Prologo

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Silenzio.

Un silenzio sopraggiunto all'improvviso, proveniente da chissà dove, che aveva oltrepassato le scintille, le fiamme che timidamente si levavano, i corpi sul freddo pavimento che sembravano ancora muoversi seppur stretti nell'irrimediabile morsa ghiacciata della morte.
Era giunto all'improvviso, quel silenzio, come se qualcun altro avesse deciso che doveva esserci, tra le gocce di sudore, il cremisi tutt'attorno e il tempo che scorreva per chiunque tranne che per le uniche due figure in piedi nella sala.

Morte.

La morte tardava ad arrivare, ma poi giunse, risalendo le armi abbandonate sul pavimento, accarezzando i corpi, abbracciandone le ultime scintille di vita.

Il dolore.

Era lancinante.
I muscoli ancora tesi per l'adrenalina ne erano pervasi, il cuore ne era colmo. Piegava in due, quel tipo di dolore.

Una pausa.

Come se la galassia intera, l'universo, gli astri, tutto il sistema fossero stati congelati.
Come se le scintille infuocate che danzavano tutt'attorno fossero ora sospese a mezz'aria, in attesa di essere spente.
Come se i corpi senza vita stessero aspettando una risposta ad una domanda posta troppo tardi.
Come se i rumori della battaglia che infuriava al di fuori del Supremacy fossero diventati sempre più lontani, per poi cessare.
Come se quelle due figure che si trovavano in piedi tra i resti del massacro delle guardie pretoriane avessero smesso di respirare.
Come se tutti avessero trattenuto il respiro per dei lunghi, immensi secondi.

– La flotta...–.

Due parole, appena pronunciate, fuoriuscirono timide dalle labbra di Rey, e rimasero appese a mezz'aria, troppo leggere per sprofondare ma troppo pesanti per dissolversi. La ragazza si mosse, come risvegliatasi, e si diresse verso la grande vetrata che permetteva di assistere al massacro che aveva luogo poco lontano dai loro occhi. Ma a Rey sembrava infinitamente lontano.

– La flotta... Ben, ordina di cessare il fuoco! Siamo in tempo a salvare la flotta –.

Le ultime parole le morirono in gola.

Ben, respirando pesantemente, aveva mosso pochi passi verso ciò che rimaneva del Leader Supremo Snoke. La ragazza non poteva vedere i suoi occhi, non poteva vedere il suo volto, ma vedeva la sua rabbia e i suoi pensieri così chiaramente da essere sicura che colui che distava appena pochi metri da lei era ancora Kylo Ren.

– Ben?– lo chiamò, la voce che tremava.

– È ora che ciò che è vecchio muoia – le rispose Kylo Ren.

Non era ancora finita.

– Snoke, Skywalker...– continuò, accennando pochi passi verso Rey, – I Sith, i Jedi, i ribelli, che tutto muoia –.

Ora era così vicino che Rey poteva percepire la sua oscurità, e la sentiva circondarla, spingerla verso il lato sbagliato. Sempre che ce ne fosse uno giusto.

– Rey...– la chiamò lui, – Voglio che tu ti unisca a me. Governeremo insieme e porteremo un nuovo ordine nella galassia –.

Rey sentì i suoi occhi inumidirsi e il suo cuore farsi pesante. All'improvviso sentì addosso come macigni i propri pensieri, offuscati, confusi e terribilmente dolorosi. Il loro legame, la Forza che li univa, il condividere qualcosa di cui loro stessi erano ignari, il loro tocco su Ach-To, le parole, le battaglie l'uno contro l'altra, quella vinta assieme, i tentativi, la compassione e gli occhi che parlavano quando la bocca non sapeva cosa dire. Tutto ciò pesava sul cuore della ragazza, la spezzava in due.

Lei era lì. Era in piedi, tra i caduti. Era in piedi, ed era viva, quando invece sarebbe dovuta morire per mano di Snoke e di Kylo Ren. Era viva e se lo meritava, se lo meritava più di tutti, e meritava anche il tempo per prendere dalla vita la felicità che le era stata negata per tanto, troppo tempo.
Era viva.
Ben aveva scelto di aiutarla, di combattere insieme.
Ma ora quegli occhi che la guardavano come a voler carpirle l'anima non appartenevano a Ben.
Erano gli occhi di un animale feroce, spezzato, talmente colmo di rabbia e dolore da essersi identificato con essi.
Erano gli occhi della stessa creatura in una maschera del loro primo incontro, solo che ora lei poteva vederli e ne aveva paura.

Era viva, ma ferita - solo lei sapeva dove.

– Non farlo, Ben –.

Quel nome, a cui lei si aggrappava tanto tenacemente, suonò come una parola vuota, priva di senso, svuotata di ogni significato.

– Ti prego, non prendere questa via – continuò, mentre gli occhi pizzicavano e le lacrime minacciavano di farsi strada sulle sue guance.

– No, no, tu ancora resisti! Lasciati andare! –. Le parole di Kylo Ren si fecero strada dentro di lei, l'oscurità era sempre più opprimente, i suoi pensieri sempre più confusi. Le guance della Jedi erano disarmate contro le lacrime che le percorrevano.

E poi due parole, chiare, incise nella sua mente.

Lasciati andare.

I pensieri frenetici e opprimenti si fecero più leggeri man mano che Rey vagava con la mente per richiamare a sé la Forza. Tutto in quel luogo era pregno di oscurità, seducente, pericolosa, che chiamava la ragazza come si chiama qualcuno che si ha perso e si ha finalmente ritrovato. Il Lato Oscuro era la via della passione, dei sentimenti al di sopra della ragione, dell'egoismo, del potere, e ora che Rey lo percepiva sentiva un senso di appartenenza verso quel lato della Forza. La paura si fece strada nel suo petto, il suo cuore prese a martellare furiosamente, la confusione crebbe assieme a dei pensieri confusi.

Lasciati andare.

Luke Skywalker l'aveva avvertita. Le aveva detto di non cedere al Lato Oscuro. Ma ormai la mente della Jedi non aveva più difese. Poteva percepire l'oscurità attorno a sé, sentiva come se la stesse abbracciando e Rey ebbe paura quando si scoprì nolente a difendersi dal suo tocco.

E poi una verità.

Una verità più forte di Skywalker, di Kylo Ren, o di chiunque altro, e più vera della Forza. Rey l'aveva sempre saputo, ma era stata abile a nasconderlo nei più bui angoli del suo subconscio. Perché le menti deboli hanno bisogno di difese e quando queste crollano non restano che terribili a inconfutabili certezze.

Non si può scappare da qualcosa a cui appartieni.

Il Lato Oscuro era nella sua natura, scorreva nelle sue vene già prima di quel giorno, e Rey l'aveva semplicemente nascosto come aveva nascosto a se stessa la verità sui suoi genitori.

– Unisciti a me – ripetè Kylo Ren, azzerando la distanza tra di loro. Le porse la sua mano, invitandola ad afferrarla. Rey guardò la mano, poi il ragazzo difronte a lei.

Per la prima volta il futuro le parve meno incerto e i suoi dubbi svanirono come nebbia in una giornata di sole. Ciò che lei voleva – e non ciò che gli altri le imponevano di volere – fu chiaro.

Era entrata in una guerra per sbaglio, non per scelta, e si era unita alla Resistenza come effetto collaterale e con l'unico egoistico scopo di vendicare Han Solo. Aveva cercato Luke Skywalker e ricevuto da lui un addestramento perché lei era l'ultima Jedi, era il suo destino riportare la pace e l'equilibrio, era il suo destino riportare Ben a casa.

Ma ora era tutto più chiaro.

Ora sapeva che Ben non sarebbe più tornato, che era stato ucciso da Kylo Ren. Ora sapeva che tutto ciò che aveva fatto dopo essersi unita alla Resistenza lo aveva fatto perché non era previsto che facesse altrimenti, era stata costretta a rendere i principi morali altrui i propri, a rinnegare la propria natura per nascondersi dietro la nomina di Jedi.

In fondo, era una creatura in una maschera anche lei.

È ora che ciò che è vecchio muoia.

Porteremo un nuovo ordine nella galassia.

Unisciti a me.

Rey ora lo sapeva, sapeva cosa voleva, sapeva di averlo sempre voluto e sapeva di essere sempre appartenuta a questo.

Rey allungò la propria mano verso quella di Kylo, la sfiorò con le dita, poi la strinse.

The Empress - ReyloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora