I want you to trust me

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Scappiamo dalla ferocia della stabilità, uccidiamo l'abitudine
o è lei che ci ucciderà.
Tu aiutami ad odiare i miei vizi,
non ti prometto un lieto fine
ma solo dei nuovi inizi.
[Tu sei; Emanuele Bianco]


Il cielo fuori dalla finestra era un dipinto dai colori pastello, stava sorgendo il sole e si sentiva un forte profumo di dolci provenire dal bar all’angolo della strada. 
La città dormiva ancora e a Federico sembrava strano vederla così calma e silenziosa ma ne aveva bisogno, era seduto da almeno mezz’ora sul davanzale della finestra ad alternare lo sguardo tra la figura addormentata del moro e il panorama davanti agli occhi. 
Dopo aver sentito quella frase non era riuscito a prendere sonno, era rimasto immobile ad aspettare che Benjamin si addormentasse e poi aveva iniziato a rincorrere affannosamente migliaia e migliaia di pensieri poco definiti, finché esausto si era alzato e aveva tentato di placare la sua irrequietezza. 
Il moro dormiva beato, sdraiato su un fianco con la mano sotto il cuscino e le labbra leggermente incurvate in un sorriso sereno, le ciocche ribelli scivolate sul viso; Federico lo osservava, contemplandolo come fosse un dipinto tutto suo, solo suo, e si sentiva incredibilmente fortunato per averlo accanto nonostante tutte le sfide che avevano dovuto affrontare, nonostante il suo passato faticoso e i suoi traumi. 
Guardarlo lo faceva sentire in pace con l’universo eppure continuava a chiedersi come avrebbe dovuto comportarsi, si domandava se fosse giusto dirgli che aveva sentito tutto o se fingere di non averlo fatto e aspettare che Benjamin glielo dicesse quando riteneva opportuno. Entrambe le scelte gli sembravano giuste, ognuna con i suoi pro e i suoi contro, ma non capiva quale fosse la migliore e rimase in silenzio a sentire i pensieri fare a pugni l’uno contro l’altro, in una gara all’ultimo brivido. 
«Mmmmh», il mugolio assonnato di Benjamin  lo fece sorridere come un bambino. 
Lo guardò stiracchiarsi e strusciare la guancia sul cuscino, poi lo vide voltarsi per cercare il suo corpo e ridacchiò nel vedere la sua espressione contrariata quando si accorse che era in quel letto da solo. 
«Federico», lo chiamò con la voce stropicciata dal sonno, gli occhi ancora chiusi e le lenzuola che a malapena gli lasciavano scoperte le orecchie. 
Il biondo non riuscì a resistere e si avvicinò al materasso camminando in punta di piedi per incastrare le dita tra i suoi capelli e poi farle scivolare in una carezza sul viso. 
«Buongiorno», sussurrò chinandosi a baciargli il naso. 
Benjamin sorrise e aprì gli occhi, poi prese la mano dell’altro e se lo tirò addosso, facendogli spazio accanto a sé. 
«Ora sì che è un buon giorno… dov’eri?», chiese. 
«A guardare fuori dalla finestra… mi sono svegliato presto e non volevo che ti svegliassi anche tu», disse raccontando una mezza verità. 
«Perché ti sei svegliato presto?», domandò perplesso. «C’è qualcosa che non va? Ti ho turbato con i miei incubi?», aggiunse preoccupato, perché in effetti non aveva proprio considerato l’impatto che quel racconto poteva avere su Federico. 
«No ma non preoccuparti per me… sto bene, al massimo avrò un po’ di occhiaie oggi ma sono carico per questa nuova giornata», disse sfoggiando un sorriso. «I fornitori mi aspettano nel pomeriggio quindi abbiamo tutta la mattinata libera, che cosa vuoi fare?», chiese lasciandogli la possibilità di scegliere per entrambi. 
«Pensavo di scrivere a Brad per chiedergli se è libero, ti va di passare del tempo insieme?».
«Certo ma possiamo raggiungerlo nel suo quartiere? Sono curioso di vederlo anche se non è in centro!», propose entusiasta.
«Va bene, abita in una zona molto carina», rispose e afferrò il cellulare dal comodino per inviare un messaggio al suo migliore amico. Durante l’attesa di una risposta si lasciò coccolare dal biondo godendosi tutte le sue attenzioni, scoprendo quanto fosse bello svegliarsi sempre in due e incontrare i suoi occhi azzurri appena apriva i propri. 
«A cosa pensi?», domandò Federico facendo intrecciare le loro dita. «Te lo leggo in faccia quando insegui qualche pensiero», aggiunse strizzando l’occhiolino. 
«Amo svegliarmi con te, mi piace rimanere nel letto e sentirti vicino… mi piace che sia tu la prima cosa che vedo quando apro gli occhi», rispose arrossendo, nascondendosi nell’incavo del suo collo. «Sono felice di potermi svegliare tra le tue braccia tutti i giorni in questa settimana a Sydney e mi piace l’idea di passare ogni giornata con te, a fare quello che vogliamo senza dover pensare ad altro… avevo un disperato bisogno di questo, di spezzare la mia maledetta routine e non sapevo che allontanarmi da Byron Bay potesse essere così liberatorio», precisò strofinando il naso sulla clavicola di Federico. 
«Ho pensato subito che fare questo viaggio potesse farti bene… farci bene», ammise il biondo. «Siamo stati da soli anche a Byron Bay, è vero, ma qui è diverso… ti vedo più libero Benjamin, anche se mi hai raccontato tanto del tuo passato e hai pianto molto, ti vedo libero ed è bellissimo perché sento che questo viaggio segnerà un nuovo inizio per noi».
«Mi piace quando parli di me e di te usando il plurale», confessò mordendosi il labbro. 
«Davvero?», chiese. 
«Davvero», confermò e Federico gli prese il viso tra le mani per baciargli con dolcezza le labbra schiuse, mordendole piano. 
«A me piaci tu e mi piace quello che abbiamo», disse e lo vide abbassare lo sguardo. «E mi piace quando ti imbarazzi per le cose che ti dico», aggiunse sfiorandogli il naso. 
«Smettila di farmi arrossire», lo ammonì prima di ridacchiare e sentire il telefono vibrare sul letto. «Brad ci aspetta tra un’ora», lo informò dopo aver letto il messaggio. 
«Quanto ci vuole a raggiungerlo?», domandò malizioso. 
«Venti minuti se chiamiamo un taxi, quaranta se vogliamo andare a piedi e fare un giro», rispose e lo vide inarcare le sopracciglia. 
«Taxi», sussurrò spalmandosi sopra di lui, lasciando baci bollenti sulle sue labbra e lungo la mascella fino a raggiungere il collo. «Così abbiamo più tempo per… per questo», specificò soffiando sulla sua pelle già coperta di brividi. 
«Mh, non… non vale così», si lamentò inarcando la schiena mentre il biondo scendeva sempre più giù, accarezzandogli il corpo con le labbra seguendo il profilo dei suoi tatuaggi. «A-ah, Federico!», ansimò quando l’altro decise di mordergli affettuosamente un fianco prima di succhiare insistentemente un lembo di pelle fino a lasciarvi una traccia del suo passaggio, osservandola soddisfatto. 
«Posso?», chiese sfiorandogli l’elastico del pigiama. «Non mi spingerò oltre, voglio solo toglierli», lo rassicurò subito. 
«Io… io non credo che sia una buona idea», rispose sentendo il tessuto dei boxer farsi più stretto e il respiro spezzarsi. 
Federico non si scompose e lasciò baci leggeri sulle sue fossette addominali, strusciando il naso sotto l’ombelico sentendo i suoi gemiti mal trattenuti. 
«Allora, hai cambiato idea?», chiese malizioso. 
«Ti piace giocare con il fuoco, eh biondino?», rispose mentre cogliendolo alla sprovvista ribaltò le posizioni imprigionandolo contro il materasso. «Beh, anche a me», aggiunse strusciandosi contro il suo bacino. 
«Benjamin finirà male se non… a-ah, se non la smetti ora», disse reclinando la testa tra i cuscini. «Cazzo...»
Il moro arrestò i suoi movimenti ma scese a baciargli le clavicole e il collo, proseguendo lungo il suo petto e l’addome, fino a raggiungere il confine che non avrebbe superato, non quel giorno. 
Seguì lo stesso percorso al contrario e insinuò la lingua tra le sue labbra schiuse, coinvolgendolo in un bacio che divenne più passionale quando Federico fece scivolare le mani sul fondoschiena dell’altro stringendolo possessivamente. 
«Cosa stai facendo?», lo ammonì il biondo quando lo vide alzarsi. 
«Quello che volevi fare tu», rispose togliendosi i pantaloni ma Federico gli bloccò i polsi facendolo sdraiare di nuovo sul materasso. 
«Ci penso io», sussurrò ammiccando, parlandogli nell’orecchio prima di finire quello che l’altro aveva iniziato. 
Strusciò il naso sulla sua intimità e giocò con l’elastico dei boxer, godendosi il suo respiro spezzato, già diventato una delle sue melodie preferite. 
«Tu sei troppo vestito», commentò Benjamin tentando di mantenere un tono fermo mentre Federico prosciugava tutto il suo autocontrollo. 
«Puoi rimediare», rispose malizioso e in un attimo le mani del moro sfiorarono lembi di pelle particolarmente sensibili, facendolo sussultare e gemere. 
«Forse non te lo dico abbastanza», esordì facendo saettare lo sguardo lungo la sua figura. «Sei bellissimo Federico», disse e il biondo arrossì prima di tirarselo addosso e ansimare quando i loro bacini si scontrarono, separati solo dai boxer. 
«Amo sentirti pronunciare il mio nome… il tuo accento mi fa impazzire», rispose baciandogli il naso. «E averti mezzo nudo sopra di me decisamente non mi aiuta», scherzò facendolo ridere di gusto. 
«Prima mi provochi e poi ti lamenti?», ribatté fingendosi sconvolto. 
«Non mi sto affatto lamentando… dico solo che adesso entrambi abbiamo bisogno di una doccia fredda», rispose percependo l’eccitazione di Benjamin contro la propria. «E ad essere sincero la farei con te», aggiunse guadagnandosi un’occhiata sorpresa come risposta. 
«Scordatelo bel biondino», rispose baciandogli ripetutamente le labbra. «Mentirei se dicessi di non volere la stessa cosa ma voglio...»
«Vuoi andarci piano», lo interruppe sorridendo. «Lo so e mi va bene così, non voglio questo da te… voglio che ti fidi di me, voglio baciarti all’improvviso e voglio ascoltare la tua storia, voglio abbracciarti quando piangi e farti sorridere con una battuta, voglio aiutarti a sconfiggere ogni tua insicurezza e solo dopo voglio superare anche questo confine, solo quando ne sei sicuro anche tu», disse e Benjamin sentì gli occhi farsi lucidi. 
Era spaventato dai sentimenti che provava per Federico e certo di non saperli gestire perché non li aveva mai provati, temeva che se avesse corso troppo avrebbe mandato tutto all’aria come sempre. 
Per lui fino a quel momento era esistito solo il sesso fine a se stesso, consumato in bagni squallidi e letti che profumavano di solitudine e vuoto. 
Nonostante avesse lavorato per elaborare l’accaduto con la psicologa, aveva ancora sotto pelle i segni della violenza subita e temeva che spingersi oltre lo avrebbe riportato con la mente a quel giorno, facendogli inevitabilmente rovinare tutto ed era l’ultima cosa che voleva.
Desiderava che ogni cosa insieme al biondo fosse speciale, perché per lui Federico era speciale e meritava il meglio ma non era ancora sicuro di riuscire a darglielo perché non sapeva come fare, non sapeva se sarebbe stato spontaneo oppure no, non sapeva se fosse pronto a scoprire cosa significasse spogliarsi non solo dei vestiti ma anche delle paure. 
«Non sono abituato a tutto questo… alle coccole, alle carezze, ai baci… io non l’ho mai fatto così, capisci? La mia prima volta è stata in un bagno al Birdees, ero così ubriaco da non aver sentito neanche dolore… non mi ricordo niente, non mi ricordo la sua faccia, non mi ricordo cosa ho provato, mi ricordo solo che la mattina dopo mi sono svegliato nel mio letto e non riuscivo neanche ad alzarmi per quanto stavo male», disse trattenendo le lacrime. «L’ho sempre fatto così, con la mente annebbiata dall’alcol… senza neanche guardare in faccia chi si spingeva dentro di me, non cercavo la dolcezza né l’affetto, volevo solo sentirmi vivo e normale ma sapevo di non esserlo davvero», continuò vergognandosi. «Non m’importava se volevano solo scoparmi, era quello che volevo facessero… a volte sono stato io a fare l’attivo ma non cambiava niente, era sempre e solo sesso per me, usavo gli altri e mi lasciavo usare! Era tutto così meccanico, mi sembrava di essere un robot, un involucro vuoto e inutile che non provava nulla», concluse e pianse, ancora e ancora. 
Non riusciva ad ammetterlo ma si era pentito di tutto ciò che aveva fatto negli ultimi cinque anni, di come aveva preso e gettato via il suo tempo come se non avesse alcun valore.
Si era pentito di aver rifiutato qualsiasi cosa bella, di essersi ridotto a sentirsi un automa in ogni cosa facesse, persino le più semplici. 
«Tu mi fai… mi fai sentire di valere qualcosa», disse tra le lacrime. «Mi tratti sempre come se potessi rompermi, ti prendi cura di me… mi coccoli, mi abbracci quando sto male… mi fai provare sentimenti mai provati prima, tu mi hai spogliato ma non mi hai tolto solo il pigiama, mi hai tolto anche le insicurezze», aggiunse senza sapere se ciò che stava dicendo avesse un senso logico. «Nessuno mi aveva mai toccato o baciato come hai fatto tu, con dolcezza e attenzione, stando attento a come mi sentivo mentre lo facevi… le tue mani e i tuoi baci sono stati delicati come piume, non mi sono sentito come in passato, come se fossi soltanto un corpo in cui spingersi, oggi mi sono sentito amato». 
«Vieni qui», sussurrò Federico facendogli spazio tra le sue braccia. «Tu vali tantissimo Ben, non permettere mai più ad un’altra persona o a te stesso di farti credere il contrario», disse accarezzandogli i capelli. «Tutto questo per te è nuovo, lo so, e so anche che è strano perché non credevi di poter meritare qualcosa di simile… invece lo meriti, tutti lo meritano. In passato hai scelto di distruggerti, ora devi scegliere di amarti».
«È difficile imparare ad amarsi se per anni hai fatto il contrario… però se tu ti sei innamorato di me vuol dire che qualcosa di bello te l’ho trasmesso, no? Aiutami a vederlo Federico, aiutami a guardarmi con i tuoi occhi», rispose abbracciandolo più forte, respirando il suo profumo dalle note decise. 
«Lo farò Ben, te lo prometto», affermò baciandogli la tempia. «Ti prometto anche un’altra cosa… con me non sarà mai solo sesso, ti insegnerò a fare l’amore e sarà bellissimo».
«Ho fatto così tanti errori che non potrei contarli neanche in due vite ma tu sei la scelta più giusta che potessi fare, l’ho sempre saputo che con te sarebbe stato diverso… l’ho capito subito che non eri come gli altri, per questo ti ho fatto spazio tra i miei casini», rispose rubandogli un bacio. «Non voglio che il mio passato si metta tra di noi… non voglio rovinare tutto, tu sei e sarai la mia prima volta in tante cose, nonostante ciò che sono stato e ciò che ho fatto», disse abbassando lo sguardo.
«Guardami», lo invitò Federico posandogli un dito sotto il mento. «Non hai nulla di cui vergognarti, ok? Tu non sei quello che hai fatto, hai sbagliato e ne hai pagato le conseguenze… a me non interessa il tuo passato, a me interessa chi sei ora e te lo ripeto, sono orgoglioso di te perché stai rendendo il tuo dolore un punto di forza».
«Vorrei rendere orgoglioso anche Aiden», rispose abbozzando un sorriso. 
«Sono sicuro che lo sia Benjamin», rispose sfiorandogli la guancia. «Ora dammi un bacio e andiamo a cambiarci, Brad ci sta aspettando», aggiunse e sorrise quando il moro gli baciò ripetutamente le labbra. 
«Federico?», lo chiamò prima di oltrepassare la soglia del bagno, girandosi a cercare il cielo nei suoi occhi blu. 
«Dimmi», rispose cercando una maglietta in valigia. 
«Cosa siamo io e te?», chiese mordendosi il labbro e Federico dovette impegnarsi per non corrergli incontro e spingerlo addosso al muro per baciarlo fino a togliergli il fiato. 
«Dimmelo tu che cosa siamo», disse sorridendo. 
«Ma l’ho chiesto io a te», replicò imbronciandosi, spazzando via altre briciole di autocontrollo nella testa del biondo. 
«Sì, ma sei tu che mi chiedi sempre di andarci piano», gli fece notare. «Io lo so bene che cosa siamo ma non voglio dare un’etichetta al nostro rapporto se farlo può destabilizzarti, ti ricordo che mi hai impedito di definire le nostre uscite come degli appuntamenti», aggiunse strizzandogli l’occhiolino. 
«Sono negato in queste cose», rispose avvicinandosi. «Non voglio dare un’etichetta a ciò che siamo, so che non ne abbiamo bisogno… ma voglio sapere se noi due stiamo insieme, se tu ed io siamo una coppia, se io...»
Federico interruppe quel discorso confuso con un bacio bagnato, vedere Benjamin così imbarazzato gli faceva perdere la lucidità. 
«Se tu?», lo invitò a continuare, voleva provocarlo e stava riuscendo nel suo intento. 
«Dai Federico!», si lamentò mordendosi il labbro. «Se sono il tuo ragazzo», disse piano. 
«Non ho sentito bene cos’hai detto», rispose nonostante avesse sentito benissimo. 
«Voglio sapere se sono il tuo ragazzo», ripeté sentendo le guance andare a fuoco. 
«Beh...», iniziò a dire e lasciò tutto in sospeso. «Questo non posso deciderlo al posto tuo… io vorrei che lo fossi ma sei tu che devi decidere se vuoi esserlo», precisò e lo vide sorridere arricciando il naso. 
«Non me lo hai chiesto», gli fece notare scrollando le spalle e capì che Federico non si aspettava affatto quella risposta intraprendente.
«Touché», disse ridacchiando e gli prese la mano, invitandolo a seguirlo. 
Si avvicinarono alla finestra e Federico gli strinse i fianchi tra le dita facendolo sedere sul davanzale, nello stesso posto in cui era rimasto lui stesso per quasi tutta la notte. 
Rimase in piedi tra le sue gambe e il moro gli circondò i fianchi, tirandoselo più vicino.
I loro occhi si stavano mescolando creando un quadro dai colori freddi ma accesi, facendo scontrare diverse tonalità di blu, azzurro e verde mare. 
«Vuoi essere il mio ragazzo?», chiese il biondo e sorrise, non si aspettava di doverglielo chiedere; per lui era sottinteso ma realizzò che per Benjamin non lo era, perché non aveva mai avuto una relazione e nessuno gli aveva mai posto quella domanda. 
Gli fece tenerezza, con le gote arrossate e un sorriso che gli illuminava il viso. 
«Sì Federico», rispose sicuro, con gli occhi lucidi e il cuore che sembrava poter rompere la cassa toracica da quanto batteva frenetico. «Voglio essere il tuo ragazzo e voglio che tu sia il mio».

As free as the ocean | FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora