Our first adventure on a boat

254 16 18
                                    

Remember those walls I built
Well, baby, they're tumbling down
And they didn't even put up a fight
They didn't even make a sound

I found a way to let you in
But I never really had a doubt
Standing in the light of your halo
I got my angel now

Everywhere I'm looking now
I'm surrounded by your embrace
Baby, I can see your halo
You know you're my saving grace

You're everything I need and more
It's written all over your face
Baby, I can feel your halo
Pray it won't fade away

Hit me like a ray of sun
Burning through my darkest night
You're the only one that I want
Think I'm addicted to your light
[Halo; Beyoncé]

Byron Bay era calda e soleggiata nonostante la vera estate fosse ormai un ricordo, l'oceano continuava a regalare splendide onde per i surfisti e le giornate erano ancora lunghe, pronte a stupire con i loro tramonti mozzafiato. Il clima era ideale per organizzare gite in barca e Benjamin era talmente entusiasta da non riuscire a stare fermo mentre aspettava che Federico finisse di riempire il cesto da pic-nic con una serie di pietanze che avevano preparato insieme la sera prima.
«Dai amore, abbiamo tutto!», esclamò mentre il biondo controllava tutto per l'ennesima volta accertandosi di non aver dimenticato niente. «Ieri abbiamo sistemato tutte le bevande nel frigobar della barca e anche le coperte e i cuscini, sono sicuro che non manchi nulla... era tutto già pronto e di certo non moriremo di fame anche se dimentichiamo qualcosa», aggiunse impaziente e Federico rise.
«Amore mi fa troppo ridere vederti così euforico, sembri un bambino che non vede l'ora di scartare i suoi regali di Natale!», disse scuotendo la testa. «Ho finito, prendo soltanto l'apribottiglie!», lo informò e lo vide tirare un sospiro di sollievo.
«Finalmente!», rispose trionfale afferrando i loro zaini già pronti.
Federico lo guardò e sorridere fu inevitabile, amava vederlo così propositivo ed entusiasta per ogni piccola cosa. Negli ultimi tempi lo era sempre; aveva studiato ogni giorno e superato l'esame con successo, aveva organizzato cene con i loro amici, invitato Rachel ad uscire e trascorso serate a casa di Bradley quando era tornato da Sydney per qualche giorno ed era persino andato a trovare i suoi genitori diverse volte.
Doveva ancora abituarsi a quel nuovo Benjamin ma era felice, Dylan e Steven gli avevano detto che somigliava molto al Benjamin che era prima di vedere la sua vita stravolgersi e non desiderava altro che vederlo sempre così.
«Dove mi porti di bello?», chiese curioso mentre raggiungevano il molo.
«In un posto non tanto lontano dalla costa, mi sento sicuro perché tutti mi hanno fatto i complimenti all'esame e perché mio padre è sempre stato un ottimo esempio, stavo attento quando ci portava in barca e mi ha insegnato molto però preferisco non avventurarmi troppo... è comunque la prima volta e poi ogni angolo della baia è stupendo», rispose e gli sorrise, mostrandogli quanto era raggiante.
Raggiunsero la barca di Riley e al moro sembrò che fosse passata una vita da quando ci era salito l'ultima volta per un'escursione, eppure erano trascorsi solo pochi anni.
Rivide per un attimo alcuni flashback della sua infanzia e adolescenza ma quella volta lo fecero sorridere, era di buonumore e pensò a quei ricordi con piacere mentre insieme a Federico sistemava le ultime cose prima di prendere un respiro ed eseguire tutte le manovre per poter salpare.
Accese il motore sotto lo sguardo attento del fidanzato e sorrise invitandolo a raggiungerlo al posto di comando.
«Il mio marinaio preferito», scherzò Federico scompigliandogli i capelli. «Se ti serve aiuto per qualcosa dimmelo amore», aggiunse e il moro scosse la testa.
«È davvero la tua prima volta in barca?», chiese.
