15 - Hatred

312 19 10
                                    

Mi iscrissi ad un corso di fotografia e ad uno di antropologia culturale. Non volevo rimanere la classica ragazzina americana che pensa solo alle feste, lo shopping e i ragazzi, ma una persona desiderosa di avvicinarsi al mondo adulto. Se volevo davvero ottenere una possibilità di studiare giornalismo alla Columbia, dovevo presentarmi come una giovane donna che sapeva come muoversi, non una liceale sciocca e superficiale che non sapeva da dove partire per dimostrare quanto valeva veramente.

Notai, al corso di fotografia, una chioma bionda e fluente di ben nota firma. In totale, eravamo soltanto in dodici a frequentare il corso, perciò immaginai che, col tempo, avrei conosciuto tutti quanti, ma fui piuttosto sorpresa di sentire Elizabeth Auburn in persona avvicinarsi a me.

«Ehi... Ehm, Chloe, giusto?» esordì, sbattendo le ciglia con innocenza spettacolare.

«Giusto. È un piacere, per me, conoscerti...»

«Elizabeth. O Lizzie. O El. Oppure Ellie. O, ancora, Betty. Oppure... be', come vuoi, insomma.» farfugliò poi, impacciata.

Chi avrebbe mai detto che la biondina più ambita della scuola era così timida e insicura? Non riuscii a non sorriderle, mi riuscì spontaneo essere gentile con lei.

«Tranquilla, Elizabeth, non mangio nessuno.» risposi, con fare accomodante.

Lei scosse rapidamente il capo, facendo risplendere i meravigliosi capelli dorati.

«N-no, certo... S-sono solo nervosa. Non ho... Socializzato... Un granché, da quando sono arrivata in questa scuola.» spiegò.

Fui colta da un moto di tenerezza inaspettata nei suoi confronti.

Lessi una paura immensa di parlare con gli sconosciuti, forse persino dei complessi di inferiorità... Chiaramente non giustificati, data la sua naturale bellezza. Mi chiesi che cosa l'avesse spinta a temere così tanto un mondo che fremeva dalla voglia di cadere ai suoi piedi. Se avesse fatto la sua comparsa al ballo di fine anno, avrebbe vinto il titolo di Reginetta a mani basse, così come si vociferava durante l'edizione precedente. Il suo scarso interesse verso la popolarità che avrebbe potuto facilmente acquisire, generò diverse teorie nel corpo studentesco, una delle quali le affibbiava un atteggiamento da snob che non le apparteneva per niente. Sorrisi al ricordo della mia incoronazione, salvo poi rievocare anche la presenza di Dave Westwick, un ragazzo dell'ultimo anno con cui ero uscita in primavera, ignara del fatto che avesse cercato di lavorarmi soltanto per ottenere la mia deflorazione. Vinse, invece, la corona da Re e un pugno in faccia da Steve, che era stato fortunatamente raggiungibile al momento opportuno.

Con il senno di poi, collocai la tempestività e la rabbia di Steve al posto giusto: nel suo cuore da innamorato segreto, oltre che da ottimo amico.

«Ti andrebbe di... lavorare insieme al primo progetto?» propose Elizabeth, cogliendomi di sorpresa dal flusso dei miei pensieri.

Inquadrai il suo viso delicato, con il naso all'insù e le labbra rosee e carnose, la pelle candida e liscia come porcellana. Rimasi incantata dalla purezza dei suoi occhi chiari, domandandomi se non fosse canadese o di lontana provenienza nord-europea.

«Certo.» sorrisi.

Compresi subito che, a differenza delle persone loquaci a tendenza logorroica come Maddie, quelli come Elizabeth erano individui ad apertura lenta, che richiedevano la giusta atmosfera e la giusta chiave per rivelarsi. Il guscio solido con cui si presentavano al mondo era fatto di tutte le insicurezze accumulate col tempo, non gestite e non vinte. Erano rimaste lì, a complicare progressivamente le cose con la loro sola esistenza.

Esattamente come ero rimasta affascinata da Peter, che rivelava un'ulteriore parte di sé giorno dopo giorno, finii sotto l'incantesimo di Elizabeth. Percepii curiosità e tenerezza sorgere dentro di me, nei suoi confronti.

DramaticDove le storie prendono vita. Scoprilo ora