10 - Breathtaking

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Persi di vista chiunque.

Brancolai nel salotto convertito in sala da ballo per un po', da sola, bevendo cocktail annacquati che preparavo pensando alla preoccupazione costante di mia madre e schivando qualche ragazzo più o meno brillo che cercava di abbordarmi.

Non volevo essere abbordata da nessuno, contrariamente a quanto dichiarava il mio abito sbrilluccicante.

Persino un paio di ragazze si avvicinarono per farmi i complimenti per il vestito, forse incoraggiate dal fatto che non me ne stavo approfittando o forse per pietà della mia solitudine. Ero circondata da tante persone, ma non c'era nessuno con me.

Poi qualcuno mi spostò i capelli tutti a destra e sfiorò la mia spalla sinistra con le labbra.

«Sei divina questa sera.»

Per poco non ebbi un infarto.

Continuai a ballare, incredula, incapace di parlare, e quel qualcuno mi attirò vicina, mi fece fare una giravolta e poi mi strinse più forte.

Mi baciò il collo, nuovamente. Con decisione e maestria, insistendo proprio sul punto che mi rendeva cera per candele con la fiammella accesa.

Avevo sentito la sua voce un milione di volte, ma così roca mai. Avevamo trascorso un'infinità di tempo insieme, era diventato parte della mia quotidianità, ma mi sembrò improvvisamente un'altra persona. Deviata dal desiderio, trasformata in un istante. Concentrata esclusivamente su di me.

«Vieni, voglio mostrarti una cosa.» sussurrò.

Presi la sua mano, guidata più dall'abitudine che da altro, e lo seguii fuori dal salotto, su per le scale.

Schivammo qualche coppia che aveva fallito nel tentativo di appartarsi e superammo l'odore di vomito che proveniva dal bagno.

Steve aprì la porta della propria camera estraendone la chiave dalla tasca dei pantaloni, quindi la richiuse dall'interno. Cercò qualcosa in un cassetto della propria scrivania... Un foglio di carta.

«Tu provi qualcosa per me, Chloe. Ammettilo. E non me l'hai mai fatto intendere per paura di ferire Maddie.» ragionò.

Ancora senza parole, rimasi pietrificata al riconoscere l'opera malata cui ero di fronte: una fotocopia dei bigliettini che erano rimasti nell'astuccio quel lontano pomeriggio in cui l'avevo dimenticato lì, in quella casa.

Mi voltai a guardarlo.

«Perché hai conservato questo foglio? Sono passati secoli...» mormorai.

«Perché quello che provo per te è stato alimentato da quel foglio. Una volta eretta la teoria della tua fedeltà assoluta nei confronti di Maddie, ne ho trovato conferma ogni giorno, da allora fino ad oggi. Credi che io non sappia che Maddie non ha mai superato nulla? C'è un motivo per cui non l'ho incoraggiata neanche una volta.» spiegò Steve.

Annuii.

«Perché non vuoi ferirla. Certo, tutti le vogliamo un gran bene e tu sei buono, l'ho sempre saputo.»

Steve rimise il foglio al proprio posto e si avvicinò a me.

«No, non sono buono come credi. Sapere che stavi con quel ragazzo... Mi ha quasi ucciso. Tornavo a casa da scuola e prendevo a pugni il sacco da box, senza neanche essermi tolto lo zaino dalle spalle. Tu non hai idea di cosa siano stati questi mesi per me... Follia. Follia pura. Ma adesso sei qui, lui non c'è e so che non vi frequentate più.» confessò.

Trovai difficile reagire.

Ero stata completamente colta di sorpresa.

«Chloe...» sussurrò Steve, accarezzandomi la guancia «Dolce Chloe, non negare che anche tu provi qualcosa per me.»

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