You think that I...

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Vorrei, vorrei...
esaudire tutti i sogni tuoi,
vorrei, vorrei...
cancellare ciò che tu non vuoi
però, lo sai che io vivo
attraverso gli occhi tuoi.
Vorrei, vorrei...
che tu fossi felice in ogni istante
vorrei, vorrei...
stare insieme a te, così, per sempre
però, lo sai che io vivo
attraverso gli occhi tuoi!

E vorrei poterti amare
fino a quando tu ci sarai
sono nato per regalarti
quel che ancora tu non hai,
così se vuoi portarmi dentro al cuore tuo,
con te io ti prego, e sai perchè...
[Vorrei; Lunapop]

Erano trascorse due settimane da quando Benjamin aveva chiesto a Federico di vivere ufficialmente insieme e per il moro non era stato facile affrontarle. Gli strascichi della sua crisi erano rimasti evidenti per un po’ ma aveva parlato tanto con il biondo, così tanto da sentirsi sfinito. Gli aveva raccontato tutto quello che aveva dentro, provando a spiegargli perché l’episodio con Scott lo avesse ridotto in quel modo e poi gli aveva raccontato senza più paura dei suoi mesi peggiori, scendendo nei dettagli nonostante ricordarli facesse terribilmente male. Aveva tentato di fargli capire perché pensava che isolarsi ed escluderlo fosse una buona idea, confermando le stesse cose che Federico aveva già sentito da Bradley e Dylan. 
Parlare con lui era stato liberatorio, gli aveva tolto un gran peso dallo sterno e dopo averlo fatto stava molto meglio; aveva vissuto ancora qualche giorno di reclusione e si era convinto ad uscire di casa solo per aiutare il biondo a sistemare alcune cose negli scatoloni ma soprattutto per vedere la psicologa, trovando in lei il sostegno del quale aveva bisogno. Tutto era tornato, lentamente e con non poche difficoltà, alla normalità; Benjamin era persino rientrato a lavoro e aveva iniziato a studiare per la patente nautica, gli faceva bene avere qualcosa su cui concentrarsi. Aveva ancora alcuni momenti in cui gli sembrava di avere un peso inchiodato sul petto e momenti in cui si aggrappava, letteralmente, a Federico per reggersi in piedi ma rispetto alla crisi che aveva vissuto dopo l’incontro con Scott era migliorato molto. 
La convivenza con il biondo si era rivelata una vera e propria boccata d’aria fresca nonostante non fosse cambiato quasi nulla, semplicemente si sentiva tranquillo nel sapere che avevano un solo posto da considerare casa, sapere che non dovevano più scegliere se trascorrere la notte dall’uno o dall’altro, sapere che a fine giornata sarebbe entrato dalla porta e avrebbe trovato il biondo sotto la doccia, o sul divano, o a preparare la cena. 
Gli sembrava ancora un po’ strano avere una relazione normale e sentirsi così bene a condividere la vita con qualcuno ma sapeva che vivere insieme a Federico era la scelta più giusta che potesse fare, forse la migliore che aveva mai fatto nei suoi ventitré anni. Neanche per un solo secondo aveva pensato di aver corso troppo, di voler tornare indietro, di aver mandato all’aria l’idea di andarci piano. Aveva seguito il cuore e non se ne era pentito ma sapeva che non sarebbe mai successo, perché di decisioni sbagliate ne aveva prese ma con Federico mai, con lui era sempre stato diverso. 
La psicologa aveva fatto del suo meglio per rassicurarlo spiegandogli come gestire meglio quelle crisi e agire più razionalmente, era la quarta seduta da quando era successo e ne uscì cambiato, capì che era stato un punto di svolta e quando mise piede fuori dallo studio si fermò per un attimo a guardare l’oceano respirando la brezza fresca del tardo pomeriggio. 
«Amore ho finito ora la seduta ma non voglio tornare a casa… ci prendiamo un gelato?», gli chiese al telefono uscendo dallo studio della sua terapeuta. «Ti aspetto in piazza», aggiunse quando il biondo gli diede una risposta affermativa. 
Raggiunse la destinazione e prese posto su una panchina, approfittando di quel tempo libero per riflettere su quanto era emerso parlando con la dottoressa. Lei riusciva sempre a fargli vedere tutto da una prospettiva diversa e Benjamin ogni volta sentiva di aver fatto un altro passo in avanti nonostante i piccoli incidenti di percorso che lo avevano fatto cadere permettendogli però di rialzarsi ancora più forte. 
«Ehi bellezza», lo salutò il biondo facendolo sussultare. «Com’è andata?», chiese subito, sedendosi accanto a lui mentre gli circondava le spalle con un braccio. 
«Bene… sì insomma, sono piuttosto devastato emotivamente ma questo significa solo che ho lavorato bene, è stata un’ora molto intensa», rispose sistemando le gambe su quelle dell’altro. «Ho pensato ad una cosa… voglio rilasciare un’intervista», disse poi, cogliendolo alla sprovvista. 
«Tu… cosa?», rispose strabuzzando gli occhi. «Benjamin ma...»
«Mi sento di nuovo in gabbia e non voglio più provare questa sensazione, l’ho provata per troppo tempo capisci? Mi nascondevo da tutto, non ero più libero e ora mi sento così di nuovo perché sono costretto a spostarmi lontano da qui per surfare senza aver paura che qualcuno mi veda, cammino per le strade e istintivamente mi guardo intorno per vedere se c’è qualche giornalista, io non voglio più sentirmi così Fede… non adesso che ho fatto dei passi in avanti e sto riprendendo la mia vita in mano», spiegò e al biondo sembrò un discorso più che sensato. 
«Penso che possa essere una buona idea amore ma ti senti davvero pronto a parlare di tuo fratello davanti ad un microfono?», chiese giocando con gli strappi dei suoi jeans. 
«Non lo so ma ho la sensazione che non lo sarò mai quindi tanto vale provarci no? Andrò al comitato sportivo e parlerò con il giornalista che mi ha sempre seguito nelle interviste pre gara, lo conosco bene perché gestisce uno dei quotidiani sportivi più importanti del Nuovo Galles del Sud*», rispose tentando di apparire più calmo di quanto in realtà fosse. 
«Amore so che non sei tranquillo come vuoi farmi credere», disse Federico e il moro si chiese come avesse fatto ad accorgersene, poi realizzò che era sempre stato un libro aperto per lui e fu costretto a cedere.
«Ok hai ragione, non sono per niente tranquillo e ho una fottuta paura di incasinare tutto però che altra scelta ho Fede? Vogliono solo una spiegazione che plachi la loro curiosità… gliela darò e metterò fine a questa storia almeno per adesso, tanto prima o poi dovrà comunque succedere perché Byron Bay è piccola e tutti scopriranno che sto surfando di nuovo, sto solo anticipando il momento in cui accadrà», ammise e Federico gli prese la mano stringendola forte. «Spero che sarà sufficiente parlare con quel giornalista che ti dicevo, di lui mi fido… probabilmente gli altri continueranno a starmi addosso almeno per un po’ ma ci penserò dopo a questo problema anche se comunque mi dispiace sentirmi un po’ costretto a parlare ora di una cosa di cui ancora non volevo parlare», aggiunse e al biondo si strinse il cuore notando quanto si stesse impegnando per gestire quella situazione, tentando di non permettere alle emozioni di sopraffarlo. 
«Possiamo fare delle prove se vuoi… magari mi racconti come funzionano le interviste e cosa pensi che possano chiederti e ti aiuto a preparare delle risposte se può aiutarti», propose e Benjamin annuì. «Ma non hanno il diritto di farti domande personali amore, puoi rifiutarti di rispondere a ciò che riguarda Aiden o i cinque anni che hai passato lontano dal surf… puoi farlo, anzi devi farlo se pensi che possa farti stare male», lo rassicurò guardandolo negli occhi. 
«Lo so ma è esattamente quello che vogliono sapere, se eludo quelle domande l’intervista non ha senso farla», rispose avvilito. «Dirò semplicemente la verità… dirò che dopo la morte di Aiden ho attraversato un momento molto difficile che mi ha allontanato anche dal surf e che ora sto meglio quindi sono tornato in acqua ma solo per me stesso, perché ancora non mi sento pronto a gareggiare ed è per questo che non volevo si sapesse». 
«Questa mi sembra la strategia migliore… dire le cose come stanno senza fornire troppi dettagli», affermò convinto. «E non rispondere o sviare se te li chiedono». 
«Ho solo paura che mi chiedano dell’incidente, lo sto elaborando con la psicologa e le ho anche raccontato di quello che è successo quando ti ho visto cadere ma non mi sento ancora pronto a parlarne, anzi proprio non lo voglio fare perché non voglio spiattellare quelle cose sui giornali, Aiden non lo merita e neanche la mia famiglia… se vogliono parlare di me posso accettarlo ma mio fratello deve starne fuori anche se non potrà essere pienamente così perché qui sanno tutto di lui e sono usciti articoli anche su altri quotidiani australiani».
«È bello che tu lo protegga così tanto anche… anche adesso», disse incerto ma orgoglioso della splendida persona che era. 
«Avrei voluto che non fosse necessario, anzi avrei voluto poterlo proteggere quel giorno ma questo è il meglio che posso fare ora», rispose scrollando le spalle. 
«Ti va ancora il gelato?», domandò cambiando argomento perché aveva capito che non voleva più parlarne. «Ti avviso che io voglio un cono gigante, sto morendo di fame e magari stasera non ceno ma ora ho proprio voglia di....»
«Sempre il solito esagerato», lo interruppe roteando gli occhi. «Poi il bimbo sono io eh», aggiunse scimmiottandolo. 
«Tu lo sei a prescindere da ciò che dici e fai», affermò cingendogli le spalle con il braccio, spingendolo verso il muretto per evitare uno skater un po’ troppo spericolato. «Ti ho appena salvato la vita, sono proprio un bravo fidanzato», disse con tono teatrale soltanto per farlo ridere. 
«È assolutamente vero», commentò sereno. «Che mi hai salvato la vita e che sei un bravo, anzi meraviglioso, fidanzato», precisò guardandolo. «Tranne quando mi sfotti», si affrettò ad aggiungere. 
«Beh ammetto le mie colpe ma sfotterti è divertente perché fai sempre un broncio adorabile», si difese facendogli una linguaccia. «E puntualmente te lo tolgo come piace a me», lo provocò sfiorandogli le labbra. 
«Come piace a entrambi», lo corresse per poi entrare con nonchalance in gelateria e controllare curioso i gusti perché ogni volta non sapeva mai decidersi. 
«Ben, Fede!», la voce allegra di Rachel li fece voltare di scatto mentre battibeccavano per decretare quale fosse il gusto più buono. «Che ci fate qui?», chiese alludendo al fatto che fosse un angolo della baia lontano da casa loro. 
«Ero dalla psicologa», spiegò il moro. «Tu invece che ci fai qui tutta sola?». 
«Beh, ecco… sto prendendo alcune vaschette di gelato per...», rispose titubante e Benjamin non capì perché fosse così in difficoltà. «Per una festa con un gruppo di amici», disse vaga e tutto fu subito più chiaro ma non a Federico che non aveva ancora capito. 
«Oh… beh puoi dirlo che esci con gli amici di Aiden, so che in passato ti ho accusato perché non capivo come tu riuscissi a comportarti come se non fosse successo niente ma poi ti ho chiesto scusa e abbiamo chiarito», rispose rassicurandola. «Sul serio tesoro, non farti problemi… anzi mi fa piacere che tra voi non sia cambiato niente», aggiunse e Rachel si mise in punta di piedi per baciargli la guancia. 
«Quasi non ti riconosco», sussurrò felice. «Grazie, è che non volevo ferirti, sai...»
«Lo so», la interruppe sotto lo sguardo attento del biondo. «So che vi ho spinto a trattarmi sempre con un occhio di riguardo, so che vi ho fatto preoccupare per come mi comportavo incoraggiandovi ad essere sempre prudenti con me ma adesso sono diverso, ci sto ancora lavorando ma comunque vorrei che mi trattassi come… beh, come prima». 
«Lo farò Ben», affermò sorridendo. «Non distrarti troppo che adesso tocca a voi», gli fece notare indicando la ragazza dietro al bancone ma la verità era che si stava commuovendo e non voleva che la vedesse, però Federico se ne accorse e le posò una mano sulla spalla regalandole un’occhiata d’intesa. 
«Ti serve un passaggio Rachel?», le chiese il moro quando uscirono sul marciapiede, loro con i coni in mano e la ragazza con una busta sulle braccia. 
«No grazie Ben, anche perché come fai a darmi un passaggio se sei in moto?», gli chiese ridacchiando. 
«Beh avrei lasciato qui Federico per poi tornare a prenderlo, mi sembra ovvio», disse dandogli una gomitata. «Tanto ci vogliono meno di cinque minuti». 
«Tranquillo, non è necessario… faccio due passi», rispose trattenendo una risata. «E poi povero Fede!», lo difese.
«Ecco appunto», osservò il biondo fingendo di guardarlo male. «Grazie bellezza», aggiunse rivolgendosi a lei, scostandole una ciocca di capelli dal viso. 
«Ma cosa… che ruffiano che sei!», commentò Benjamin fingendosi sconvolto. 
«Bene io vi lascio ai vostri battibecchi ma sappiate che siete adorabili», li interruppe sorridendo ad entrambi. «Ci vediamo presto, mi aspetto una cena per festeggiare la vostra convivenza!», esclamò prima di sparire dietro l’angolo. 
«Credi che dovremmo organizzarla davvero una serata a casa nostra per festeggiare? Non pensavo si dovesse fare, sì insomma io...», commentò Benjamin mangiando il suo gelato.
«Quanto sei adorabile quando ti incarti sulle cose», gli disse resistendo alla voglia di rubargli un bacio al cioccolato. «Comunque sì amore, i nostri amici sanno già tutto e sono già stati a casa nostra prima che vivessimo davvero insieme però è una cosa carina da fare, sai per rendere tutto ancora più speciale». 
«D’accordo, allora la faremo!», esclamò camminando per tornare allo spiazzo in cui aveva lasciato la moto. «Vorrei invitare anche i miei genitori», disse guardando dritto davanti a sé. 
«È un’ottima idea!», affermò felice. 
«Ogni tanto vengono anche a me», rispose ma Federico lo guardò storto. 
«Non dire così, diciamo che spesso hai proprio delle pessime idee ma questo non significa che tu non ne abbia di ottime», gli fece notare e Benjamin gli appoggiò la testa sulla spalla incastrando le dita tra le sue.
«Riesci sempre a farmi vedere il meglio di me», affermò. «Amo il fatto che tu riesca a farmi capire quando sbaglio ma senza mai farmi sentire sbagliato, semplicemente mi ricordi che tutti facciamo errori ma non sono quelli a definirci, mi aiuti a focalizzarmi sulle cose positive ma senza chiedermi di ignorare quelle negative… sei così speciale e mi dispiace che gli altri non l’abbiano capito ma io l’ho fatto, l’ho capito subito».
«Tu mi hai capito più di chiunque altro amore… dici sempre che sei un casino e Dio, è dannatamente vero ma mai con nessuno sono riuscito a mostrare tutto quello che sono davvero, con te invece è stato naturale e per la prima volta nella mia vita mi sento amato proprio così come sono», rispose sfiorandogli il dorso della mano con il pollice. «Tu non hai mai voluto cambiarmi e non mi hai mai fatto vedere alcuni lati del mio carattere come dei difetti, cosa che invece alcune persone, tra cui i miei amici, hanno fatto in passato», aggiunse e la voce si incrinò un po’ alla fine della frase ma Benjamin gli baciò le labbra e Federico dimenticò tutto il resto. 
«Che cosa intendi di preciso quando dici che ti hanno fatto vedere alcuni lati del tuo carattere come dei difetti?», chiese il moro dopo diversi minuti in silenzio. 
Quella frase risuonava nella sua testa e decise di approfondire l’argomento perché si era reso conto che spesso Federico ometteva alcuni aspetti del suo passato, era consapevole di aver monopolizzato la sua attenzione ma gli interessava conoscere tutto di lui. 
«Beh… sono sempre stato piuttosto empatico e sensibile, so che sono due belle qualità ma spesso mi sono sentito dire che dovevo prendere tutto con più leggerezza, o che dovevo semplicemente passare sopra ad alcune cose che magari mi davano fastidio, o magari si approfittavano del fatto che fossi sempre attento al benessere degli altri. Quando avevo bisogno io non c’era nessuno, io però ero disponibile in ogni momento… l’ho fatto con il cuore, è nella mia natura ma...», si interruppe perché l’espressione attenta del moro si trasformò in preoccupata. «Ben cosa…?»
«Ti ho fatto sentire così anche io?», domandò abbassando lo sguardo. «Come se stessi approfittando del tuo essere comprensivo, paziente e...»
«No amore, ma come ti viene in mente una cosa del genere?», lo fermò dolcemente. 
«Beh tu mi hai aiutato tantissimo, c’eri ogni volta… e a me sembra di non aver fatto nulla per te, spesso sono stato egoista e non… io non ho mai voluto approfittarmi di te, io...»
«Amore posso parlare io prima che tu dica altre assurdità?», disse invitandolo a fermarsi sul muretto per poter affrontare quel discorso guardandolo negli occhi e lo vide annuire. «Tu non ti sei mai approfittato di me, eri a pezzi Ben… non riuscivi a prenderti cura di te stesso, il tuo non era egoismo ma dolore. Sei una persona buona, non hai mai fatto le cose con cattiveria e a modo tuo ti sei sempre preso cura di me… ci ho messo un po’ a seguire i tuoi ragionamenti ma ho capito che tutto ciò che hai fatto era per proteggere me, tu mi hai dimostrato il tuo amore in tanti modi diversi e senza neanche accorgertene». 
Gli scostò una ciocca di capelli scivolata sul viso e continuò a parlare. 
«Non è vero che non hai fatto niente per me, hai fatto tantissimo e c’eri quando avevo bisogno di te ma soprattutto hai fatto qualcosa di davvero importante… mi hai permesso di farmi spazio qui dentro», disse posandogli una mano al centro del petto, «e nella tua vita e per me significa tantissimo, perché non l’avevi mai permesso a nessun altro. Mi hai permesso di starti vicino e di condividere tanto con te, mi hai regalato emozioni fortissime che non avevo mai vissuto prima di conoscerti e mi hai insegnato cosa vuol dire amare davvero ma soprattutto essere amati davvero perché te lo ripeto, sei un totale casino con i sentimenti e tutto il resto ma nessuno mi ha fatto sentire speciale come fai tu, nessuno mi ha mai dato così tanto, nessuno mi ha mai amato come mi ami tu», concluse e gli asciugò una lacrima all’angolo dell’occhio prima che il moro lo abbracciasse circondandogli i fianchi con le gambe per tirarselo più vicino. 
«Non so davvero cosa dire, ogni parola mi sembra banale se paragonata a tutto ciò che hai detto tu… non avrei mai pensato di sentirmi dire qualcosa di così bello e intenso», rispose soffiando sul suo collo. «Mi dispiace per quello che hai vissuto ma sono felice di essere io la persona che ti rende felice e so che è un gioco di parole ma credo che il tuo discorso mi abbia fatto così tanto effetto che mi sono un po’ incartato». 
«Sei dolce quando ti incarti, è una delle tante cose che amo di te», commentò scompigliando il suo ciuffo accarezzato dal vento. «E poi a volte non serve rispondere parlando, il modo in cui mi guardavi mentre parlavo diceva tutto», aggiunse e Benjamin sollevò la testa per guardarlo, sfiorandogli il naso con il suo prima di rubargli un bacio. 
«Sai a cosa penso in questo preciso momento?», chiese retorico. 
«No ma qualunque cosa sia dilla subito, mi metti ansia quando fai così», lo rimproverò scherzando mentre gli punzecchiava un fianco. 
«Forse è un po’ azzardato e ti giuro che mi sembra di essere stato catapultato in un film di Nicholas Sparks* ma mentre parlavi ho pensato che io voglio passare tutta la vita con te, sul serio non riesco neanche a contemplare l’idea di poter amare qualcuno che non sia tu e se ora qui dietro ci fosse la fontana quella che si trova a Roma ma di cui non ricordo il nome, quella in cui si lanciano le monetine per i desideri io desidererei questo, soltanto io e te e una vita da trascorrere insieme». 
«Amore mio», disse in un sussurro mentre il cuore batteva ad un ritmo tale da sentirlo risuonare ovunque dentro di sé. «Desidero la stessa cosa e quando andremo a Roma lo faremo davvero, ti porterò alla Fontana di Trevi e lanceremo una monetina desiderando la stessa cosa… in realtà i desideri non si dicono ma so che i nostri sarebbero gli stessi». 
Benjamin arrossì e in quel preciso istante una nuvola si spostò permettendo ad un raggio di sole di colpirgli il viso, facendo risaltare i suoi occhi. Il biondo lo guardò e pensò che fosse bellissimo ma non glielo disse, gli sembrò di rivivere un deja-vù tornando al momento in cui aveva posato lo sguardo sulla sua figura per la prima volta. 
Era lo stesso muretto, all’incirca la stessa ora del giorno, ma erano cambiate così tante cose che Federico si sentì destabilizzato perché sì, aveva sentito una strana sensazione quando aveva visto quel ragazzo dall’aria triste e aveva in qualche modo sperato di poterlo conoscere meglio ma non gli sembrava possibile che quello stesso ragazzo fosse diventato il suo fidanzato, né che gli avesse appena detto di volerlo amare per sempre. 
«Fede a cosa stai pensando?», chiese sfiorandogli il braccio, riportandolo al presente. 
«A quando ti ho visto per la prima volta e a quante cose sono cambiate… ti ho visto seduto su un muretto con gli occhi spenti, con l’aria di chi aveva dentro un mondo da raccontare e ora sei qui, sullo stesso muretto, a dirmi che vuoi passare tutta la vita con me… mi sembra così surreale, così incredibile che a volte quasi non ci credo al potere delle correnti universali che ci portano esattamente dove dovremmo essere», rispose e intrecciò le dita con le sue, stringendole piano tra le proprie in un incastro che aveva tutta l’aria di essere perfetto. «E poi pensavo che se qualche anno fa mi avessero detto che avrei mollato la mia città per volare in Australia e trovare non solo un sogno in cui investire ma anche l’amore non ci avrei mai creduto».
«E invece hai incontrato me», disse compiaciuto, scrollando le spalle. 
«Ho incontrato l’amore della mia vita», gli sfuggì in italiano mentre sentiva per l’ennesima volta il cuore accelerare il battito. 
«Dai amore perché parli in italiano? Non capisco quello che dici!», si lamentò imbronciandosi e Federico gli morse il labbro inferiore. 
«Sh, è un segreto», disse enigmatico trattenendo una risata. 
«Ti odio quando fai così», sbuffò incrociando le braccia al petto, scendendo dal muretto per fare il sostenuto e allontanarsi. Il biondo rise e pensò che avrebbe voluto rincorrerlo e sbatterlo dolcemente al primo lampione disponibile perché quando assumeva quell’aria da bambino prosciugava tutto il suo autocontrollo. 
«Io invece ti amo anche quando fai l’imbronciato», gli sussurrò all’orecchio, raggiungendolo per abbracciarlo da dietro, camminando in quel modo tra la gente. 
«Dai me lo dici quello che hai detto? Voglio saperlo… l’ho capito che parli in italiano quando dici qualcosa di importante che pensi possa spaventarmi ma non mi importa, lo voglio sapere perché ti brillavano gli occhi mentre parlavi», disse e il biondo arrestò i suoi passi, ignaro di essersi bloccato nel bel mezzo di una piazzetta in cui alcuni skater facevano acrobazie. 
«E va bene, hai vinto», si arrese sfiorandogli il naso. «Ho detto che ho incontrato l’amore della mia vita qui in Australia», ammise e vide il suo sguardo color oceano attraversato da una luce nuova. 
«Oh… tu pensi che io...», balbettò senza ben sapere cosa stesse cercando di dire.
«Non lo penso», lo interruppe. «Lo so», precisò sicuro. «Sei l’amore della mia vita Benjamin, la persona che aspettavo da sempre». 

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*È lo stato australiano in cui si trova Byron Bay. 
*Nicholas Sparks è uno scrittore di romanzi d'amore dai quali sono stati tratti tantissimi film, nonché il mio scrittore preferito in assoluto. E come potete immaginare è piuttosto sdolcinato anche se sa essere dannatamente tragico. 

As free as the ocean | FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora