Trascorsi tutta la giornata di sabato a fare compiti, studiare, ripassare, rivedere il materiale scaricato sul portatile ed ignorare il cellulare.
All'ora di pranzo, i miei genitori mi informarono che il funerale della nonna era stato fissato per lunedì, nonostante avessero domandato di spostarlo di un giorno per consentirmi di partecipare. Mi fu offerta l'occasione di tornare dalle parti di Boston per salutarla definitivamente martedì e accettai. Avrei saltato la scuola, ma dubitavo di avere totalizzato un numero di ore di assenza preoccupante.
La sera, Eric mi portò a visitare sua nonna Maude, ignara del quadro clinico del nipote. Fui pregata di non dirle mai nulla e di salutarla soltanto, come se fosse stata l'ultima volta. In effetti, fu proprio l'ultima volta, perché sarebbe morta poche ore dopo il nipote.
Eric rimise in moto l'auto e ci fermammo in un parcheggio quasi deserto, dopo c'era molto spazio per fare giri di prova, manovre e parcheggi. Trascorremmo qualcosa come quattro o cinque ore a fare lezioni di guida e, man mano che tornavamo verso casa mia, memorizzai tutta la segnaletica stradale che avevamo incontrato.
«Non possiedo molte cose, sai? Questa macchina, però, è di mia proprietà e intendo lasciartela. Abbine cura, mia dolce Chloe.» mi sorrise Eric, eseguendo un perfetto parcheggio a esse.
«Piangerà perché faccio pena a guidare.» sbuffai.
«Più ti eserciti, più diventi brava. Fidati.» mi fece l'occhiolino lui.
Gli rivolsi un'espressione maliziosa.
«Ah, sì? E funziona solo per la guida o... ?»
Eric intese immediatamente dove volevo andare a parare.
«Direi che il principio può essere esteso a molti campi... Lascia che te lo dimostri.» argomentò, allusivo.
Abbassò il mio sedile per potersi mettere sopra di me e lo spinse indietro a sufficienza per abbassarsi. Con la lingua ci sapeva fare proprio tanto, riconfermai, vivendo una delle esperienze sessuali più appaganti in assoluto. Non urlai giusto perché i miei genitori stavano dormendo, qualche casa più avanti.
Entrai in camera mia che erano le quattro del mattino e mi addormentai col sorriso sul volto. Fu, invece, un bicchiere d'acqua gelida a svegliarmi, la mattina seguente.
«Dove sei stata fino a notte fonda ieri?» domandò mia madre, con le mani sui fianchi.
Mi stropicciai gli occhi e presi coscienza di aver dormito appena cinque ore.
Possibile che non potessi dormire fino a tardi neanche la domenica?
«In un parcheggio. Ho imparato un po' di cose sulla guida.» brontolai.
«Sulla guida, sì. E chi te le ha insegnate, queste cose?» continuò mia madre.
Sospirai, chiudendo gli occhi e girandomi dall'altra parte.
«Eric.»
«Bene. Allora oggi pomeriggio non vedrai i tuoi amici.» decretò mia madre.
Scattai seduta sul letto con l'espressione corrucciata.
«Mamma! Dai, non lo faccio più, tornerò prima... Per favore, fammi andare insieme agli altri.» implorai.
Lei parve rifletterci su.
«Se esci solo quando non hai scuola la mattina dopo e torni comunque prima di mezzanotte, allora abbiamo un accordo. Per oggi, ti tocca cucinare e lavare i piatti a pranzo, se vuoi vedere i tuoi amici più tardi.» propose.
Accettai, naturalmente. Non avevo altre opzioni. Anche se mi scocciava non sfruttare al massimo l'esiguo tempo che avevo a disposizione con Eric, convenni che l'ultimo mese di scuola era decisivo e non potevo permettermi di presentarmi a lezione con le occhiaie e la testa ciondolante sul banco.
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Dramatic
Teen FictionIntricata come un gomitolo di lana. Così è l'anima di Chloe, abbandonata da un padre che non ha mai visto, per ragioni che non ha mai conosciuto. Così è la vita di Eric, che non frequenta lezioni, ma potrebbe insegnare come tenere dei segreti. Così...