Just one last time

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E fumavamo guardando le stelle,
ora qualcuno fa parte di quelle.
Questi ricordi sono come fiamme
ancora bruciano sulla mia pelle.
E fumo ancora guardando le stelle,
e questa sera è una sera di quelle.
Mi porto dentro tutto quanto,
le mie vittorie più dure,
le mie sconfitte più belle.
[E fumo ancora; Mostro ft. Ultimo]


Benjamin e Federico avevano trascorso l’intera serata a osservare il manto stellato sopra le loro teste, cullati soltanto dai respiri e dall’infrangersi delle onde sulla battigia. 
Solo poche parole avevano interrotto il silenzio, sapevano che non c’era bisogno di parlare perché i loro sguardi e le loro carezze erano più significative di qualsiasi frase.
Il moro stava scoprendo quanto fosse semplice respirare un po’ di vita anche così, ad abbracciarsi su una spiaggia deserta, sentendo il cuore sempre al posto giusto. 
«Amore ti sei addormentato?», sussurrò Federico sfiorandogli i capelli prima di baciargli la fronte; sorrise nel vederlo stretto a sé, con la testa incastrata nell’incavo del suo collo e il braccio intorno ai suoi fianchi. 
«No… pensavo soltanto alle parole giuste da usare per raccontarti il motivo dei miei sensi di colpa», confessò e si mise a sedere a gambe incrociate, calmandosi guardando il mare. 
«Sei sicuro di essere pronto a farlo?», chiese posandogli una mano sul ginocchio, senza alzarsi dal telo. 
«Sì», sussurrò e distolse lo sguardo perché non riusciva a sostenere quello penetrante dell’altro, capace di leggergli dentro. 
«Un mese prima della gara mi ero infortunato durante un allenamento, avevo fatto un movimento troppo brusco che mi aveva provocato uno stiramento ai muscoli della schiena», iniziò a raccontare, tranquillo perché quella era la parte più facile e meno intensa di tutta la storia. 
«Il mio fisioterapista mi aveva assicurato che avrei potuto gareggiare se fossi rimasto a riposo fino al giorno della competizione, mi controllava una volta a settimana e dopo venti giorni stavo bene… mi sentivo come nuovo, non avevo più alcun dolore e così alla fine della seduta di fisioterapia sono andato in spiaggia, volevo allenarmi perché quei giorni di stop erano stati troppi, i miei muscoli ne avevano risentito e non ero pronto a gareggiare!», continuò cominciando a sentire una morsa intorno allo stomaco. 
«Sapevo che non avrei dovuto sforzarmi, ero appena guarito… ma io volevo vincerla quella gara, era la più importante dell’anno e mi avrebbe permesso di fare un lunghissimo passo in avanti verso il mio sogno», disse e si fermò per raccogliere un po’ di coraggio. 
Federico non parlò, rimase quasi immobile ad ascoltarlo senza nemmeno sfiorarlo, gli sembrava inopportuno interrompere in qualsiasi modo quel suo momento di sfogo. 
«Ho fatto qualche esercizio di stretching e poi ho allenato le gambe, sono tornato a casa e mi sentivo ancora meglio così il giorno successivo sono andato a correre… e poi ad allenarmi in mare, solo che ho… ho esagerato e uscendo dall’acqua ho sentito una fitta fortissima alla schiena, così forte che credo di non aver respirato per qualche secondo», riprese a raccontare maledicendosi mentalmente per essere stato così ostinato e testardo. 
«L’ho capito subito che avevo annullato i progressi delle ultime settimane e dopo avermi visitato, il mio fisioterapista mi ha proibito di partecipare alla gara… ero a pezzi, avevo sprecato un’occasione perfetta per vincere un’altra medaglia, forse la più importante di tutta la mia carriera da surfista!», esclamò scuotendo la testa. 
«Le iscrizioni erano chiuse da tempo e solo Aiden avrebbe potuto prendere il mio posto… stesso cognome, tassa già pagata, era tutto perfettamente in regola così dopo la visita e dopo aver parlato con Scott sono tornato a casa e ho raggiunto mio fratello in camera nostra».
Ricacciare indietro le lacrime divenne difficile e si concesse di farne scivolare qualcuna lungo le guance mentre con la mente tornava indietro di cinque anni e raccontava ogni cosa a Federico, cercando la sua mano senza accorgersene.  

«Den», disse togliendogli una cuffietta dalle orecchie, facendolo sobbalzare. 
«Bibi! Mi hai fatto spaventare!», lo rimproverò roteando gli occhi. «Quante volte devo dirtelo che non devi togliermi le auricolari all’improvviso?».
«Quante volte vuoi, tanto lo farò sempre e comunque», rispose e gli si lanciò addosso, sovrastandolo con il suo corpo. «La notizia che ho da darti è meglio della musica che stai ascoltando, mi ringrazierai di averti interrotto», aggiunse enigmatico. 
«Parla, ora!», ordinò curioso e si liberò dal corpo del fratello, mettendosi a sedere con la schiena appoggiata al muro. 
«Ho fatto una cazzata», iniziò a dire. «Oggi mi sono allenato...»
«Sei impazzito?!», lo interruppe turbato. 
«Ne ho pagato le conseguenze… mi si è infiammata di nuovo la schiena e sono appena uscito da una seduta di fisioterapia ma non potrò gareggiare», rispose con tono neutro. 
«Perché questa dovrebbe essere una buona notizia?», chiese perplesso. «Non ti seguo...»
«Io non posso gareggiare ma puoi farlo tu», disse scompigliandogli il ciuffo. «È la tua occasione Den, puoi dimostrare a tutti quanto vali… e farlo senza di me, mettendo a tacere tutte le persone che pensano tu sia un raccomandato solo perché sei mio fratello».
«Scordatelo», esclamò contrariato alzandosi per macinare passi nella loro stanza. «È una competizione troppo importante, so di essere bravo e di valere ma sarò il più giovane di tutti… gli altri hanno almeno due anni di esperienza più di me, non mi sono nemmeno allenato abbastanza… è escluso Bibi, io non gareggio». 
Benjamin capì le sue preoccupazioni e le sue insicurezze, ma decise di incoraggiarlo perché sapeva quanto fosse bravo e capace di affrontare una gara di quel calibro nonostante la sua età. 
«Guardami», lo invitò bloccandogli il polso per farlo fermare. «Puoi fare il culo a tutti quanti e lo sappiamo entrambi, è vero… non ti sei allenato abbastanza ma hai ancora dei giorni per farlo, puoi andare ad allenarti con Dylan e io potrei venire con te, non posso praticamente muovermi perché appena svanirà l’effetto del massaggio mi farà malissimo la schiena ma posso darti tutte le indicazioni che ti servono», disse convinto. «È la tua occasione Den, non puoi lasciartela scappare… sei l’unica persona che può prendere il mio posto, non te lo avrei proposto se non fossi stato certo delle tue capacità, io credo in te e lo sai».
«Bibi non reggerò mai il confronto con te… sei tra i migliori, se non il migliore, di Byron Bay!», esclamò orgoglioso. «Puntano tutti sulla tua vittoria e ora non solo scopriranno che non gareggerai più, ma anche che al tuo posto lo farà il tuo giovane ed inesperto fratellino», disse svalutandosi. 
«Smettila di dire stronzate!», lo ammonì nervoso, detestava quando Aiden si sottovalutava paragonandosi a lui. «La gara è complessa e davvero importante ma l’oceano è sempre lo stesso Aiden, devi entrare in acqua e fare quello che fai sempre… cavalcare le onde, farlo per te stesso! Non pensare al punteggio, ai numeri, agli altri surfisti!», disse guardandolo negli occhi, così simili ai propri. «Non pensare alla classifica, neanche a me o a quello che dicono tutti… pensa a te e a quanto vali, pensa a fare quello per cui sei nato… il surf è la tua vita, così come è la mia, conta solo questo! Sei fortunato ad avere la possibilità di prendere parte ad una competizione così importante a soli sedici anni… io credo in te fratellino, credo in te», concluse e gli lasciò il tempo di riflettere, uscendo dalla stanza. 
«Bibi aspetta», lo chiamò facendolo bloccare sulla soglia. «Credi davvero che io possa farcela?», quasi sussurrò cercando il suo sostegno, un sostegno che non era mai mancato. 
«Sì Den, credo che tu possa inseguire ogni tuo sogno… e che questa gara lo sia», rispose e gli diede le spalle, senza sapere che una settimana dopo avrebbe soltanto voluto rimangiarsi ogni maledetta parola pronunciata in quella mezz’ora di conversazione.

As free as the ocean | FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora