«Ehi, Maddie.»
L'aula era in subbuglio, alcuni miei compagni seduti sui banchi a fare gossip sul weekend appena terminato, altri col sacchetto della colazione sul banco a fare gola con il solo profumo che emanava, altri ancora seduti col telefono in mano. Solo Peter, il ragazzo più tranquillo ed acculturato che avessi mai conosciuto, nonché fortunatamente parte del mio gruppo di amici, ignorava la baraonda circostante per studiare l'argomento della lezione prima che essa cominciasse.
L'insegnante di storia aveva separato me e Maddie il secondo giorno di scuola, al primo anno. Giusto perché durante il primo non aveva ancora imparato i nostri nomi. Così, avevo scelto rapidamente Peter come mio nuovo compagno di banco, pur di avere Maddie strategicamente vicina per i compiti in classe: la sua memoria esemplare mi era tornata utile innumerevoli volte. L'insegnante non si era mai lamentata, dato che Peter seguiva le lezioni in rigoroso silenzio, costringendomi quindi a fare lo stesso, e io ci avevo guadagnato un amico cervellone e sorprendentemente molto simpatico.
«Chloe! Meno male che sei arrivata. Con questo discepolo di Leopardi non si può chiacchierare neanche alle otto del mattino... Spiegami perché è ancora nostro amico.» mi accolse la mia migliore amica.
Ridacchiai.
«Qualcuno deve pur ricordare all'insegnante a quale pagina siamo arrivati la scorsa volta.» commentò Peter, piccato.
Provai profonda stima per il suo appunto subdolo, una pallottola di sarcasmo conficcata nel petto di una donna che entrava in aula senza mai ricordarsi se fossimo dieci pagine indietro rispetto al suo discorso o cinque più avanti.
Gli sorrisi.
«Ottima osservazione, Peter. Mi sei mancato in questi giorni... L'aria è sempre un po' più stupida in tua assenza.» scherzai.
«Grazie, Chloe. Vedo che valuti il mio intelletto in maniera molto positiva.» si offese Maddie, seppur non seriamente.
Alzai gli occhi al cielo e mi sistemai accanto al mio compagno di banco, pregando che la lezione cominciasse presto per finire in un batter d'occhio. Storia alla prima ora del lunedì mattina non poteva significare altro che sonnolenza e non ero certa che il caffè bevuto poco prima, seppur delizioso, fosse capace di tenermi sveglia a sufficienza.
«Credo che ti abbia fatto un complimento.» disse Peter.
«Ma se il complimento era per te!» si ribellò Maddie.
«Allora non sei poi così stupida... Visto che ti è arrivato ugualmente un complimento?» fu la controbattuta.
Maddie strinse gli occhi a fessura e si voltò decisa nella mia direzione.
«Davvero: perché è ancora nostro amico? Spiegamelo in maniera convincente o finirò in carcere per omicidio colposo.» sbuffò.
«Su, abbi pietà. È lunedì mattina.» tentai di calmarla.
«Dovrebbe essere lui ad avere pietà nei miei confronti! Ho una grave mancanza di autostima, io.» si lagnò la mia amica.
Lanciai un'occhiata a Peter, che cambiò pagina sogghignando. Aveva gli occhi sul libro e le orecchie aperte per i nostri discorsi.
Notai solo in quel momento che aveva qualcosa di diverso nel volto.
«Hai cambiato gli occhiali!» esclamai, stupita.
Lui si voltò e confermò la mia ipotesi. Non immaginavo che un paio di occhiali fossero in grado di fare tanta differenza, ma la montatura nuova, più moderna, gli attribuì all'istante un'aria più esclusiva, sofisticata e... be', sexy, soprattutto se unita all'indomabilità dei suoi riccioli scuri. Dubitavo che avrebbe tardato ad avere qualche ragazza intenta a ronzargli intorno, da quel momento in poi.
STAI LEGGENDO
Dramatic
Teen FictionIntricata come un gomitolo di lana. Così è l'anima di Chloe, abbandonata da un padre che non ha mai visto, per ragioni che non ha mai conosciuto. Così è la vita di Eric, che non frequenta lezioni, ma potrebbe insegnare come tenere dei segreti. Così...