I have a surprise for you

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Ma che cosa bella che sei,
tra tutti i miei guai.
[Mare; Michele Merlo]

Benjamin camminava tra le strade di Byron Bay con un bicchiere di carta tra le mani, sorseggiando di tanto in tanto il suo cappuccino mentre osservava i pochi passanti a passeggiare sul lungomare, alcuni skater a provare acrobazie e i surfisti a inseguire un’onda dopo l’altra. Era insolitamente tranquillo e lasciò che il suo sguardo curioso vagasse ovunque, conosceva ogni angolo della baia ma solo da qualche mese la stava vivendo di nuovo dopo anni in cui camminava sempre con lo sguardo chino sui propri passi. 
Quel giorno invece incrociò lo sguardo delle altre persone e sorrise ad un simpatico bambino con una cascata di riccioli rossi e ribelli ed una pioggia di lentiggini sul naso, diede un’indicazione ad un turista tedesco piuttosto confuso e osservò persino le vetrine di qualche negozio finché arrestò la sua camminata davanti all’ingresso del comitato sportivo. 
Era in anticipo, così finì con calma la sua bevanda calda e avvisò Federico di essere giunto a destinazione prima di spingere la porta a vetri ed entrare nell’edificio. 
Era uno dei luoghi che aveva frequentato più spesso quando era un surfista professionista, spesso era andato lì con Dylan o Aiden per avere informazioni sulle gare e le competizioni, per rilasciare interviste o semplicemente incontrare altri professionisti ma quel giorno gli sembrò di varcare la soglia per la prima volta, perché si sentiva una persona completamente diversa. 
Con le mani tremanti premette il pulsante dell’ascensore, poi decise di prendere le scale per scaricare un po’ di tensione e quando arrivò davanti all’ufficio di Travis sospirò prima di bussare, era pronto a mettere a tacere un’altra delle sue paure. 
L’uomo lo accolse con un sorriso cordiale e una pacca sulla spalla, chiacchierarono per qualche minuto prima di accomodarsi sulle poltroncine e Benjamin lanciò un’ultima occhiata fuori dalla finestra per osservare il cielo terso del mattino. 
«Benjamin quando vuoi possiamo iniziare», gli disse Travis usando un tono che calmò il moro all’istante. «Seguirò la traccia che abbiamo preparato insieme ma se per un qualunque motivo cambi idea durante l’intervista e non vuoi rispondere a delle domande basta che tu mi faccia un cenno e andiamo avanti, non sei costretto a dire nulla che tu non voglia dire», aggiunse e Benjamin bevve un sorso d’acqua prima di annuire e sospirare sciogliendo la tensione che gli bloccava ogni muscolo. 
«Sono pronto… mi fido di te Travis, possiamo cominciare», affermò sicuro e tentò di rilassarsi il più possibile mentre l’uomo attivava il registratore e si apprestava a fargli la prima domanda. 
«Ciao Benjamin, è un piacere avere l’opportunità di fare una chiacchierata con te… non mi piace definirla intervista, prendilo come un incontro tra amici!», esordì e gli rivolse un sorriso. «È da parecchio tempo che non ci parli di te, se non sbaglio sono cinque anni… ti va di raccontarci come stai?», disse e gli lasciò la parola. 
«Ciao», rispose e deglutì prima di continuare. «Sì, sono cinque anni che non rilascio interviste… sono stati anni difficili e di cui non voglio parlare ma ora sono qui perché sto molto meglio, diciamo che ho avuto bisogno di prendermi del tempo solo per me ed è per questo che mi sono ritirato dal panorama sportivo», disse vago, rispettando il discorso che aveva provato e riprovato davanti a Federico. 
«Avevi diciott’anni quando ti ho visto l’ultima volta, ora ne hai ventitré… hai sicuramente una visione diversa della vita e anche di te stesso», commentò Travis. «Cosa ti ha insegnato questo periodo di pausa?», chiese cauto, vedendolo tranquillo. 
