20 - Family

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«Grazie per avermi fatto conoscere tua nonna.»

Io ed Eric eravamo ormai usciti dalla clinica. Le nubi avevano addensato il cielo di un grigio minacciosamente scuro, facendomi presagire un terribile temporale.

«Grazie a te per essere venuta. Probabilmente non ti fidi di me, non ancora, ma non fidarti neanche di Steve. Nasconde più di quanto credi.» mi avvisò Eric.

Abbassai lo sguardo e salii sull'auto, improvvisamente a corto di parole.

Eric si prese la responsabilità di aiutarmi a sviluppare un rapporto leggermente più confidenziale con la guida: mi spiegò come funzionava il cambio automatico, come dovevo gestire i pedali e l'ordine da seguire nelle varie situazioni. Cominciò a piovere, ma questo non mi frenò dal fare, del tutto illegalmente, qualche prova al volante e completare un giro del parcheggio.

«Stai cercando di riguadagnarti il mio favore?» scherzai.

«Forse voglio solo aiutarti... Genuinamente.» rispose Eric, facendo spallucce.

Riprese il controllo del veicolo e tornammo sulla strada verso casa, a velocità più alta rispetto all'andata. L'intensità della pioggia aumentò significativamente, danneggiando la nostra visibilità.

«Speravo di scongiurare il temporale, ma credo che sarà necessario fermarsi al benzinaio appena fuori città. Non voglio rischiare di coinvolgerti in un incidente.» decretò Eric.

Annuii e, per fortuna, riuscimmo ad arrivare illesi al punto da lui prescelto. Eravamo parzialmente al coperto, perciò non fummo colpiti dalla grandine che cominciò a venire giù di lì a poco.

Mi voltai verso di lui, preoccupata.

«Cosa dico a mia madre? È tardi, darà di matto se non torno immediatamente a casa.» mi confidai.

«Scrivile che sei con Maddie. E aggiungi che non riesci ad effettuare o ricevere telefonate perché non c'è connessione.» consigliò Eric, pronto.

Iniziai a capire come si era sentita Maddie, poche ore prima, a vedermi mentire con rapidità e naturalezza al telefono con Matthew. Mi diede fastidio, perché mi domandai quante volte avesse mentito a me con quella stessa facilità.

«Matthew sa che abbiamo litigato e se, come immagino, ha già parlato con mia madre, anche lei è al corrente della critica situazione fra noi.» replicai.

«Un'altra amica che può fungere da copertura?» insistette Eric.

Sbuffai e guardai fuori dal finestrino. La grandine era cessata, ma pioveva ancora piuttosto forte.

«Sicuro di non voler riprendere la via del ritorno?» domandai, nonostante, in cuor mio, conoscessi già la risposta.

«Chloe, i miei genitori sono morti a causa di un incidente stradale. Credi che non mi crei alcuna ansia guidare in condizioni sfavorevoli, quando ho la tua vita sotto la mia responsabilità? Sei tutto ciò a cui tengo, sei tutto ciò che mi rimarrà, quando mia nonna si addormenterà definitivamente... E prego tutti i giorni che non accada mai, perché, francamente, è già dura così. Quindi no, non rimetterò questa macchina in moto finché non sarò sicuro di poterti portare a casa sana e salva.»

L'animosità della risposta che avevo ricevuto mi tolse il coraggio di ribattere.

Osservai il suo profilo, a partire dai capelli arruffati, sotto cui partiva la linea della fronte, che si incurvava in corrispondenza delle sopracciglia scure e ripartiva con una nuova linea, che definiva con la perfezione di un geometra il naso dritto, che aveva la caratteristica di snellirsi in punta. E poi c'erano i baffi, direttamente collegati alla barba, che definiva i contorni delle mie aree preferite: le labbra piccole e piene e la mascella squadrata, una vera e propria maledizione per i miei tentativi di non pensare al sesso in sua compagnia.

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