31 - Questions

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Piovve a dirotto tutta la sera, anche dopo che ebbi salutato l'affezionatissima Mrs Hammond, il circolo dello sfogo psicologico di massa e mia madre, divorata da dubbi e preoccupazioni. Rassicurai tutti quanti il più possibile, ma soprattutto colei che non mi aveva lasciata da sola neanche per un istante, nella mia vita. La abbracciai a lungo e le promisi che sarei stata bene. Dopotutto, avevo il nonno dalla mia parte.

La nonna organizzò una sorta di tè delle dieci di sera, invece che delle cinque del pomeriggio, per consentire alla conversazione di fluire da sé.

«Non ti ho mai chiesto se preferisci lo zucchero o il miele per addolcire il tè. Mi rendo conto di conoscerti davvero poco, Chloe.» esordì, con una punta di dispiacere nella voce «Eppure, mi hai dimostrato che nelle tue vene scorre qualche goccia del mio sangue. Hai trasformato il compleanno di tuo nonno in un'occasione per guadagnarti il favore di tutte le persone che, in un qualche modo, ci influenzano e le hai conquistate tutte, una per una. Mi hai sbalordita.»

Immaginai che fosse molto arduo sbalordire una donna vissuta e preparata a qualsiasi cosa come mia nonna, perciò mi ritenni orgogliosa del mio lavoro.

«Mrs Hammond tremava visibilmente per la tensione e lo stress. Ci voleva soltanto un occhio disinteressato ai soldi di suo marito per accorgersene.» sorrisi.

«Questo sicuramente, ma quello che voglio farti notare è che hai un potere non da poco, nipotina mia: il fascino naturale. Io mi sono costruita una vita intera grazie all'uso attento di questa qualità. Noterai, ben presto, l'effetto che fai sugli uomini, la fiducia che ti guadagnerai con le donne, la sensazione di essere la luce di qualcuno in un momento buio. Sfrutta bene ogni occasione che ti si presenta e avrai sempre la strada spianata. Saranno gli altri a farlo per te, ben volentieri, vedrai.»

L'ultima cosa che mi sarei mai aspettata erano delle lodi sincere proprio da una persona come la nonna, che mi era sempre apparsa come grandiosa. Nel bene e nel male, qualsiasi cosa facesse sembrava di importanza e peso notevoli. Ugualmente temuta ed ammirata, sarebbe stata una regina esemplare e, sentirmi dire che avevo ereditato quella gemma che le aveva consentito di brillare per tutta la vita, mi suscitò una sensazione di fierezza e coraggio mai provati prima.

«Ma ora parliamo del motivo per cui sei qui. Non ho creduto nemmeno per un secondo alla storiella del litigio con tua madre e spero che tu mi consideri più sveglia di quel che ci vuole a cascarci... Per giocarti una carta che va sul personale, però, dev'essere una questione seria, quindi... Sono tutta orecchie.» deviò il discorso la nonna.

Ovvio, avrei dovuto mettere in conto che era lei l'esperta nel manovrare situazioni e persone e che io, una misera principiante, non avrei potuto auspicare neanche lontanamente ad una vittoria così rapida e semplice.

Sospirai.

«Mi prometti che non riterrai responsabile la mamma?» domandai.

«Quindi la devo ritenere responsabile, ma senza punirla.» dedusse lei.

Alzai gli occhi al cielo. Era decisamente un osso duro.

«Partiamo dal momento in cui ha scelto di mettersi con...»

«Il tuo miserabile padre? Un pessimo momento, ma suppongo che non ce ne siano di più consoni.» mi interruppe, risentita.

Le scoccai uno sguardo serio e lei arretrò, concedendomi il diritto di parola.

«Ho scoperto che mio padre lavora per l'FBI da prima che nascessi. E che, aver fatto giustizia su un caso molto importante, l'ha spaventato abbastanza da abbandonare me e mia madre, pur di proteggerci.» cominciai «Non è stato abbastanza, comunque, perché ieri notte la gente che vuole vendicarsi di lui ha tentato di rapire me, convinta che si sarebbe esposto pur di salvarmi.»

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