32 - Eavesdrop

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La mattina seguente, il tempo non era ancora migliorato. Feci colazione con i miei nonni, che si scambiarono poche parole fra loro per prestare maggiore attenzione a giornali e riviste, e mi parve di essere in albergo, con tutta la scelta che avevo e la spremuta d'arancia freschissima.

Pensai quindi di controllare la posta elettronica e i social a cui potevo accedere dal portatile: nessuno dei miei amici si era fatto vivo. Probabilmente, ognuno di loro si stava chiedendo se non fossi ammalata, dato che non ero a scuola, oppure se non fossi soltanto in ritardo. Immaginai che mi avessero scritto dei messaggi. Ah, se solo avessi saputo dov'era finito il mio cellulare!

Scrissi a tutti, Steve compreso, che quella settimana non sarei stata presente, ma che sarei rientrata certamente per l'SAT. Avevo deciso di non escludere Steve per non suscitare alcun sospetto riguardo la notte del tentato rapimento.

Mi dedicai quindi agli studi, cercando sulla rete esercizi utili e linee guida da coloro che avevano già affrontato il test, e scoprii di sentirmi piuttosto sola. Mia madre telefonò dall'ufficio in pausa pranzo, scocciata di dover imporre i nonni come tramiti perché il mio telefono era svanito nel nulla, ma trassi molto conforto dalla nostra conversazione.

In serata, scoprii che Maddie aveva supplicato mia madre di ottenere qualche informazione in più e, anche se non le era stato dato il numero dei miei nonni, le fu concesso di parlarmi grazie al cellulare di mia madre.

«Chloe, stai bene? Io e quella vipera di Elizabeth siamo molto preoccupate per te. Peter non è ancora allo stadio evolutivo dell'esprimere cosa sente, quindi non posso assicurarti che mi ha chiesto di te, ma mi ha trasmesso la sensazione di essere genuinamente interessato alla tua salute.» esordì la mia loquace migliore amica.

«Sì, sto bene. Ti prego di mantenere la massima segretezza, anche con Peter ed Elizabeth. Soprattutto con Steve, però, perché ora come ora non so di chi posso fidarmi.» istruii.

«Con Steve non parlo da un bel po', lo sai. Per quanto riguarda Elizabeth, fidati che non condivido segreti con lei. A malapena sopporto la sua esistenza.»

Alzai gli occhi al cielo, tutto sommato divertita.

«Sorvolo sulla questione per amore della pace. E Peter? Com'è la situazione fra voi?» domandai.

«Che situazione? Cosa intendi dire? Stai insinuando qualcosa? Ti avverto, stai attenta a quel che dici perché potrei offendermi.» blaterò rapidamente Maddie.

Sospirai.

«Andiamo... Sai benissimo di cosa sto parlando. Avete mai tirato fuori l'argomento?»

«Quale argomento? Proprio non capisco.» dissentì lei, troppo in fretta perché potessi crederle.

«Maddie, Peter non è bravo a parlare di sentimenti e, men che meno, dei propri sentimenti. Preferisce fingere che non esistano. Sappiamo entrambe, però, che tu gli piaci da impazzire e che, se potesse, salterebbe di brutto tutta la fase in cui vi dichiarate a vicenda per stare con te senza etichette né definizioni né sforzi per esporre il proprio cuore all'altro. Starti accanto e preoccuparsi di te in primo luogo sempre e comunque è l'unica forma d'amore che sa esprimere con efficacia.» sentenziai.

Lei rimase in silenzio per un po'.

«Non dirmi che non te n'eri accorta, per cortesia.» sollecitai.

«Diciamo che ho evitato di pensarci. Avevo paura di arrivare alla conclusione che... Insomma, che tutte quelle attenzioni fossero animate da un certo sentimento.»

«Perché lo provi anche tu e avresti scelto chiunque tranne lui, se fosse stato in tuo potere comandare il cuore.» dedussi.

Maddie si lasciò andare ad un verso di lamento.

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