«Sono cambiato molto, a volte quasi non mi riconosco… è stato un periodo molto negativo come potete immaginare, ma mi ha insegnato ad essere forte e a riconoscere l’importanza delle cose che ci circondano senza aver bisogno di perderle per farlo», rispose sereno. «Ho lavorato tanto su me stesso, ho avuto modo di conoscermi meglio e a fondo ma ho anche imparato a chiedere aiuto e ad accettarlo, ho capito che mostrare le proprie debolezze non è sbagliato e mi sento una persona nuova, non migliore ma diversa», aggiunse stupito di essere riuscito a non perdere il filo di ciò che voleva dire. 
Stava andando tutto come doveva andare e Benjamin quasi non riuscì a crederci, si sentiva incredibilmente orgoglioso di se stesso.  
«Il passato lo conosciamo, il futuro è un’incognita… e il presente invece? Come lo stai vivendo Benjamin? Eri ammirato da tante persone e so che lo sei ancora, ti va di raccontarci chi sei diventato in questi anni?», domandò seguendo alla lettera l’elenco preparato insieme. 
«Certo, mi fa piacere parlare di chi sono adesso», rispose con un sorriso perché era vero, aveva tante cose belle intorno e soprattutto sapeva apprezzarle. «Immagino che già lo sappiano tutti, Byron Bay è davvero piccola e le voci girano in fretta… sono un fisioterapista e questo mi ha permesso di non allontanarmi del tutto dal mondo del surf, ho rimesso a nuovo parecchi surfisti ma non solo», spiegò e per la prima volta non sentì un colpo al cuore nel raccontarlo. «Da qualche settimana sono tornato a surfare ma per il momento non intendo partecipare a gare o eventi, voglio surfare soltanto per me stesso e riavvicinarmi gradualmente alla mia passione dopo un lungo periodo di distacco. È per questo che non ho voluto rilasciare interviste ma ci sono state delle indiscrezioni a riguardo quindi ci tengo a chiarire che non voglio essere assalito da sponsor o altri giornalisti perché quello che ho da dire lo dirò qui», aggiunse e sperò di non essere risultato troppo brusco. 
«Sei stato al centro dell’attenzione per anni, hai vinto medaglie e partecipato a tante competizioni… credo sia giusto che ora tu voglia riconnetterti al surf solo per un puro piacere personale, soprattutto perché è sempre stato evidente a tutti quanto ami inseguire le onde», commentò ammirato e Benjamin sapeva che non stava affatto fingendo soltanto per seguire un copione. 
Era frutto di un accordo ma avevano collaborato scambiandosi idee e il moro aveva accennato qualcosa di più personale a Travis, sapendo che non ne avrebbe parlato con nessun altro. 
«Cosa vedi nel tuo futuro?», domandò il giornalista.
«Vedo le persone che mi sono state accanto in questi anni difficili, vedo il mio lavoro di fisioterapista perché anche se dovessi tornare a gareggiare non voglio lasciarlo e vedo l’oceano che è e sarà sempre il mio mondo», rispose commosso. 
«Sembra che tu abbia le idee chiare! Se sei d’accordo, Benjamin, adesso ti farei una domanda che sembra un cliché in ogni intervista… la curiosità fa sempre questo effetto», annunciò fingendo di lasciare un po’ di suspence. «Non è la nostra prima intervista insieme, ti ho fatto questa domanda tantissime volte… cosa ci puoi dire della tua vita sentimentale?». 
«Immagino che tutti si aspettino la risposta che ho sempre dato, invece vi stupirò», disse ridacchiando. «Sono felicemente fidanzato!», esclamò e Travis si improvvisò un ottimo attore, mostrando stupore nonostante lo sapesse già da qualche giorno. 
«Ammetto che anche io mi aspettavo la solita risposta di sempre», mentì. «Sei sempre stato piuttosto prevedibile anche nelle interviste, mi hai colto di sorpresa e adesso non so più che domande farti», aggiunse ironico. 
«Non dirò molto, vi basti sapere che ho una relazione stabile e che sono felice», rispose e sorrise istintivamente. «Sembrerà una frase fatta ma l’amore mi ha salvato, mi ha letteralmente salvato e se non fosse per il mio fidanzato non credo che sarei qui ora», precisò consapevole di quanto fosse forte ciò che aveva appena detto, eppure era convinto che se non avesse conosciuto Federico la sua rinascita non sarebbe iniziata, era stato lui a porgergli la mano per rialzarsi, lui a ridargli la voglia di vivere, lui a insegnargli ad essere felice di nuovo e voleva che il mondo lo sapesse. 
«Sono parole molto toccanti», affermò Travis facendolo annuire. «Grazie di aver lanciato un bel messaggio di speranza, le persone che leggeranno l’intervista saranno felici di aver avuto tue notizie e soprattutto di sapere che hai superato un momento di grande difficoltà». 
«Non è stato facile affrontare un lutto così importante, mi ha profondamente cambiato e credo che non si possa superare mai del tutto però intravedo la luce in fondo al tunnel», si sbilanciò. «È inutile mentire, tutta Byron Bay sa quello che è successo alla mia famiglia e posso dire che il tempo non guarisce alcuna ferita, la ferita resta… cambia il modo di viverla e di guardarla. Io ho vissuto la mia fino in fondo, ero diventato io stesso quella ferita e non vedevo né sentivo altro ma sto imparando a farlo, sto imparando a godermi le cose belle anche se la cicatrice rimarrà sempre». 
«Grazie Benjamin, sono certo che a molti farà piacere sentire queste parole», disse e gli sorrise. «Spero di riaverti presto qui, magari a commentare un’altra vittoria», aggiunse e il moro tirò un sospiro di sollievo. 
Era finita ed era andata alla grande. 
«Grazie a voi!», rispose e si rilassò sulla sedia, si sentiva libero come una rondine a primavera, libero e sollevato da un peso asfissiante. 
«È andata alla grande!», esclamò Travis dandogli una pacca sulla spalla, dopo aver spento il registratore. «Sei stato eccezionale, sono certo che ti lasceranno in pace… farò in modo che questa intervista venga pubblicata ovunque, hai detto ciò che volevano sapere. Penso tu possa stare tranquillo», aggiunse e lo abbracciò perché la verità era che si era affezionato a lui diverso tempo prima, era il più umile e gentile tra tutti gli sportivi che intervistava. 
«Non so come ringraziarti per quello che hai fatto, sapevo che potevo fidarmi di te», rispose grato. «Ho improvvisato la parte finale perché ero a mio agio… forse un giorno condividerò la mia esperienza, so che potrebbe aiutare chi sta attraversando momenti difficili, chi sta lottando contro la depressione ma non ero pronto a farlo ora, grazie di averlo capito», precisò pensando che se tutti i giornalisti avessero preso esempio da Travis non avrebbe avuto quel crollo. 
Si scambiarono un’occhiata d’intesa e Benjamin lo salutò prima di uscire e correre a respirare l’aria pura dell’oceano, gli sembrava di danzare invece di camminare tanto si sentiva leggero e soddisfatto di quello che era appena successo in quell’ufficio. 
Rimase seduto sulla sabbia a contemplare le onde infrangersi sul bagnasciuga per un tempo indefinito, poi sorrise senza neanche accorgersene e ripensò a una frase che Aiden gli diceva sempre, solitamente lo infastidiva ma quel giorno lo fece sorridere. 
“Tu pensi troppo Bibi, a volte devi semplicemente buttarti per capire che la realtà è meno spaventosa di ciò che credi tu”. 
Capì che aveva ragione, perché spesso si faceva bloccare dalle proprie paure, da tutte le congetture mentali, dagli scenari che ricreava nella propria testa ancora prima di poter affrontare i cambiamenti o qualsiasi esperienza, salvo poi farlo e scoprire che era più semplice di quanto pensasse. 
Sorrise ancora e guardò un’ultima volta il cielo prima di incamminarsi verso casa, facendo una piccola deviazione per fermarsi al fast-food preferito di Federico e comprare i suoi sandwich preferiti per pranzo. 
«Ciao amore!», esclamò mezz’ora più tardi, entrando a passo spedito in salotto trovandolo  però vuoto. Lasciò sul divano i sacchetti che aveva in mano e chiamò di nuovo il biondo, facendo un salto dal pavimento quando spuntò all’improvviso dietro l’angolo tra il muro del bagno e quello della camera da letto. «Ma sei completamente cretino!», si lamentò portandosi una mano sul petto. 
Tentò di dargli un calcio sul fondoschiena ma Federico iniziò a scappare per tutta casa così lo rincorse come se fossero due bambini intenti a giocare a nascondino e l’aria si riempì di risate finché il moro riuscì a raggiungerlo e gli saltò sulla schiena facendolo quasi cadere.  
«La devo smettere di cucinarti bontà italiane, stai diventando pesante», affermò Federico scherzando mentre l’altro gli avvolgeva le gambe intorno alla vita. 
«Stai per caso dicendo che sono ingrassato? Ma se ci alleniamo insieme con le schede che ci dà Steven!», esclamò contrariato. «E a giudicare da come mi guardi e mi tocchi deduco che ti piacciano i miei addominali quindi taci bellezza», precisò e il biondo rise. 
«Oh, mi piacciono eccome», confermò malizioso. «Però così non ti posso baciare, scendi dai!», lo invitò e Benjamin assecondò la sua richiesta ma senza perdere tempo gli saltò in braccio di nuovo, posizionandosi però di fronte a lui. 
«Adesso puoi baciarmi», gli fece notare ammiccando e il biondo non se lo fece ripetere, si avventò sulle sue labbra morbide mentre camminava per intrappolare il fidanzato contro il primo muro disponibile. 
Il bacio diventò subito bollente, arricchito dalle mani che vagavano ovunque sui loro corpi intrecciati e ricoperti di brividi e dai respiri sempre più affannati.
«Amo così tanto baciarti», sussurrò Federico sulla sua bocca schiusa. «Amo così tanto te», precisò e Benjamin sorrise sfiorandogli il naso. 
«Ti amo stronzetto», disse in un italiano quasi impeccabile e il biondo lo baciò di nuovo. 
«Questo era perché stai diventando sempre più bravo a parlare nella mia lingua», lo informò facendolo ridere. «Ma non imparare mai a dire bene il mio nome perché il modo in cui lo dici mi fa impazzire e lo sai», intimò fingendosi minaccioso. 
«Va bene amore ma non credo sia un problema, per quanto io mi impegni non riuscirò mai a perdere il mio accento inglese», gli fece notare. «Sei bellissimo Federico», aggiunse in italiano e il biondo gli morse il labbro inferiore. 
«Stai mettendo a dura prova il mio autocontrollo, sappilo!», esclamò e il moro rise di gusto sganciando le gambe dai suoi fianchi per tornare con i piedi per terra. 
«Ho una sorpresa per te», annunciò sgusciando via dallo spazio ristretto tra il corpo di Federico ed il muro del salotto. «Ta-daaan!», esclamò sollevando i sacchetti del fast-food.
«Te l’ho già detto che sei il miglior fidanzato del mondo?!», chiese retorico. «Quei sandwich sono troppo buoni, dimmi che hai preso i miei preferiti ti prego!». 
«Per chi mi hai preso scusa?!», si finse offeso. «Ovvio che ho preso i tuoi preferiti!», rispose sventolando la busta sotto il suo naso. «Dai andiamo in giardino amore, hai già apparecchiato?». 
«Sì, mentre ti aspettavo… ora mangiamo ma dopo voglio sapere tutto dell’intervista», disse aprendo la porta a vetri. «Grazie Ben», aggiunse poi, quando il moro dispose il pranzo sul tavolo. 
«È una sciocchezza Fede», arrossì sedendosi, prima di versare l’acqua nei bicchieri. 
«Non lo è affatto», disse addentando il suo sandwich. «Non sminuire quello che fai per me amore, sono piccoli gesti ma sei dolce… come quando vai al supermercato e torni sempre con qualcosa che adoro», aggiunse e gli sorrise. «Mi pensi ed è bellissimo».
«Ti penso sempre», disse felice. «Sentivo i miei amici parlare d’amore e mi chiedevo se io sarei mai stato capace di amare qualcuno… poi è successo quello che sai e mi ero proprio convinto di non poterlo fare ma comunque mi piaceva sentire Dylan e Steven parlare delle loro rispettive fidanzate, mi raccontavano cose molto dolci e ora beh, mi rendo conto che ho voglia di farle con te e per te… allungare la strada solo per andare a comprare i tuoi sandwich preferiti, mandarti un messaggio dolce quando mi manchi, preparare una cena carina quando so che ho tempo perché tu torni più tardi di me, chiamarti appena ho dieci minuti di pausa anche se ti ho salutato solo qualche ora prima, sorridere quando parlo di noi o quando la radio trasmette una canzone che mi ricorda te… è così bello provare tutto questo, è così bello essere innamorati». 
«E tu eri quello che pensava di non saper amare», gli ricordò sfiorandogli la mano. «Te l’ho detto Ben, nessuno mi ha mai amato come fai tu… mi fai sentire importante ed è una bellissima sensazione». 
«Ma tu sei la persona più importante per me», disse con naturalezza e al biondo sembrò di sentire il cuore saltare un battito. «Voglio renderti felice perché ti meriti tutto ciò che ho». 
«Mi basti tu per essere felice», rispose e Benjamin arrossì mordendosi il labbro prima di sporgersi per rubargli un bacio. 
«Amore ti racconto com’è andata l’intervista», cambiò discorso e gli spiegò tutto a grandi linee, omettendo la parte in cui aveva parlato di lui perché voleva che fosse una sorpresa; Travis gli aveva detto che entro qualche ora gli avrebbe inviato il file con la trascrizione pronta per essere pubblicata sui giornali. 
Gli raccontò soprattutto le sue sensazioni, il forte senso di orgoglio e di sollievo, la consapevolezza di essere sulla strada giusta per prendersi tutto ciò che aveva lasciato dietro di sé, la voglia di riscattarsi. 
«Sono fiero di te Ben», rispose quando il moro finì di raccontare. «E sono felice di sapere che per una volta lo sei anche tu, devi essere orgoglioso di te stesso e di come hai gestito tutta questa situazione», aggiunse e lo vide sorridere. 
«Lo sono amore, lo sono eccome», confermò entusiasta. «Non volevo che venissi proprio perché volevo dimostrare a me stesso che posso farcela anche da solo, il tuo supporto è essenziale e io ti ho sentito vicino anche se eri a casa però volevo contare soltanto su di me», spiegò e il biondo annuì. 
«L’avevo capito ed è per questo che ho appoggiato la tua decisione, sapevo che sarebbe andato tutto bene e che quest’esperienza ti avrebbe aiutato a capire che sei forte e devi credere di più in te», rispose incrociando i suoi occhi. 
«Tu sai sempre qual è il meglio per me e ti amo anche per questo».

«Sei sexy quando studi», sussurrò Federico al suo orecchio qualche ora più tardi mentre gli massaggiava le spalle con gesti lenti e sensuali, tentando di imitare i movimenti che gli aveva visto fare diverse volte. 
Era ormai scesa la sera e Benjamin stava studiando seduto al tavolo in giardino, con gli occhi fissi sul libro e una matita a picchiettarsi le labbra. 
«Ti prego continua amore, per una volta sono io quello a ricevere un massaggio», disse rilassandosi. «Ho quasi finito, voglio fare al più presto questo esame così posso portarti in barca… non vedo l’ora! Non avrei mai pensato di voler prendere la patente, né di guidare un’imbarcazione eppure sono qui a studiare come un matto da quasi un mese». 
«Ben ma non devi strafare, l’oceano non scappa e neanche la barca», gli ricordò continuando a sciogliergli i muscoli. 
«Magari scappi tu», lo provocò sottolineando una frase sul libro, fingendosi distratto. 
«Così mi perdo la possibilità di un giro in barca con un bel surfista in costume tutto per me? Mh, no, direi che scappare non è una buona idea», rispose guadagnandosi un’occhiataccia. 
«Il bel surfista si è offeso», comunicò imbronciandosi. «E ha deciso che non ti porterà più in barca… troverà qualcun altro», aggiunse e un attimo dopo Federico si sedette sul suo bacino cogliendolo alla sprovvista. 
«Non pensarci proprio», intimò pizzicandogli un fianco. 
«E perché no? Sarebbe soltanto un giro in barca… niente di male», continuò a provocarlo fingendosi ingenuo. 
«Sei mio Benjamin», disse prima di mordergli il labbro inferiore. «E pensare a te in barca con un altro mi manda fuori di testa, anzi pensarti con un altro mi manda fuori di testa a prescindere dal contesto se proprio devo essere sincero», precisò e Benjamin sorrise compiaciuto. 
«Ma amore come posso volere qualcun altro se ho il fidanzato migliore del mondo», sussurrò sfiorandogli la guancia. «Voglio soltanto te ma mi piace quando sei geloso, nessuno è mai stato geloso di me», disse affogando nel suo sguardo celeste. 
«Mi fido di te amore ma sono comunque geloso perché ti amo e ti voglio tutto per me», rispose e gli rubò un bacio leggero. 
Un bacio che Benjamin rese più intenso schiudendo le labbra, accogliendo la sua lingua calda per accarezzarla con la propria. 
«Davvero ti fidi di me?», chiese perché gli sembrava impossibile, era il primo a non fidarsi di se stesso alla luce di tutti i problemi che aveva creato. 
«Certo che mi fido amore, perché non dovrei?», replicò dubbioso. 
«Perché ti ho fatto preoccupare tantissime volte e non sempre ti ho dato modo di fidarti… per esempio quando sono sparito per tutto il giorno, o quando ti ho detto che stavo bene anche se non era vero… e poi per il mio passato, con tutto ciò che ho fatto al Birdees e...»
«Amore quello non eri davvero tu e poi hai detto bene, era il passato! Voglio guardare avanti, a quello che sei ora… e mi fido di te perché so che non faresti mai niente per ferirmi, forse tu non ti fidi di te ma io sì, io mi fido», lo tranquillizzò sfiorandogli il naso. 
Benjamin gli rubò un altro bacio, sorridendo tra le sue labbra. 
«Ho una sorpresa per te», annunciò scompigliando le sue ciocche bionde. 
Prese il laptop e aprì il file che Travis gli aveva inoltrato poco prima. 
«Cos’è amore?», chiese curioso. 
«È l’intervista di stamattina… mi ha mandato l’anteprima e voglio che tu la legga», spiegò e sorrise quando il biondo si sistemò meglio sulle sue gambe per leggere le sue parole. 
Gli piaceva vederlo così attento a qualunque cosa lo riguardasse, sempre pronto a mostrargli tutto il suo supporto, sempre pronto a condividere ogni cosa con lui.
«Benjamin cosa…», si bloccò quando arrivò alla domanda sulla vita sentimentale. «Tu hai… hai parlato di me, di noi… non me l’avevi detto stamattina!», disse stupito. 
«Volevo che lo leggessi con i tuoi occhi, sapevo che ti avrebbe sorpreso», replicò e Federico si voltò per far combaciare le loro labbra in un bacio leggero. 
«Non me l’aspettavo proprio amore… è bellissimo quello che hai detto, fa sempre uno strano effetto quando dici che ti ho salvato ma devi riconoscere anche tutto il lavoro che hai fatto tu Ben, ti sei impegnato e ti stai impegnando tanto per rialzarti, io ho fatto la mia parte e lo riconosco ma devi riconoscere anche la tua». 
«Lo faccio ma è comunque merito tuo, forse è sbagliato ma io volevo cambiare per te… volevo tornare a vivere per te, poi anche per me stesso e ora ho trovato un equilibrio ma sei stato tu a darmi la forza e la voglia di provare a rialzarmi», rispose e vide i suoi occhi farsi lucidi mentre un sorriso gli addolciva i lineamenti. «Tu sei tutto per me Federico», sussurrò prima che l’aria si riempisse degli schiocchi dei loro baci.  

As free as the ocean | FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora