Capitolo 14

161 5 0
                                    

Clint POV
Tornato nella mia stanza mi stirai sul letto ma non mi addormentai. Immagino che Garner avesse capito che era meglio lasciarmi in pace in quel momento perché arrivato nella stanza si rimise a dormire.
Alle 7:00 Jarvis, puntuale come sempre, invase la stanza con la sua voce metallica.
"signore, sono le 7:00, tra mezz'ora la colazione sarà pronta. La signorina Pepper mi ha chiesto di avvertirvi tutti che oggi sarà alla Stark Tower dalle 8:00 alle 20:00. Il direttore Fury le ha chiesto di parlare con lei e il signor Stark con la presenza del dottor Garner se sarà disponibile."
Non risposi, che diavolo c'entrava Pepper Potts con i litigi tra me e Tony?!
Garner si era alzato dal divano letto intanto e si vestì. Alle 7:20 controvoglia e con Garner che mi continuava a sollecitare di alzarmi mi alzai dal letto. Mi misi dei pantaloni neri di tuta, poi entrai in bagno e mi misi una felpa tutta nera. Mi lasciai i capelli spettinati com'erano... Non avevo voglia di sistemarli e non avevo più tempo. Uscii dal bagno e andai con Garner, che sarebbe stato tutto il giorno con me, a colazione. Arrivato vidi Tony che conversava con Banner. Dato che Steve e Natasha non partecipavano a quella conversazione intuii che si parlasse di cose scientifiche. Quando mi andai a sedere però i due smisero di parlare.
Il clima era teso e sia io che Tony eravamo già pronti a scoppiare. Nessuno parlò fin quando l'arrivo anticipato di Pepper non ruppe quel fastidioso silenzio.
"ciao a tutti!" alzò la mano in segno di saluto e andò a baciare Tony. Non capirò mai come faccia a sopportare quell'uomo a tal punto da amarlo.
Tutti le risposimo con un debole ciao privo di entusiasmo.
"Fury mi ha chiesto di organizzare la giornata di ognuno di voi... In particolare di due persone" focalizzò lo sguardo su me e Tony. "mi ha chiesto di collaborare con Garner dato che ho molta pazienza e vi conosco bene tutti quanti. Mi ha detto che la missione in corso sta facendo nascere astio quindi sono qui per mettere fine ai vostri litigi insieme a Garner. Finite di fare colazione, poi venite nella sala briefing. Dottor Garner, lei può venire con me... Devo parlarle" Garner annuì e si alzò per seguire Pepper nella sala briefing mentre i 6 vendicatori continuavano la loro colazione in un religioso silenzio.

.

Nella sala briefing Pepper Potts e il dottor Garner interloquivano per trovare una soluzione ai litigi tra Tony Stark e Clint Barton. Avevano entrambi due caratteri particolari e difficili da trattare: il primo era sempre stato instabile, egocentrico e scostante con un atteggiamento libertino. Non si lasciava mai sfuggire una battutina ed era piuttosto sfrontato, chiunque avrebbe potuto descrivere il suo atteggiamento quotidiano come infantile anche se alla fine aveva salvato il mondo dimostrando che era disponibile a sacrificarsi per un bene più grande.
L'altro uno spaccone un po' burbero dal carattere a tratti ombroso e dalla lingua decisamente troppo lunga, usava il sarcasmo per nascondere le cose che non voleva si sapessero. Non aveva mai amato seguire le regole. Alle persone non aveva mai dato fiducia e una volta persa raramente te la ridava. Un ragazzo saggio, con grandi abilità e impavido, la maggior parte delle persone l'avrebbero descritto così ma solo chi lo conosceva veramente sapeva che in realtà nascondeva bene il suo lato infantile.
Ne Pepper ne Andrew avevano trovato un piano per non farli litigare. Pepper aveva saputo l'essenziale, doveva solo convincere Tony di smettere di frugare nel passato di Clint ma tutti sapevano che Tony non avrebbe smesso se prima non avesse avuto le sue risposte.
Clint dal canto suo non era di certo disposto a mostrare la parte di sé che era riuscito a nascondere a tutti, nessuno escluso, a meno ché non l'avesse voluto lui o Fury.
Non gli era venuta neanche un'idea e i 6 vendicatori iniziavano ad entrare nella sala briefing, avrebbero improvvisato. L'unica cosa su cui Pepper e Garner erano arrivati a conclusione era che quella squadra non sapeva niente degli altri se non per averlo letto in fascicoli o perché gli era stato detto da qualcuno.
I sei vendicatori si sedettero attorno a quello che sarebbe dovuto essere il tavolo, se non fosse che Clint l'aveva spaccato.
Pepper li guardò e incominciò a parlare.
"so che questa situazione non piace a nessuno, per questo ora il dottor Garner vi dirà che cosa faremo" gli lanciò così la patata bollente. Il dottore ovviamente non se l'aspettava e dovette improvvisare.
"beh, si... Uhm, allora, abbiamo deciso che... Che faremo una seduta di gruppo, come se fosse una seduta familiare... Ognuno farà delle domande all'altro sotto il controllo mio e della signorina Potts e l'altro dovrà rispondere sinceramente"
Clint buttò gli occhi al cielo, Tony sbuffò e entrambi come due bambini incominciarono a dondolarsi sulla sedia. Erano tanto diversi tanto quanto erano infantili, due bambini.
Steve però rimaneva confuso "a cosa ci servirà?"
Garner iniziò a spiegare "beh, è ovvio che voi sapete poco l'uno dell'altro e quello che sapete lo sapete per fama, per sentito dire o perché l'avete letto da qualche parte ma nessuno di voi conosce interamente l'altro perché gli è stato detto da quella stessa persona. L'obbiettivo e estendere la conoscenza che ognuno di voi ha dei propri compagni di squadra, aumenterà la fiducia tra di voi e vi permetterà di avere meno segreti e quindi di lavorare più tranquillamente. Inoltre sapendo la vita dell'altro vi potrebbe venire più semplice comprenderlo, capire perché agisce in un modo piuttosto che in un altro."
Steve annuì ma a fare una domanda fu Natasha "voi pensate che ognuno di noi dirà la verità e nient'altro che la verità, vero?"
Garner annuì convinto. E Natasha continuò a parlare.
"siamo spie, sappiamo mentire e oltretutto ognuno di noi ha segreti che non vuole rivelare. Non sarà difficile mentire o dire solo quello che già è risaputo. E poi sarà un giochino scorretto, tutti sappiamo perfettamente la vita di Stark, non ha segreti con nessuno neanche con i vagabondi... È troppo famoso."
Tony sorrise sentendo l'ultima affermazione di Natasha.
Pepper decise di entrare nella discussione.
"sapete di lui, quindi, per quello che dicono gli altri. Che poi sia esattamente come viene descritto è un conto ma adesso dovrete far finta di non conoscervi. Fate come se foste ad un appuntamento al buio. Partite come se nessuno di voi sapesse nulla dell'altro. Non pensate a quello che avete letto o che vi hanno detto, adesso saprete l'uno dall'altro le risposte alle vostre domande"
Clint s'intromise. "nessuno però ha messo in conto che magari qualcuno non vuole rispondere a delle domande. Magari non avete messo in conto che se una persona non parla di qualcosa c'è un motivo. Forse gli altri dovrebbero imparare a tenere a bada la curiosità"
Tony capendo la frecciatina gliene lanciò una a sua volta.
"beh, magari la curiosità non viene placata perché certe informazioni potrebbero aiutare in missioni sul passato di uno di noi."
"magari è così, magari no, sta di fatto che tu non conosci i motivi perché quella persona non ne vuole parlare, non sai perché non vuole e allora di fronte a una persona che non vuole parlare si ci ferma, non si cerca di scavare a fondo. Magari quella persona semplicemente non vuole che la gente che ha intorno sappia delle cose."
"e allora dato che io non so i motivi perché non me li dici?"
"perché non sono comunque affari tuoi, Stark"
"non sono affari miei, Barton?! Stiamo conducendo una missione sul tuo passato, eccome se sono affari miei"
Clint si alzò dalla sedia "ascoltami bene, Stark, perché sarà l'ultimo avvertimento che riceverai: fatti gli affari tuoi e placa la tua curiosità del cazzo"
Tony si alzò a sua volta. "ora l'uomo con l'arco e le frecce si è messo a minacciare! Cosa vorresti farmi? Tirare una freccia ad un'armatura praticamente indistruttibile?!"
Steve si mise in mezzo ai due. "ora basta, tornate a sedervi. Gli ordini di Fury sono chiari. Dobbiamo fare quello che dicono loro perciò è quello che faremo. Ora seduti e zitti"
I due tornarono a sedersi sbuffando e Garner ricominciò a parlare.
"voglio che svuotiate la mente. Ci vediamo tra 10 minuti nell'ultima stanza del corridoio... Quella insonorizzata."
Tutti uscirono dalla sala briefing, per primi Tony e Clint. Tutti andarono nelle proprie stanze tranne Natasha che decise di raggiungere Clint. Bussò.
"Clint, posso entrare?"
Clint le aprì la porta e senza parlare una volta che fu entrata la richiuse.
"che succede con Tony? Va bene che litighi spesso ma non così spesso"
"è troppo curioso"
"Clint... Ha ragione"
"stai scherzando?! Perché se è così non riesco a cogliere il lato divertente!!!"
"Clint, sono seria. Tony ha ragione. Devi ammetterlo: è una missione sul tuo passato praticamente e noi ne sappiamo poco e niente, come pretendi che non sia curioso?! Lo è già di suo normalmente"
"penso che siano passati i 10 minuti dobbiamo andare" Clint stava uscendo quando Natasha gli bloccò il braccio.
"sai che cosa ti verrà chiesto, Clint, e non puoi dire che non abbiano ragione di voler sapere"
Clint si girò e sbottò "Pensi che per me sia semplice convivere col mio passato cercando di non parlarne con nessuno?! Ho incubi tutte le notti, ogni volta che mi guardo allo specchio rivedo quel bambino steso a terra che viene picchiato, ogni volta che mi guardo rivedo mia mamma. Tutto quello che faccio mi ricorda il mio passato perché infondo faccio quello che faccio per evitare che il mio passato si ripeta. Pensi sia semplice?! Tutti voi pensate che sia semplice?! Beh, non è così ma ancora più difficile per me è parlarne perché ogni volta che ne parlo devo ammettere la realtà dei fatti. Devo ammettere che sono ancora quel bambino"
Clint mosse velocemente il braccio liberandosi dalla presa di Natasha e uscì dalla stanza. Natasha lo seguì, voleva fermarlo ma ormai era entrato nell'altra stanza. Entrò anche lei, Pepper e Garner lì avevano sentiti. Gli altri erano ancora chiusi dentro le stanze quindi forse non avevano sentito nulla. Pepper si avvicinò a Natasha e le parlò in modo che solo lei potesse sentire. "quanto è grave la situazione?"
Natasha rispose in poche parole "guardalo... puoi capirlo da sola"
Effettivamente la situazione era chiara. Pepper non sapeva di Clint, era stata incaricata solo di raffreddare i bollenti spiriti nella Stark Tower, gli era stato detto solo che nella missione il cattivo quella volta era un vecchio mentore di Clint, per il resto era stata tenuta all'oscuro ma aveva ben capito che Clint nascondeva il suo passato a tutti. Non voleva che sapessero qualcosa, ma cosa? Era difficile capire cosa un uomo come Clint, all'apparenza privo di segreti o di problemi interni, cercasse di nascondere. Era difficile anche capire che emozioni provava, Pepper non capiva se era arrabbiato, impaurito, triste o tutte queste emozioni insieme... Era pur sempre una spia, aveva imparato dai migliori a celare dietro una semplice espressione tutte l'emozioni, a filtrarle prima di farle uscire, a nasconderle e a sopprimerle, per quanto sbagliato fosse sopprimere le proprie emozioni, ma del resto la maggior parte della spie erano persone sole al mondo, con niente da perdere che cercavano una famiglia, un posto dove stare e una posizione stabile.
Il tempo passò lentamente prima dell'arrivo degli altri tre vendicatori. Garner si era avvicinato a Clint per capire come stava ma lui l'aveva ignorato bellamente continuando a sopprimere le sue emozioni, nascondendole come se se ne vergognasse e forse era proprio questo il problema. Clint Barton, l'uomo impavido, aveva paura delle proprie emozioni e se ne vergognava ma chi l'avrebbe mai potuto capire se lui celava tutto dietro una fredda espressione che non lasciava trapelare niente? Chi avrebbe mai potuto capire quello che provava veramente se lui era il primo ad essere confuso quando provava emozioni? Non capiva neanche lui se aveva paura di provare emozioni o l'emozione che provava era paura. Per lui era tutto confuso, il suo cervello un'equazione parametrica di secondo grado, che per un ragazzo dislessico, per quanto furbo o bravo a capire il morse o tutti i linguaggi da spia, era un grosso problema. Il suo cervello era un groviglio di numeri e lettere e, per Clint, le emozioni erano solo altre incognite da trovare. Aveva paura di provarne, e per quanto gli costasse ammetterlo, dal trasferimento in orfanotrofio aveva provato solo emozioni fasulle, artificiali, delle finzioni per non farsi invadere dalla gioia, dalla paura, dalla tristezza e da tutte le altre emozioni che l'avrebbero messo in confusione. Ora si trovava a dover risistemare il suo cervello troppo incasinato. Doveva sistemare quel suo cervello che da quando era tornato nell'Iowa e aveva visto Barney si era lasciato andare all'emozioni lasciando il proprietario in uno stato di confusione perenne.
I tre vendicatori arrivarono e adesso Clint avrebbe dovuto contenere tutte quelle sue emozioni che temeva tanto.

L'incubo ~Clint Barton~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora