You make me feel safe

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«Ben ha davvero un'energia incredibile!», esclamò Dave guardando Bradley.
Il ragazzo era arrivato in spiaggia da poco, si era liberato prima del previsto dal suo appuntamento lavorativo con Scott e aveva deciso di approfittare di quella inaspettata libertà per osservare il suo migliore amico surfare.
«Fa magie con quella tavola», confermò sorridendo. «Sembra passata una vita dall'ultima volta che l'ho visto inseguire le onde, lui sta cambiando tanto ma il modo in cui sa catturare gli occhi di chi lo osserva mentre surfa non cambierà mai... è impossibile togliergli lo sguardo di dosso, ti attira come una calamita».
«È vero», gli diede ragione. «Sono un allenatore e non devo distrarmi quando guardo i miei allievi, devo stare attento ad ogni movimento per poterlo correggere o migliorare ma con Benjamin distrarsi sarebbe davvero impensabile, te lo impedisce perché ha una leggiadria unica... sono davvero ammirato, è il miglior surfista con cui abbia mai lavorato e lo sai da quanto faccio questo lavoro Brad», aggiunse fiero.
«Questo è proprio il suo mondo... spero che possa arrivare in alto, se c'è una persona che lo merita è Ben!», rispose lanciando un'occhiata all'amico, intento a sferzare l'ennesima cresta con movimenti impeccabili. «Sono cresciuto con lui... l'ho visto inseguire la prima onda, innamorarsi di questo sport, raggiungere i primi successi, arrabbiarsi quando provava e riprovava manovre difficili, piangere per l'ansia delle gare, esultare per la vittoria delle medaglie... so quanto si è impegnato fin dall'inizio, quanto tempo e forza ha investito nel surf, quanti sacrifici e rinunce ha fatto ma senza mai lamentarsi perché lui era felice così!», disse ricordando alla perfezione ogni istante.
«Io lo conosco da meno tempo di te ma sono d'accordo, è sempre stato tenace e determinato... non ha mai saltato un allenamento, non si è mai tirato indietro di fronte ad una difficoltà e non l'ho mai sentito vantarsi, neanche una volta. Sa di essere bravo ma non si è mai considerato già arrivato, o superiore agli altri... è umile ed è una cosa che ammiro molto di lui. A sedici anni aveva già vinto tantissime medaglie, a quell'età è facile lasciarsi risucchiare dal successo, dalla fama, dalle vittorie ma lui non è caduto in quel tunnel, ha riconosciuto i suoi meriti ma è sempre rimasto con i piedi ben piantati per terra», rispose sorridendo mentre per un attimo l'immagine del Benjamin di qualche anno prima si sovrappose con quella che aveva davanti agli occhi. «È soltanto la quarta settimana di allenamento ma si vedono già i risultati, si sta impegnando tantissimo sia con me che con Steve in palestra, ha una determinazione incredibile e spero che accetti di partecipare alla competizione che ci sarà tra un mese... è una gara molto leggera, sono certo che la vincerebbe ad occhi chiusi ma non voglio forzarlo, infatti sto temporeggiando prima di chiederglielo perché ogni volta che provo a farlo mi blocco».
«Se accettasse sarebbe fantastico, però ti consiglio di fargli questa domanda al più presto almeno ha il tempo di pensarci... se aspetti troppo va a finire che si fa prendere dal panico perché deve decidere in fretta», lo avvertì sistemandosi una ciocca ribelle sfuggita al suo chignon disordinato. «Sicuramente vorrà riflettere e chiedere consigli a Federico, oppure a me e agli altri... non vorrei che si sentisse messo alle strette se gli dai poco preavviso», precisò infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.
«Hai ragione, allora glielo chiederò oggi stesso», constatò sospirando. «Così magari ne parla subito con te mentre tornate a casa», rifletté a voce alta.
«Mi sembra un'ottima idea... stai tranquillo, andrà bene», lo incoraggiò abbozzando un sorriso. «La cosa peggiore che può succedere è che dica di no ma non sarebbe la fine del mondo, anzi potrebbe farlo arrivare più preparato alla prossima competizione... anche se comunque io credo ci siano buone possibilità che accetti», gli fece notare poco prima che Benjamin si sdraiasse sulla tavola per nuotare verso la riva.
«Voi due state confabulando qualcosa», disse appena li raggiunse. «Ce l'avete scritto in faccia, non siete bravi a nascondere le cose», li informò con tono ironico, passandosi una mano tra i capelli per scrollarsi le gocce di dosso prima di allungare i muscoli delle gambe appoggiandosi a Bradley per non perdere l'equilibrio.
«Non pensavamo di essere così pessimi nel mantenere un segreto», ammise Dave ridacchiando nel tentativo di sciogliere la tensione. «Comunque te l'avrei detto tra poco, non volevo tenerti all'oscuro ancora per molto e ho deciso che andrò dritto al punto», aggiunse invitandolo implicitamente ad incrociare il suo sguardo. «C'è una gara tra un mese e mi chiedevo se ti andrebbe di partecipare», disse guardandolo negli occhi.
Benjamin deglutì a fatica e sentì una strana sensazione tra le costole e il cuore, non riusciva a darle un nome ma la riconobbe subito come un'emozione positiva.
«Che... che gara è?», chiese curioso.
Era consapevole di non volersi sbilanciare, sapeva che non sarebbe riuscito a dargli una risposta quello stesso giorno ma voleva avere più informazioni possibili per decidere.
«È una competizione molto leggera, niente di troppo serio... è organizzata dal comitato sportivo di Brisbane ma si svolgerà su una spiaggia non molto lontana da qui», spiegò dicendogli tutto ciò che sapeva. «Otto surfisti, quattro round... alcuni li conosci già, hai gareggiato contro tre di loro anni fa, hanno la tua stessa età e se vorrai ti dirò anche i loro nomi! Gli altri invece sono emergenti, credo siano appena maggiorenni», precisò e per un attimo gli sembrò di vedere nei suoi occhi le sfumature che aveva visto tutte le volte che gli aveva proposto di partecipare ad una gara.
«Quando scadono le iscrizioni?», domandò giocherellando con la cerniera della muta, mentre stilava una lista mentale di pro e contro.
«Una settimana prima, quindi hai circa venti giorni per decidere e sono certo che farai la scelta giusta», lo incoraggiò dandogli una pacca sulla spalla. «Non voglio metterti pressioni, infatti non dirò nulla... soltanto che credo in te e che questa competizione sarebbe un bel modo per tornare ufficialmente nel panorama surfistico nazionale!», disse deciso a non aggiungere altro ma cambiò idea e aggiunse un'ultima frase prima di lasciarlo solo con il suo migliore amico e concludere la giornata di allenamento. «So che per te non è mai stato importante ma te lo dico lo stesso... se partecipassi vinceresti ad occhi chiusi Benjamin».
«Ci voglio pensare bene», decretò scrollando le spalle. «Sarebbe davvero una bella opportunità per me, solo che non so se sono pronto... ho bisogno di tempo e di rifletterci un po', ne voglio parlare con Fede e con la mia terapeuta!», spiegò confuso ma determinato. «Ho ancora paura di fare passi troppo azzardati perché da una parte vorrei partecipare, dall'altra temo che sia un azzardo... a breve dovrei iniziare a pensare seriamente come muovermi per aprire la mia scuola di surf, poi vorrei fare una sorpresa a Federico e organizzare finalmente il nostro viaggio in Italia, c'è anche l'anniversario della morte di Aiden alle porte... non lo so, non so se ce la faccio a gestire tutto! Sapete che prima delle gare ho sempre avuto l'ansia, stavolta sarebbe triplicata perché è passato tantissimo dall'ultima e mi spaventa molto, ma so anche che prima o poi dovrò buttarmi perché non sarò mai del tutto sicuro e rilassato».
«Bro noi siamo qui», intervenne Bradley. «La decisione spetta soltanto a te, prenditi il tuo tempo... ti sosterremo in qualsiasi caso e so di parlare a nome di tutti, Dave compreso», aggiunse guardando l'allenatore che annuì.
«Brad ha ragione... la scelta è solo tua, non pensare a me, a quello che è giusto o sbagliato. Pensa a quello che vuoi tu, a quello che fa stare bene te... non c'è alcuna fretta Ben, se non parteciperai a questa gara ce ne saranno tante altre! La stagione non è ancora iniziata e non devi aver paura di deludermi o deludere i tuoi amici, o il tuo ragazzo», lo rassicurò. «Noi ti sosteniamo ma sei tu che dovrai salire sulla tavola, sei tu che devi sentirti pronto».
«Grazie», disse il moro guardando entrambi. «Non so cos'altro dire ora ma grazie per il vostro appoggio, è importante per me», precisò abbozzando un sorriso.
«Lo avrai sempre», lo rassicurò Bradley circondandogli le spalle con un braccio.
«Esatto!», confermò l'allenatore. «Ora vi lascio ragazzi, devo andare», aggiunse facendo un cenno per salutarli. «Ben mi raccomando, niente ansia ok? Pensaci con calma, ci vediamo tra due giorni al prossimo allenamento... tieniti pronto, lavoreremo sull'apnea».
«Ciao Dave», risposero all'unisono prima di guardarsi e scuotere la testa perché capitava spesso che parlassero contemporaneamente.
«Sei in moto Ben?», chiese Brad inforcando gli occhiali da sole.
«No, mi ha dato un passaggio Fede ma adesso è al Bay Breeze quindi torno a casa a piedi», disse scrollando le spalle. «Ti va di cenare da noi stasera?», propose entusiasta.
«Volentieri», confermò sorridendo. «Però ti do una mano a cucinare».
«Affare fatto», scherzò dandogli una spallata amichevole. «Non fare finta di niente, raccontami com'è andata con Scott oggi!», esclamò curioso.
«Molto bene», rispose soddisfatto. «È stato il primo incontro lavorativo ufficiale quindi non abbiamo fatto nulla di pratico, mi ha spiegato nel dettaglio quello che ha in mente e devo ammettere che ha idee davvero interessanti... ci siamo confrontati ed è stato produttivo, gli ho dato alcuni suggerimenti e lui mi ha chiesto come vorrei procedere, si è instaurato un bel discorso e lui sembrava un'altra persona rispetto a quella spocchiosa che è di solito».
«Sono contento Brad», commentò Benjamin sincero. «Ti sento entusiasta e sai quanto conta per me che tu sia felice, so che è un'ottima opportunità e che saprai dimostrare la tua bravura perché l'hai sempre fatto e ti ammiro tanto per questo».
«Certo che lo so bro», confermò regalandogli un sorriso. «C'è stato un po' di imbarazzo, devo ammetterlo... da quando ho accettato il lavoro ci siamo sentiti sporadicamente al telefono ma oggi è stato strano essere seduti allo stesso tavolo e confrontarci, io mi sentivo molto in difficoltà e so che lui aveva la stessa sensazione».
«Mi dispiace se l'atmosfera è stata tesa per colpa mia», commentò il moro. «Sicuramente non dev'essere facile per nessuno di voi due ma davvero, a me sta bene la vostra collaborazione... non mi importa niente di lui, basta che la smetta di importunarmi e di ferirmi parlando di Aiden o facendo allusioni su Federico. Per il resto può fare quello che vuole con chi vuole, so che non sei uno sprovveduto e che in caso di problemi con lui saresti il primo a fare un passo indietro!», spiegò calmo mentre camminavano sul lungomare affollato.
«Non è colpa tua Ben, smettila di pensarlo sempre... se c'è un colpevole è lui, ci si è messo da solo in questa posizione scomoda», gli fece notare. «Comunque cambiando discorso, a me sembra stranissimo essere qui di nuovo... è passata una settimana dal mio rientro e ancora non mi sembra vero».
«Se può consolarti io non ho ancora realizzato che dieci giorni fa ero a Sydney ad assistere alla tua laurea insieme a tutti gli altri... è stato davvero emozionante essere lì, te l'ho detto almeno un centinaio di volte ma non posso farne a meno, sei stato eccezionale!», disse felice. «Voglio assolutamente rivedere il video che hai portato per la discussione della tesi, era una bomba!», aggiunse ammirato.
«Montare quel video mi ha portato via non so quante ore di sonno, stavo in piedi fino alle tre del mattino quasi ogni giorno ma è stata una soddisfazione immensa ricevere tutti quei complimenti e vedere che il mio impegno è stato ricompensato», ammise giocando con uno dei suoi anelli, incapace di perdere quel vizio. «Sai cosa? Mi piacerebbe scattare qualche foto a te e Federico... è assurdo che tu non mi abbia mai ingaggiato come fotografo o videomaker, sei il mio migliore amico e non approfitti delle mie capacità!», gli fece notare ridacchiando.
«Scordatelo bro, mi vergogno», rispose arrossendo. «Se vuoi fotografarmi mentre faccio surf va benissimo ma un servizio fotografico con Fede mi imbarazzerebbe troppo e sono certo che lui direbbe la stessa cosa».
«Ti vergogni di me? Non ci posso credere», si finse offeso. «Io invece dico che lui accetterebbe... lo scopriremo più tardi».
«Suona quasi come una minaccia», scherzò trattenendo una risata. «Vedremo chi avrà ragione... se vuole farlo allora va bene, farei qualsiasi cosa per vedere Federico felice».
«Ma come siamo sdolcinati», lo prese in giro.
«Non sfottere», lo rimbeccò sentendo le guance infuocarsi. «Tu piuttosto non fare il vago! Non mi hai più detto niente di quel ragazzo e io non ti ho fatto domande perché immaginavo che non volessi parlarne ma sai che ci sono sempre, ormai sono diventato bravo con i consigli d'amore», aggiunse ironico perché aveva intuito che fosse successo qualcosa di cui Bradley non voleva parlare.
«Non ti ho detto nulla perché è finito tutto ancora prima che potesse iniziare», disse facendosi serio e il moro lesse il dispiacere nei suoi occhi. «Quando gli ho detto che avevo inviato curriculum a Sydney ma anche a Byron Bay si è stranito e in quella settimana abbiamo discusso diverse volte perché lui aveva dato per scontato che sarei rimasto lì dopo la laurea, mi ha accusato di essere egoista e io mi sono incazzato... ho mille difetti ma l'egoismo non è mai stato tra quelli!», raccontò con qualche traccia di fastidio nella voce. «Poi le cose sono tornate normali, abbiamo continuato a vederci e sentirci come prima anche se lui spesso lanciava frecciatine dicendo che stavo vivendo il nostro rapporto in modo superficiale, oppure insinuando che lui non fosse abbastanza importante per farmi restare... lasciavo correre ma mi irritava che la pensasse in quel modo».
Fece una pausa continuando ad attorcigliarsi una ciocca di capelli intorno al dito ma quando si accorse che Benjamin voleva ascoltare tutto il racconto prima di rispondere riprese a parlare sintetizzando gli eventi più importanti.
«Mi ha detto che alle storie a distanza non ha mai creduto e che se io avessi deciso di tornare qui sarebbe finita, sembrava quasi un ricatto e da quel giorno tutto si è sgretolato... quando gli ho detto della proposta di Scott non ha neanche voluto sentire di cosa si trattasse, non si è nemmeno complimentato o dimostrato felice per me, ha soltanto detto che non aveva intenzione di iniziare qualcosa con una persona che se ne sarebbe andata da Sydney e quindi è finita così, ci sono rimasto molto male perché io a lui ci tenevo davvero... non si è neanche preoccupato di capire perché avessi deciso di tornare a Byron Bay, non ha voluto sentire il mio punto di vista e ho capito che non meritava niente, era lui quello egoista... non mi ha nemmeno fatto le congratulazioni per la laurea, è sparito nel nulla».
«Mi dispiace, non meritavi di essere trattato così però penso che il dialogo sia fondamentale in una relazione e visto il suo comportamento non c'erano proprio i presupposti per iniziare qualcosa... meriti di meglio Brad», rispose stringendogli la spalla. «Meriti qualcuno che sappia supportarti, capirti e apprezzarti così come sei... so che lui rimarrà sempre importante per te, è stato il primo ragazzo ad aver attirato la tua attenzione e a farti mettere in discussione tutto quello in cui avevi creduto fino a quel momento ma sono certo che troverai la persona giusta e non lo dico in modo superficiale, solo per dire qualcosa, lo dico perché ci credo davvero e perché so quanto amore hai da dare agli altri».
«Sicuramente mi ha lasciato tanto il nostro rapporto, anche se non è andata come speravo», confermò sentendosi più tranquillo. «Io non voglio mettere i miei sogni in stand-by, mi si è presentata l'opportunità di tornare a Byron Bay e fare il lavoro che mi piace... l'ho colta per questo, perché so che mi renderà felice. E poi sento che il mio posto è qui».
«Bro hai fatto la scelta giusta», lo incoraggiò abbozzando un sorriso. «Sul serio, tu meriti qualcuno che sia disposto a lottare per te... lui non ci ha neanche provato, si è arreso ancora prima di poterlo fare e non è così che si affronta un rapporto».
«Lo sai che è la storia della mia vita sentimentale Ben... nessuno mi ha mai amato abbastanza, questa è la verità. Ho sempre amato e lottato io per entrambi ma sinceramente sono stanco di farlo», ammise sconsolato. «Federico avrebbe smontato il mondo intero per te, lui sì che sa cosa significa amare qualcuno... io forse non la troverò mai una persona così. Tienilo stretto Ben, sei fortunato ad averlo», aggiunse e Benjamin arrossì sentendo il cuore scoppiare.
«Lo so», confermò emozionato. «Ma sai cos'altro so? So che non avrei mai pensato di trovare una persona capace di amare un ragazzo distrutto come me, una persona che dimostrasse così tanto supporto e pazienza e invece è successo... questo per dire che a volte le cose capitano quando meno te le aspetti».
«Hai ragione, effettivamente se mi avessero detto che il mio migliore amico si sarebbe fidanzato così presto non ci avrei creduto», scherzò dandogli una gomitata. «La vita ti ha sorpreso Ben ed è quello che auguro anche a me stesso, ho davvero bisogno di sorprendermi», aggiunse pulendosi le scarpe sullo zerbino prima di seguire Benjamin all'interno della casa.
«Finalmente puoi vedere il salotto dal vivo, che ne pensi del nuovo colore delle pareti?», chiese il moro. «Siamo stati bravi io e Fede?».
«Direi di sì, è bellissimo!», rispose avvicinandosi per osservare meglio. «Sembra più luminosa la stanza con il muro di questa tonalità, avete fatto un bel lavoro... se ti va male la carriera da surfista o fisioterapista puoi ripiegare su quella da imbianchino», lo prese in giro guadagnandosi un gestaccio come risposta.
L'atmosfera diventò più leggera e i due sorseggiarono un moscow mule chiacchierando come ai vecchi tempi, spaziando da un argomento all'altro senza che potessero spiegarsi come fosse possibile.
«Forse dovremmo cucinare qualcosa Ben», gli fece notare osservando l'orologio.
«Sì, direi proprio che dovremmo farlo ma non ho voglia», ammise ridacchiando. «Chiamo Fede e gli dico di fermarsi a prendere le pizze, tanto la pizzeria in fondo alla strada del Bay Breeze le fa buonissime anche se lui preferisce andare in quel locale italiano vicino alla piazza principale», aggiunse afferrando il telefono per chiamare il fidanzato.
«Ben?», lo chiamò Bradley appena chiuse la chiamata.
«Dimmi bro», rispose perplesso, notando qualcosa di strano nella sua voce.
«Grazie», disse soltanto, giocando distrattamente con uno dei suoi orecchini a cerchio.
«Non so per cosa mi stai ringraziando ma in ogni caso non devi farlo», disse dolce, toccandogli affettuosamente lo chignon facendolo imbronciare.
«Bro lo sai che mi urta quando mi tocchi i capelli!», si lamentò sbuffando.
«Lo so, per questo lo faccio», affermò compiaciuto, facendogli una linguaccia. «Dai fai il serio, perché mi stavi ringraziando?», chiese smettendo di infastidirlo.
«Avevo bisogno di passare un po' di tempo con te e tu l'hai capito senza che ti dicessi nulla... è sempre stato così, mi capisci anche se non parlo e se faccio finta che vada tutto bene», rispose scrollando le spalle. «Mi piace stare qui, adesso che vivi con Fede questa casa emana un'aria tutta nuova, diversa da quella che si respirava quando vivevi da solo e io venivo ogni giorno per controllare che stessi bene», aggiunse abbassando lo sguardo. «E poi adoro trascorrere le serate con voi due, quel biondino del tuo fidanzato un giorno lo faranno santo... mi intrufolo sempre all'improvviso».
«Ma smettila idiota», lo rimbeccò roteando gli occhi. «Guarda che è il primo ad essere felice quando vieni qui a casa, sa quanto mi sei mancato in questi anni e me lo dice sempre che è contento quando stiamo insieme io e te perché adora il rapporto che abbiamo... ripete spesso che non ha mai avuto un amico così stretto quando era in Italia ma credo che stia costruendo un bel legame con Dylan, mi farebbe piacere se si rafforzasse sempre di più».
«L'ho notato anch'io sai?», commentò sorridendo. «Credo che ci siano i presupposti giusti, secondo me sono molto simili su alcuni lati del carattere e poi insieme hanno realizzato un progetto incredibile, quello li ha uniti tanto!», aggiunse poco prima di voltarsi sentendo il rumore delle chiavi nella toppa.
«Amore bentornato!», strillò Benjamin. «Che tempismo, stavamo parlando proprio di te», precisò andandogli incontro per rubargli un bacio e prendere i cartoni delle pizze dalle sue mani.
«E cosa dicevate di bello?», chiese ridacchiando, scompigliandogli il ciuffo.
«Chi ti dice che fosse qualcosa di bello?», si intromise Bradley scrollando le spalle.
«Lo do per scontato, non si possono dire cose negative su di me», si vantò guardandolo con aria di sfida. «Soprattutto se ti autoinviti a cena a casa mia», scherzò abbracciandolo affettuosamente.
«Veramente mi ha invitato il tuo ragazzo, che si dà il caso essere anche il mio migliore amico quindi prenditela con lui», si difese ridendo. «Comunque stavamo dicendo proprio questo in realtà, che un giorno ti faranno santo perché mi accetti anche se mi intrufolo all'improvviso qui da voi ma Ben mi ha detto che invece ne sei contento».
«Ha ragione», confermò strizzandogli l'occhiolino. «So quanto gli sei mancato, mi fa piacere vedervi insieme perché avete davvero un bellissimo rapporto», precisò ripetendo quasi esattamente le parole che aveva detto Benjamin poco prima.
«Vorrà dire che lo farò più spesso», commentò Bradley.
«Adesso non esagerare!», lo rimbeccò ridendo.
«Ehi voi due, le pizze diventano fredde se non vi muovete!», li avvisò il moro, che nel frattempo era uscito in giardino a sistemare il tavolo.
«Arriviamo», annunciò il biondo e poco dopo erano tutti e tre intenti a chiacchierare con leggerezza e voglia di trascorrere una bella serata di quelle semplici ma da ricordare con un sorriso.
«Amore ho una notizia da darti», esordì Benjamin approfittando di un momento di silenzio che si era creato dopo una battuta di Bradley. «Dave mi ha detto che ci sarà una gara tra un mese e vorrebbe che io partecipassi, crede che sia un'ottima opportunità per me», svelò senza farlo aspettare troppo e cercò il supporto negli occhi del suo migliore amico.
«Wow!», esclamò Federico sorridendo, senza sbilanciarsi troppo perché non riuscì a decifrare bene cosa il moro stesse provando.
«Ho circa tre settimane per pensarci e so che sarà una decisione difficile da prendere... una parte di me direbbe di sì senza neanche riflettere, l'oceano è casa mia e anche se non ho mai surfato per vincere una medaglia mi manca da morire l'adrenalina prima della competizione, mi mancano persino gli allenamenti sfiancanti di Dave a ridosso delle gare», disse giocando con il tovagliolo. «L'altra parte invece rifiuterebbe, perché non riesco a scrollarmi di dosso la paura di affrettare le cose... non so nemmeno come spiegarlo ma è una cosa che mi spaventa molto e infatti ne sto parlando con la mia psicologa, solo che ci vuole tempo per affrontarla», continuò spiegando i suoi dubbi.
«È comprensibile Ben, questi ultimi mesi per te sono stati ricchi di cambiamenti importanti ed è giusto che tu voglia fare un passo alla volta, non ci sarebbe niente di male se scegliessi di gareggiare più avanti e non ora, ci saranno tante altre gare», lo rassicurò Federico allungando una mano per posarla sulla sua e stringerla.
«Non ti deluderei se rifiutassi?», chiese il moro mordendosi il labbro.
«Amore no, come ti viene in mente una cosa del genere?», rispose spiazzato da quella domanda. «Io sono fiero e orgoglioso di te sempre... avrai il mio supporto, qualunque decisione prenderai ma ora mi spieghi perché pensi che potresti deludermi?».
«Non lo so, forse perché la cosa più logica sarebbe cogliere al volo quest'opportunità... chiunque lo farebbe, è rarissimo che un surfista non accetti di fare una gara», rispose confuso. «Tu dici sempre che ami vedermi surfare e che si vede quanto mi fa bene, forse per questo pensi che sarebbe sbagliato non accettare... io lo so che durante la gara sarei felice, è tutto il resto che mi spaventa! I miei ricordi, la paura di perdere l'equilibrio che sto costruendo, il rischio di sovraccaricarmi troppo visto che a breve dovrò occuparmi della burocrazia per aprire la scuola di surf e ultimamente sembra che tutti abbiano bisogno di un fisioterapista... e poi in questo periodo molti sportivi hanno competizioni quindi i miei appuntamenti in studio si moltiplicheranno, succede sempre a ridosso delle gare».
«Ascoltami amore», disse cercando i suoi occhi. «Non importa cosa penso io o cosa pensano gli altri, la decisione riguarda soltanto te e sei l'unico che può sapere qual è la scelta giusta... noi possiamo ascoltarti e darti un consiglio, aiutarti a fare chiarezza o semplicemente starti accanto ma niente di quello che io o chiunque altro pensiamo deve influenzarti, devi scegliere ciò che fa stare bene te», continuò con tono calmo.
«Grazie Fede», sussurrò posando la fronte sulla sua. «So che tu mi supporti sempre, non ho mai dubitato di questo... voglio parlarne bene con te nei prossimi giorni, quando avrò le idee più chiare, ma davvero grazie per quello che hai detto... lo sai che è facile per me inseguire pensieri sbagliati ma mi aiuti a disinnescarli prima che possano fare danni».
«Siete così carini che non vi si può nemmeno sfottere per quanto siete sdolcinati e diabetici», commentò Bradley scherzoso. «È meglio se vi lascio soli», disse alzandosi ma intercettò subito lo sguardo di Benjamin e parlò prima che potesse farlo lui. «So che stai per scusarti ma non devi, non mi hai escluso né fatto sentire di troppo... semplicemente so che hai bisogno di Federico adesso ed è giusto così, vado a casa e ci sentiamo domani bro», lo tranquillizzò sorridendo.
«Mi conosci proprio bene, volevo davvero scusarmi», ammise scrollando le spalle. «Grazie di tutto Brad, so che te l'ho già detto almeno un centinaio di volte ma sono veramente contento che tu sia qui a Byron Bay... mi sembra di essere tornato ai vecchi tempi, quando io e te praticamente vivevamo uno a casa dell'altro e non passavamo un giorno senza vederci», gli disse mentre lo accompagnava alla porta.
«Sono felice anche io e non solo perché vivo di nuovo a due passi da te ma soprattutto perché tu sei tornato a sorridere e vederti così mi fa stare bene», replicò abbracciandolo.
«Ti voglio bene bro», sussurrò Benjamin respirando il famigliare profumo dello shampoo alla camomilla che Bradley usava, da sempre, per curare i suoi riccioli. «Ti chiamo domani», promise prima di chiudersi l'uscio alle spalle e tornare in giardino, pronto a perdersi tra le braccia calde e accoglienti di Federico.
«Amore mio», sussurrò il biondo prendendogli la mano per tirarselo vicino.
«Non mi va di parlarne adesso, voglio solo abbracciarti e sentirmi a casa... voglio chiudere fuori tutto il resto tranne noi due», disse incastrando gli occhi nei suoi.
«E allora abbracciami», rispose dolce. «Mi ha sempre fatto uno strano effetto accorgermi di quanto i miei abbracci ti facciano stare bene... è stato così fin dall'inizio Ben, succede persino quando dormi lo sai? Se ti agiti nel sonno e io me ne accorgo, ti stringo forte e ti calmi subito... è successo anche di recente, quando hai trovato la lettera di Aiden. Ti sei addormentato e appena mi sono steso accanto a te e ti ho abbracciato tu ti sei calmato, lo sento proprio... ti rilassi tra le mie braccia ed è bellissimo».
«Mi sento al sicuro con te», disse colpito da quel discorso. «Basta la tua presenza a calmarmi, è per questo che i primi tempi avevo paura che tu fossi soltanto un'altra dipendenza per me... perché ogni volta che ti stavo vicino stavo bene e quando invece non c'eri tutto tornava a farmi schifo, avevo paura di essere diventato dipendente da te, di usarti anche se non lo volevo fare in modo consapevole... invece poi ho capito che il motivo per il quale starti accanto mi faceva sentire vivo era che stavo iniziando ad amarti».
«Ho sempre voluto proteggerti amore... quando ti ho conosciuto ancora non sapevo da cosa, non sapevo perché ti fossi ridotto ad essere l'ombra di te stesso ma avevo già quell'istinto di protezione nei tuoi confronti e più ti conoscevo, più aumentava», rispose accarezzandogli la schiena. «Sono felice che ti senti al sicuro con me perché è quello che ho sempre desiderato, oltre a farti sentire amato e protetto».
«Mi sento proprio così con te Federico... mi sento al sicuro, amato e protetto», confermò rubandogli un bacio leggero. «E vorrei che tu ti sentissi allo stesso modo ma non so se...»
«Ti blocco prima che tu possa dire qualche cazzata», scherzò posandogli un dito sulle labbra. «Mi sento così anch'io amore», disse piano. «Non ho alcun dubbio Ben, tu sei ancora tanto insicuro e spaventato a volte ma so che faresti di tutto per proteggermi... so che se io crollassi tu mi aiuteresti a rialzarmi, so che troveresti il modo di farmi ridere anche tra le lacrime. Mi sento a casa quando mi abbracci come solo tu sai fare, quando ti avvicini piano mentre mi guardi con i tuoi occhioni color oceano e fai quel mezzo sorrisetto prima di avvinghiarti a me come se fossi un koala... mi sento al sicuro sempre con te», continuò sfiorandogli il naso. «Te l'ho già detto che ci ho messo un po' ma poi l'ho capito che ogni cosa l'hai fatta con l'intento di proteggermi, è stata una dimostrazione enorme Ben... hai una sensibilità incredibile tu, sei sempre attento e premuroso con me, anche se non te ne accorgi e pensi sempre di farmi mancare qualcosa».
«Lo penso perché tu meriti solo il meglio e io sono un casino ambulante, quindi ho paura di non riuscire a dartelo».
«Te lo ripeterò finché non ci crederai, sei tu il meglio per me Benjamin».

Angolo autrice
Ciao ❤
Rubo queste poche righe soltanto per avvisare che non riuscirò più ad aggiornare un giorno si ed uno no, un po' perché questo periodo è davvero complicato, un po' perché la storia è ad un punto importante e non voglio affrettare nulla.
Cercherò comunque di pubblicare almeno due capitoli a settimana, se riesco anche tre!
Vi abbraccio e vi ringrazio per il continuo supporto e tutto l'affetto!
Alessia.

As free as the ocean | FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora