Se riniziasse un'altra vita
non chiederei che fosse infinita,
mi basterebbe sapere che esisti,
che è lo stesso il profumo che indossi.
Se non mi conoscessi farei come ho fatto,
dirti che ti aspetto in un posto perfetto,
che poi io di perfetto non ho proprio niente,
divento perfetto se ti ho tra la gente.
Comunque con te, comunque vada con te.
[La stella più fragile dell'universo, Ultimo]«Amore sono a casa!», annunciò Benjamin chiudendosi la porta alle spalle e togliendosi le scarpe, lasciandole sul tappeto all'ingresso. Non sentì alcuna risposta ma un profumo di pane caldo e appena sfornato provenire dalla cucina, così si mosse in punta di piedi e sbirciò da dietro il muro, osservando Federico muoversi a ritmo di musica con le cuffie nelle orecchie mentre puliva il tavolo dai residui del suo pomeriggio trascorso a cucinare.
Rimase immobile a godersi il suo spettacolo personale finché il biondo alzò gli occhi e arrestò i suoi movimenti, arrossendo mentre si toglieva le auricolari.
«Bentornato amore, non ti avevo sentito!», disse avvicinandosi per rubargli un bacio.
«Me ne sono accorto», scherzò scompigliandogli i capelli. «Eri sexy mentre ballavi, lo sai? Molto molto sexy», comunicò facendo scivolare le mani sul suo fondoschiena.
«Mh, lo terrò a mente... potrei farmi sorprendere più spesso a ballare in cucina mentre aspetto che torni», rispose ammiccando. «Ho fatto il pane, mi sono portato avanti per domani... altrimenti non ci basta tutta la giornata per preparare la cena, per fortuna mia madre viene a darci una mano nel pomeriggio», aggiunse mostrandogli il risultato.
«Sembra buono amore, nessuno si accorgerà che mancherà una fetta... vero? Voglio assaggiarlo!», esclamò scrollando le spalle e ne tagliò un pezzo. «Mh, amore ma è buonissimo... morbido ma croccante», si complimentò.
«Lo facevo sempre con mia nonna quando passavo l'estate da lei in campagna... mi faceva vivere quasi come un contadino ma mi piaceva tantissimo, cucinavamo un sacco di cose insieme e poi mio nonno aveva l'orto e le galline quindi era tutto di ottima qualità, ho davvero dei bellissimi ricordi della mia infanzia e adolescenza, legati a quella piccola casetta in mezzo al verde», raccontò nostalgico ma felice. «Anche a mia mamma piace cucinare ma non ha mai avuto così tanto tempo libero per farlo, è brava e ci sa davvero fare soprattutto con alcuni piatti tipici di Roma... credo di essere cresciuto in una famiglia di appassionati di cucina», precisò scrollando le spalle.
«Il mio piccolo chef», sussurrò regalandogli un sorriso. «Amo il profumo del pane appena sfornato, è fantastico tornare a casa dopo una giornata intensa ed essere accolti così», aggiunse versandosi un bicchiere d'acqua.
«Com'è andata oggi amore?», chiese Federico sedendosi sul tavolo.
«Bene, è tornato in studio quel ragazzo che aveva fatto un incidente in moto... quello con cui avevo parlato del mio infortunio, ti ricordi?», rispose mettendosi comodo.
«Sì, certo che mi ricordo», confermò.
«Sta molto meglio, ancora due o tre sedute e sarà come nuovo... abbiamo parlato, mi ha detto che è un po' spaventato dal pensiero di tornare a guidare la moto e gli ho raccontato che anche io ho aspettato un po' prima di farlo, si è tranquillizzato e mi ha ringraziato anche stavolta! Sai, non pensavo che un giorno avrei potuto aiutare qualcuno semplicemente parlando... l'ho sempre fatto usando le mani e i miei studi, ho guarito e curato tantissime persone ma da quando mi sono aperto al mondo è diverso, ho capito quanto potere possono avere le parole e così come hanno aiutato me, adesso le mie contribuiscono ad aiutare gli altri», raccontò entusiasta e Federico gli sorrise.
«È bello che tu stia riuscendo ad aprirti un po' con i tuoi pazienti, credo che a loro faccia piacere sentirsi compresi oltre che aiutati grazie ad un massaggio o a qualche esercizio... è sempre utile condividere con gli altri le proprie esperienze», rispose contento di vederlo sempre più consapevole e fiducioso di se stesso. «Credo che la tua storia possa far bene a tante persone amore, è perfetta per infondere positività e forza a chi si sente perso o sta attraversando un momento difficile», azzardò sfiorandogli la mano.
«È troppo presto per sentirmi tranquillo nel raccontarla, ancora me ne vergogno un po' però sto condividendo alcuni consigli ed avvenimenti con i pazienti e vedo che è davvero utile quindi continuerò a farlo», rispose posando la testa sulla spalla. «Ah amore, sono andato ad informarmi per il brevetto... quello da insegnante di surf è una passeggiata per me, pensa che mi conoscevano tutti lì dentro! Però prima di poter prendere quello, devo seguire il corso per prendere l'attestato da bagnino... in circa tre mesi dovrei riuscire a fare tutto, nel frattempo mi informo per le gare e cerco di dare un senso al mio futuro senza incasinarmi la vita», raccontò entusiasta.
«Non ti dirò che non devi vergognarti perché lo sai anche tu, voglio solo che tu sappia che potrai sempre contare su di me», lo rassicurò accarezzandogli la schiena. «Ben sono sicuro che andrà tutto alla grande, sono solo delle formalità per te... sai nuotare bene, hai la patente nautica quindi hai già studiato molte delle cose che ti insegneranno al corso che dovrai seguire, secondo me puoi considerare già presi entrambi i brevetti amore, non ti ferma proprio nessuno!», esclamò orgoglioso. Era felice di vederlo così convinto, soprattutto perché sapeva quanto in passato fosse stato difficile per lui trovare qualcosa di motivante e per cui valesse la pena lottare o impegnarsi.
«Diventerai un mio allievo ufficiale quando aprirò la scuola?», chiese ridendo.
«Certo che sì, considerami già iscritto», rispose strizzandogli l'occhiolino. «Hai già pensato a quali privilegi mi spetteranno essendo il fidanzato dell'istruttore?», domandò malizioso.
«Mh, nessun privilegio biondino... tutti gli allievi saranno uguali per me», rispose compiaciuto. «I tuoi privilegi li avrai quando saremo a casa nostra», specificò ammiccando.
«Interessante», affermò strusciando il naso sul suo collo. «Oddio, sai quanti ragazzi dovrò rimettere al loro posto? Non ci voglio pensare, il cliché dell'insegnante di surf, tu che sei bellissimo... già vedo la mia pazienza messa a dura prova e la mia gelosia prendere il sopravvento», aggiunse sbuffando.
«Ma smettila che ho occhi solo per te!», rispose scompigliandogli i capelli. «E poi sanno tutti che sono già impegnato, ti assicuro che qui le notizie si spargono in fretta... uscirà anche la tua intervista e Travis ci ha fatto una foto, quindi l'intera Byron Bay saprà che sono fidanzato con te perciò puoi stare tranquillo», precisò rubandogli un bacio.
«Ancora non ci credo che hai acconsentito ad una foto di coppia da pubblicare sul giornale... Dio, mi hai proprio stupito all'inaugurazione amore!», replicò felice. «E comunque sono geloso lo stesso, tu sei solo mio».
«Solo tuo», confermò prima di mordergli il labbro inferiore e tirarlo verso di sé. «Davvero credi che potrei interessarmi ad un altro quando ho accanto la persona migliore del mondo? Non ti cambierei mai con nessuno, sei l'unico che voglio», sussurrò tra le sue labbra.
«Ti amo», rispose sorridendo. «Lo so e mi fido di te, è degli altri che non mi fido», precisò prima di annegare quel discorso in un bacio lento e bagnato.
«Mh, sono troppo complicato e qui mi conoscono tutti, infatti ho conquistato proprio uno straniero e non può essere un caso», rispose ironico.
«Mi stai suggerendo di stare attento ai turisti?», scherzò stando al gioco.
«Quanto sei cretino», esclamò roteando gli occhi. «Se la metti su questo piano, allora ti suggerisco di stare attento a tutti... credi che qualcuno possa resistere ai miei occhioni?», lo provocò sbattendo le ciglia.
«Stronzetto», lo rimproverò pizzicandogli un fianco. «No, credo di no... proprio per questo sono geloso, sei mio e basta Benjamin», precisò avventandosi sulle sue labbra, mordendole prima di rubargli un bacio bollente.
«Devo farti ingelosire più spesso», ammiccò il moro passandosi una mano tra i capelli.
«Posso baciarti così anche senza che tu mi faccia ingelosire, te lo assicuro», scherzò alzandosi a spegnere il forno prima che si bruciasse la cena. «A che ora viene Brad?», si informò curioso e contento perché Benjamin avrebbe trascorso la serata con lui.
«Arriverà tra circa un'ora, oggi è stato tutto il giorno con la sua famiglia», rispose controllando l'orologio. «Vuole farsi un nuovo tatuaggio, il suo tatuatore ha cambiato gli orari per permetterci di andare lì stasera... e poi andremo a fare due passi».
«Tornerai a casa con altro inchiostro sulla pelle anche tu?», domandò ridendo.
«No, non mi sento ispirato però in effetti non sarebbe una cattiva idea... sai che io e Brad abbiamo un tatuaggio uguale? Ce lo siamo fatto a Sydney, è la scritta grateful! Io ce l'ho sul collo, lui sul piede», raccontò ricordando l'esatto momento in cui l'ago aveva marchiato per sempre quella parola importante sul suo corpo e quello dell'amico. «L'ha scelto lui, a me è piaciuto subito perché sono sempre stato grato di tutto quello che avevo... apprezzavo ogni piccola cosa e adesso ho imparato a farlo di nuovo», spiegò sorridendo.
«Ha davvero un bel significato», commentò il biondo. «Mi piacerebbe fare un tatuaggio che possa rappresentare il mio nuovo inizio qui in Australia, magari chiedo consiglio a Brad che mi sembra piuttosto ferrato... ne ha tantissimi!», aggiunse apparecchiando la tavola.
«Sì, lui dà ottimi consigli e anche il tatuatore che ce li ha fatti», confermò entusiasta. «Hai già qualche idea?», si informò curioso.
«No, di solito mi viene sempre un'illuminazione improvvisa e nel giro di una settimana prenoto un appuntamento ma stavolta no, so solo che vorrei tatuarmi qualcosa ma non so bene cosa», rispose sbuffando. «Beh, forse potrei coprire il tatuaggio uguale a quello del mio ex ragazzo», disse serio, trattenendo una risata per la reazione sorpresa e sconvolta del moro.
«Hai un tatuaggio con il tuo ex e me lo dici solo adesso?», chiese tentando di mantenere la calma con scarso successo.
«Amore dai non arrabbiarti, è solo un disegno... non è mica il suo nome e poi lo sai che adesso non conta più niente per me», rispose continuando il suo scherzo senza cedere alle risate. «Neanche volevo farlo, però lui ha insistito e alla fine mi ha convinto».
«Beh mi fa piacere», replicò aprendo il frigorifero, richiudendolo subito perché si era dimenticato cosa stesse cercando. «Non posso arrabbiarmi e infatti non lo sono, ma avrei voluto saperlo prima, perché non me l'hai detto?», chiese appoggiandosi all'elettrodomestico con le braccia incrociate e un cipiglio sul viso.
«Perché non è vero amore», rispose ridendo, incapace di prolungare quella messa in scena ancora a lungo. «Ci sei cascato, Federico batte Benjamin dieci a zero!», si vantò facendogli una linguaccia,
«Vaffanculo», commentò ironico dandogli una gomitata. «Non è divertente», si lamentò imbronciandosi.
«Dici così perché non hai visto la tua faccia!», replicò indicandolo. «Mi hai reso difficile non ridere, quanto sei buffo quando ti arrabbi... dai amore, ma ci hai creduto sul serio?».
«Certo che ci ho creduto, perché non avrei dovuto farlo? Sai quante persone si fanno i tatuaggi di coppia? Mi sembrava una cosa possibile e poi tu eri così serio... quanto sei... non ho parole guarda!», rispose offeso.
«Dai amore, dammi un bacio», lo invitò facendogli gli occhi dolci mentre gli prendeva il polso per tirarselo addosso. «Non ho mai pensato di voler fare un tatuaggio con qualcuno, ho sempre creduto che poi me ne sarei pentito ma con te lo farei Benjamin», confessò sfiorandogli il naso con il suo.
«Tu cosa?», chiese perplesso. «Davvero ti faresti un tatuaggio uguale a me?», domandò per esserne sicuro.
«Sì, davvero... non dico che voglio farlo adesso, né che dobbiamo farlo in futuro... dico solo che lo farei perché non ho dubbi su di noi e non mi pentirei mai di avere addosso qualcosa che mi ricorda te e la nostra storia», rispose sincero, baciandogli le labbra cogliendolo alla sprovvista. «E comunque, poi sono io quello geloso eh», scherzò ammiccando.
«Siamo entrambi gelosi e siamo due casi persi, ora che lo abbiamo appurato possiamo mangiare e tu puoi smetterla di farmi scherzi?», chiese retorico, rubando un'altra fetta di pane dal filone che Federico aveva sfornato poco prima.
«Giù le mani, se continui così a domani non ci arriva!», lo rimproverò dandogli uno schiaffetto sul braccio. «Quanto sei ingordo, mamma mia», esclamò roteando gli occhi.
«Non mi hai neanche detto cos'hai preparato e io ho fame, oggi a pranzo ho mangiato soltanto un toast!», si lamentò.
«Pollo con peperoni e patate, modestamente sono venute croccantissime come piacciono a te», rispose appoggiando la teglia al centro del tavolo. «C'è anche una torta salata avanzata dal pranzo, ne ho mangiata mezza mentre facevo zapping su Netflix senza riuscire a decidere cosa guardare... dobbiamo ancora finire quella serie tv!», aggiunse sedendosi.
«Ormai ai fornelli sei imbattibile ma mi dispiace che ultimamente stai cucinando sempre tu», affermò prendendo posto davanti a lui. «Almeno lasciami impiattare».
«Guarda che a me piace, poi non è mica colpa tua se all'hotel non ci sono ancora state prenotazioni e se finisci di lavorare dopo di me», rispose lasciando che servisse la cena nei piatti. «Ah amore, mi sono dimenticato di dirti che domani mattina esco presto, accompagno mia madre a fare la spesa perché non sa dove trovare ciò che le serve... alcune cose le ha prese oggi, ho fatto un salto da loro nel pomeriggio e l'appartamento al resort era un disastro, poi dicono a me che sono disordinato», aggiunse iniziando a mangiare.
«Mh, va bene così io inizio a portarmi avanti e poi ti lascio la cucina libera... siamo un'ottima squadra, non trovi?», chiese strizzandogli l'occhiolino prima di complimentarsi con lui per la bontà di quello che aveva preparato e iniziare una serie di discorsi tranquilli.
Alla fine della cena, a sorpresa il biondo tirò fuori una gustosa macedonia di frutta fresca per concludere con una nota di dolcezza ed ebbe un tempismo perfetto perché appena richiuse il frigo, il suono del campanello li fece sussultare.
«Dev'essere Brad, quel ragazzo arriva sempre in tempo per scroccare del cibo», scherzò Benjamin correndo ad aprire la porta, non riusciva a credere di avere il suo migliore amico in città ancora per dieci giorni. «Ehi bro, sei tu che sei in anticipo o io che sono in ritardo?», chiese abbracciandolo.
«Sono uscito prima, oggi i miei hanno cucinato presto e a casa mi annoiavo... non disturbo, vero?», rispose seguendolo in cucina. «Ciao biondo!», esclamò quando vide Federico.
«Ehi capellone!», scherzò alzando la coppetta piena di frutta. «Giusto in tempo per il dessert, come facevi a saperlo?», domandò ridacchiando.
«Modestamente ho sempre un ottimo tempismo, me lo dicono tutti!», si vantò sedendosi al tavolo. «Non sai quante volte ho suonato a casa di Ben nel preciso momento in cui Chloe sfornava una torta o una teglia di biscotti», raccontò ricordando la loro adolescenza.
«Quanto mi mancano quei momenti», si lasciò sfuggire il moro. «Comunque Fede fa una macedonia buonissima, sei fortunato ad essere qui», aggiunse con tono teatrale e trascorsero la mezz'ora successiva a chiacchierare, finché il biondo si sedette sul divano e li guardò uscire ridendo su qualcosa che non aveva sentito.
«Bro devo parlarti di una cosa», confessò Bradley appena varcarono la soglia di casa. «Non è che non volevo farlo davanti a Fede ma tu, beh... tu sei il mio migliore amico e volevo che fossi il primo a saperlo, anche perché ancora non me la sento di parlarne con gli altri», precisò e Benjamin sorrise nel sentirglielo dire.
«Mi sembra piuttosto importante, avanti non farti pregare!», lo invitò, pronto ad ascoltarlo.
Si appuntò mentalmente di dirgli quanto gli fosse mancato poter parlare guardandolo negli occhi davvero e non solo attraverso una videochiamata.
«Mi è successa una cosa strana sul lavoro, poco prima di partire... solo che tra l'inaugurazione e il fatto che ci sono i genitori di Fede in città non sono riuscito a parlartene prima e forse è stato meglio così perché adesso ho le idee più chiare», iniziò a dire e il moro sbuffò, come sempre Bradley faceva lunghe premesse prima di arrivare al focus del discorso. «C'è un modello che incontro spesso ai servizi fotografici, è di Melbourne ma lavora a Sydney da diversi anni e io ho sempre avuto l'impressione che ci provasse con me però sai, mi sembrava un'idea folle quindi non davo particolare importanza alle sue battute, o agli inviti che mi rivolgeva per vederci fuori dagli orari di lavoro. Non ha mai oltrepassato nessun limite, anzi eravamo diventati amici e gli avevo anche parlato di alcune ragazze con le quali avevo dei flirt o avventure quindi ero tranquillo», raccontò giocando con un anello, spostandolo da un dito all'altro come faceva quando era teso. «Un giorno ha rischiato di cadere inciampando nel filo della videocamera e me lo sono ritrovato tra le braccia, eravamo vicinissimi e mi sono accorto che mi fissava le labbra... si è creato un imbarazzo incredibile e io mi sono allontanato poco dopo ma qualche settimana più tardi ha dormito a casa mia perché dopo una cena con gli altri era un po' su di giri e non volevo che prendesse un taxi per tornare nel suo quartiere, solo che sai quanto è scomodo il mio divano e l'ho fatto dormire con me nel mio letto», continuò arrossendo mentre si attorcigliava un ricciolo intorno all'indice. «La notte mi sono svegliato perché avevo sete e lui era avvinghiato a me, ho pensato che fosse successo per caso nel sonno ma in realtà non me ne sono preoccupato più di tanto perché... beh, perché mi piaceva Ben... mi piaceva avere il suo braccio intorno ai fianchi, i suoi capelli sulla mia spalla e il suo respiro sul petto e così l'ho stretto anche io ma quando ci siamo risvegliati nessuno ha detto niente. Lui poi mi ha mandato un messaggio nel pomeriggio, scrivendomi che si scusava per aver esagerato con le birre la sera prima ma non per quello che era successo dopo, precisando che gli era piaciuto dormire con me e altre cose dolci, per esempio che non riusciva a dimenticare il profumo dei miei ricci, oppure che si era accorto di come gli avevo sfiorato la schiena e non gli era sembrato vero», disse e fece una pausa guardando Benjamin per la prima volta da quando aveva iniziato a parlare.
Il moro non disse nulla ma lo guardò di rimando e gli sorrise, invitandolo a continuare il racconto.
«Da quel momento ci sentiamo sempre e l'unica cosa che so è che questo mi fa stare bene ma tu lo sai Ben, io sono uscito sempre e solo con donne! Non ho mai avuto alcun dubbio sulla mia sessualità ma lui mi ha mandato in tilt il cervello e il cuore. Ci siamo baciati... mi ha accompagnato all'aeroporto la mattina in cui sono partito per l'inaugurazione del Bay Breeze e senza dire niente mi ha baciato nel parcheggio prima di salutarmi ma non l'ho fermato perché volevo quel bacio tanto quanto lui», continuò imbarazzato toccandosi gli orecchini, girandoseli tra le dita. «Non fraintendermi, non ho problemi ad accettare che in realtà mi piacciono anche i ragazzi... quello che mi spaventa è che sia solo un'attrazione fisica, o magari curiosità... non lo so, sono così confuso bro», concluse tirando un sospiro di sollievo, si sentiva incredibilmente più leggero per averne parlato con il suo migliore amico, l'unico al quale aveva sempre detto tutto.
«Brad sai che io non sono la persona più adatta a dare consigli amorosi dato che quella con Federico è la mia prima ed unica esperienza ma penso che quando conosci una persona e provi un interesse hai sempre paura che possa essere solo un'attrazione fisica o semplice curiosità... per scoprirlo non puoi far altro che viverti quello che vi lega, sono certo che lo capirai se ti piace davvero o se è solo una sbandata ma se vuoi il mio modestissimo parere non lo è, penso proprio che ti piaccia e soprattutto che non sia necessario dare un'etichetta a ciò che sei, non pensare mai a questo ok? Vivi quello che sta nascendo con questo ragazzo, senza pensare a nient'altro», disse stringendogli affettuosamente la spalla. «Capisco quanto sei confuso perché è la prima volta che ti senti attratto da un ragazzo, non ho vissuto esattamente la stessa cosa ma quasi perché anche io mi sono sentito così con Fede... prima di lui non mi era mai interessato nessuno e temevo che quello che sentivo fosse solo l'ennesimo modo per sentirmi vivo, una sorta di dipendenza o chissà che altro ma tutti, tu compreso, mi hanno consigliato di provare soltanto a lasciarmi andare e guardami ora, convivo con lui e domani ci sarà la cena con entrambe le nostre famiglie! Le novità ci spaventano sempre ma possono regalarci più di quanto possiamo immaginare, quindi il mio consiglio è semplicemente quello di vedere come va tra voi... è lo stesso che ti darei se quel ragazzo fosse una ragazza Brad, l'amore è amore», aggiunse e gli sorrise prima di attirarlo a sé ed abbracciarlo.
«Grazie Ben», sussurrò stringendolo. «È stato così inaspettato... lo conosco da diversi mesi, lui ci ha sempre provato con me ma non gli davo retta, non so perché poi è cambiato tutto e ho iniziato a guardarlo con occhi diversi, non so perché all'improvviso stargli vicino mi imbarazzava e perché quella notte ho provato il desiderio di abbracciarlo».
«Queste cose non le puoi spiegare bro», rispose scrollando le spalle. «Forse all'inizio non riuscivi a cogliere certi segnali perché non volevi farlo, magari ti spaventavano e li ignoravi... oppure semplicemente non era il momento giusto», precisò incoraggiandolo.
«Ero preso dall'università e dal lavoro, avevo così tanti pensieri... hai ragione, credo di aver volontariamente ignorato quello che provavo», constatò sospirando, infilandosi le mani nelle tasche. «A proposito, sono uscite le date degli ultimi esami che devo dare... nel giro di tre o al massimo quattro mesi riuscirò a laurearmi», lo informò e Benjamin esultò complimentandosi con lui, dicendogli quanto fosse orgoglioso di lui e dei risultati che aveva ottenuto nel campo universitario e lavorativo.
«Ben so quello che vuoi chiedermi, ti conosco quasi quanto conosco me stesso», disse il ragazzo dopo qualche minuto di silenzio, in cui solo i loro passi sull'asfalto riempirono l'aria della sera. «Non ho ancora preso una decisione ma sto iniziando a guardarmi in giro per il futuro, cercando offerte di lavoro non solo a Sydney ma anche qui... a me piacerebbe davvero tornare a vivere a Byron Bay», aggiunse dando voce ai pensieri di Benjamin.
«Però Sydney è una grande città, lì ti trovi bene e avresti molte più possibilità di trovare un'occupazione che ti soddisfi appieno... voglio che tu sia felice bro, mi manca averti vicino sempre e poter venire da te ogni volta che mi va, mi manca sapere che se ho bisogno di te mi basta percorrere pochi metri e raggiungerti a casa e che tu puoi fare lo stesso però meriti il meglio e se per te il meglio è a Sydney io posso accettarlo, verrò a trovarti quando potrò e tu verrai qui, non voglio fare il melodrammatico ma sei mio fratello Brad, non sarà la distanza a cambiare quello che ci ha sempre unito», rispose e si fermò davanti allo studio del tatuatore.
«Manca molto anche a me la nostra quotidianità Ben», disse nostalgico. «Mi manca la mia città, la mia famiglia... qui ci sono nato e cresciuto, so che Sydney è ricca di opportunità ma Byron Bay offre tanto, ho ancora parecchi contatti con l'agenzia che mi seguiva quando ho iniziato a lavorare come modello e se trovassi un lavoro che mi permette di sfruttare al massimo la mia laurea e la mia passione non esiterei ad accettarlo... questa baia sarà sempre il mio posto nel mondo», spiegò e sentì gli occhi farsi lucidi, così scrollò le spalle e concluse quel discorso strappalacrime entrando nello studio di tatuaggi.
«Benjamin, che bello vederti!», salutò il tatuatore quando si accorse della sua presenza. «È passata una vita dall'ultima volta!», constatò sbalordito.
«Ciao, sì... sono passati più di cinque anni!», confermò imbarazzato. «Come stai?», chiese sinceramente curioso.
«Bene, tra due mesi mi sposo!», esclamò e il moro sgranò gli occhi.
«Non lo sapevo, congratulazioni», rispose e gli diede una pacca sulla spalla prima di seguirlo e sedersi in un angolo della stanza mentre Bradley si sedeva sullo sgabello, pronto a farsi tatuare. «Bro, ma allora me lo dici cosa ti tatui?», chiese.
«Come sei curioso, ci tieni così tanto?», replicò sbuffando. «Tra un'ora e mezza lo vedrai, non puoi resistere alla tua curiosità?», aggiunse sarcastico prima di ridere.
«No che non posso, dai!», si lamentò tentando di sbirciare mentre il tatuatore preparava lo stencil. «Che cosa ti costa dirmelo, sono qui e lo vedo comunque!», gli ricordò.
«Mi tatuo un mandala qui sul bicipite», svelò indicando il punto preciso sul braccio. «L'ha disegnato lui, io lo vedo adesso per la prima volta», precisò mettendosi comodo e per le due ore successive, le loro chiacchierate furono intervallate dal rumore metallico della macchinetta.
Benjamin, seduto a guardare il suo migliore amico che si faceva tatuare, ripensò alle parole di Federico sul fatto che non avrebbe esitato a incidersi sulla pelle qualcosa che riguardasse la loro relazione e sorrise senza neanche accorgersene.
Afferrò il cellulare dalla tasca ed entrò su Whatsapp, incurvando le labbra mentre digitava veloce un messaggio sulla tastiera.
"Amore, non so se un giorno ci faremo davvero lo stesso tatuaggio ma so che io ti sento già addosso, come se il tuo nome fosse scritto sotto la mia pelle. Ti sento sempre, anche quando non ci sei.
Ti amo, ci vediamo a casa".
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As free as the ocean | Fenji
FanfictionOgni persona vive il dolore in modi diversi. C'è chi lo combatte e reagisce, rialzandosi più forte di prima e portando con orgoglio le proprie cicatrici, dimostrando che si può rinascere dalle ceneri. E poi c'è chi lo assorbe fino a farlo diventare...