ben ancora non lo sa», disse distogliendo lo sguardo. «Cioè, sapeva che sarebbero venuti per l’inaugurazione del mio hotel ma ancora non gli ho dato la notizia ufficiale e lo farò stasera… sono agitato, io ho già conosciuto i suoi e per me è stato bellissimo ma lui si agita, so che vuole conoscerli ma si vergogna del suo passato, ha paura di non piacere ai miei, lo sapete com’è fatto e anche se sta migliorando molto, ha ancora tantissime insicurezze». 
«Vedrai che andrà tutto bene Fede», lo rassicurò il rosso. «Sicuramente andrà nel panico all’inizio ma poi si calmerà, considera anche che per lui è tutto nuovo… onestamente io sarei agitato al pensiero di incontrare i genitori di Rachel nonostante li abbia già incontrati in altre occasioni quando eravamo solo amici», aggiunse e Federico annuì. 
«Non vedo l’ora di presentare Ben ai miei, so che lo adoreranno», rispose arrossendo. «Lui pensa che per me sia tutto più facile perché ho già avuto una relazione ma non è così perché con il mio ex era diverso, i miei l’hanno conosciuto dopo un anno ma non era neanche un incontro ufficiale, è successo per caso… io e lui eravamo in giro insieme al centro commerciale e loro erano usciti fare la spesa proprio lì, ci siamo praticamente scontrati e ho fatto le presentazioni ma ora è tutta un’altra cosa, è molto più serio e non voglio che si conoscano adesso solo perché poi i miei torneranno in Italia, lo voglio perché Benjamin è la cosa più bella che io abbia mai avuto nella vita e ci tengo tanto a fargli conoscere la mia famiglia», spiegò emozionato. «Mi mancano da morire i miei genitori, è difficile stare lontano da loro con questo fuso orario che a volte rende difficile persino parlarsi al telefono, sono felicissimo di rivederli ma se sono così elettrizzato e impaziente è anche perché so che incontreranno il mio fidanzato, non vedo l’ora», concluse appena prima di sentire le voci degli altri alle loro spalle. 
Il picnic si rivelò un’idea grandiosa, mangiarono chiacchierando all’ombra di un albero e poco dopo proseguirono il giro della città, riuscendo a visitare ogni posto che avevano inserito nel loro itinerario. 
Dovettero rinunciare a pause caffè troppo lunghe e camminare a passo svelto ma sapevano che ne sarebbe valsa la pena e alle ventidue erano tutti a Byron Bay, con l’adrenalina di una giornata incredibile ancora cucita addosso. 
«Amore so che siamo stanchi però voglio parlarti di una cosa», esordì Federico lanciandosi sul divano, allungando le gambe per mettersi comodo appena varcarono la porta di casa. 
«Se è per il viaggio on the road possiamo parlarne domani amore, non mi sono dimenticato di doverti mostrare qualche foto… è solo che...»
«Non è per quello Ben», lo interruppe sorridendo. «Vieni qua», lo invitò allungando il braccio sullo schienale per accoglierlo tra le braccia. 
«Amore mi sto agitando, cosa mi devi dire?», chiese curioso provando a decifrare i suoi occhi lucidi e colmi di emozioni. 
«Ieri ho sentito i miei genitori mentre eri a lavoro», esordì enigmatico. «Mi hanno mandato i dettagli del loro volo, atterreranno a Brisbane tra una settimana esatta», svelò e vide un sorriso enorme addolcire le labbra del moro. 
Quella reazione lo stupì, sapeva che Benjamin sarebbe stato contento di conoscere la sua famiglia ma si aspettava di leggere qualche traccia di ansia tra le sue iridi, o di vedere un’espressione scioccata sul suo viso ma non successe. 
«Che bello amore, quanto resteranno qui? Possono sistemarsi da noi, c’è una stanza in più… oppure posso chiedere a mia madre, lavorando al Resort ha degli sconti e potrebbe riservare loro un appartamento da sogno», propose con un entusiasmo che stordì Federico.
«Un mese», rispose dopo qualche secondo di esitazione, era così felice che si sentiva confuso, non riusciva a credere alle sue orecchie e ai suoi occhi. 
«Ma è tantissimo!», esclamò. «Credi che vorrebbero conoscere i miei genitori? Forse è un po’ presto, mi rendo conto che stiamo insieme da poco ma io non vedo l’ora di incontrarli, voglio conoscere le persone che ti hanno reso il ragazzo che sei adesso e voglio far sapere loro che qui stai bene, voglio che vedano come viviamo, come stiamo bene e tranquillizzarli nel caso in cui fossero un po’ preoccupati».
«Amore guardami», lo invitò posandogli una mano sulla guancia. «Va tutto bene o stai solamente fingendo che sia tutto sotto controllo quando in realtà stai reagendo con così tanta euforia perché sei in ansia?», chiese anche se gli dispiaceva pensarlo. 
Lo vide aggrottare la fronte e capì che ci era rimasto male per quell’insinuazione. 
«Davvero credi che io stia solo fingendo di essere felice di conoscere i tuoi?», replicò allontanandosi un po’, abbassando la voce. «Lo so che mi sono comportato in modo strano diverse volte ma sono cambiato eppure stai dubitando di me», aggiunse affranto e Federico si dispiacque nel vederlo così. 
«No amore, non dubito di te», lo rassicurò sfiorandogli la mano. «Mi dispiace, non volevo ferirti… è solo che quando abbiamo parlato dei miei sei andato nel panico, eri preoccupato e non mi aspettavo che oggi reagissi in questo modo ma sono contento di vederti tranquillo», spiegò cercando il suo sguardo. 
«Probabilmente sarò agitato il giorno in cui li conoscerò, forse dovrai allacciarmi tu i bottoni della camicia perché mi tremeranno le mani, forse dovrai sopportare i miei discorsi senza senso ma adesso sono sereno amore… so che è un passo importante per la nostra relazione, è un passo importante per me e lo voglio affrontare come ho affrontato tutti quelli che ci hanno portato qui, a condividere questa casa e questa vita», rispose lasciandosi abbracciare. «Voglio conoscere la tua famiglia… so che sono un fottuto casino, che ho un passato difficile e che ho combinato qualche disastro ma ti amo e voglio renderti felice sempre. Forse non sono il ragazzo che ogni genitore vorrebbe accanto al proprio figlio, forse oltre quella porta è pieno di persone migliori di me, senza demoni e insicurezze, ma credo che ogni genitore vorrebbe accanto al proprio figlio un ragazzo che lo ami con tutto il cuore, un ragazzo che faccia del suo meglio per proteggerlo, un ragazzo che sappia apprezzarlo e valorizzarlo… ed io sono quel ragazzo per te, per questo non sono agitato… perché credo che lo vedrebbe chiunque che noi due siamo fatti per stare insieme, credo che chiunque vedrebbe quanto sono innamorato di te». 
Federico non sganciò mai gli occhi dai suoi durante quel discorso. Li aveva visti brillare per poi diventare lucidi e tornare a splendere, vi era annegato dentro rimanendo senza fiato. 
Gli prese il viso tra le mani e posò la fronte sulla sua, sfiorandogli il naso con il proprio mentre sorrideva sulle sue labbra. 
«Mi hai davvero stupito stasera amore mio», sussurrò commosso. «Ti amo e hai ragione, sei quel ragazzo per me… il ragazzo che aspettavo da sempre e che voglio accanto per sempre».

As free as the ocean | FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora