Capitolo 29

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Natasha, Bruce, Steve, Tony e Bobbi stavano discutendo sul piano per tirare fuori Clint dalla base del KGB.
Natasha non li stava più ascoltando, pensava alle parole che Clint le aveva detto per convincerla: ti amo.
Due parole eppure avevano un'incredibile significato...
Natasha era inesperta sull'amore, ma sapeva che provava per Clint qualcosa che andava oltre l'amicizia... Quando era insieme a lui si sentiva al sicuro, non aveva bisogno di stare attenta a qualsiasi cosa, gli bastava lui per stare calma eppure ogni volta aveva le farfalle allo stomaco. Lo amava anche lei e sperava che non fosse troppo tardi per dirglielo, sperava che fosse ancora vivo perché lui non poteva lasciarla, né ora né mai. I suoi pensieri furono interrotti da Steve.
"Nat, ci sei?"
"si, scusate... Dicevamo?"
"io, te, Bobbi e Tony entriamo insieme dal cancello una volta superato il cortile tu e Tony controllerete tutte le stanze a sinistra mentre io e Bobbi quelle a destra. Una volta trovato Clint se ce la fa a combattere neutralizzeremo le guardie e prenderemo sia Ivan che Anton Ivanov. Se Clint non sarà nelle condizioni adatte ad un combattimento una persona tra le due che lo trova lo porterà qui al jet da Bruce, poi dovrà tornare a dare una mano... Non si sa mai.
Se le guardie trovano noi prima che noi troviamo Clint combatteremo e poi cercheremo Clint. Restiamo in contatto con i comunicatori e tu Bruce preparati dal punto di visto medico per Clint. Sono le 10:00, Clint è solo da due ore e mezza, avete venti minuti per prepararvi mentre Tony trova un mezzo di trasporto via terra per arrivare alla base del KGB. Ci vorranno 10 minuti per arrivare e saranno passate tre ore, cerchiamo di far passare meno tempo possibile... Non sappiamo cosa stiano facendo a Clint"
Natasha aveva gli occhi lucidi
"Steve... E se fosse... "
Natasha fece un respiro profondo e Steve le rispose capendo cosa stesse cercando di dire.
"È Clint... Non lo uccide niente e nessuno, in qualsiasi condizione sia si riprenderà"
Tony uscì dal jet e iniziò a vagare per Budapest cercando un posto dove affittare un auto mentre gli altri si preparavano.

Clint POV
Qualcuno mi buttò una specchiata d'acqua gelida addosso e io mi ripresi, avevo giusto la forza per respira, quasi non riuscivo a tenere gli occhi aperti. I soliti due uomini mi alzarono e mi appoggiarono al muro. Due manette si chiusero intorno ai miei polsi e alle caviglie.
Dover tenere il braccio sinistro alzato dopo che Ivan me l'aveva rotto mi stava provocando un dolore atroce ma non era l'unica cosa a farmi male.
Tutto il corpo mi faceva male a causa delle scosse, ad ogni respiro sentivo una fitta al petto e un dolore lancinante dove Ivan aveva usato la fiamma ossidrica. Il ginocchio mi faceva un male cane ma ero abituato ai dolori causati dalle armi da fuoco.
Richiusi gli occhi tenendo però attenti il resto dei sensi. Sentii aprire la porta ed aprii gli occhi. Era di nuovo Ivan aveva dei fogli in mano e un ghigno già impresso sul viso. Non m'importava cosa avrebbe fatto perché tanto Natasha era al sicuro e l'unica cosa che mi interessava era quella.
Ivan iniziò a parlare.
"sai, delle fonti mi hanno dato nuove informazioni su di te. Sei un piccolo orfanello. So che tuo padre ti picchiava, esattamente come hanno fatto i tuoi due mentori.
Non hai mai pensato che ci fosse un motivo se lo facevano?
Al KGB uccidiamo e picchiano le ragazze che si rivelano dei fallimenti... Ragazze che rappresentano un errore nel sistema di reclutamento e che sono un errore commesso dai genitori che le hanno fatte nascere.
Penso che tu fossi come le mie ragazze: un fallimento, un errore venuto fuori da un'amore malato tra una stupida donna ed un uomo autoritario... Sei un fallimento Clint Barton e sono sicuro che tuo padre sarebbe felice di vedere che ti sto dando un correttivo alla fine, niente di più che un correttivo perché alla fine lo sai anche tu che i fallimenti diventano migliori se spinti a diventarlo. Tu in fondo sai che sai tirare le frecce e combattere solo perché ti hanno punito quando te lo meritavi e ora ti meriti una punizione perché non hai ancora capito che l'insolenza è un fallimento e ti rende pertanto un fallimento."
Gli uomini mi attaccarono gli stessi adesivi del giorno prima e Ivan attaccò la macchina. L'intensità della scossa era aumentata molto e mi sentivo il corpo bruciare. Ivan uscì mentre io sentivo il mio corpo arrendersi mentre la mia mente pensava alle parole di Ivan.
Forse ero davvero un fallimento, forse era davvero per quello che nessuno mi aveva mai voluto bene... Forse era per quello che non avevo mai avuto una famiglia. Chi mai poteva amare un fallito?
La mia mente si abbandonò a quei pensieri e il mio corpo smise di reagire. Forse urlavo, forse no... Non capivo più niente, era come se tutto intorno a me si fosse fermato.
Dopo un po' tutti i miei sensi si ripresero risvegliati dalle urla degli uomini fuori dalle stanze, le scosse continuavano ad arrivare e Ivan continuava ad aumentarne l'intensità, dentro di me sapevo che Natasha e gli altri erano lì mi stavano venendo a salvare. La porta si aprì, le manette si sganciarono e io il mio corpo si lasciò andare, vidi solo Natasha che continuava a combattere poi richiusi gli occhi.

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