«Sì, beh sai... a Roma non è così consueto averne una!», rispose ridacchiando. «Ho preso un traghetto una volta ma non è la stessa cosa, qui siamo solo io e te... non vedo l'ora», precisò guardandosi intorno mentre l'imbarcazione si allontanava dal molo lasciando dietro di sé una scia di schiuma.
«Solo io e te», confermò girandosi per guardarlo. «Vai a sederti a prua amore, ti raggiungo appena siamo in mare aperto quando posso lasciare il timone», suggerì e sorrise quando Federico annuì ma non prima di avergli rubato un bacio; Benjamin lo vide allontanarsi ma rimase con lo sguardo fisso su di lui mentre si sedeva con le gambe incrociate e fissava dritto davanti a sé.
Il vento danzava tra i suoi capelli, il sole colpiva la sua pelle abbronzata creando giochi di luce sul profilo della sua schiena nuda. Pensò che fosse bellissimo e si sentì come in un film, un film che stavano scrivendo insieme giorno dopo giorno.
Tornò a prestare attenzione ai comandi e controllò tutto consultando per scrupolo il manuale che aveva accanto, il vento era a loro favore e l'oceano era calmo così prese due lattine dal frigo e raggiunse il suo fidanzato.
«Eccomi amore, è tutto sotto controllo», annunciò sedendosi. «Tieni, brindiamo a questa nostra avventura in barca», propose porgendogli la bibita ghiacciata.
«Siamo a bordo da mezz'ora e io sono già gasatissimo», disse il biondo guardandosi intorno mentre la costa si allontanava sempre di più. «È strano vedere tutto da qui, da una prospettiva diversa... guarda, le persone sembrano così piccole!», esclamò entusiasta.
«Adoro quando facciamo qualcosa insieme per la prima volta», si lasciò sfuggire. «O meglio, quando tu fai qualcosa con me per la prima volta», precisò e Federico gli baciò la spalla.
«Anch'io, ma te l'avevo detto che ne avremmo vissute tante», gli ricordò prima di sfiorargli il braccio seguendo le linee dei suoi tatuaggi. «Mi fa sempre ridere notare che sono più abbronzato di te, ti metto la crema?», lo scimmiottò facendogli la linguaccia.
«Ma la smetti di sfottere?», chiese retorico, iniziando ad infastidirlo puntandogli i piedi nei fianchi e sulle gambe, ovunque riuscisse ad arrivare.
«Dai Benjamin sono freddissimi!», si lamentò tentando di bloccargli le caviglie con scarso successo. «Smettila!», esclamò soffocando una risata.
«Amore guarda», sussurrò Benjamin fermando qualunque movimento. «Un gabbiano, si è posato a poppa! Guarda, è bellissimo!», disse a bassa voce e Federico pensò che lo stesse dicendo solo per distrarlo ma si convinse a guardare rimanendo in allerta e sorrise nel vedere il volatile appollaiato sulla loro barca.
«A Roma ne ho visti alcuni da vicino ma vederli qui in mezzo al mare è bellissimo», disse e non fece in tempo a pensare di scattargli una foto che lo vide volare lontano, planando sull'acqua. «Pensavo mi stessi solo distraendo», lo informò scompigliandogli i capelli.
«Non ho bisogno di distrarti, ormai conosco i tuoi punti deboli», gli ricordò e finse di fargli il solletico. Si fermò subito e gli sfiorò i fianchi prima di risalire lungo la schiena e toccare tutti i suoi brividi. «Sei bellissimo amore», disse accarezzandogli piano la guancia.
«Così mi imbarazzi», rispose arrossendo e si portò più in avanti, facendo scivolare le gambe giù dalla barca a sfiorare quasi l'oceano. «Grazie di avermi portato qui», aggiunse con aria sognante mentre si guardava intorno osservando le spiagge e il faro in lontananza.
«Mi piace vederti felice», disse e tornò in cabina a controllare che tutto fosse sotto controllo prima di tornare da lui e sedersi alle sue spalle. «A proposito di felicità, sai che Rachel e Steven usciranno insieme anche stasera? Ormai escono da settimane, mi chiedo cosa stia aspettando quel pel di carota a chiederle di rendere tutto ufficiale!».
«Benjamin sei serio?! Cioè tu mi hai fatto penare per mesi e ora ti scandalizzi perché loro due non sono ancora pronti a definirsi una coppia?», rispose sgranando gli occhi. «Guarda che sei incredibile!», precisò ridendo.
«Ma io lo ammetto di essere un casino infatti!», si difese. «Comunque è bello vederla felice, lo merita tanto... entrambi lo meritano», aggiunse e Federico annuì.
«Ti fa strano sapere che stanno insieme?», chiese curioso.
«Un po' ma solo perché conosco entrambi da molto tempo e non avrei mai pensato che potesse nascere qualcosa... però l'ho provato sulla mia pelle, l'amore ti sorprende sempre», rispose e strusciò il naso tra le sue scapole prima di baciargli piano le spalle mentre improvvisava un massaggio.
Rimasero in silenzio a godersi il rumore della barca che sferzava l'oceano, il garrito dei gabbiani, la calma e la sensazione di libertà, finché Benjamin tornò al posto del guidatore per virare e spostarsi verso un'insenatura nascosta.
Fermò la barca e cogliendo Federico alla sprovvista fece un perfetto tuffo di testa, immergendosi in quell'angolo di oceano completamente deserto.
«Vieni amore, è bellissimo!», lo invitò mantenendosi a galla.
«Ho un po' paura... non ho mai nuotato così in mare aperto», confessò titubante.
«È proprio questo il bello... essere qui in mezzo al nulla, solo noi e l'oceano», rispose sorridendo. «Se non te la senti va bene amore, torno su anch'io», aggiunse ma Federico raggiunse la scaletta e si tuffò nuotando verso di lui.
«Restiamo solo qualche minuto», disse e Benjamin annuì porgendogli la mano per attirarlo a sé e rubargli un bacio salato.
«Solo qualche minuto», confermò. «Ma goditi questi minuti», lo invitò e chiuse gli occhi respirando il profumo della salsedine mentre la sensazione di libertà invadeva ogni fibra del suo corpo, si sentiva un tutt'uno con quell'enorme distesa blu.
«Venivi qui con Aiden e tuo padre?», chiese curioso guardandosi intorno.
«Ci siamo venuti una sola volta», rispose tranquillo. «Me lo ricordo perché quel giorno c'era anche mia madre, è stata una delle pochissime volte in cui è venuta con noi», raccontò con un sorriso sulle labbra al ricordo di quei momenti felici. «Quella di tuffarci era una nostra abitudine... lo facevamo sempre! Mio padre non era proprio d'accordo, però sapeva che l'oceano era tutto per me e Aiden quindi ce lo lasciava fare».
«Davvero non hai mai avuto paura?».
«No amore... sia io che mio fratello sapevamo nuotare e facevamo già surf quindi l'oceano era già il nostro mondo! Ci tuffavamo e facevamo le gare girando intorno alla barca quando era ferma oppure facevamo qualche tuffo e poi salivamo a prendere il sole prima di mangiare mentre papà pescava o leggeva un libro», spiegò passandosi una mano tra i capelli per scrollarsi le goccioline di dosso. «Ci sentivamo invincibili... erano momenti solo nostri, tra uomini. Ridevamo tantissimo, nostro padre giocava con noi e ci insegnava a fare i nodi da marinaio, poi facevamo un pic-nic e prendevamo il sole prima di tornare a casa», continuò a dire mentre un po' di nostalgia si impossessava di lui. «Quando eravamo più grandi io e Aiden ci sedevamo dove eravamo seduti io e te prima per scambiarci consigli e confidenze, o semplicemente per parlare di qualsiasi cosa ci venisse in mente e mio padre fingeva di essere geloso, dicendo che ormai non lo consideravamo più anche se non era vero, siamo sempre stati tutti molto uniti».
«Torniamo in barca?», propose il biondo.
«Sì amore, andiamo», acconsentì e lasciò che fosse Federico il primo a risalire.
Lo seguì e prese gli asciugamani ma il biondo gli fece spazio nel suo, stringendolo a sé.
«Volevo abbracciarti», sussurrò al suo orecchio.
«È solo una scusa per non dire che avevi paura?», scherzò sentendo un brivido lungo la schiena. Il biondo si finse offeso e si allontanò ma Benjamin si sedette al posto di comando e gli prese il polso tirandoselo addosso. «Stavo scherzando amore, so che volevi davvero abbracciarmi... comunque sto bene, mi piace condividere i miei ricordi con te», lo rassicurò.
«Ora che siamo qui al sicuro posso chiedertelo... hai mai visto uno squalo?», domandò e rabbrividì al solo pensiero.
«Tre volte ma solo da lontano, erano stati avvistati vicino alla riva e le spiagge erano chiuse!», rispose e lo vide sgranare gli occhi. «In barca non è mai successo, qualche volta però abbiamo visto i delfini e le balene ma non qui, eravamo verso il faro».
«Mi spaventano tantissimo, forse ho visto troppi film!», ammise. «I delfini mi piacerebbe vederli, anche nuotare con loro dev'essere fantastico!».
«Volevo tuffarmi ma avevo undici anni e mio padre me l'ha vietato, diciamo che lo capisco... forse anche io a mio figlio lo impedirei», disse e Federico sussultò ma non disse niente.
«Sei proprio impavido Ben!», esclamò mettendosi comodo sulle sue gambe.
«Amore se non lo fossi non potrei essere un surfista», disse ridendo. «Io ci sono praticamente nato nell'oceano, non posso temere qualcosa che mi rende sempre felice... certo, sono prudente e attento ma anche rilassato, è il mio ambiente naturale», aggiunse e gli baciò la tempia mentre gli sfiorava la schiena.
«Sei proprio un marinaio attraente lo sai?», chiese malizioso, osservando minuscole goccioline accarezzargli il corpo definito e ancora bagnato.
Si chinò a baciargli il collo e a mordergli piano le clavicole, strusciandosi sul suo bacino finché il suo stomaco brontolò rovinando l'atmosfera; si guardarono scoppiando a ridere nello stesso istante e Benjamin guardò l'orologio.
«Beh amore in effetti è ora di pranzo», disse facendo ripartire la barca mentre il biondo allestiva un piccolo angolo pic-nic sul tavolino in legno. «Abbiamo cibo per tre giorni, sei il solito esagerato Fede!», esclamò quando vide tutto ciò che Federico aveva portato.
«Ma lo sai che ho sempre fame!», si difese fingendo indifferenza.
«In effetti non posso darti torto», si arrese scuotendo la testa, dando vita ad un piccolo battibecco scherzoso che si esaurì qualche minuto più tardi.
Il biondo era su di giri, non aveva mai mangiato su una barca in mezzo al mare e soprattutto non aveva mai visto il fidanzato così tranquillo e rilassato, come se niente potesse turbare la sua quiete, e quel pensiero gli riempì il cuore. Continuarono a punzecchiarsi come bambini, ridendo anche senza un vero motivo, finché si stesero sui divanetti a scambiarsi qualche carezza prima che il moro proponesse di giocare a carte per decretare chi fosse il migliore.
«Amore ti ricordo che ho sempre trascorso le vacanze estive dai miei nonni, sono un campione a carte!», affermò Federico compiaciuto. «Giochiamo ma hai già perso in partenza, sappilo!».
«Questo lo vedremo bellezza», rispose strizzandogli l'occhiolino, iniziando a mescolare il mazzo. «Dopo scegliamo il premio».
«No scusa, io voglio saperlo ora cosa vinco... può essere un incentivo a metterci tutto l'impegno possibile», replicò malizioso.
«Va bene, allora dimmi cosa vorresti vincere», acconsentì e Federico lo guardò ammiccando mentre si mordeva il labbro.
«Te e un'intensa sessione di baci bollenti proprio lì», rispose avvicinandosi per parlargli all'orecchio, mentre indicava la prua della barca con il braccio.
«Federico!», esclamò arrossendo. «Se dici così mi fai venire voglia di lasciare qui le carte e...»
«Voglio guadagnarmelo il mio premio», lo interruppe inarcando un sopracciglio, prima di rubargli un bacio bagnato. «Tu invece cosa vorresti vincere?», lo provocò.
«Mh... vediamo», finse di pensarci. «I tuoi baci su tutti i miei tatuaggi, le tue mani ovunque e le tue labbra... beh, dove sai che mi fanno impazzire», ammiccò e il biondo sentì un brivido scaldargli il basso ventre.
«Bene, direi che adesso siamo entrambi incentivati ad impegnarci di più per vincere», affermò determinato. «Ma tu tieniti pronto a perdere», lo minacciò strizzandogli l'occhiolino.
«Dai muoviti a dare le carte invece di vantarti!», esclamò roteando gli occhi. «E comunque sei stato poco furbo, perché se perdo ci guadagno comunque qualcosa... se invece perdi tu ci guadagno solo io, dovresti imparare a scegliere meglio i tuoi premi bel biondino», gli fece notare e Federico dovette dargli ragione.
«Beh, diciamo che a me piace vederti impazzire in certe situazioni quindi va bene anche se perdo io... ma comunque non accadrà», replicò mentre distribuiva il mazzo con nonchalance.
Continuarono a provocarsi e lanciarsi occhiate ammiccanti mentre il vento accarezzava i loro capelli, il mare si increspava contro la barca e il sole scaldava l'atmosfera resa già bollente dal modo in cui si guardavano.
«E la prima partita l'ho vinta!», esultò Federico vantandosi, improvvisando un balletto sotto lo sguardo incredulo di Benjamin.
«Che esultanza sobria», commentò scuotendo la testa. «Bravo amore ma non è detta l'ultima parola, mancano ancora due partite... fatti sotto!», aggiunse radunando le carte per mescolarle di nuovo.
«Stai davvero facendo i complimenti al tuo avversario?», chiese inarcando un sopracciglio.
«Beh, sei stato bravo quindi lo dico ma questo non significa che vincerai anche le prossime... anzi, ora che ne hai vinta una farò il possibile per batterti», rispose e lo invitò ad iniziare la seconda mano.
Le occhiate provocanti che si lanciavano riempivano l'atmosfera di scintille infuocate; i raggi del sole si schiantavano sui loro corpi ma non erano quelli a scaldare entrambi.
Non perdevano occasione per ridere e punzecchiarsi a vicenda, godendosi appieno quella giornata di relax e amore.
«Siamo pari!», urlò Benjamin facendogli una linguaccia al termine del gioco. «Ammetti che ho fatto delle mosse perfette, non te l'aspettavi eh?».
«A dire il vero no, ero convinto di avere la vittoria in mano», ammise sbuffando.
«Ho tante doti nascoste», rispose malizioso e Federico lo guardò mordendosi il labbro.
«Sarò felice di scoprirle tutte», disse arricciando il naso. «Pronto per la partita decisiva, amore?», domandò preparandosi a distribuire le carte.
«Ovvio che sì, ma soprattutto sono pronto al premio... a prescindere da chi vince», rispose sfregandosi le mani, fingendo una serietà che crollò subito perché rimanere seri era impossibile. Ogni scusa era buona per divertirsi e ridacchiare, si prendevano in giro nonostante fossero entrambi piuttosto concentrati sulle mosse da compiere.
«Stiamo per arrivare alla fine... stai attento Benjamin», lo minacciò il biondo, stringendosi il labbro tra i denti mentre scrutava attentamente le carte che aveva in mano.
«Dai muoviti, sto diventando vecchio!», lo esortò aspettando che scegliesse quale scartare.
«Non mettermi pressione, devo scegliere bene altrimenti vinci», rispose sbuffando e dopo dieci minuti fatti di provocazioni, lamentele e risate urlò soddisfatto. «Ho vinto ioooooo!».
Benjamin rise nel vederlo così euforico e gasato per una vittoria a carte; aveva imparato ad apprezzare la bellezza delle piccole cose e quella lo era.
«Però devi ammettere che ti ho dato del filo da torcere, era un testa a testa!», disse sorseggiando il suo succo d'arancia.
«Lo ammetto amore, sei stato bravo ma io di più», rispose alzandosi per avvicinarsi a lui e tirarselo vicino. «Voglio il mio premio», sussurrò seducente al suo orecchio.
Il moro lo guardò dal basso e gli sfiorò con le dita gli addominali tesi prima di posare le mani sul suo fondoschiena e farlo sedere sulle proprie gambe. Gli baciò piano le labbra e scese a lasciargli baci bollenti lungo il collo e le clavicole.
«E allora prenditelo... prenditi il tuo premio amore», rispose malizioso prima di mordergli il lobo e fece a malapena in tempo a finire la frase. Federico si alzò e gli prese la mano trascinandolo con sé lungo la barca fino a raggiungere la prua.
Si guardò intorno, erano completamente da soli e si avventò sulle sue labbra reclamando un bacio desiderato da troppo tempo. Rincorse la sua lingua soffocando i loro gemiti, fece scivolare le mani lungo la sua schiena per tirarselo più vicino finché Benjamin alla cieca afferrò un asciugamano e lo lanciò ai loro piedi, staccandosi dalla sua bocca solo per stendersi e invitarlo a fare lo stesso.
Bastò un attimo affinché l'aria si riempisse di nuovo degli schiocchi dei loro baci sempre più passionali, mentre l'attrito tra i loro corpi creava scintille pronte ad esplodere.
Federico si sedette sul suo bacino e sciolse l'incastro tra le loro labbra solo per baciargli il collo e scendere verso il basso, guadagnandosi gemiti di approvazione. Sentiva quanto Benjamin fosse eccitato e coinvolto, esattamente quanto lo era lui.
Voleva amarlo con tutto se stesso e sperava che lo volesse anche il moro ma spense qualsiasi pensiero e si limitò a baciarlo ovunque, godendosi le sue mani addosso e i suoi respiri spezzati nelle orecchie.
«A-ah», ansimò all'ennesimo sfioramento tra le loro intimità attraverso il tessuto bagnato del costume. «Fede... Federico».
«Dimmi amore», rispose fingendo un autocontrollo che non aveva.
«O la smetti di strusciarti sopra di me oppure fai qualcosa perché sto per impazzire e so che tu stai per fare lo stesso», disse facendogli più spazio tra le sue gambe.
«Oppure puoi fare qualcosa tu», lo provocò sfiorando i suoi brividi con le dita tremanti.
Benjamin accolse la sua provocazione con piacere e ribaltò le posizioni; lo guardò dall'alto e mentre faceva l'amore con i suoi occhi fece scivolare una mano sulla sua intimità sfiorandola piano senza però oltrepassare alcuna barriera.
«A-ah Benjamin», gemette chiedendo di più.
Il moro si morse il labbro e giocò con l'elastico del costume prima di sfilarglielo con un gesto rapido che lo colse di sorpresa. Gli rubò un bacio bagnato mentre circondava la sua erezione muovendosi piano per poi accelerare provocandogli intense fitte di piacere, evidenti nelle sue pupille dilatate e nel suo sguardo più scuro di qualche tonalità.
L'ennesimo gemito gli fece perdere completamente la lucidità e gli morse il labbro inferiore prima di lasciare scie umide lungo il suo petto e raggiungere la sua erezione pulsante facendola scivolare tra le labbra.
«Mh, più veloce Ben...a-ah», lo pregò spingendosi piano nella sua bocca.
Benjamin lo lasciò fare e aumentò la velocità dei suoi movimenti mentre le dita del biondo si facevano strada tra i suoi capelli; si sentì amato anche in quel momento, quei gesti non avevano nulla a che vedere con quelli vissuti in passato. Sentire Federico così impaziente e coinvolto lo faceva impazzire, incavò le guance accogliendo la sua intimità fino in fondo sentendola pulsare sempre di più.
«O-oddio... a-ah Benjamin!», urlò quando il moro si concentrò sulla punta mentre sfiorava la sua apertura con le dita. «Sto... a-ah», tentò di dire ma non riuscì neanche a finire la frase e si riversò nella sua bocca con un ultimo gemito spezzato.
Benjamin sentì il costume farsi sempre più stretto, scivolò sul suo corpo e gli schiuse le labbra con la lingua, sentendo le sue mani farsi strada verso il fondoschiena per stringerlo possessivamente.
Le sue dita gli abbassarono i boxer, togliendo l'ultimo strato che li separava e sussultò quando la propria erezione si scontrò con l'addome dell'altro.
«Non... a-ah, non ce la faccio più amore», disse ansimando.
Federico ribaltò le posizioni e lo guardò ammiccando mentre un'idea si faceva strada nella sua testa e nuovi brividi gli coprivano il corpo.
«Toccati per me Benjamin», sussurrò malizioso al suo orecchio e lo vide sgranare gli occhi, mentre la sua mano scendeva verso il basso.
«A-ah Federico... vorrei...», si interruppe inarcando la schiena. «Vorrei che questa mano fosse la tua», disse lanciandogli un'occhiata ammiccante e il biondo si morse il labbro continuando a guardarlo dall'alto.
«Dio, sei così sexy Ben», disse tentando di mantenere un briciolo di autocontrollo.
«Baciami», lo invitò aumentando la velocità dei suoi movimenti. «Baciami amore», ripeté e schiuse le labbra per accogliere le sue.
Quel bacio soffocò il suo gemito prima dell'orgasmo che gli sporcò l'addome e le dita, dita che prontamente Federico fece scivolare nella sua bocca per succhiarle piano, sotto lo sguardo incredulo dell'altro.
«Oh cazzo», commentò pensando di potersi eccitare di nuovo soltanto guardandolo.
Il biondo si morse il labbro e senza esitare scivolò verso il basso per schiudere le labbra sulla sua pancia, ripulendo ogni traccia del suo piacere con la lingua.
«Sei così buono Benjamin», disse al suo orecchio. «Così maledettamente buono», precisò provocante e il moro ansimò incastrandogli le mani tra i capelli per avvicinarlo a sé e rubargli un bacio bollente, fatto di morsi e lingue intente a scontrarsi e perdersi solo per ritrovarsi ancora e ancora in una danza senza fine.
Federico si allontanò dalla sua bocca e gli accarezzò una guancia, senza mai sganciare gli occhi dai suoi, sentiva che l'atmosfera che si era creata era diversa dal solito e glielo disse con lo sguardo, senza bisogno di parlare.
«Ti amo», sussurrò Benjamin sorridendo mentre il suo respiro tornava regolare.
Sentì il cuore saltare un battito e sussultò quando un'onda più forte delle altre si scontrò con lo scafo provocando un rumore improvviso. Alzò gli occhi al cielo, era completamente privo di nuvole e aveva lo stesso colore degli occhi del biondo, occhi che non avevano smesso di guardarlo neanche per un secondo.
Respirò a pieni polmoni l'aria satura di salsedine, il profumo dell'oceano ancora intriso sulla pelle di Federico.
Era felice e avrebbe voluto urlarlo, pensò di voler immortalare quell'attimo in un dipinto e che forse l'avrebbe anche fatto perché era l'attimo in cui si era sentito pronto ad infrangere l'unica barriera che ancora lo teneva prigioniero del passato, l'attimo che avrebbe cambiato tutto per renderlo semplicemente migliore.
«Ti amo anche io amore», rispose strizzando gli occhi per ripararsi dal sole. «Va tutto bene?», aggiunse poi, incerto perché aveva visto il suo sguardo cambiare all'improvviso.
«Sì, non potrebbe andare meglio di così», esclamò e gli sfiorò il naso con il suo.
«Anzi in realtà sì, potrebbe andare molto meglio», aggiunse enigmatico sporgendosi per rubargli un bacio.
«Benjamin...», sussurrò deglutendo a fatica, lasciando la frase in sospeso perché pensò di aver capito e non riuscì a dire altro, limitandosi ad annegare nei suoi occhi.
«Fai l'amore con me», disse mentre il cuore batteva ormai ad un ritmo frenetico. «Lo voglio così tanto Fede... voglio amarti con tutto me stesso, voglio fare l'amore con te».

As free as the ocean | FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora